Periodico registrato presso il Tribunale di Palermo al n.6 del 04 aprile 2012

Anno XII - Num. 57 - 09 dicembre 2024

Anno II - Num. 13 - 27 settembre 2014 Politica e società

Scorta Civica: Sit-in davanti Palazzo di Giustizia Palermo per Procuratore Generale Roberto Scarpinato

(All'interno interviste a Sindaco di Palermo Orlando, Placido Rizzotto, nipote del sindacalista ucciso dalla mafia, Linda Grasso fondatrice Scorta Civica e Vincenzo Agostino, padre del poliziotto ucciso dalla mafia insieme alla moglie)

di Maria Pia Iovino

sit-in scarpinatoPalermo, 7 ottobre 2014. Scorta Civica e le altre associazioni antimafia sono scese in piazza a sensibilizzare la collettività e sostenere il Procuratore Generale dopo la decisione del Comitato Provinciale per la Sicurezza Pubblica di potenziare le misure di sicurezza in favore del Procuratore Generale Roberto Scarpinato dopo che questi aveva subito minacce ed è stata, inoltre, ipotizzata una presunta manomissione di videocamere del corridoio della Procura Generale.

Scorta civica, con i suoi striscioni, insieme ad altri movimenti cittadini antimafia hanno deciso di scendere in piazza unitamente a parenti di vittime della mafia, rappresentanti delle Istituzioni, sindacati di Polizia penitenziaria, per esprimere pieno sostegno al Procuratore Generale che dovrà seguire personalmente il processo d’appello al generale dei carabinieri Mario Mori, accusato e assolto in primo grado dall’accusa di favoreggiamento alla mafia.

Per l’occasione sono stati presenti anche il Deputato Regionale, Fabrizio Ferrandelli, il Primo cittadino, Leoluca Orlando, il quale, impugnando un megafono, ha voluto ribadire l’importanza della ricerca verità. Inoltre, Orlando solidarizzando con i PM e il PG minacciati, così si è espresso: Essere qui, è un modo per essere vicini a tutti i magistrati, in particolare a Di Matteo e Scarpinato che sembrano essere al centro di una spirale perversa, dalla quale non si capisce dove inizia la mafia e dove finiscono i servizi deviati. Non si capisce dove inizia la criminalità quella che tutti noi conosciamo e condanniamo e quella che, non conoscendola rischia di essere più pericolosa di quella che conosciamo e condanniamo. Per l’occasione, l’eurodeputata Barbara Spinelli (Lista Tsipras), che ha fatto la sua campagna elettorale a Palermo con Scorta civica, ha mandato un messaggio di sostegno alla manifestazione, essendo uno dei temi a lei cari.

TrinacriaNews.eu esprimendo la sua vicinanza e solidarietà al Procuratore Generale Scarpinato, è stata presente al Sit-in e ha effettuato seguenti interviste:

LEOLUCA ORLANDO

D. Cosa l’ha indotta, personalmente, a volere testimoniare ancora una volta il suo impegno antimafia?

R. Credo che io sono qua in coerenza con la mia storia, ma anche a chiedere quello che tanti palermitani chiedono. Noi siamo convinti che bisogna liberare lo Stato, gli uomini delle Istituzioni dalla presenza, dall’ipoteca della mafia. Siamo convinti che, oltre a combattere i Riina o i Provenzano, i Messina Denaro, i Lo Piccolo, bisogna chiedersi quanti, dentro le istituzioni hanno paura di questi signori; hanno paura perche sono complici o sono stati complici, o temono in qualche modo, di essere scoperti. Ecco perché il lavoro dei magistrati, di Roberto Scarpinato, di Nino Di Matteo, è certamente un lavoro difficile perché i loro avversari non sono solo fuori, ma molto spesso, possono essere sopra o accanto a loro.

D. Intravede un tentativo di isolamento di questi magistrati da parte di queste talpe che si sono infiltrate all’interno del Palazzo di Giustizia?

