Venezia, Ilva, Autonomia Differenziata, Perequazione Infrastrutturale, Milano Estrattiva, tanti i temi che si dibattono e che sono diventati argomenti centrali del confronto finalmente non relegato ai quotidiani locali!
Molti luoghi comuni sono stati superati quali Sud sprecone, Sud che sottrae risorse dal Nord, Sud che merita quella che ha. La vulgata era sempre la stessa e imperversava su tutti i quotidiani nazionali, su tutti i media, veniva riproposta dai maggiori uffici studi, dai più seguiti politologi ed opinionisti, dagli imprenditori, dai sindacati. Perfino un direttore di Banca d’Italia, adesso presidente Tim, Salvatore Rossi sul Messaggero pubblicò un intervento sulle colpe del Sud sprecone.
Da qualche tempo si sono portate avanti alcune operazioni verità che hanno ribaltato le caratteristiche del dibattito. Da quando vi è stata l’accelerazione di Fontana, Zaia, ed anche di Bonaccini e la levata di scudi di una serie di istituti meridionalisti , come Svimez , l’AIM, l’associazione di alcuni i istituti, di alcuni giornalisti meritori come Marco Esposito con il suo Zero al Sud o Gianfranco Viesti con la secessione dei ricchi, recentemente pentito dopo la sua voglia di abolire il Mezzogiorno ed in prima fila il Quotidiano del Sud di Roberto Napoletano che ha rivelato e quantificato lo scippo del Nord verso il Sud seguito poi, perlomeno, da Il Mattino ed il Messaggero e da Report di Rai 3, la problematica dei due Paesi è diventata centrale nel dibattito nazionale, e ci si è chiesto come mai invece di parlare dei livelli essenziali di prestazione si sono date le risorse in base alla spesa storica, per cui chi aveva speso di più ha continuato a ricevere di più, perpretando quello scippo che si dimensiona in circa 60 miliardi annui.
Per capire quanti sono 60 miliardi si pensi che con questa cifra si possono costruire 2.400 chilometri di autostrada, 1.200 chilometri di alta velocità ferroviaria, 600 chilometri di metropolitana. E tutto questo con il solo importo di un anno. E tutti sappiamo quanto il Sud abbia bisogno di infrastrutture e quanto poco possa consentirsi di regalare denaro al ricco Nord. Ovviamente se il calcolo viene fatto sulla base dei diritti di cittadinanza uguali per ogni individuo e non sulla base del reddito prodotto. Ma questa balla dei residui fiscali di ciascun territorio è stata contrastata e contestata da molti giuristi e metterebbe in discussione lo Stato unitario se dovesse passare. La posizione di chi sostiene che ognuno debba tenersi i propri soldi può essere valida quando si hanno due Stati differenti di fronte, certo non quando si parla di uno stato unitario. E solo chi è in mala fede può sostenere una simile baggianata. In una situazione nella quale il Paese intero ed anche le regioni più virtuose perdono posizioni rispetto agli altri paesi europei, mentre il ricco Nord diventa subfornitore della Germania.
Ed allora ripensare al sistema Paese diventa indispensabile, alla teoria della locomotiva e dei vagoni, a quella del gocciolamento che ha portato povertà al Sud e la retrocessione del Paese tra gli ultimi dell’Unione. Ed ora che fare per evitare che il Paese si spacchi è cosa complessa da dire. Anche perché con un debito pubblico tanto elevato avere risorse per riunificare veramente lo stivale diventa complesso. Solo per la dorsale di alta velocità ferroviaria per completare il sistema arterioso e completare il corridoio 1 , il cosiddetto Berlino -Palermo , meglio sarebbe stato chiamarlo Berlino Augusta, che dovrebbe consentire di portare le merci da Singapore- Hong- Kong a Suez, ad Augusta fino a Berlino, con un ponte sullo stretto di Messina che diventa cesura indispensabile per collegare anche cinque milioni di abitanti, completando l’unificazione del Paese, ma soprattutto per una vera via della seta, prima che il nostro Paese venga bypassato dalla via dei Balcani tramite il Pireo o da quella spagnola via Tangeri .
Il tempo perduto non si potrà recuperare, l’intervento di annullamento del progetto cantierabile del ponte da parte di Monti, sarà una decisione, validata da tutti i partiti di destra e sinistra, che appoggiavano l’ex rettore della Bocconi, che rappresenterà un passaggio scellerato del quale il Paese si pentirà amaramente. Perché anche se si partisse subito i tempi necessari per far rientrare il Paese nei grandi circuiti mediterranei saranno molto lunghi e nel frattempo bisognerà confrontarsi con altri competitor che non sono rimasti fermi, in un Paese che è sempre più spaccato con un Mezzogiorno che dice “ o mi sviluppi o mi mantieni”.
