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Anno XI - Num. 54 - 30 dicembre 2023

Anno IV - Num. 20 - 01 gennaio 2016 Politica e società

Il ricordo nel giorno dell’uccisione di Piersanti Mattarella del Presidente del Senato Grasso

di Redazione TrinacriaNews
         

uccisione mattarella URL IMMAGINE SOCIALPresidente del Senato Grasso: A Palermo, come ogni anno per ricordare Piersanti Mattarella, ucciso il giorno della befana del 1980. I miei ricordi di quel drammatico evento sono intatti anche a distanza di molto tempo: la notizia sentita per caso al tg, la corsa sul luogo dell’assassinio come magistrato di turno per quella che sarebbe diventata la mia prima grande inchiesta di mafia, gli sguardi pieni di dolore e smarrimento di chi si trovava lì, in Via della Libertà. Nella confusione di quelle ore una cosa fu subito chiara. Colpire Piersanti Mattarella significava mirare al cuore e alla mente di un movimento che stava rivoluzionando la Sicilia dalle fondamenta. ‘Cosa nostra’ rallentò a colpi di arma da fuoco il cambiamento che in tanti desideravano, ma non poté fermarlo per sempre. Lentamente Palermo e l’Italia reagirono con impegno, fatica e il sacrificio di molti uomini straordinari. Il fratello di Piersanti, che conobbi proprio in quella drammatica circostanza, è oggi il nostro Presidente della Repubblica.  Dobbiamo essere tutti orgogliosi della riscossa morale di Palermo, della Sicilia e dell’Italia intera ma soprattutto continuare nella mobilitazione di energie, risorse e speranze per costruire il Paese che Piersanti avrebbe voluto.

Si riporta una sintesi della parole pronunciate stamattina dal Sindaco Leoluca Orlando durante la cerimonia istituzionale di commemorazione del Presidente della Regione Piersanti Mattarella, nel 36° anniversario della sua uccisione.

“Piersanti era un politico ed uno statista troppo avanti rispetto al tempo in cui ha vissuto ed umanamente ed eticamente troppo diverso dalla politica del suo tempo. Un tempo in cui Palermo era governato dalla mafia, quella stessa mafia politica che lo ha ucciso.  Noi oggi siamo qui per ricordare il sacrificio di un uomo delle Istituzioni, che per tanti di noi è stato un maestro che ha cambiato le nostre vite. A me, che avevo il privilegio di essere il suo Consigliere giuridico, toccò allora il compito, come ad altri suoi collaboratori, di indicare ai magistrati quello che pensavo fosse il movente dell’omicidio; di richiamare le responsabilità politiche della corrente andreottiana della Democrazia Cristiana, di Vito Ciancimino e della famiglia Salvo di Salemi.  Quel 6 gennaio del 1980 ha determinato la mia scelta di vita di dedicarmi alla città e alla sua liberazione dalla mafia.  La morte di Piersanti Mattarella ha portato una grave perdita per la Sicilia e per il suo percorso di sviluppo, riportandoci allora indietro nel tempo e costringendoci ancora oggi a dover recuperare nella nostra regione tanto tempo perso nella direzione dello sviluppo.  La Presidenza della Repubblica di Sergio Mattarella ha concluso un percorso, come quella di Sandro Pertini ne concluse un altro. Allora la Presidenza di Pertini fece della lotta di liberazione e della resistenza un percorso davvero di tutto il Paese e non di una sua parte politica o geografica, oggi la presidenza di Sergio Mattarella conclude il percorso che fa della lotta alla mafia e del problema delle mafie non più solo un problema “regionale”, una malattia tropicale da curare con l’isolamento ma una questione nazionale; perché se è vero che la mafia e le mafie uccidono in alcune zone d’Italia è altrettanto vero che in tutta Italia e in tutta Europa iniettano il virus dell’economia drogata, della corruzione delle istituzioni e dell’intreccio perverso fra politica e criminalità.  La grande differenza rispetto a quel terribile 6 gennaio del 1980 è che oggi possiamo dire che quel percorso di liberazione lungo 36 anni non ha debellato la mafia, ma l’ha certamente estromessa dal governo della città.”

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