R. Certamente c’è un obiettivo perverso, destabilizzante che è l’obiettivo di impedire di scoprire quello che non sappiamo. Vi fu certamente una trattativa tra Stato e mafia e quella trattativa non fu fatta da un rozzo personaggio che sta nella stalla di Corleone e un altro pastore che sta nelle campagne all’interno della Sicilia. E’ chiaro che questo obiettivo ha visto coinvolti uomini delle istituzioni, anche persone che, per il loro ruolo avrebbero dovuto difendere la legalità, ma l’hanno tradita. Ecco perché il Comune di Palermo si è costituito parte civile per sostenere l’accusa e per rivendicare la verità giudiziaria. La verità storica è nota, la conosciamo. Abbiamo bisogno di avere anche la verità giudiziaria.

D. C’è un’antimafia finta?

R. C’è l’antimafia che rischia di diventare un luogo comune, soprattutto quando è “di maniera”, quando pensa che l’antimafia si faccia soltanto organizzando convegni e possibilmente non arrestando mai uomini delle istituzioni che sono collusi o sono complici, a prescindere dal fatto che, il giudizio finisca poi, con la prescrizione o senza prescrizione. Il tema di fondo non è giudiziario, è politico. Tutti sappiamo in questa città che, in passato al suo governo c’era la mafia. La mafia governava la città. Oggi, la mafia c’è ancora. Sicuramente è una tessera mostruosa del mosaico Palermo. Ma, con orgoglio diciamo che, oggi la mafia non governa la città. Non vorremmo che, non governando la città, provi a governare l’intero Paese.

PLACIDO RIZZOTTO JUNIOR (nipote di Placito Rizzotto – sindacalista ucciso dalla mafia il 10 marzo 1948, il cui corpo fu rivenuto nel marzo 2009. Funerali di Stato – Corleone, 24 maggio 2012)

D. Cosa percepisce dell’atmosfera che si consuma all’interno del Palazzo di Giustizia di Palermo?

R. A proposito della trattativa, mi esprimo da sindacalista. Le indagini condotte da Di Matteo le ho sempre definite, non una trattativa, ma un “rinnovo contrattuale”, perché la Trattativa era iniziata ancor prima dello sbarco degli alleati, per quella che è stata la liberazione dal nazi-fascismo ed è continuata negli anni e si è consolidata. Quella del ’92 è stata un rinnovo contrattuale, perché in quel momento erano cambiati diversi equilibri, sia politici che mafiosi. C’era stata la caduta del Muro di Berlino, quindi, le Istituzioni precedenti e quello che gli americani avevano ottenuto dalla mafia, (a cui veniva da fare il lavoro sporco, ogni volta che serviva) veniva a mancare. La mafia non ci stava di essere scaricata. Quindi, c’è stato quel colpo di coda della mafia che, in quel momento storico era governata da un pazzo scatenato che era Totò Riina, insieme a Bagarella e tutti quelli che lo circondavano, che hanno osato fare quello che nessuno pensava si potesse osare: un attacco aperto, tramite attentati clamorosi che hanno tolto la vita a Falcone e Borsellino. Quello è stato “il rinnovo contrattuale”, anche se in molti, nell’immaginario collettivo pensano che la lotta alla mafia sia iniziata nel ’92, con queste due morti. Invece io dico che, quelle morti sono servite a risvegliare la coscienza agli italiani. Tanti servitori dello Stato hanno cercato di contrastare la mafia e sono stati uccisi. Mi riferisco per es. a Pio La Torre, Mattarella, Carlo Alberto Dalla Chiesa; l’elenco è lungo. Ebbene, c’era stato un tentativo di lotta alla mafia e nessuno lo aveva. forse, valutato per quello che era. Forse, le stragi di Capaci e di via D’Amelio hanno risvegliato le coscienze. Oggi, sono qui a sostegno di chi vuole scoprire come sono andate veramente le cose.

sit-in scarpinato gruppoLINDA GRASSO (fondatrice di Scorta Civica)

D. Secondo lei, cosa si nasconde dietro questo tentativo di depistare le indagini del Procuratore Scarpinato, con la manomissione delle videocamere a circuito chiuso, verificatosi in queste settimane al Tribunale di Palermo?

