Palermo, 20 maggio- Ancora due settimane di tempo e poi sarà sciopero generale: è l’ultimatum che Cgil, Cisl e Uil lanciano al governo e alla politica regionali.
Se Governo e Ars – hanno detto stamani i segretari generali Michele Pagliaro, Maurizio Bernava e Claudio Barone – non assumeranno in questi giorni un impegno comune e un programma condiviso con parti sociali e Anci per risolvere le emergenze- a partire da quella dello stipendio per migliaia di lavoratori e per avviare il superamento dei problemi strutturali della Regione – sarà un crescendo di iniziative che sfocerà nella mobilitazione generale”.
Non solo dunque risolvere subito i problemi della formazione professionale, dei forestali, dei trasferimenti ai Comuni e in generale degli enti che dipendono dal bilancio regionale. Va anche messo a punto un programma che abbia reale impatto sull’economia, in termini di rilancio.
Per i sindacati le direttrici sono: il recupero di risorse per investimenti attraverso un piano di lotta agli sprechi e di risparmi strutturali, un piano anticrisi che movimenti risorse a partire da quei settori suscettibili di sviluppo ma oggi al collasso come l’edilizia e il manifatturiero, interventi di riforma dell’amministrazione regionale.
Né governo, né Ars, né la politica – hanno detto i tre leader sindacali – mostrano consapevolezza della gravità della crisi e del fatto che siamo quasi al default. Hanno invece dimostrato approssimazione, strafottenza, irresponsabilità, testardaggine e un atteggiamento becero che guarda al passato.
Dalla riunione della giunta di oggi pomeriggio, secondo quanto Crocetta ha assicurato ieri ai sindacati, dovrebbe scaturire un cronoprogramma con le prime risposte. Pagliaro, Bernava e Barone non nascondono il loro scetticismo: Se ci saranno soluzioni, che ben vengano – hanno sostenuto – ma il governo e la politica devono avere ben chiaro che il mondo del lavoro non accetterà più alcun rinvio.
I posti di lavoro persi in Sicilia negli anni della crisi, sono 160 mila, il tasso di disoccupazione giovanile è a 51,3%, sono 12.500 i giovani laureati che ogni anno lasciano l’Isola. Il manifatturiero ha perso un terzo della propria consistenza, l’80% dei pensionati vive con meno di 800 euro al mese e di questi il 70% con meno di 500 euro. A fronte di questa grave crisi e di una richiesta di ammortizzatori sociali che riguarda 15 mila lavoratori per un costo previsto di 265 milioni, le casse sono pressoché vuote.