Palermo – E’ ritornata al Sud “La Repubblica delle Idee”. Dopo la quattro giorni di Napoli ai primi di giugno, è stata la volta di Palermo, che ha ospitato un’anteprima del festival il 18 e 19 ottobre, dedicato nella mattina di sabato 18 ottobre agli studenti, con una lezione-spettacolo destinata al tema della scuola.
“Torniamo a scuola” è stato il titolo, ad indicare la necessità di ripartire dalla base, dal cantiere dove crescono i giovani e si formano le generazioni destinate a ereditare il Paese. Un modo anche per annunciare la nuova veste di Repubblica@scuola, il concreto contributo del quotidiano al dibattito che si è aperto su quella che potrebbe diventare una nuova stagione della scuola italiana.
L’evento che si è svolto al Teatro al Massimo, ed il Massimo di Palermo – con l’entusiasmo del neo Sovrintendente Francesco Giambrone, ha visto due giorni di dialoghi, conferenze, letture e show, il cui ingresso è stato gratuito. Il tema “Torniamo a scuola” ha voluto indicare il bisogno di tornare dietro i banchi, di ricominciare da capo per garantire alle nuove generazioni e all’Italia un sistema che porti ad un’evoluzione e non alla stasi, o, ancor peggio, all’involuzione.
Nel talk show animato da interviste dal vivo e dalla proiezione di un docufilm, Luca Fraioli ha raccontato ai giovani studenti provenienti dalle scuole di Palermo come si costruisce, nell’arco delle ventiquattro ore, il giornale in tutte le sue versioni e piattaforme: quotidiano di carta, supplementi, giornale elettronico, RepTv e RNews, RSera dedicato ai tablet. Con lui sul palco, tra gli altri, c’è stato Attilio Bolzoni, a testimoniare come per battere tutte le mafie la formazione scolastica sia una leva fondamentale. E a tal proposito Bolzoni ha preso parte con Maurizio De Lucia, Adriana Manganelli e Enrico Del Mercato alla presentazione del libro di un altro inviato di Repubblica, Francesco Viviano: Io, killer mancato, Chiarelettere editore.
Per il “Saluto alla città” di Palermo, oltre alla presenza del sindaco Leoluca Orlando e del presidente della Regione Rosario Crocetta, si è avuta la partecipazione del presidente del Gruppo editoriale L’Espresso, Carlo De Benedetti che ha presentato il nuovo portale Repubblica@scuola.
Subito dopo si è avuta la conferenza di Ezio Mauro intitolata “La macchina della conoscenza” che ha fornito un esempio dell’offerta formativa che il portale si prepara a dedicare al suo pubblico. Crocetta, intervenendo, non ha lesinato parole contro il sistema formativo precedente alla sua legislatura, in cui si operava a suo dire, per finanziare gli enti e solo l’1 % degli studenti trovava lavoro, in una Regione in cui si pagano solo stipendi e non si riesce a pensare di mettere in discussione il sistema. Ciò che ci può salvare – ha detto Crocetta – è la nostra identità, la nostra cultura. Sono convinto che noi ce la faremo, perché noi siamo il Paese della lingua di Dante, nata da quella siciliana, incontratasi con il volgare toscano.
Per De Benedetti, il giornale Repubblica ha un rapporto naturale, storico che lo collega con la scuola, facile ed efficace. L’obiettivo di ingrandire il giornale con questa nuova parentesi repubblica@scuola, non è per scopi commerciali, o di primato, ma per uno scopo più semplice e cioè: il sapere, il gusto per la notizia, con la convinzione profonda che anima il Direttore e me stesso che ciò che distinguerà nel futuro le persone, sarà la quantità di sapere che si riuscirà a racimolare, perché nessuno lo riuscirà a portare via. (come mi ha detto Shimon Peres). Nella società – ha concluso De Benedetti – si è sostituita la maestra con la velina; è ora di tornare dalla maestra come l’abbiamo conosciuta noi: il maestro, una persona importante a casa nostra.
Il pomeriggio di sabato è stato piuttosto animato. Mentre all’interno del teatro Al Massimo si succedevano le diverse componenti del mondo dell’istruzione, con Ilvo Diamanti, la Ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini e l’opinionista di Repubblica Mariapia Veladiano, cercando di approfondire problemi e opportunità delle scuole italiane, all’esterno una massiccia presenza di manifestanti, composti da studenti, insegnanti precari, lo Slai Cobas per il sindacato di classe hanno contestato la Ministra, muniti di megafoni, striscioni. La piazza antistante il teatro é stata fortemente presidiata da un corposo cordone di sicurezza e di forze dell’ordine che hanno circondato il teatro, per assicurare l’ordine pubblico e la natura pacifica della manifestazione. Tra le frasi riportate dai giovani sugli striscioni e i volantini: “La scuola non è un’azienda”; “ Io non ci sto”; “Non ci rappresenta nessuno”, “Meno soldi alle scuole private”. Già, in mattinata, all’Istituto “Regina Margherita” dove la Ministra è stata ospite, si erano manifestati disordini.
