Palermo – Il 28 novembre presso l’Auditorium dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente ha avuto luogo la terza Giornata studio della Trasparenza, organizzata congiuntamente dall’Amministrazione regionale e da quella comunale. In tale sede, con il seminario dal titolo Regione e Comune lo stesso obiettivo: la trasparenza, sono stati illustrati i processi in corso per il rinnovamento degli apparati pubblici nel segno della limpidezza e dell’integrità. Al seminario hanno partecipato la dirigente generale dell’Assessorato regionale della Funzione Pubblica e Responsabile dell’anti-corruzione e per la Trasparenza, la dott.ssa Luciana Giammanco, il segretario comunale, l’avv. Fabrizio Dall’Acqua, il procuratore generale della Corte dei Conti per la Sicilia, la dott.ssa Diana Calaciura, il consigliere della Corte d’Appello di Caltanissetta, Giambattista Tona e i docenti universitari Giovanni Fiandaca e Antonio La Spina.Ha moderato l’evento il dott. Antonino Cangemi dell’Ass. Reg.le Funzione Pubblica. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che ha avviato i lavori, ha sottolineato che: la trasparenza, l’accessibilità e leggibilità delle informazioni sono elementi essenziali dei percorsi di partecipazione e controllo sull’operato degli amministratori e della burocrazia e sono quindi una precondizione all’esercizio della democrazia. Orlando ha rimarcato il senso dell’iniziativa, del coinvolgimento massiccio delle due Istituzioni Comune di Palermo e Regione Siciliana, dello spessore degli autorevoli relatori, finalizzata a diffondere la sua essenza ed il suo significato, anche in seno alle amministrazioni comunali della Sicilia. Credo che il senso di questa giornata sia quella di portare avanti un’operazione “fiducia”. “A me hanno insegnato che, la fiducia non consiste nelle posizioni che si assumono, ma nel linguaggio che si parla. Io, personalmente non ho nessuna fiducia di chi la pensa come me e non parla il mio linguaggio”. Ho una fiducia illimitata invece, di chi non la pensa come me, ma parla il mio linguaggio. Qual è il linguaggio della trasparenza? E’ il linguaggio della convenienza, cioè la convinzione che la trasparenza è convenienza. Poi, credo che bisognerebbe fare un patto contro la burocrazia della trasparenza, perché il modo peggiore per trasmettere il valore della trasparenza è fare passare il messaggio che si stava meglio quando si stava peggio. Guai se la trasparenza diventa l’alibi dell’inefficienza o l’anticamera della corruzione. Le persone più corrotte che ho incontrato sono quelle che ti dicono: io sono onesto, gli altri no. Quando qualcuno incomincia a presentarsi così, io comincio a pensare che forse, c’è qualcosa che non funziona.
Per il segretario generale del Comune di Palermo, Fabrizio Dall’Acqua l’organizzazione di eventi dedicati alla trattazione dei temi della trasparenza e dell’anticorruzione è occasione per alimentare quel rapporto di fiducia tra il cittadino e le istituzioni che non sempre si manifesta particolarmente solido. Le istituzioni pubbliche, a tutti i livelli, per recuperare credibilità ed acquistare maggiore fiducia nei confronti della collettività amministrata, devono sforzarsi di dimostrare coi fatti le iniziative concretamente avviate e quelle programmate per contrastare forme opache di gestione della cosa pubblica e usi distorti del potere pubblico, anche avvalendosi dei suggerimenti e delle proposte dei destinatari delle azioni di governo, ossia dei cittadini. Quale strumento di contrasto alla corruzione, Dall’Acqua ha voluto presentare il piano di lavoro che il Comune di Palermo intende adottare, in aderenza allo spirito legislativo dettato dalla La legge 6 novembre 2012, n. 190 relativa al Piano Nazionale Anticorruzione. Infatti, sulla base di tale norma si sono esaminati i profili preventivi per riorganizzare la propria macchina amministrativa, dettando regole di trasparenza, e i profili repressivi attraverso la rimodulazione di fattispecie di reato, con l’inasprimento di sistemi sanzionatori già previsti. Il legislatore si è reso conto che il fenomeno corruttivo non lo si può efficacemente combattere soltanto con l’inasprimento del sistema sanzionatorio, ma attraverso tutta una serie di azioni che possano incidere sull’amministrazione stessa, per cercare di recuperare la fiducia del cittadino nei confronti delle Istituzioni e per diffondere i valori della legalità degli apparati pubblici. Dall’Acqua ha esplicitamente richiamato l’attenzione sulla necessità di ridurre le opportunità in cui si manifestino casi di corruzione, aumentare le capacità di scoprire i casi di corruzione, creare un contesto sfavorevole alla corruzione, quale minaccia della democrazia e delle strutture basilari dello Stato di diritto.
