Periodico registrato presso il Tribunale di Palermo al n.6 del 04 aprile 2012

Anno XI - Num. 54 - 30 dicembre 2023

Anno IV - Num. 24 - 22 settembre 2016 Politica e società

La Camusso a Palermo per “Europa, Sud, Mediterraneo. Politiche Europee per lo sviluppo dell’area Euro-Mediterranea”

Trinacrianews.eu ha intervistato il segretario nazionale CGIl Susanna Camusso e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Sandro Gozi

di Maria Pia Iovino
         

camusso A PALERMO URL IMMAGINE SOCIALLa Cgil nazionale ha organizzato a PALERMO il Convegno “Europa, Sud, Mediterraneo. PoliticheEuropee per lo sviluppo dell’area Euro-Mediterranea”, promossa nel contesto della campagna “Laboratorio SUD – Idee per il Paese”.

Il Convegno svoltosi a Palazzo Chiaromonte-Steri ha analizzato e approfondito i principali fattoridi criticità e di possibile sviluppo dell’area del Mediterraneo,nell’ottica di una sua rinnovata centralità politica ed economicanelle strategie europee. E’ stata presentata la vision della Cgil, tesa a creare lecondizioni per una maggiore coesione e per un nuovo sviluppo economico,sociale e ambientale sostenibile di questi Paesi. Straordinaria occasione di rilancio per tutta l’Unione Europea e unarisposta all’emergenza legata ai flussi migratori. Indispensabile una strategia macroregionale efficace che sciolga i nodi esistenti, a partire da quelli del Mezzogiorno d’Italia e dei tanti “Mezzogiorni” d’Europa.L’approfondimento di tali sfide di sviluppo e integrazione è stata alcentro di questa giornata di riflessione, i cui interventi sono stati moderati dal Consigliere de Comitato Economico e Sociale a Bruxelles, STEFANO PALMIERI che ha condottola tavolarotonda. Hanno partecipato i giornalisti ERIC JOZSEF di Libération eUMBERTO DE GIOVANNANGELI de l’Unità, il Sottosegretario allaPresidenza del Consiglio SANDRO GOZI, il segretario generale della Confederazione Europea dei Sindacati LUCA VISENTINI, il consigliere del gruppo dei lavoratori (Comitato Economico Sociale Europeo) JAVIER DOZ ORRIT, il segretario generale Confederazione europea dei sindacati, LUCA VISENTINI oltre che esponenti delle sigle sindacali NIDIE, SILP, FLAI, CGIL Sardegna, CGIL Toscana, tutte le strutture della CGIL Sicilia. Le conclusioni sono state curate dal segretario generale CGIL, SUSANNA CAMUSSO. La Tavola rotonda ha ruotato intorno alla necessità di restituire una nuova centralità geopolitica, economica e sociale dell’area mediterranea, ampiamente sottovalutata a livello europeo. Un grande assente, ROMANO PRODI, per l’ultimo saluto al Presidente emerito della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, deceduto nei giorni scorsi. Tra gli intervenuti, il segretario generale CGIL Sicilia, MICHELE PAGLIARO, il segretario generale della Camera del lavoro metropolitana, ENZO CAMPO, l’Assessore alle Attività produttive del Comune di Palermo, GIOVANNA MARANO.  Diverse le rappresentanze delle autorità civili e militari presenti Tra le autorità militari presenti in Aula, il Questore di Palermo, Guido Longo e il Colonnello dei carabinieri, Marco Guerrini. Dopo i saluti di inizio del Vice-Rettore, Alessandro Bellavista, gli interventi, tra cui Gianna Fracassi che snocciolando i punti elaborati e selezionati da Laboratorio SUD, ha sterzato verso una “assunzione di responsabilità” –  che ha ammesso –  “non c’è stata in passato”. Il riferimento è andato al sistema delle culture, della valorizzazione del territorio, delle infrastrutture immateriali, come elemento fondamentale per sostenere lo sviluppo del Paese, una nuova politica industriale del Sud, la mobilità delle persone e delle cose, ed infine una riflessione sull’area Mediterranea e le Politiche Europee per il Mediterraneo. A proposito del meccanismo dell’accelerazione della spesa della programmazione 2020, Fracassi ha espresso i timori della CGIL – “che non si indirizzino le risorse verso la mission fondamentale della nuova Programmazione e cioè, di supportare lo sviluppo dei territori, attraverso risorse che potenzino e invece, saranno purtroppo, utilizzati per buona parte, soltanto per sostituire le risorse ordinarie che non ci sono”. Il quadro dell’Unione, tracciato dalla Fracassi vede l’Europa di oggi, “debole, impaurita, con movimenti xenofobi e razzisti, segnata da deficit di attenzione, deficit di politica e deficit di valori soprattutto