CATANIA – La luce inonda di Bellezza e travolge con la sua forza dirompente chiunque incroci il suo cammino. La sua capacità maieutica è tale da indurre ogni uomo e artista ad abbracciare un percorso di purificazione e crescita spirituale da compiere attraverso un rito, il Rito della luce. Così, dalla penna di uno scrittore o dalle note di un musicista, potrà discendere «quella Bellezza di cui abbiamo bisogno in un mondo tanto buio». Da qui l’invito alla partecipazione e condivisione rivolto dal mecenate Antonio Presti a quanti vogliano «segnare l’inizio di un’altra prospettiva che rigeneri le coscienze di tutti».
«Questa terza edizione del Rito della Luce rappresenta una riconferma di ciò che il presidente di Fiumara d’Arte ha fatto in questi anni, attraverso un impegno etico ed estetico», commenta la poetessa, autrice di romanzi e saggi Maria Attanasio.
«Il Maestro – continua la scrittrice siciliana che parteciperà all’evento – punta su un fare che ha alle spalle un pensiero, un’utopia di bellezza e giustizia, che si trasforma in impegno quotidiano contro una realtà imperante fatta di consumismo e di un tempo senza memoria».
L’evento, che riunirà oltre 50 scuole e 250 artisti, illuminerà dal 18 al 21 dicembre l’Istituto Vespucci-Capuana-Pirandello (che ospita anche la succursale dell’Istituto comprensivo Sante Giuffrida di Catania) e farà brillare le coscienze delle future generazioni, restituendo loro messaggi positivi legati ai valori. Il Rito si celebra in occasione del Solstizio d’Inverno, quando la luce raggiunge il suo punto più basso: «Adesso ci stiamo avvicinando al periodo in cui la luce del sole è meno visibile, ma questa poi rinasce, si riproduce – aggiunge Presti – e il Rito della Luce si configura come un autentico processo di metamorfosi, metafora di questa progressiva illuminazione verso un progetto di speranza».
Anche il mondo dell’associazionismo si unisce al progetto che riscalderà i cuori dei cittadini e che già nella precedente edizione è riuscito a richiamare l’attenzione di oltre 40mila persone. «Ciò che mi ha molto colpito è stata la capacità di Antonio Presti di coinvolgere i ragazzi delle scuole attraverso il suo lavoro, facendo veder loro la luce attraverso l’arte e la poesia», commenta l’attore teatrale e cinematografico Agostino Zumbo. Per assolvere alla sua funzione il Rito deve però sopravvivere e diventare un leit-motiv: «Gli artisti collaborano e lo faranno ancora, ma dev’esserci un seguito a tutto questo – continua l’attore – il Rito non può limitarsi a quei quattro giorni e il mondo della società civile deve impegnarsi perché un evento del genere si trasformi in un’opera duratura. Perché è di questo ciò di cui abbiamo bisogno: un faro di speranza».