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Anno XI - Num. 52 - 24 aprile 2023

Anno II - Num. 11 - 03 maggio 2014 Cultura e spettacolo

Collettiva: “Anima Pura. Dialogo tra Sacralità e Contemporaneità”

Palazzi Costantino e Di Napoli – Quattro Canti – Palermo 14-19 luglio

di Redazione TrinacriaNews
         

Anima-Pura1 SEQUENZAPalermo – Un viaggio nei misteri del sacro universalmente inteso, in connessione con la spiritualità contemporanea nella sua complessità. Santa Rosalia, patrona di Palermo, è anima pura, simbolo sacro per eccellenza, rifugio e termine ultimo. In questo caso, è l’input da cui prendono spunto i 27 artisti le cui opere compongono “Anima Pura. Dialogo tra Sacralità e Contemporaneità, collettiva d’arte contemporanea che si inaugura il 14 luglio – giorno in cui Palermo celebra il 390° Festino – nei settecenteschi e magnificamente slabbrati Palazzi Costantino e Di Napoli, ai Quattro Canti, cuore storico del capoluogo siciliano, crocevia da cui passa il corteo con il carro trionfale della patrona.

Palazzi Costantino e Di Napoli. Il settecentesco palazzo Costantino e il seicentesco palazzo Di Napoli, a ridosso del “Canto” nord-ovest di piazza Vigliena, il cosiddetto Teatro del Sole, sono solo una testimonianza della magnificenza del passato. Investiti dalla stessa spoliazione post-bellica conseguente al decadimento dei casati nobiliari che nei secoli avevano arricchito gli interni di sfarzosi arredi e splendide decorazioni, i due palazzi hanno visto congiunti i rispettivi destini di abbandono: oggi sono un’unica, fragile e magnificente, realtà. Palazzo Costantino fu costruito nella seconda metà del XVIII secolo, su precedenti strutture seicentesche. Acquistato dal marchese Costantino e Leone, fu ristrutturato nel 1785, su progetto di Venanzio Marvuglia, i soffitti furono affrescati da Gioacchino Martorana. Delle specchiere dorate, delle porte dipinte con sopraporte, dei lampadari in vetro di Murano, delle consolle e degli arredi non vi è più traccia, sono stati venduti o trafugati, restano soltanto pochi frammenti dei pavimenti maiolicati. Nella galleria, è ancora visibile un grande affresco di Giuseppe Velasco “La battaglia di Costantinopoli” (1788 ca.), che occupa interamente il soffitto. Tra il 2001 e il 2003 gli ultimi eredi dei proprietari hanno venduto l’immobile a Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona che avviò le pratiche burocratiche con l’intenzione di crearvi un albergo-museo. La concessione edilizia rilasciata dal Comune giunse dopo quasi cinque anni di attesa che hanno fatto sfumare i finanziamenti europei previsti. Palazzo Di Napoli fu invece costruito nel XVI secolo e costituisce ancora oggi uno dei seicenteschi cantoni di piazza Vigliena. Sede , fino al 1680, del banco pubblico della città o Tavola nummularia, fu concesso in enfiteusi ad una suora benedettina, che subito dopo nominò proprietario D. Montaperto, dei principi Raffadali, che lo acquistò nel 1693. Passerà di famiglia in famiglia fino ai Di Napoli. Nel 1860 fu danneggiato durante le insurrezioni garibaldine; nel 1929 divenne sede de La Rinascente, poi nel dopoguerra, dell’Upim. Con Palazzo Costantino diventa proprietà di Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona e ne condivide il desolante destino di attesa.

Le opere inedite – pittura, istallazioni site specific, sculture, fotografie, video arte e disegno, direzione artistica di Giacomo Rizzo – dialogheranno con i saloni rovinati dalle bombe del ‘43, dimenticati da un restauro mai realmente avviato per intoppi burocratici. Oggi i palazzi sono di proprietà del mecenate Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona che in precedenza li ha aperti alla città per un solo giorno, il 14 luglio. Quest’anno, diversamente dal passato, la collettiva permetterà di scoprire i palazzi per quasi una settimana. Palermo non ama il suo centro storico: i cittadini assistono immoti e indifferenti all’abbandono dei palazzi, dei quartieri, dei vicoli. E’ l’unica città al mondo in cui sulla sua piazza principale si affacciano palazzi chiusi e dimenticati, dice Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona.

Ognuno dei 27 artisti o collettivi – Giuseppe Agnello, Alessandro Bazan, Federico Baronello, Andrea Buglisi, Hugo Canoilas, Mauro Cappotto, Claudio Cavallaro, Stefano Cumia, Francesco De Grandi, Fulvio Di Piazza, Giovanni Gaggia, Laboratorio Saccardi, Francesco Lauretta, Filippo Leonardi, Sebastiano Mortellaro & Sandra Rizza, Turi Rapisarda, Francesco Rinzivillo, Giacomo Rizzo, Salvatore Rizzuti, Giovanni Robustelli, Piero Roccasalvo Rub, Manlio Sacco, Sandro Scalia, Lino Strangis, Sasha Vinci & Mariagrazia Galesi, Miao Xiaochun, lo scomparso Andrea Di Marco i cui disegni sono stati forniti dalla famiglia – ha “letto” a suo modo il concetto di sacro. “Per un’ermeneutica dell’anima: pura, purissima per sua stessa natura, l’anima è ciò che si avvicina maggiormente all’essenza ed è sigillo dell’unicità dell’uomo. Ogni artista esprime la sacralità attraverso il suo prodotto e diviene egli stesso un contenitore del sacro proteso nel reale. L’essenza stessa della sacralità si riflette con limpidezza nell’essere artista, nella sua capacità maieutica e di comunicazione con il mondo”, spiegano infatti Giacomo Rizzo e Serena Ribaudo, a cui si deve il supporto critico alla collettiva.

Anima Pura. Dialogo tra sacralità e contemporaneitàoffrirà anche un palco di incontro ad alcune tra le più importanti realtà presenti oggi in Sicilia (o che con la Sicilia dialogano), aperte alla sperimentazione. Sono rappresentate le diverse correnti e scuole, nate e cresciute in differenti province: ogni artista a suo modo, interpreta Santa Rosalia o il concetto stesso di sacro, di purezza, ma anche il rapporto stretto che lega la patrona alla sua città. Dalla scultura dissacrante al disegno a china, dalla roccia purissima al viso tratteggiato ad arte, al semplice rimando metafisico.

La collettiva è un ulteriore tassello sull’attività di Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona; quasi una necessità, quella di sostenere le arti e gli artisti, a cui offre spazi espositivi nelle sedi del Museo Carlo Bilotti all’Aranciera di Villa Borghese di Roma, del MAB Museo all’aperto Bilotti di Cosenza, del Museo Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona di Rende (Cosenza).

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