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Anno XII - Num. 57 - 09 dicembre 2024

Anno IV - Num. 20 - 01 gennaio 2016 Cultura e spettacolo

Silvana La Spina “L’uomo che veniva da Messina”

di Pietro Ciccarelli

la spina url immagine socialSilvana La Spina, L’uomo che veniva da Messina, edizione Giunti, 2015.Un romanzo, una biografia non autorizzata, una confessione in punto di morte, una rivisitazione del percorso terreno del pittore Antonello da Messina, frutto della fantasia della scrittrice Silvana La Spisa?

Meglio, forse, un affresco storico del 15° Secolo, alle soglie e in pieno Umanesimo, che fa da sfondo chiarificatore alla vita sgregolata, tormentata e all’impossibile ricerca della misericordia di quel Dio che ama i suoi figli e che riserva al pittore siciliano quel tormento con il quale deve guadagnarsi un’impossibile e inutile gloria terrena. Una vita raccontata in prima persona da Antonio de Antoni, meglio conosciuto come Antonello, il messinese, poi per tutti diventato Antonello da Messina. Antonello, il messinese sente avvicinare la sua ora e in punto di morte chiede la “presenza e il conforto” di mastro Colantonio, suo primo mentore nella cui “bottega” Antonello apprende i primi rudimenti della pittura.

Ma la vera illuminazione avviene dopo la visita a Palermo a Palazzo Sclafani dove alcuni pittori fiamminghi stavano ultimando “Il Trionfo della Morte” (ancora oggi è possibile ammirare l’immensa, in tutti i sensi, opera al museo di Palazzo Abatellis in via Alloro a Palermo). La meraviglia di Antonio de Antoni è tale che ne segnerà tutto il suo percorso da artista e di uomo. La novità, nel mondo della cultura dell’Umanesimo e in particolare in campo pittorico è la cosiddetta pittura ad olio, il cui segreto è ben custodito dai fiamminghi come Petrus Cristus (Petrus Christus è stato un pittore fiammingo appartenente alla cosiddetta “seconda generazione” della pittura fiamminga, dopo la prima dei fondatori Jan van Eyck, Rogier van der Weyden e Robert Campin.) e il particolare da Jan Van Eyck il “faro” che illuminerà il sogno del giovane messinese di famiglia proletaria, figlio di un modesto “mazzone”, cioè lavoratore della pietra e scalpellino.

Ma l’angusta Messina è ben poca cosa per le ambizioni artistiche di Antonello e nel racconto di Silvana La Spina lo vediamo peregrinare per l’Europa, Bruges in particolare a “caccia” del segreto del pittore Jan Van Eyck, Napoli, Roma e Venezia. Pittore assetato di sapere, affamato di sesso che non disdegna gli incontri a pagamento e le grandi bevute in compagnia del buffone di corte e gobbo Cicirello. Ma nella sua continua ricerca della “gloria” deve anche scontrarsi con una moglie che non ama e che viene imposta dalla famiglia, con l’infida presenza, l’invidia e l’odio dell’umanista e cortigiano Il Panormita (al secolo Antonio Beccadelli), non trova come alleati neanche l’altero Andrea Mantegna, lo scostante Piero della Francesca, mentre con i fratelli Gentile e Giovanni Bellini istaura quel rapporto di aiuto reciproco e incoraggiamento che non ha mai trovato nella sua famiglia d’origine.

C’è anche il grande amore per Griet, figlia di Van Eyck, che Antonello amerà fino all’ultimo respiro e che farà da modella – possiamo ammirare nella sua misteriosa bellezza, nell’Annunziata di Antonello da Messina a Palazzo Abatellis a Palermo.

La vita di Antonello da Messina raccontata dalla scrittrice Silvana La Spisa è in parte frutto dell’immaginazione, ma le fonti a cui si è ispirata la scrittrice devono essere in gran parte autentiche e, anche se fosse solo frutto della “fantasia”, la possibile realtà è così credibile ed avvincente che lascia “stupito” il lettore per la mole di lavoro che sottointende le ricerche storiche-biografiche dell’autrice. Silvana La Spina è nata a Padova da madre veneta e padre siciliano. Ha pubblicato il volume di racconti Scirocco (La Tartaruga 1992, premio Chiara) e i romanzi: Morte a Palermo, (La Tartaruga 1987, Baldini & Castoldi; premio Mondello 1999), L’ultimo treno da Catania, (Bompiani 1992), Quando Marte è in Capricorno (Bompiani 1994, Un inganno dei sensi malizioso (Mondadori 1994) L’amante del paradiso (Mondadori 1997), Penelope (La Tartaruga 1998), La creata Antonia (Mondadori 2001), La continentale (Mondadori 2014). Sempre per Mondadori sono usciti tre romanzi dedicati alle indagini del commissario Maria Laura Guagenti: Uno sbirro femmina (2007), La bambina pericolosa (2008) e Un cadavere eccellente (2011). Recensione a cura di Pietro Ciccarelli, giornalista.

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