A Palermo presso la Libreria Paoline si è tenuta la presentazione del libro di Mons. Lorenzo Leuzzi, Vescovo Ausiliare di Roma e Cappellano della Camera dei Deputati, dal titolo “Il Vangelo della Misericordia”. Relatori dell’evento, oltre l’autore, Grazia Tagliavia (Facoltà Teologica di Sicilia), Giuseppe Notarstefano (Università degli Studi di Palermo); ha coordinato l’incontro, Fernanda Di Monte (giornalista e responsabile Eventi Libreria Paoline). Presente al convegno il preside della Facoltà Teologica di Sicilia, Francesco Lomanto.
Il libro vuole essere un itinerario teologico che Mons. Leuzzi ha pensato per il Giubileo straordinario della Misericordia (proclamato da Papa Francesco con la bolla pontificiaMisericordiae Vultuse iniziato l’8 dicembre 2015).
Questo avvenimento rappresenta un dono di grazia per un’umanità in attesa del Vangelo della Misericordia e della sua capacità di aiutarla a capire se stessa per costruire un nuovo sviluppo globale – ha spiegato Mons. Leuzzi.
Ciò che intende proporre lo scrittore nel suo libro, è un percorso attraverso cui i cristiani e gli uomini di buona volontà possano cogliere gli strumenti per comprendere che il Vangelo della Misericordia non è un dono per sé, ma per gli altri.
Dopo i ringraziamenti ai relatori e ai presenti, Fernanda Di Monte ha introdotto il dibattito.
“Parlare di misericordia, nell’anno della misericordia è un tema immenso, che ci coinvolge, oltre le fedi e anche oltre la nostra miseria. Abbiamo certamente bisogno di misericordia; è importante ritrovare la capacità di guardarci negli occhi, di umanità, e di riscoprire un Dio che è sempre pronto, sempre presente”.
E’ poi intervenuta nella discussione Grazia Tagliavia: Non si deve perdere di vista l’ambiguità strutturale del tema della misericordia, che nell’orizzonte del cristianesimo rappresenta quasi un’ovvietà; proprio per questo motivo, si corre il rischio di non essere messo in luce nella sua vitalità, sicché invece di farci sperare il novum, ce lo fa temere. Papa Francesco ha individuato una tematica rischiosa, ma preziosa, che raccogliendo le esigenze di chiunque, riesca a convogliare verso la centralità di Cristo e dell’incarnazione, tutto il nostro sentire di poveri esseri umani.
E’ proprio la società attuale che ci chiede il novum, che va individuato nel realismo storico (come sostiene l’autore), il quale nasce dal tenere insieme la proposta di Benedetto XVI, che invita ad allargare gli orizzonti della razionalità e, quella di Papa Francesco, che ci sollecita a guardare la realtà dalla periferia. Basta pensare che la fede cristiana è una fede teologale, basata sulle virtù appunto teologali che sono fede, speranza e carità, intesi, già dai Padri della Chiesa, come sensi spirituali per mezzo dei quali entriamo in contatto con Dio.
Ha poi preso parte al dibattito Giuseppe Notarstefano.
L’occasione del Giubileo è per noi una straordinaria opportunità, di rinnovamento spirituale, appunto, anche in questo senso può essere considerato un Giubileo straordinario, che va proiettato anche in una prospettiva economica, sociale e politica. Vorrei concentrarmi su alcuni aspetti trasversali del libro che qui sono di grande interesse: La prima considerazione da fare è la proposta di una nuova piattaforma di un pensiero sociale- cristiano. L’invito che fa l’autore è di essere concretamente spirituali. Ciò non è rappresentato dall’attivismo delle opere, seppure importante, ma dall’andare in profondità, come sottolineato da Papa Francesco più volte, nella lettura della realtà, nella vita personale di ciascuno di noi, nel discernimento comunitario. Questo è uno dei contenuti di grande rilievo di questo Giubileo. L’invito ad essere concreti che il Papa ci fa, si riferisce ad una concretezza, che non si consuma, non si esaurisce nel gesto; ad una capacità di sguardo che va in profondità, uno sguardo che cambia se ci mettiamo nella prospettiva del povero, che cambia sicuramente, se ci poniamo nella prospettiva della marginalità; se accogliamo sino in fondo, l’invito del Vangelo, che ci fa Cristo, di assumere il povero come punto di vista in un percorso di cambiamento possibile. Una seconda considerazione importante nel libro è l’idea dello sviluppo globale, come indicato nel sottotitolo. Questa crisi non deve intendersi come un momentaneo calo di produzione globale, nella sua dimensione economico-finanziaria, ma come sottolinea Mons. Leuzzi nel suo libro, rappresenta una grande provocazione a ripensarsi e a ripensare; una crisi che scuote in profondità un importante momento di riflessione per tutta l’umanità. La responsabilità come credenti sta appunto nel ricercare in profondità, in questa crisi, il momento, il tempo opportuno(Kairos) e alla Chiesa spetta il compito di mostrarlo nella sua concretezza.
Questo Giubileo rappresenta un invito quindi, non solo ad un ritorno alla dimensione centrale e interiore della fede, non solo ad un’esperienza concreta di fede, ma all’assunzione di responsabilità, nella direzione di un cambiamento possibile.