verso il Sud e i migranti, in una fase di cambiamento globale, in cui cambiano gli equilibri politici, economici, demografici, ambientale”. Per la Fracassi, l’Europa non è un match in cui disputano, nel breve periodo, l’Europa solidale e quella ossessionata dalla stabilità economica. Il perdurare di  queste politiche sta producendo – secondo la Fracassi – un allontanamento degli stessi cittadini dall’Europa, dall’idea di “casa comune” e un indebolimento delle Istituzioni. Per la Fracassi, invece occorre andare oltre le petizioni di principio ma, avviarsi verso una responsabilizzazione di tutti, a partire dalle rappresentanze sociali. Luca Visentini ha sostenuto che il tema degli investimenti deve diventare il tema centrale per la rinascita dell’Europa. Se non si riescono a mettere dei soldi freschi dentro il Piano di Jean Claude Juncker, presentato la settimana scorsa al Parlamento europeo, su infrastrutture materiali e immateriali, ricerca e innovazione, spesa sociale, spesa per la riconversione della nostra economia, il sostegno all’economia digitale, difficilmente riusciremo ad uscire dall’attuale situazione, dettata anche dal patto di stabilità, chiusi come in una gabbia per la nostra economia ma, anche per la nostra politica, impediti a generare risorse pubbliche per gli investimenti. Michele Pagliaro ha rilevato che “la disoccupazione giovanile in Sicilia arriva al 56%, e la nuova occupazione che si crea è figlia del lavoro destrutturato, senza diritti, senza tutele, lavoro atipico, lavoro a voucher, lavoro povero, che non è in grado di ripagare le fatiche di chi lo compie e che non è in grado nemmeno, di produrre quella redistribuzione della ricchezza di cui ci sarebbe tanto bisogno. Servono gli investimenti. Noi lo abbiamo denunciato e richiesto sempre”. Investimenti capaci di avviare il lavoro vero, il lavoro produttivo. Pagliaro ha inoltre, evidenziato l’obiettivo del laboratorio SUD della CGIL che possa “colmare un vuoto di idee e di proposta che si accompagna in molti casi, all’assenza di iniziative concrete, affinché si passi ad’azione politica che sappia aggredire problemi annosi, che sembrano insormontabili”. Sandro Gozi ha voluto rimarcare l’assoluta necessità dell’UE di uscire dallo status quo, pena la disintegrazione europea, già in corso (come la Gran Bretagna), “mentre noi vogliamo rilanciare l’integrazione europea e spingere verso il bene comune, verso l’interesse generale, verso degli obiettivi che sono fondamentali per l’Italia. Tra questi, la questione dell’immigrazione, per natura transazionale e che richiede un nuovo governo per l’immigrazione che sia europeo”. Ricordando due grandi europei, Robert Schuman e Aldo Moro, quando concepivano l’Unione Europea, già negli anni ’60 e ’70, la concepivano congiuntamente al Mediterraneo. “Oggi, ha soggiunto Gozi –  c’è una zoppìa –parafrasando Ciampi, – che riguarda la questione monetaria, la questione economica e sociale. Ma, per ripensare all’Europa dei prossimi 10-20 anni, occorre cambiare strategia di crescita economica, con un piano di  investimenti più ampio, con un grande obiettivo di ripensare il modo in cui si governa la zona euro, insoddisfacente dal punto di vista democratico, sociale, non si avrà mai una crescita economica e sociale”. “Dobbiamo cambiare con quel coraggio che è mancato di pronunciare la parola Africa e la parola Mediterraneo”. Susanna Camusso, nelle sue conclusioni ha esordito – sostenendo “di Europa abbiamo bisogno. Non ci sono le ragioni e le possibilità di dire che l’Europa è un sogno finito, perché vorrebbe dire, non avere nessuna strategia per la convivenza in un’area fondamentale del mondo. Nella sua lunga disamina sulla problematiche e progetti per l’UE, la Camusso ha analizzato le varie forme di diseguaglianza in atto, oggi, che “si dimostra con una crescita dei Paesi dell’Europa molto diversa da quelli del Mediterraneo o comunque, dall’Italia. Questi Paesisecondo la Camusso –  anche se hanno numeri meno disastrosi, sul piano dell’occupazione o delle diseguaglianze, non hanno risolto il tema della percezione di  diseguaglianza che porta tanti cittadini europei a negare il modello europeo e a pensare che il Populismo diventa un rifugio facile. I sindacati europei nelle loro difficoltà – ha rilevato la Camusso – hanno proposto che non era più sufficiente perseguire le politiche della pura crescita del PIL, ma – bisognava porsi il problema di quale sviluppo, di quale modello di società ci si immagina, quali politiche sociali.  “Bisogna mettere fine a qualunque politica che si basi sulla crescita delle diseguaglianze e tornare a parlare del tema delle diseguaglianze, non come di un effetto inevitabile delle crisi del mondo ma, come una delle ragioni della crisi nel mondo. C’è una doppiezza nel rapporto con i Paesi, in particolare, quelli della sponda Sud – ha soggiunto la Camusso – che, da un lato tace quando guarda agli affari e alle relazioni commerciali e dall’altro, poi diventa incapace di affrontare ed evitare i conflitti sociali o conflitti bellici che, oggettivamente, ci sono.  Parlando delle libertà, quelle che la nostra Costituzione sancisce e che avrebbe dovuto sancire la Costituzione Europea e che sono negate nei Paesi che invece, praticano esattamente l’opposto, noi CGIL – CISL – UIL, all’unanimità abbiamo fortemente criticato l’accordo tra l’Europa e la Turchia. E continuiamo a pensare che l’unico sguardo ufficiale dell’Europa è quello che riguarda la Turchia. Il resto di quei Paesi non esiste e in Turchia giornalisti, presidi, magistrati e rettori incarcerati. Non so da quanti anni non si può celebrare il 1° maggio perché ogni manifestazione sindacale viene impedita dalle Forze dell’Ordine – ha continuato la Camusso.In merito al tema delle migrazioni, secondo la Camusso, l’Europa continua ad avere un limite  che è quello di non pensare ai corridoi umanitari nel Mediterraneo. “Bisogna fare i corridoi umanitari. Se non passiamo da lì, noi saremo sempre stretti fra le fotografie in prima pagina, la commozione e invece, fa delle popolazioni migranti, degli ostaggi nelle mani di governi autoritari”.  La Camusso si è espressa anche sulla Conferenza europea dei sindacati: “noi stessi abbiamo pensato, che una delle cose che mancavano nel dibattito politico europeo era quella mediazione. Per ricostruirla ci vuole un movimento dei lavoratori, ed è assolutamente evidente che, oggi, la confederazione europea dei sindacati non è all’altezza di questa missione. Forse, dovremmo provare a domandarci quali sono le ragioni. Esse riguardano la ricostruzione di un sentiero comune del movimento dei lavoratori, che oggi è diviso in tre. C’è un blocco dei Paesi del Nord che pensano “esplicitamente” che meno si mescolano con il resto del mondo più possono difendere le loro condizioni che sono oggettivamente migliori delle nostre, oggi. Non ho alcun dubbio che sul piano del lavoro e delle condizioni del lavoro in Svezia si sta che in Italia. C’è un blocco che riguarda l’Est, che é oggetto del peggiore dumping possibile, anche nel rapporto con gli altri Paesi europei, ma che si sente in qualche modo, estraniato, per il fatto che poi, le politiche europee ruotano intorno alla moneta, intorno ad un’Europa a 28, come dovrebbe, effettivamente, essere. Poi, ci siamo noi, Paesi del Mediterraneo che arranghiamo nei confronti della crisi, in cui abbiamo la Francia che, ogni tanto sta con noi, ogni tanto sta con il Mediterraneo. A proposito di diseguaglianza retributiva in Europa – la Camusso ha evidenziato che – “tale elemento permette ai Governi e alle politiche di destrutturazione dei diritti, di utilizzare i lavoratori di un Paese contro i lavoratori di un altro Paese”. Io credo che questo sia un altro pezzetto dei motivi per cui tanti lavoratori, nonostante la posizione altissima, in Gran Bretagna hanno votato per l’uscita dall’Europa, non perché quel sindacato non si sia battuto per rimanere nell’Europa. E’ indubbio che reggono le dichiarazioni rilasciate sui giornali dai lavoratori del Galles e altri luoghi dell’Inghilterra. La cosa che dicevano è: non siamo disoccupati e non i migranti, ma i lavoratori della Comunità Europea, che vengono, accettano condizioni di lavoro che ci fanno concorrenza e determinano la nostra disoccupazione. Insieme al caporalato  che riguarda i lavoratori migranti che provengono dall’Africa, c’è un caporalato che riguarda i lavoratori rumeni, bulgari, o di altri Paesi dell’Europa, che ovviamente, hanno delle modalità di ingresso differenti da chi viene dall’Africa. Secondo la Camusso, “occorre creare delle politiche che determinino lo standard al di sotto del quale non si può andare e su questa domanda bisognerebbe sfidare i Governi, compreso il nostro”.