Secondo me, siamo sempre lì, la “Trattativa Stato-mafia”. Oggi ci sono state le dichiarazioni del Procuratore Lari che ha detto che la mancanza di registrazione dell’impianto di sorveglianza è dovuto solo ad un calo di tensione. Però lui può dire così, ma noi non ci crediamo. Troppi veleni si nascondono in questo Palazzo: sono gli stessi veleni di quando c’erano Falcone e Borsellino, gli stessi che avvelenano il lavoro di Di Matteo, impegnato nel processo Trattativa Stato-Mafia, insieme a Del Bene, Tartaglia, Teresi. Adesso, questi stessi veleni stanno cercando di fare arretrare Scarpinato, il quale, però continua imperterrito, nel suo lavoro. Quindi, noi scendiamo di nuovo in piazza. Avremmo sperato di trovare più gente in piazza. Stamani sono venuti gli studenti delle scuole e per noi è un segnale molto importante, perché è giusto che i ragazzi ci siano, perché sono loro il nostro futuro. Noi non molliamo. Abbiamo già fatto 261 giorni di scorta civica, quasi dieci mesi, però continuiamo.

D. La scarsa presenza della cittadinanza palermitana alla manifestazione a cosa la imputa?

R. Purtroppo al fatto che, i palermitani scendono in piazza solo quando sentono odore di sangue. Quando ci sono state le minacce di Riina a Di Matteo, sono scese in piazza 2500 persone. Dopo un mese abbiamo fatto un’altra manifestazione e c’erano 1000 persone. Oggi siamo circa 200 persone. Stamani altre 200 circa.

VINCENZO AGOSTINO

D. A 25 anni dall’eccidio di suo figlio, il poliziotto Nino Agostino, ucciso insieme a sua moglie in stato di gravidanza, continua la sua lotta per la ricerca della verità, rimasta insoluta e qui anche solidarizza con il Procuratore Generale Scarpinato. Cosa vuole ribadire in questa sede?

R. Il caso non è rimasto isolato perché ancora la Magistratura ci sta lavorando. I magistrati vogliono scoprire la verità come la voglio scoprire io. Però, negli anni’80, ’90, qui a Palermo c’erano delle mele marce, le quali hanno fatto stragi, d’accordo con i vertici romani. Perché tutto è Roma. Roma ha i fili in mano e qui ci sono i pupari. Quindi probabilmente, quello che si dice a Roma si fa in Sicilia. Ma, stavolta queste minacce e queste lettere minatorie, poste sulla scrivania di Scarpinato indicano che i romani hanno ancora uomini fidati al Palazzo di Giustizia di Palermo, hanno mele marce, sono iene che si camuffano come persone per bene. Che stiano attenti però!

D. Secondo lei, tramite il cammino che stanno perseguendo Scarpinato, Di Matteo, Teresi, ed altri, siamo vicini alla verità ?

R. E’ proprio questo. Costoro (gli intimidatori) non vogliono che venga fuori la verità. Perché, se a questo pentolone viene tolto il coperchio, sa quante persone ci sono inquisite? Tantissime: Montecitorio, Quirinale. Deve scendere tutto perché i vecchi che sono ancora al potere sono tutti inquisiti. Quindi, sono loro che non vogliono fare scoprire questo pentolone. Quindi, ancora continuano a mandare minacce. E’ mai possibile che un uomo con il 41bis può fare uscire notizie di minacce? Significa che Roma vuole ciò e manda questi messaggi.

foto di Placido Rizzotto  
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