Essere di più, come sostiene l’autore, vuol dire essere protagonisti e costruttori, capaci di entrare in maniera concreta nel mistero dell’amore di Dio. Ciò che significa appunto il Vangelo, cioè farci dono agli altri, nella misura della gratuità e generosità.
Ha partecipato alla discussione Mons. Leuzzi, che ha ringraziato la Libreria Paoline e la Facoltà Teologica di Sicilia quali promotori dell’evento e i presenti all’incontro.
Non bisogna ridurre l’esperienza del Giubileo solamente a ciò che viene rappresentato come Dio misericordioso – ha precisato – Tutti gli dei sono misericordiosi, ma il Vangelo della Misericordia è un’altra cosa. Oltre a indicazioni concrete sulla dimensione cristiana, il testo offre spunti di ricerca importanti, come il tema del peccato originale o del battesimo (che rappresenta il primo atto della misericordia, l’incontro di ciascuno con Dio). Un argomento interessante che affronta questo libro è quello della carità, sotto diversi aspetti. Abbiamo bisogno di quella samaritana, ma anche di quella intellettuale o politica. Il cristianesimo deve risolvere il problema della povertà, e per far questo occorre la convergenza di più esperienze. Prima di tutto bisogna partire dal presupposto che Il Vangelo della Misericordia rappresenta l’intervento di Dio nella storia; ciò rende i battezzati capaci di capire questo tempo. Certamente la fede cristiana ha in sé una forza nuova in grado di far comprendere all’umanità cos’è la globalizzazione, e proprio per questo oggi il cristianesimo può dare il meglio di sé.
TRINACRIANEWS.EU HA INTERVISTATO PER I NOSTRI LETTORI MONS. LORENZO LEUZZI:
Nell’anno del Giubileo ha pubblicato questo libro. Un impegno per la Chiesa e per l’umanità a creare un mondo nuovo nel segno della globalizzazione. Qual’è il senso?
L’intuizione di un Giubileo della Misericordia, può sembrare di per sé non originale (il tema ha attraversato tutti i giubilei della storia). Invece è un’idea di grande rilievo, perché va incontro ad un’esigenza primaria di questa società contemporanea che è quella della globalizzazione. Un argomento, quest’ultimo, interpretato secondo prospettive, in passato, che non si sono mostrate all’altezza della situazione, come le ipotesi marxiste o liberal-capitaliste.
Papa Francesco, con questo Giubileo della misericordia, vuole dare una risposta rinnovata e significativa da parte del cristianesimo alla nuova dimensione globale dell’umanità.
Il Vangelo della Misericordia è il cuore dell’anno giubilare; una grande proposta che la Chiesa vuole annunciare per dare una nuova prospettiva di capacità interpretativa della società, al fine di raggiungere obiettivi importanti come la costruzione di un nuovo sviluppo della persona, dove la persona è accolta per quello che è o per quello che fa.
Una Chiesa globale per un mondo globale?
Il Vangelo della Misericordia ha in sé la capacità di aiutare la società a capire quale può essere il tessuto vitale su cui fondare un percorso di costruzione comune. Bisogna che ci sia un lavoro e una collaborazione da parte di tutti: dall’esigue comunità cristiane, ai politici o anche agli economisti; insomma da parte di tutti coloro che sentono una responsabilità per costruire il bene comune e che non vogliano essere solo spettatori.
Questo è il grande significato del Giubileo della Misericordia, ovvero il dovere di tutti i cristiani di donare il Vangelo della Misericordia; questa è una grande responsabilità dell’uomo contemporaneo per capire sé stesso e impegnarsi a costruire il futuro.
Per lei oggi il significato di misericordia, ha un significato diverso?
Bisogna andare oltre l’idea generica di misericordia, di un Dio misericordioso. Nel libro, insisto molto su questo aspetto, interpretando così le parole di Papa Francesco, perché il Dio della misericordia non coincide con il Vangelo della Misericordia, che invece rappresenta il dono che Dio fa all’uomo della sua presenza nella storia e ciò può dirsi essere la vera manifestazione della misericordia di Dio. Ciò però è molto impegnativo per l’uomo, il quale è chiamato a collaborare con Dio nella costruzione della società.
Cosa rappresenta questo Giubileo per i cristiani e per la società?
I cristiani devono prendere consapevolezza della responsabilità che il Signore dona loro, attraverso la semplice esperienza della riscoperta del battesimo. Essere battezzati significa, dunque, essere parte viva di un servizio che Dio affida a ciascuno di noi, ed il servizio più grande è quello di testimoniare come le nostre opere siano frutto di una collaborazione con il Signore. In fondo, se Dio non fosse vicino a noi in questo tempo, la stessa comprensione della globalizzazione diverrebbe più problematica, perché non si creerebbero quei presupposti adeguati per far sì che rappresenti una possibilità positiva per l’uomo moderno.
L’uomo quindi collaboratore di Dio, non solo recettore dell’esperienza con Dio?
Insisto sulla distinzione fra uomo buono e uomo costruttore.
L’uomo buono è quello che ha riscoperto Dio misericordioso, che certamente è una consapevolezza positiva, ma oggi, il mondo dinamico ha bisogno di un uomo costruttore. Il cristiano da sempre è un uomo costruttore, già di per sé è un uomo buono perché costruttore, altrimenti la sua esperienza non sarebbe così significativa, nel mondo contemporaneo.