La dott.ssa Giammanco, ha affermato che iniziative simili servono ad alzare la mira sui contenuti e sui valori etici da porre a guida dell’azione amministrativa. Non a caso le prime due giornate sono state dedicate al ricordo di vittime di mafia esempi di integrità morale: Libero Grassi e Rosario Livatino”. Parlando di trasparenza, la Giammanco ha incentrato il suo intervento sull’accessibilità totale alle informazioni concernenti l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche. La Responsabile dell’Anticorruzione ha evidenziato che – l’Italia si colloca al 69° posto, nella graduatoria mondiale di 177 Paesi, tra Montenegro e Brasile. Inoltre, facendo da eco alla normativa nazionale anticorruzione, 190/2012, richiamata dall’avv. Dall’Acqua, ha affermato che tale legge rappresenta la risposta alle richieste di adeguamento provenienti dal contesto mondiale ed europeo, cui hanno fatto seguito diversi decreti legislativi attuativi e modificativi, come il D. Lgs n.33/2013, la legge regionale n. 1 del 4 del gennaio 2014, o come quella per cui il Presidente della Regione (quale organo di indirizzo politico) ha nominato il responsabile per la Prevenzione della corruzione e per la trasparenza, collocando la Sicilia tra le prime regioni italiane a provvedere a tale nomina. Inoltre, Il Presidente, su proposta del responsabile ha adottato il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (P.T.P.C.), il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità (P.T.T.I.) e il Codice di Comportamento per i dipendenti dell’amministrazione regionale; di riflesso è stato istituito l’Ufficio di Procedimenti Disciplinari (UPD) e un Organo Indipendente di Valutazione (OIV). La Giammanco ha parlato anche di formazione da erogare al personale degli uffici centrali e periferici, avente un approccio valoriale, volta a diffondere la cultura dell’etica e delle legalità, oltre che a trasferire competenze nelle tematiche, quali appalti, sussidi, etc, investiti da fenomeni corruttivi. La Giammanco, comunque, non ha sottaciuto le ombre della normativa in questione (D.Lgs. 33/2013), avuto riguardo all’eccessivo numero di dati, ridondanza di alcuni obblighi, le difficoltà del cittadino di orientarsi tra le sottosezioni, e la mancanza di modelli standard per tutte le amministrazioni per la pubblicazione uniforme dei dati, etc.
Per la dott. ssa Calaciura, che sostiene l’accusa in grado di Appello (2° ed ultimo grado di giudizio) nei giudizi di responsabilità che si svolgono davanti la sezione di Appello verso tutti coloro che maneggiano danaro pubblico, a livello politico o amministrativo, che hanno prodotto un danno all’erario, (Casse della Regione, delle ASP, e simm) ha detto: Il mio ruolo è vedere le patologie del sistema. Tutto ciò che arriva da me, spesso ha alle spalle un processo penale che si è concluso con condanna per corruzione, concussione, truffa, e così via. L’uomo della strada continua a pensare male della burocrazia, a ritenere la P.A. il regno dell’inefficienza della confusione. In questo contesto è difficile parlare di trasparenza come valido strumento alla lotta alla corruzione. Il contrasto alla corruzione si ha mediante una legge morale. La corruzione rappresenta una crepa rispetto all’integrità, quindi trasmette l’immagine di un tradimento, infrangendo la fiducia di chi ha dato quella potestà. La corruzione non è solo la dazione di danaro nella classica busta. Non si manifesta solo negli apparati, ma ovunque. La corruzione si nasconde nelle consulenze superflue. A volte, in occasione della creazione delle società partecipate. Società partecipate che, come le matrioske, tipiche del folklore russo, all’interno vedono altre società, che pur svolgendo spesso le stesse attività dell’ente controllante, sono occasione per nominare consigli di amministrazione, presidenti del CdA, collegi dei revisori, collegi dei sindaci. Sono altresì, purtroppo, occasione per assumere personale senza concorso pubblico, senza che vi sia una selezione, trattandosi, naturalmente di società private. Ma la strada che rende operativa la lotta alla corruzione è quella del buon funzionamento della P.A., contraria al mal funzionamento. Dovremmo fare riferimento alla disciplina filosofica di ogni condotta umana, che è l’etica. Notevole una frase di Aldo Moro, richiamata dalla responsabile Anticorruzione per l’occasione: “Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere.”