Le nostre giornate ,giunte al 12 esimo anno, e che proseguono gli osservatori congiunturali iniziati nel 1987, hanno il senso di fare il punto da Sud. Con tutte le difficoltà che fare le cose da Palermo comporta. Ma abbiamo l’orgoglio di aver rappresentato ormai da 33 anni una punta avanzata del dibattito necessario, con proposte come le Zes , da noi chiamate ed invocate come Tir (Territori ad Incremento Rapido) nelle conclusioni del 13 esimo osservatorio congiunturale, già nel 1999, che sono diventate operative con legge nazionale solo nel 2017, con l’affermazione dell’esigenza dei grandi eventi anche al Sud , che venivano derisi dai grandi opinionisti nazionali, vedi proposta delle Olimpiadi 2012 a Palermo, ridicolizzata in un commento di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera. E con tante provocazioni/ide ,come quella della fiscalità ridotta per i pensionati stranieri, che sono diventate proposte di legge anche se ancora trovano difficoltà di attuazione. L’ottimismo ora deve prevalere perché quello che era solo sensibilità di alcuni precursori, tra i quali orgogliosamente ci pensiamo di essere, adesso é diventato pensiero condiviso di molti. Da qui al passaggio operativo di azioni conseguenti siamo convinti che il passo sarà breve.
“Recepimento dinamico delle leggi Stato se l’Ars non dovesse legiferare entro 90 giorni, sbloccare 10 miliardi già a disposizione per opere viarie e infrastrutture e gli 80 milioni per depuratori la qual cosa significherebbe 350.000 edili al lavoro soltanto in Sicilia, la creazione di una task force per la progettazione dei finanziamenti europei a disposizione di enti locali, staff per progetti di finanza e partenariati pubblici-privati con canale amministrativo dedicato, abolizione reddito cittadinanza e spostamento risorse per defiscalizzazione a chi assume e prendere a modello i contratti di formazione lavoro con obbligo assunzione dell’80% alla fine dei 2 anni”. E’ la ricetta avanzata da Fabrizio Ferrandelli, consigliere comunale a Palermo e responsabile nazionale dell’organizzazione di +Europa, nel corso del forum dal titolo “5 proposte per il Sud” organizzato a palazzo Ziino, nell’ambito della XII edizione delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno realizzate da Diste Consulting e Iseest, con il patrocinio di Comune, Ars, Università di Palermo, Irfis FinSicilia, Gesap, Svimez, Amat e Ance Palermo al quale hanno partecipato, tra gli altri, Edi Tamajo, deputato regionale di di Italia Viva e Alessandro Aricò, capo gruppo all’Ars di Diventerà bellissima. Presenti anche il deputato del M5S Giorgio Trizzino, l’economista Antonio Piraino, il professore Pietro Busetta
Per Aricò si deve puntare su “infrastrutture e viabilità, su un maggiore snellimento della burocrazia, sulla tutela del territorio e dei piccoli centri, sulle opere per limitare il dissesto idrogeologico; ed ancora sull’attrazione degli investimenti, con fiscalità di vantaggio, cuneo fiscale differenziarlo, credito di imposta, tutela della agricoltura, dei prodotti siciliani, con maggiori controlli dei prodotti importati”.
Da parte sua Edi Tamajo ha evidenziato che “deve essere portato avanti lo “sblocca cantieri”, serve quello choc di cui parla Renzi perché abbiamo circa 120 miliardi di opere pubbliche da realizzare, e circa 10 miliardi sono quelle bloccate in Sicilia. Inoltre, bisogna affrontare in modo produttivo il tema e lo sviluppo dell’agricoltura, oltre che le politiche di sostegno alla famiglia puntando alla crescita del tasso di natalità. Su questi temi è possibile raggiungere gli obiettivi di crescita economica che imprese e cittadini si attendono”, ha concluso Tamajo.
Busetta ha ricordato che “nel Mezzogiorno a fronte di 21 milioni di abitanti abbiamo 6 milioni di occupati e abbiamo bisogno urgente di almeno altri 3 milioni, la situazione è drammatica in Sicilia dove con 5 miulioni di abitanti abbiamo appena 1.350 mila occupati, abbiamo perso almeno 150 mila rispetto a una decina d’anni fa e il Mezzogiorno non può essere lasciato al suo destino perché il rischio è che si tira dietro di sé il resto d’Italia”.