A proposito dei voucher, la Camusso ha evidenziato un del 38%. “I voucher italiani, rispetto a quelli stranieri che sono tutelati, sono un’altra cosa: si chiamano destrutturazione del lavoro e trasferimento del lavoro nel lavoro nero. Noi siamo di fronte ad un racconto che è stato fatto dal Governo e spesso, nel mondo ed in Europa. Viene richiamato di essere intervenuto a levare la precarietà e invece, l’effetto è, l’avere inventato la peggiore delle forme di precarietà che l’Italia abbia finora avutoColgo l’occasione per ricordare a tutti noi che, non a caso, noi raccogliamo le firme per un NO al Referendum abrogativo. La flessibilità non presuppone né che il lavoratore abbia meno tutele, né che il lavoratore non abbia un rapporto di lavoro conosciuto e strutturato. Non c’è una relazione tra necessità di flessibilità e fantasia sulle forme di lavoro. E’ stata costruita da una legislazione che in realtà, voleva affermare il fatto che non sia uno dei valori, che ci fossero delle condizioni di sicurezza e di stabilità per il lavoratore, in un luogo di lavoro, in un’impresa, . E’ diventato il terreno di costruzione delle diseguaglianze, da noi come in tanta parte dell’Europa. Avviandosi alla chiusura la Camusso ha affermato che – “ad un’idea di svalorizzazione del lavoro sul piano dei diritti, si affianca una svalorizzazione sul piano della retribuzione e delle sue condizioni. C’è un’idea che si possono indebolire i contratti nazionali di lavoro e disarticolarne la contrattazione. Questa non è un’idea originale del Governo italiano. Ma, è uno dei tanti messaggi della Comunità Europea. Se non si decide, collettivamente, di contrastare questa idea, non saremo più in grado di rideterminare quei processi di solidarietà e unità del lavoro in ragione della qualità del lavoro che si fa, della sua qualificazione, della sua professionalità, che poi