TrinacriaNews.eu ha effettuato interviste a Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, dirigente generale dell’Assessorato regionale della Funzione Pubblica Luciana Giammanco, procuratore generale Corte dei Conti per la Sicilia dott.ssa Diana Calaciura. Di seguito il contenuto delle interviste.
LEOLUCA ORLANDO
D. L’impegno del Comune di Palermo sul tema della trasparenza, rappresenta un momento di rottura rispetto al passato, in cui a volte non ha spiccato in questa virtù. Cosa ci può riferire ulteriormente?
R. Credo che il Comune di Palermo sia radicalmente cambiato, ormai da molto tempo. Basti ricordare che, in passato i sindaci erano normalmente amici dei boss mafiosi. Voglio ricordare che in effetti, ci fu uno che era lui stesso il boss mafioso, “Vito Ciancimino”. C’è stato un cambio forte di cui siamo orgogliosi, ma non dobbiamo abbassare la guardia ed oggi, il Comune di Palermo, è un Comune pilota, in campo nazionale, per le norme di trasparenza che si è dato e l’efficienza di questo meccanismo di funzionamento, che serve soltanto a mandare un messaggio: la trasparenza è conveniente, naturalmente, in una logica che non sia di chi cerca di accaparrarsi risorse pubbliche, ma, convenienza rispetto alla credibilità dell’operatore amministrativo, del funzionario, del dirigente, dell’efficienza dei servizi resi, della credibilità della P.A. Ecco perché in questo incontro nel quale ho voluto ricordare Filippo Basile, che è stato un funzionario regionale, vittima proprio della trasparenza, questo messaggio possa essere portato fuori da quest’aula, nelle scuole, perché ci si convinca che, il modo migliore per isolare i corrotti e gli opachi è fare trasparenza.
D. Come si possono combattere delle condotte oscure poste in essere dai singoli impiegati, funzionari infedeli che impinguano le casse comunali, compromettendo anche l’efficienza del rispettivo operato e quindi la trasparenza?
R. Con il controllo sociale, che presuppone un cambio di cultura e di mentalità. Mentre in passato si diceva: “si portò a casa la risma di carta, piuttosto che il computer, quello sì che è furbo”, adesso il linguaggio si dovrebbe invertire: quello sì che è un farabutto, si è portato a casa, il computer, la risma di carta.
D. Ma forme puntuali di monitoraggio?
R. Ci sono. Sono tutti previsti. Qualunque meccanismo di controllo, non eliminerà il reato ed il peccato dalla vita delle persone. Il problema è di coscienza.
D. Rispetto all’iniziativa realizzata di concerto con la Regione?
R. Sono esempi importanti di collaborazione fra il Comune di Palermo e la Regione. Mi auguro che questo tipo di clima si possa diffondere in tutti i Comuni della Sicilia, e quindi il mio impegno di Presidente dell’ANCI Sicilia.
LUCIANA GIAMMANCO
D. Quale messaggio vuole dare avuto riguardo in qualità di referente della Regione Sicilia agli amministrati (cittadini) sul tema ella trasparenza?
R. Il messaggio è quello che sta già nel titolo. Sono due amministrazioni che lavorano insieme, non a confronto, ma in collaborazione al servizio della comunità, con l’obiettivo comune della trasparenza. Perché solo attraverso l’azione che porta ad una vera trasparenza si può dare quella fiducia ai cittadini che è ancora difficile da fare radicare.