In mattinata a Palazzo Forcella De Seta il forum su “Banche, sviluppo e territorio: quale ruolo per il Mezzogiorno”, organizzato da Irfis FinSicilia e coordinato dalla professoressa Giuseppina Talamo consigliere d’amministrazione della finanziaria controllata dalla Regione Siciliana, con la presenza di Pietro Busetta, presidente Iseest, Giacomo Gargano, presidente Irfis FinSicilia, Angela Pisciotta, vice presidente Ance Palermo, Olivier Karl Butzbach dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, Giuseppe Cinquegrana dell’Istat Napoli, Antonio Lopes dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, Fabio Mazzola, prorettore vicario dell’ Università degli Studi di Palermo. “Irfis FinSicilia si presenta come un valido supporto per le imprese attraverso lo sviluppo di una attività di credito più flessibile e competitiva – ha detto Giuseppina Talamo – L’obiettivo è quello dare “ossigeno” alle iniziative imprenditoriali dell’Isola tramite crediti e altre forme di sostegno al credito per le imprese. I dati relativi agli impieghi in essere sono di circa 120 milioni di euro, principalmente suddivisi tra il settore commercio e servizi per circa 62 milioni di euro, ed industria per circa 38 milioni di euro. Nel corso del 2019 – ha aggiunto – nell’ambito del progetto CredinSicilia, è stata attivata con successo, l’operatività, in collaborazione con MCC, di due nuovi prodotti finanziari: ChiroFast e ChiroPmi”. Talamo ha, inoltre, ricordato che è da poco operativo il Fondo Sicilia con la finalità di sostenere e di agevolare il credito a favore delle imprese operanti in Sicilia in tutti i settori economici, mediante forme di convenzione e compartecipazione con i Confidi, le banche e gli enti pubblici statali e regionali operanti nel settore del credito. Gli strumenti finanziari previsti dal Fondo Sicilia risultano integrativi o complementari ai prodotti e servizi già disponibili presso la Società Finanziaria Regionale a favore delle imprese siciliane. Per sostenere le imprese, dalle grandi, alle medie e alle piccole, è necessario guardare a tutti gli strumenti di agevolazione del credito, sia quelli che l’Irfis-FinSicilia S.p.A gestisce con fondi propri, sia quelli che può attivare con la sinergica collaborazione con altri attori istituzionali, a partire dall’obiettivo di cooperare per una concreta, razionale e tempestiva utilizzazione delle risorse comunitarie. Nel corso del dibattito, Busetta ha sottolineato che “oggi in Sicilia le uniche banche locali sono Banca agricola etnea e Banca popolare Sant’Angelo”, mentre Lopes ha ricordato tra l’altro che “ormai la presenza delle banche locali nel mezzogiorno è molto limitata e quindi quella capacità della banca locale che in altri territori ha avuto un ruolo significativo, nel Mezzogiorno invece è circoscritta”.
XII EDIZIONE DELLE GIORNATE DELL’ECONOMIA DEL MEZZOGIORNO
IL PROGRAMMA DI SABATO 30 NOVEMBRE
Ultima giornata della XII edizione delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno dal titolo “Un Paese o Due” ecco il programma di sabato 30 novembre:
Ore 9.30 – Palazzo Forcella De Seta (Foro Umberto I) – “Forecasting the Future: Il coccodrillo si è affogato”. Saluti: Alessandro La Monica, presidente Diste Consulting; Massimiliano Miconi, presidente Ance Palermo; Francesco Randazzo, presidente Gesap; Adam Darawsha, assessore alle Culture, Comune di Palermo. Introducono e coordinano: Pietro Busetta, presidente Iseest, e Giovanni Pepi, responsabile “Se è così”, blog di politica e fotografia. Il punto sulla situazione nazionale e internazionale sarà di Andrea Boltho, Magdalen College, Università di Oxford, e Luca Paolazzi, economista, partner Ref Ricerche. A seguire focus “Laboratorio Mezzogiorno” con il direttore de “Il Quotidiano del Sud” Roberto Napoletano che ne discute con il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, Antonio Barone dell’Università degli Studi di Catania, Pietro Busetta, Maurizio Caserta dell’Università degli Studi di Catania, Adriano Giannola, presidente Svimez, Salvatore Matarrese, presidente Obi, Fabio Mazzola, prorettore vicario, Università degli Studi di Palermo.