Palermo – Chi non ricorda il discusso documentario americano Supersize me, diretto e interpretato nel 2004 dal regista e produttore tv Morgan Spurlock, che per un mese testò sulla propria pelle gli effetti negativi del cibo da fast food, mangiando solo alimenti della nota catena McDonald’s, tre volte al giorno ogni giorno. Spurlock si ritrovò ben presto, dll’essere in perfetta forma fisica, guadagnare ben 11 kg in soli 30 giorni, con valori di colesterolo e trigliceridi alle stelle e un incremento della massa corporea del 13%. Un risultato inaspettato, che sconvolse perfino i medici, che seguirono l’uomo durante l’insolito esperimento. Questo documentario aprì, una volta per tutte, gli occhi sugli effetti devastanti del “cibo spazzatura”, oggi sempre più diffuso anche nel nostro Paese.
Sebbene siano state realizzate numerose campagne mediatiche sull’importanza di una sana alimentazione, il “junk food” continua a riscuotere un enorme successo, soprattutto tra i giovanissimi. Ma perché piace così tanto? Piace perché costa poco, è pratico e veloce, facile da trovare, buono da mangiare e bello da vedere.
Per contrastare questo diffuso fenomeno, già nel 1986, il gastronomo e giornalista, Carlo Petrini aveva intuito l’importanza di promuovere un’alimentazione alternativa, un nuovo stile di vita non solo alimentare, che fosse rispettoso del territorio e delle sue tradizioni locali e così creò Slow Food, un’associazione non profit dal profilo internazionale.
Secondo “Slow Food”, che oggi conta 100 mila associati in 150 paesi del mondo (40mila solo in Italia), è necessario riscoprire il cibo come veicolo di cultura, ricchezza, tradizione e identità locali. Lo slogan dell’associazione è significativo: buono, pulito e giusto. Buono, per le qualità organolettiche degli alimenti e per i sentimenti e ricordi ad essi associati; Pulito, perché prodotto nel rispetto dell’ambiente; Giusto, perché i prodotti devono essere genuini, senza l’utilizzo di manodopera nera e devono provenire da filiere conosciute e agricoltori onesti.
Oggi in Italia sono 200 i presidii e 1600 i produttori ed esiste perfino il marchio Presidio Slow, inserito sulle etichette e sulle confezioni per tutelare i prodotti “slow food”. Ciascun presidio segue delle regole specifiche e rigorose. La coltivazione di ortaggi, frutta e verdura, così come l’allevamento si basa su varietà autoctone, i formaggi vengono prodotti secondo pratiche tradizionali, gli animali vengono nutriti con fieno ed è bandito qualunque tipo di insilato e prodotto geneticamente modificato, le conserve e le confetture non contengono conservanti e coloranti, i pescatori rispettano i cicli di sviluppo delle specie ittiche, le etichette e le brochure sono realizzate con materiale ecologico e infine tutte le produzioni hanno una loro storia e sono radicate nel territorio.
Quest’anno l’appuntamento con il secondo Slow Food Day si è tenuto in oltre 300 piazze italiane, che il 26 maggio hanno ospitato diversi presidii dell’associazione.
A Palermo la manifestazione si è svolta presso l’Orto Botanico, in via Lincon 2, dalle ore 9 alle 19.30. Durante la giornata è stato possibile girare tra i banchetti e degustare prodotti tipici, un’occasione per riscoprire le proprie radici, i sapori dell’infanzia, ma anche per conoscerne di nuovi. Prodotti di qualità dal retaggio antico, ognuno con una grande storia alle spalle. C’era il pane nero di Castelvetrano, ancora oggi lavorato secondo la tradizione e macinato in mulini a pietra naturale, c’era la provola delle Madonie, prodotta dalla dottoressa Invidiata Grazia, che, laureatasi in Agraria, ha deciso di applicare le conoscenze acquisite alla sua azienda, selezionando personalmente i capi allevati e migliorando i pascoli con una serie di interventi specifici, c’erano le deliziose varietà di miele ape nera sicula e tanti vini pregiati come quelli dell’azienda bio Bosco Falconeria di Partinico o dell’azienda Ceuso di Calatafimi Segesta. C’era anche l’olio extravergine d’oliva Il Feudo, prodotto nel frantoio oleario dei fratelli Bontempo a Naso (Messina) e c’era la manna di Zabbra con le sue proprietà digestive e terapeutiche.
Durante la mostra-mercato sono stati, inoltre, realizzati laboratori creativi per bambini, è stato possibile cimentarsi in allenamenti psicofisici in sospensione aerea con le insegnanti di Yoga di Spazio Zoema e Asana Air e, infine, assistere allo spettacolo musicale de La bottega delle percussioni dal ritmo pieno e coinvolgente.
Una giornata all’insegna dell’allegria, di profumi, odori e sapori tipici, utile per riflettere sulle nostre scelte alimentari quotidiane.
È necessario salvaguardare la biodiversità agro-alimentare contro i prodotti tutti uguali, che le multinazionali ci propinano. Basti pensare che nei supermercati oggi ritroviamo solo 5 tipi di mela, quando in realtà esistono centinaia di varietà al mondo. Secondo Slow Food l’alimentazione mondiale sta diventando “monocorde”, mentre è necessaria una produzione di nutrienti diversificata.
Conoscere gli alimenti, da dove vengono, chi li ha coltivati è di fondamentale importanza e, in fondo, tutti guadagnano dal mangiare cibo di qualità. I piccoli produttori, che cercano nuovi mercati, per non essere fagocitati dalla grande produzione, Slow Food, che da anni si batte per diffondere una nuova cultura alimentare, ma soprattutto le persone comuni, sempre più desiderose di prodotti genuini, sapori legati al territorio e di riappropriarsi del proprio futuro a partire dal cibo che servono sulle loro tavole.