Mariapia Veladiana facendo un riferimento alle graduatorie ad esaurimento, ha detto che lì stanno tutti. Se la scuola del merito è quella che piace agli italiani, e il merito guarda alle assunzioni, lì, bisogna guardarci dentro, in cui manca tutto un mondo fatto di precari con un percorso fissato prima dal Ministro Carrozza, poi Gelmini, sono stra-qualificati, ma non sono nella graduatoria, Si rischia di cercare il merito a posteriori, nel momento in cui sono entrati tutti i 150 mila. Poi c’è il problema del merito degli studenti. Il merito degli studenti non si misura in strato. Il merito viene nel momento in cui tutti gli studenti possono accedere alla scuola, ai massimi livelli. L’articolo 3 della Costituzione dice che è compito dello Stato rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Servirebbe qualcosa che attualmente non c’è, né nella televisione, né a livello di letteratura, né di film. Manca l’etica della scuola. Nella “buona scuola” che ho letto, il merito degli insegnanti viene legato ai punteggi, alla formazione personale diversa dall’insegnamento, ad avere delle funzioni. Non si deve creare un meccanismo dirompente, di conflittualità che non serve.
La Giannini ha parlato del suo giro per tutta Italia condotto negli ultimi giorni, per enunciare la riforma che il Governo intende proporre. Confrontandosi con il mondo della scuola, ha definito “la Buona scuola” come un progetto educativo. La Ministra, interpretando la percezione di chiunque abbia sfogliato tale “progetto” ha colto la volontà in esso insita, di riportare la centralità dell’istruzione all’interno dell’agenda politica e culturale del Paese. Chiedendosi se i 1000 giorni (enunciati da Renzi per le riforme) basteranno, la Giannini ha evidenziato che, circa 120 giorni sono stati dedicati allo studio di come potere tradurre le linee programmatiche, che come tutti i ministri del MIUR, lei ha presentato alla Camera dei Deputati ed al Senato della Repubblica e come dare quei cambiamenti “minimi”, dal punto di vista normativo. Il decreto, ha continuato la Giannini, sarà molto leggero e non toccherà il cambiamento della carriera degli insegnanti e le regole del gioco tra chi insegna, chi organizza il processo educativo, cioè i Dirigenti scolastici ed il mondo della scuola, che faranno altre cose, come stabilito con il patto di stabilità. Sarà destinato 1 miliardo di euro per i piani straordinari non solo per il piano assunzionale, ma fare quello che la “Buona scuola” ci chiede, ci propone di fare: arrivare alle competenze degli studenti, collegare il mondo del lavoro alla formazione, non solo dell’istituto professionale, ma anche, degli istituti tecnici. Insomma, aggiornare un modello che funziona.
L’evento si è concluso domenica 19 ottobre al Teatro Massimo con Ezio Mauro, Daniel Pennac e Fabio Gambaro, trattando il tema “Sovrani i se stessi”.
TrinacriaNews.eu ha effettuato una INTERVISTA CARLO DE BENEDETTI
D. Lei oggi in questo contesto “scolastico” diventa un padre, trasferendo il suo vissuto da ex scolaro. Tuttavia, noi abbiamo una scuola con delle criticità. Forse si guarda al futuro con uno sguardo al passato?
R.Io credo che dobbiamo guardare al futuro con uno sguardo nuovo, con “uno sguardo di speranza”, non con uno sguardo di rassegnazione. I giovani sono, non per retorica, la speranza di questo Paese. Credo che oggi, attraverso dei mezzi di comunicazione nuovi, attraverso internet, attraverso repubblica@scuola che è un’iniziativa per cui abbiamo circa 10 mila scuole collegate, si può cercare di contribuire per fare in modo che questi ragazzi crescano come cittadini e questo è una grande ambizione.
D. L’altra ambizione potrebbe essere quella di Repubblica che educa alle idee, ad un nuovo modo di pensare?
R. Noi non pensiamo che ci sia un unico modo di pensare. Noi siamo per il pensiero libero, ma siamo perché uno si possa formare sulle proprie idee, ma basandosi su una conoscenza. Sul nostro giornale si trova anche la conoscenza e anche pensieri molto diversi.