Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, / la quale ne sustenta et governa, / et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
E’ solo una traccia del Cantico alle Creature di francescana memoria, ripresa da Papa Francesco con la pubblicazione della sua Enciclica sull’ ambiente “LAUDATO SI”. E’ anche la musa che ha ispirato il Movimento “Lidea Nuova” in collaborazione col “CEPES” (Centro studi ed Iniziative di Politica Economica in Sicilia) a realizzare il seminario: Ambiente e sviluppo: quali prospettive per la Sicilia e per Palermo. L’evento si è tenuto Venerdì 10 Luglio 2015 alle ore 16,00 presso Palazzo Cefalà (vicolo Sciara,angolo via Alloro) .
Partendo dall’Enciclica di Papa Bergoglio, infatti, (con un doppio appello a “proteggere la casa comune”, controllando il surriscaldamento climatico e altri danni ambientali, ma anche cambiare modello di sviluppo per i “poveri” e “per uno sviluppo sostenibile e integrale”) è emersa la testimonianza, forte, della Chiesa di esortare l’uomo a rispondere alla sua ancestrale chiamata: di “coltivare e custodire” (Gen. 2,15)[1]. Parimenti, Lidea Nuova e il CEPES hanno unito le forze per avviare un processo di sensibilizzazione, attraverso un incontro aperto a tutti i cittadini sui rischi ecologici che una cattiva gestione della “res pubblica” sta comportando per la nostra Isola, la Sicilia.
Durante il seminario sono state affrontate diverse tematiche macro-ambientali (come i cambiamenti climatici in corso, l’ inquinamento atmosferico e il riassetto del territorio). Non ultime, le tematiche sulle varie criticità della Sicilia, relative alla noncuranza e la gestione scellerata di alcuni parchi pubblici Siciliani e il verde a Palermo. In particolare, è su quest’ultimo tema che il Movimento “LIDEANUOVA” si è mobilitato con diverse battaglie di sensibilizzazione (vedi SIT IN per la riapertura al pubblico di Villa Giulia ).
Durante il seminario, i cui lavori sono stati diretti dal Coordinatore del Movimento “LIDEANUOVA” dott. Ignazio Gattuso, sono intervenuti tra gli altri, l’avvocato (e giornalista pubblicista) Lino Buscemi, l’ ex sen. e Presidente del CEPES Nicola Cipolla, il docente di Sociologia Ambientale dell’Università degli Studi di Palermo Aurelio Angelini e l’Ingegnere Capo della sezione Edilizia privata del Genio Civile di Palermo Raimondo Giammanco.
E’ seguito un partecipato dibattito. Ha concluso i lavori il Presidente del Movimento Lidea Nuova, Filippo Romano.
Aurelio Angelini nel suo intervento ha sottolineato le grosse opportunità di cui disporrebbe la regione Sicilia sotto diversi profili, se si fosse realizzato un utilizzo adeguato delle risorse di cui dispone, a partire da quelle energetiche. “Proprio oggi che, nello scenario europeo e mondiale si cerca di traghettare i sistemi energetici basati sui carbon fossili verso quelle rinnovabili per avere energia disponibile a bassissimo o zero impatto ambientale, questa rappresenta la questione energetica, il carburante cruciale per un futuro sostenibile, che fa tesoro delle risorse di cui dispone” – Continuando Angelici ha aggiunto – “A proposito di energia, la Sicilia è ricca di sole, di vento, di geotermia, di movimento ondoso, eppure tale regione ha i più alti indici di inquinamento d’Italia. Ciò per scelte maturate tra gli anni ’50 e ’60 che hanno condannato i siciliani ad essere i poveri della chimica, della raffinazione, quindi, alla marginalizzazione della modernizzazione del Paese. Oggi si é di fronte ad una crisi molto dura della Sicilia, proprio perché i sistemi industriali che hanno trovato luogo in Sicilia sono andati definitivamente in crisi. I poli petrolchimici sono a fine ciclo vita dell’attività produttiva. Ci viene lasciata una pesante eredità in termini di inquinamento e di devastazione ambientale, piegando intere aree del territorio, vocate naturalmente ai beni culturali, all’agricoltura e alla pesca. Così Gela. Quindi, occorre liberarsi definitivamene di quel modello imposto per dare un nuovo futuro, entrando nell’ottica che, in Sicilia non c’è spazio per una nuova produzione petrolifera, per un futuro automobilistico (Termini Imerese), per un futuro edilizio che ha devastato e cementificato il territorio regionale. Da considerare che questo processo di industrializzazione dissennato è stato accompagnato da un processo di parassitismo diffuso, fatto da interventi legislativi ad personam, che i parlamentari regionali, effettuavano in virtù del legame con il territorio, soprattutto provinciale che li aveva eletti. Vincolo che ha piegato tutta la legislazione alla gestazione di spese parassitarie. Non abbiamo una legge sul mare, sui rifiuti. Non abbiamo un piano energetico, perché scaduto due anni fa, e costituito comunque da diverse falle. Angiolini infine, ha stigmatizzato le divisioni, anche in ambito nazionale sull’eolico, la mancanza di una volontà politica ad approvare delle norme, a garantire trasparenza nel governo della regione, visto che non traspare in nessun settore, come parimenti la mancanza di programmazione, di capacità di spese dei fondi comunitari.Angiolini si è spinto oltre affermando che la Regione Siciliana è diventata un elemento di blocco delle stesse iniziative private, salvandosi solo quelle che si sono votate all’internazionalizzazione e mantenendo le distanze con la stessa Regione.