D. Ci sono due caratteristiche comuni a Regione e Comune, date dalle società partecipate. Queste società rappresentano la nota dolens di queste amministrazioni, molte delle quali alimentate da personale insediato con voti di scambio elettorale che hanno impinguato le rispettive casse e la cui presenza non sempre spicca per efficienza e trasparenza. Cosa profila per il loro futuro?
R. Ci sono tante società partecipate la cui attività è veramente di grande supporto. Si chiamano anche enti strumentali, mediante i quali le amministrazioni pubbliche, non solo regionali, possono raggiungere obiettivi, che per la sua stessa natura la P.A. non può raggiungere in maniera snella, come può fare invece, la società partecipata o l’ente strumentale. Questo ovviamente non significa che l’ente strumentale possa raggiungere quegli obiettivi, senza rispettare le regole di trasparenza.
D. Ciò nonostante la Regione Siciliana abbia il numero di personale più elevato di tutte le Regioni d’Italia?
R. Prescinde assolutamente. Le società partecipate non sono un numero così alto nella Regione Siciliana. E’ sicuro che le società partecipate in tutte le pubbliche amministrazioni statali, regionali e comunali, non voglio dire che non siano proliferate, perché sicuramente lo sono, tant’è che c’è stato un intervento legislativo nazionale teso proprio a tagliare e ridurre le società partecipate non ritenute strategiche. Cosa vuol dire? Che allo stesso tempo, il legislatore ha ritenuto strategiche alcune società partecipate. Non devono essere demonizzate. Devono essere considerate quelle e soltanto quelle che effettivamente rendono utile la loro funzione al servizio della P.A.
D. I premi concessi ai pubblici dipendenti, non sempre sono sostenuti dai risultati effettivamente raggiunti dai rispettivi beneficiari, per produttività e merito. Si introdurranno dei criteri/indicatori più efficaci che garantiscano la giustizia e la trasparenza del premio?
R. Mi piace parlarne perché voglio specificare che non si tratta di premi, si tratta di c.d. “indennità di raggiungimento di un risultato”. Ci sono delle direttive di indirizzo politico che vengono calate nell’attività di gestione dei dirigenti generali, che a loro volta la calano ai dirigenti di servizio, nelle Unità Operative, a loro volta nei piani di lavoro dell’amministrazione. Ciò vuol dire che tutto il personale di tutte le varie categorie e qualifiche, lavora per il raggiungimento dell’indirizzo dato dalla direttiva programmatica del Presidente della Regione e degli Assessori. I criteri sono esistenti; sono rigidi. Sono previsti dei criteri sia, nel tipo di obiettivo che deve essere dato (perché non un qualsiasi obiettivo è un obiettivo strategico), sia nell’assegnazione di valore prioritario o meno di un obiettivo. Poi, in relazione ai tempi nel raggiungimento dell’obiettivo. Quindi, le azioni che vengono previste per il raggiungimento del prodotto che serve per raggiungere l’obiettivo. Quindi, anche capacità organizzativa di prevederle per raggiungere l’obiettivo, quindi, manageriale che deve far parte del pubblico dipendente, del dirigente, come se fosse un privato datore di lavoro. Sulla maggiore trasparenza, oggi abbiamo un sistema GE.CO. (Gestione e Controllo) che non è più sulla elargizione in maniera errata, ma sulla dazione di quanto spetta per l’indennità di risultato, che intanto è graduata. Non tutti i dipendenti e non tutti i dirigenti hanno il massimo e non tanto perché come alcuni dicono ”se ti do il massimo non puoi migliorare”, perché sarebbe triste. In realtà si può sempre migliorare sempre nel massimo, ma perché quando tra due colleghi nelle scrivanie accanto c’è uno che fa di più, l’altro tenderà a fare sempre meno.
Oggi c’è un programma ed é tutto informatizzato, e prevede l’inserimento (dei dati) man mano che le azioni vengono svolte, man mano che ci si avvicina alla data prevista per il raggiungimento dell’obiettivo e che non si possono più modificare. Questo è un traguardo importantissimo perché non saranno più possibili eventuali ripensamenti, né in negativo, né in positivo, quindi maggiore trasparenza anche nella valutazione.