 portano alla competizione tra lavoratori”. Per questo mi ricollego al tema della confederazione Europea dei sindacati, cosa si fa, perché i modelli sindacali europei sono tra loro differenti.

TRINACRIANEWS.EU HA INTERVISTATO IL SEGRETARIO NAZIONALE CGIL SUSANNA CAMUSSO E IL SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO SANDRO GOZI

INTERVISTE

SUSANNA CAMUSSO

CAMUSSO INTERVISTAD. Come può trovare applicazione in Italia, Sicilia in particolare, la proposta della CGIL di promuovere la infrastrutturazione materiale e immateriale, se la Sicilia, sponda del Mediterraneo, rispetto alle problematiche interne che si trova ad affrontare quali la contiguità e connivenza tra istituzioni e mafia, (corruzione negli appalti pubblici)?

R. Penso che non si possa affrontarlo così, nel senso che il tema della presenza della criminalità organizzata non riguarda solo la Sicilia, ma riguarda l’insieme del Paese e si è dimostrato che si può affrontarlo. Basta predisporre procedure, protocolli che costruiscano la contrattazione d’anticipo. Chi dice che questo è Il problema che impedisce lo sviluppo della Sicilia dice male. Il vero problema è che non ci sono le risorse, non ci sono certe politiche e non ci sono le condizioni che determinano di inseguire piccoli rivoli di consenso. Invece si dovrebbe avere un’idea di sviluppo di questa regione. Ma, la legalità è sempre una pre-condizione. Ma lo è qui, come lo è in tutto il resto del Paese. Manca la progettualità politica.

D. Si sostiene che il No al Referendum determini un drenaggio alla crescita del nostro Paese. Che ne pensa?

R. Quando si parla della Costituzione bisogna parlare del senso di regole condivise e del suo ordinamento Istituzionale. Chi continua ad attribuire ad un esito o all’altro chissà quale disgrazia, invoca l’invasione delle cavallette!

D. Il sistema politico adottato dall’attuale governo, secondo lei, si sta orientando verso l’effettivo sviluppo del Paese verso l’Europa oppure è solo lancio di spot elettorali?

R. Indubbiamente ci sono delle scelte che sono di avanzamento in Europa. Noi continuiamo a pensare di avere affrontato il tema dell’Immigration compact, pensando che sia una cosa positiva. Ma bisognerebbe avere altrettanta nettezza con i Trattati, giacché, così come sono, impediscono di fare una scelta per lo sviluppo. Tant’è che tutti parlano al massimo di crescita.

SANDRO GOZI

GoziD. Rispetto alle problematiche interne (burocrazia lenta e inefficiente, infiltrazione mafiosa negli appalti pubblici, disoccupazione giovanile, femminile, politiche sociali erose) concause di sottosviluppo atavico del mezzogiorno d’Italia, a cui si aggiungono le nuove emergenze immigrati e terrorismo che investono i vari Mezzogiorni d’Europa, Bratislava è stata l’espressione del fallimento delle politiche per l’Europa e il Mediterraneo?

R. Bratislava doveva avviare l’inizio forte e importante di un processo di riforma dell’Europa. La partenza è stata lenta. Dobbiamo arrivare a Roma nel 2017, a 60 anni dal Trattato di Roma, con una forte riforma di politiche chiave dell’Europa, politiche della crescita, politiche dell’immigrazione, diritti fondamentali e dobbiamo proporre un nuovo patto politico per l’Europa. Visto che, la partenza di Bratislava è stata lenta, abbiamo subito alzato l’attenzione perché la strada che abbiamo davanti è molto lunga, molto complessa. Dobbiamo mostrare molto più coraggio, incominciando ad un usare per esempio il termine, Africa, immigrazione, crescita.

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