Giammanco, ponendo l’enfasi sui danni perpetrati all’ambiente dall’abusivismo edilizio e dalle discariche abusive, ha lanciato la sfida di recuperare il recuperabile, a partire dalla fruibilità e dal riuso della città di Palermo: Brancaccio, San Lorenzo, Zen, interi quartieri condannati dall’abusivismo edilizio che, insieme ad altre cittadine siciliane hanno subito la deturpazione della naturale ed atavica bellezza dell’isola. Giammanco riconducendosi agli antichi metodi di edificazione delle civili abitazioni ha parlato di “autentici esemplari di costruzioni ecologiche”, anche dal punto di vista dei costi, facendo emergere la necessità di ritornare indietro nel tempo e nei metodi di costruzione, per un uso responsabile delle risorse, che garantiscano alle attuali generazioni ed a quelle future di potere andare avanti.
TrinacriNews.eu ha intervistato l’avv. e giornalista LINO BUSCEMI e prof. AURELIO ANGELINI
LINO BUSCEMI
D. Cosa ne pensa del fatto che, per proteggere l’ambiente dallo scempio umano da cui è funestato, Papa Francesco sia dovuto scendere in campo con l’enciclica “Laudato sì”?
R. Noi laici, ancorché cattolici o di altra confessione dobbiamo ispirarci fondamentalmente alla Costituzione. Perché la tutela dell’ambiente nella Costituzione ha un suo riferimento. Il richiamo del Papa è il richiamo del Capo di una delle religioni più grandi del mondo e comunque, è dalla cattedra di Pietro che viene un richiamo ai Governanti, soprattutto a tutti gli uomini della terra, di rispettare la natura. Violentare la natura significa violentare l’uomo. E quando si violenta l’uomo, non c’è certamente un avvenire prospero, non c’è all’orizzonte qualcosa di buono. Il Papa ha esortato gli abitanti della terra di tenere in grande considerazione i beni che madre natura ci ha messo a disposizione: l’acqua, la vegetazione, il mare, le montagne, tutte cose che non dovremmo mai dimenticare. Il Papa ha fatto un richiamo etico, civile, ma sotto sotto, è anche un richiamo politico. Non è possibile che si fanno gli incontri internazionali, si stabilisce di ridurre l’emissione di CO2 nell’atmosfera e poi non si fa nulla. Non è serio. I politici non possono dare un colpo al cerchio ed un altro alla botte. Bisogna ridurre l’inquinamento atmosferico, ma non bisogna ubbidire poi a chi inquina. Gli U.S.A. per esempio non accettano l’idea che si debba cambiare fonte energetica, ma continuare sempre con le trivellazioni e con il petrolio. Questa logica economicistica non si può conciliare con i nuovi assetti.
D. Cosa si può fare perché le enunciazioni teoriche non rimangano tali?
R. C’è un ambientalismo di salotto, poi c’è un ambientalismo militante. Oggi dobbiamo immaginare un ambiente che sappia coniugare sviluppo, occupazione e reddito. Se non lo vediamo sotto questa prospettiva, tutto diventa difficile. Noi abbiamo esigenza di produrre energie alternative, di ridurre la disoccupazione, di portare fuori larghe fasce di popolazione dalla povertà. Così le energie alternative serviranno a fare ridurre la bolletta, aiutando i meno abbienti. Bisogna fare le leggi. Noi abbiamo proposto una cosa concreta: il piano energetico siciliano come prospettiva immediata di intervento sul territorio per evitare ce la Sicilia, su questo versante, navighi al buio.