D. A proposito di Codice disciplinare, per frenare l’emorragia di impiegati infedeli nell’assenteismo, nell’uso improprio del badge, negli orari di ingresso e uscita, come nell’utilizzo indebito di conti correnti pubblici per fini privati, etc., cosa si sta facendo?
R. C’è la possibilità di fare segnalazioni. Il segnalante (il whistleblowing è un istituto previsto dal legislatore) cioè colui che fa un fischio, una segnalazione a chi può fare qualcosa di un fatto, alla base del quale ci può essere una condotta o attività sospetta. C’è il principio costituzionalmente garantito della presunzione di innocenza; laddove questa non c’è più, bisogna andare all’ufficio procedimenti disciplinari, organo assolutamente indipendente, che opera attraverso il responsabile della prevenzione della corruzione, che sta sempre in contatto con la Procura della Repubblica, anche quando pervengono notizie di stampa, immediatamente si attiva alla Procura di riferimento.
Il Procuratore Agueci ha richiesto un futuro incontro tutti i responsabili della Prevenzione e della Corruzione di tutte le Amministrazioni della provincia di Palermo. Questo è un successo, sia della normativa, sia dei responsabili, sia di quello che stiamo facendo insieme a tutti i dipendenti, perché mi creda, sono moltissimi i dipendenti bravi e fedeli, di più di quelli infedeli, che fanno più notizia. Vorrei che anche questo passasse nella valutazione del comportamento. Diamo anche ai dipendenti fedeli un risultato, cioè questo amore di chi fa le cose in silenzio per l’amore di farle.
DIANA CALACIURA
D. Non sempre la P.A. si ispira al principio dell’art. 97 della Costituzione che stabilisce che gli Uffici pubblici siano ordinati in modo che sia garantito il buon andamento e l’imparzialità della P.A., oltre alla efficienza e l’economicità. C’è un problema di coscienza?
R. Io sono convinta che le leggi ci siano, che sono validissime, però dalla massa di fascicoli che ci sono nella mia stanza testimoniano la patologia del sistema. La Sezione d’Appello condanna, condanna tanto. Sono tutti processi collegati a processi penali, per concussione, corruzione, truffa. Per questo dico, torniamo all’etica, cerchiamo di penetrare nella coscienza delle persone. Il corruttore è un grosso peccatore che poi, alla fine è anche miope, perché non si rende conto che rovinando la società in cui lui esiste, genera una delle concause della crisi dell’economia.
D. Ci sono dei periodi in cui si è più accentuato tale fenomeno, ed altri meno e quali fasce sociali sono più soggette?
R. Ho la sensazione che sia a largo raggio e che non vi sia distinzione di credo politico, ammesso che oggi ci sia un credo politico. Non è neppure un problema di stipendi, perché troviamo tale fenomeno in chi guadagnava molto. Sembrerebbe quasi che ci sia oggi una “corruzione ambientale” e cioè, tutti quanti lo fanno, perché non lo devo fare pure io? Ed è lì che dobbiamo intervenire.
D. A proposito di etica, che ne pensa dello Statuto dell’ARS, che conserva molti privilegi ai dipendenti P.A. ivi impiegati, in cui sembra che neppure la Corte dei Conti riesca a penetrare ?
R. Si adegua a quello del Parlamento nazionale. E’ impenetrabile, come lo sono le spese del Presidente della Repubblica. Abbiamo avuto infatti alcuni problemi. Però, si sta aprendo qualche crepa, alcune cose siamo riuscite a cambiarle, laddove l’attività era para–amministrativa, così, lo stipendio del Segretario generale, l’intervento sui vitalizi delle persone condannate, etc.
D. Del Simposio Comune-Regione con l’evento odierno cosa ne pensa?
R. E’ utilissimo, validissimi sono stati i relatori, avendo chiarito anche a me tantissimo quello che anno gli operatori. Ho notato tuttavia, un fatto negativo, dell’eccesso di schede, di pagine web, per cui, laddove la gente vuole andare lì a cercare, avrà difficoltà. Comunque, tutto è perfettibile. Mi ha fatto piacere, comunque, scoprire personale della Regione che sta tutto il giorno a lavorare. Quindi, non è vero come si dice che, l’impiegato regionale non fa nulla.