Periodico registrato presso il Tribunale di Palermo al n.6 del 04 aprile 2012

Anno XI - Num. 53 - 02 ottobre 2023

Anno I - Num. 02 - 18 giugno 2012 Sport

Il Palermo tra cronaca e fantasia – parte seconda: è tempo di calciomercato

di Benvenuto Caminiti
         
a
Maurizio Zamparini
il Presidente del Palermo Maurizio Zamparini
 

E’ tempo di mercato per calciatori, tifosi, agenti, manager, procuratori e … maneggioni di ogni risma.

E se il mercato – il mercato in generale – è sempre vario, sorprendente, imprevedibile, quello del calcio lo è ancora di più: quel che succede oggi, può cambiare domani e quel che non ti aspetti mai e poi mai, all’improvviso diventa realtà e ci resti con un palmo di naso.

Anche perché qui si gioca sempre d’astuzia e non si dice mai quel che si pensa davvero: insomma, non sai mai se e di chi ti puoi fidare. E’ tutta una manfrina e più sei bravo a fingere, recitare, drammatizzare più sei considerato e ti cercano come procuratore, agente o come semplice informatore. Insomma, il mercato calcistico è un autentico happening di artisti, inventori (di balle, dette così bene da sembrare più vere delle verità consacrate), e fantasisti. Questi ultimi contano quasi quanto i fantasisti del pallone, quelli, per intenderci, che inventano calcio, i soli capaci di decidere con un gesto, un lampo di fantasia (appunto!) il risultato di una partita, che sembrava compromessa o persa del tutto. Ebbene, i fantasisti del mercato sono altrettanto ricercati e considerati perché, all’improvviso, dal cilindro tirano fuori il coniglio che non ti aspetti. E così, tanto per fare un esempio, un gran bel giocatore come Nocerino finisce al Milan, all’opulento Milan di Berlusconi, per un … sacco di lenticchie (500.000 euro, che nel mondo pallonaro sono una cifra ridicola), manco si trattasse di un brocco a fine carriera. Perché? Perché Galliani è un super manager (dovrei scriverlo con la M maiuscola, ma mi rifiuto visto che si è fregato – è la parola giusta – Nocerino, un mio beniamino, cuore e polmoni del brillante Palermo di Delio Rossi, giunto ad un pelo dalla conquista della Coppa Italia) e Zamparini, invece, è un Presidente un po’ svagato (affettuoso eufemismo) che vuol fare tutto lui e, purtroppo, nel calcio …chi fa da sé, non fa per tre. Non fa una cosa buona nemmeno per se stesso. E dire che Zamparini è un grande imprenditore, uno che si è fatto da sé, col suo speciale fiuto degli affari. E’ partito, dal profondo Friuli, che era povero in canna quasi cinquant’anni fa e guardate un po’ di quale patrimonio può disporre oggi! Ma il mondo degli affari, da lui “altrove” frequentato, deve somigliare poco o niente al mercato del calcio, se più di una volta c’è rimasto con le dita schiacciate, lui che non è un pivello e affari ne ha fatti, ne fa e ne farà in giro per l’Italia, l’Europa, il mondo, chissà per quanto tempo ancora. E che affari! Mica si può metter paura se, per un calciatore di medio valore che interessa al Palermo, gli domandano cifre da capogiro? Lui se la ride, dice che sono tutti matti e che ci provano… Poi, però, quello gli racconta quattro frottole, magari gli fa un sorriso speciale, condito da tre, quattro promesse succulente e lui cede. E finisce che prende, che so?, uno come Raggi dall’Empoli e lo paga più di sette milioni di euro, manco fosse il terzino della Nazionale. Poi, già sin dal ritiro, l’allenatore gli fa capire che non fa al caso del Palermo e lui si inalbera: Ma lei sa quanto mi è costato? Certo, presidente, ma non fa al caso nostro! Allora, lui cerca di piazzarlo altrove, ma per il prezzo che ne chiede, tutti scappano via scandalizzati. Così lo dà in prestito, anno dopo anno, almeno non gli paga l’ingaggio, ma alla fine è costretto a cederlo, per una cifra nettamente inferiore a quella sborsata a suo tempo: Meglio perdere che straperdere!, si consola e fa finta di dimenticare che quell’infelice operazione di mercato verrà annotata nei libri contabili della società come una “minusvalenza”. E che a ogni “minusvalenza”, se si vogliono tener sani i bilanci, come lui giustamente esige, deve corrispondere una “plusvalenza”, ovvero un giocatore ceduto per una cifra superiore a quella investita per acquistarlo. E anche qui un Presidente gentiluomo come Zamparini incontra le sue difficoltà e finisce che cede un supercampione come Cavani a quattro lire mentre ne meriterebbe quattromila! Sì, è vero, questa è una “plusvalenza”, avendolo acquistato per otto e ceduto, poi, al Napoli per diciassette, ma il giocatore ne valeva almeno venti-venticinque e questo lo sapevano tutti. Lui compreso. Ma il tempo passa – ebbe a spiegarsi in quei fatidici giorni – e se il mercato poi chiude e nessuno me lo chiede più?… Lo sapete che è stato lui a voler lasciare il Palermo, quindi non avevo scelta!.

calciomercato

D’altronde, queste sono le regole – ma si dovrebbe dire le “non regole” – del mercato: la spunta sempre il più furbo, il più cinico, il più spregiudicato e a Zamparini non si può affibbiare nessuno di questi tre “stupendi” aggettivi: lui è uno all’antica, crede ancora alla stretta di mano e alla parola data… e lo dice pure… e se ne vanta! E una parola – pericolosa dato l’ambiente nel quale opera – che usa spesso è: “simpatico”: Quello mi sta simpatico e sto ad ascoltarlo!. Bello, edificante, direi didascalico, ma poco produttivo nella vita in generale e, nel calcio, in particolare, dove sono tutti più furbi di tutti. O si credono tali. Eppure un manager così fatto, che ha avuto un successo clamoroso dovunque abbia operato, nel calcio sembra un “parvenu” (non dico sprovveduto, perché sarebbe troppo e lui non lo meriterebbe: solo certi tifosi, meglio pseudo tali, lo farebbero, anzi lo fanno e lo coprono di insulti, arrivano ad accusarlo di “essersi fatto i soldi col Palermo e di volerlo lasciare nudo e crudo, come fece a suo tempo col Venezia”, un sentimentalone, che predilige ancora la persona al professionista, tant’è vero che dice: Quello mi sta simpatico!. Come se gli affari si fanno con i simpaticoni e non con chi conviene farli, a prescindere dal loro carattere.

Eppure si circonda di fior di professionisti, siano essi allenatori (che cambia con una frequenza tale da essersi meritata la fama di “mangi allenatori”) o direttori sportivi, questi ultimi quasi sempre esperti di mercato: basterebbe lasciarli fare per non prendere fregature, ma lui vuol far tutto (o quasi) da solo e se a quello (al d.s.) non gli sta bene, che se ne vada. E, infatti, uno dopo l’altro, si sono dimessi prima Sabatini, poi Sogliano. Per non parlare di Panucci, che ha stabilito un primato, difficilmente superabile: ha resistito alla sua corte meno di un mese.
“Parbleu!”, direbbero in Francia, ma qui siamo a Palermo e diciamo: “ Miiii… cinni vuoli!”.

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