D. Come spiegare la mafia nell’eolico e le ecomafie?
R. La cronaca nera ci dice che la mafia sull’eolico ha messo le mani. Basta vedere quello che ha fatto Messina Denaro a Trapani. Per questo occorre più trasparenza: Perché usufruire di pubblici finanziamenti da parte di potentati economici e non i singoli cittadini? Si facciano bandi pubblici trasparenti. Si invitino i cittadini a qualsiasi fascia di reddito appartengano ad usufruire di questi benefici. C’è stato chi ha proposto di fare un “programma di dislocazione delle pale eoliche”, non di collocarle dove conviene. Perché collocarle dove conviene e non dove è necessario?
AURELIO ANGELINI
D. Affinché si abbia una rottura escatologica rispetto al passato in Sicilia, lei cosa propone?
R. Intanto, è necessario che si vada al più presto al voto. Questa legislatura ha dimostrato di non essere all’altezza di un’attività legislativa ordinaria. Quindi, di farsi carico degli interventi legislativi di una normale legislazione. Se poi, pensiamo ai gravi problemi della Sicilia, ci saremmo aspettati gli straordinari, mentre sembra che il Parlamento regionale sia costantemente in vacanza. E’ necessario mettersi alle spalle questa legislatura ed è necessario un cambiamento radicale della rappresentanza della politica. Questa ha dimostrato di non essere all’altezza dei problemi della Sicilia. La Sicilia è una regione che ormai, è al di fuori degli standard medi del sud Italia. Si è parlato di un’Italia a tre velocità: nord, centro e sud. La Sicilia, è la quarta velocità. Da sola, l’isola è al di fuori delle capacità, delle strategie, della legislazione, delle attività economiche che ritroviamo nel sud Italia. Questo ce lo dicono tutti gli indicatori, che per motivi, economici, o sociali, o di qualità vedono le città siciliane classificate all’ultimo posto. La Sicilia oggi non è presa neppure in considerazione; risulta “non pervenuta”.
D. Non crede che la rottura escatologica debba investire anche il cittadino comune, partendo dalla raccolta differenziata, snobbata da una famiglia su cinque?
R. Senz’altro. Anche perché non ci può essere un cambiamento della società se non è questa a volerlo. A volte, la rappresentanza politica è una proiezione, a volte anche peggiore, della società nella quale noi viviamo. E’ necessario che questa rottura, come voglia di cambiamento avvenga nella consapevolezza che la Sicilia si trova in un baratro, non sull’orlo. Pertanto, deve venirne fuori. Ci vuole orgoglio, determinazione, spirito isolano per capire che, oggi è necessario approntare dei cambiamenti, non solo nel Governo, ma anche in quello che i cittadini sono disposti a fare per migliorare la qualità della vita. A proposito di rifiuti, la condizione nella quale ci troviamo di città sporche è un mix tra cittadini che non si comportano in maniera corretta e un’amministrazione che non è in grado di organizzare il servizio all’altezza, priva di una filiera industriale organizzata nel territorio che vede i cittadini, come primo soggetto, impegnato nel dividere i rifiuti per tipologia e, gli impianti che valorizzino la materia contenuta nei rifiuti. Per questo ci troviamo in una situazione drammatica. I cittadini, come il sistema industriale non vengono organizzati. La Sicilia è l’unica regione d’Europa priva di un piano di gestione degli ambiti, né ci sono piani comunali indirizzati a questa metodica europea, ben disciplinato da direttive europee e normativa nazionale e da una normativa regionale non compiuta, che rimane inapplicata.
D. Chi vede in prima linea prestarsi per questo agognato cambiamento?
R. Io vedo che in Sicilia, le uniche realtà vive sono riconducibili al mondo dell’associazionismo, dei movimenti. Quindi, non sono soggetti politici. Non hanno una rappresentanza politica che esprima questa rottura. Ma Io sono fiducioso che, oggi questo possa avvenire perché siamo riusciti a dire no al MUOS. In Sicilia stiamo cercando, in tutti i modi, di impedire che avvenga la trivellazione del nostro mare, compromettendo le risorse del nostro mare e delle coste siciliane. I movimenti sono stati in grado di ribaltare l’esito nefasto della gestione privatistica dell’acqua e potremmo continuare. C’è un mondo in cammino che rappresenta una coscienza di cambiamento. Si tratta, nel prossimo futuro, di canalizzarla in maniera istituzionale, con una rappresentanza adeguata, proprio per lasciarci alle spalle questo mondo politico di dinosauri che merita l’oblio.
[1]Prefazione di Carlo Petrini al Libro Laudato Si, dell’Autore, Papa Francesco (Josè Bergoglio), riferendosi all’uomo nell’Eden, chiamato da Dio a coltivare e custodire il giardino.