Arriva in redazione e pubblichiamo la lettera che segue a firma di diversi insegnanti:
RECLUTAMENTO, SPECIALIZZAZIONI ALL’ESTERO E ACCESSO AL TFA VIII CICLO: PARLANO GLI INSEGNANTI SPECIALIZZAtI SUL SOSTEGNO.
Negli ultimi mesi, il Governo ha proposto una serie di interventi che apportano rilevanti cambiamenti al sistema di istruzione.
Le novità, contenute nel DL 44/2023 e attualmente al vaglio delle Camere, riguardano principalmente le modalità di reclutamento degli insegnanti, i requisiti di accesso ai percorsi di specializzazione e la composizione delle GPS di I fascia.
In tema di reclutamento, tra le modifiche introdotte vi è quella che darebbe la possibilità ai docenti specializzati sul sostegno all’estero, di prendere servizio nonostante l’attestato ottenuto non sia ancora stato valutato come idoneo dall’ordinamento nazionale.
In merito alle modalità di ingresso al prossimo ciclo del percorso di specializzazione, il Governo fa sapere che sarà riservata una quota dei posti disponibili, ai docenti con tre anni di servizio sul sostegno, negli ultimi cinque, i quali accederanno senza sostenere alcuna selezione.
In realtà il Decreto legge 44/2023 (all’art. 5 co. 19) si limita a sopprimere le parole “dell’abilitazione all’insegnamento e”, contenute nel D.Lgs 59/2017 (art. 18-bis co. 2), il quale riserva una quota dei posti, dei corsi di specializzazione, ai cosiddetti “triennalisti”, ma non accenna ad alcun esonero dalle prove selettive.
Dunque, il testo, nell’attuale stesura, non contempla la possibilità di accedere al “TFA” sul sostegno senza sostenere gli esami di ingresso (poiché la norma a cui si rifà non lo prevede), eppure alcune forze politiche e sindacali sostengono in contrario.
In ultimo, il provvedimento abroga il vincolo di permanenza nella stessa scuola, a cui i docenti neoassunti a tempo indeterminato sono sottoposti per i primi tre anni di servizio, al fine di assicurare una figura costante all’allievo con disabilità. Contestualmente, pero, disciplina vincoli più stringenti per coloro che verranno assunti a partire dall’a.s. 2023/2024, creando ulteriori disparità di trattamento tra insegnanti e molta confusione.
Alla luce di ciò, i docenti di sostegno che si sono specializzati negli ultimi anni in Italia ritengono che le modifiche appena descritte compromettano la coerenza e la qualità dell’istruzione scolastica.
Sia perché darebbero la possibilità di insegnare a chi non è ancora in possesso di un titolo di specializzazione valido.
Sia perché, nonostante la norma non lo espliciti, si vorrebbe conferire a coloro che, senza alcuna specializzazione, hanno accumulato anni di servizio, una corsia preferenziale, rispetto a chi si prepara per superare tutte le prove, consentendo ai primi di scavalcare in graduatoria i docenti specializzati, che già da qualche anno si prendono cura dei ragazzi in difficoltà.
Quest’ultima iniziativa, fa emergere, da un lato, l’ambiguità delle azioni del Ministero che, pur non facendone riferimento nel testo di legge, da notizia di una possibile deroga agli esami di ingresso ai corsi di specializzazione, per una determinata categoria di lavoratori.
Dall’altro, penalizzerebbe fortemente la qualità della formazione del docente specializzato, in quanto le prove di selezione ed in particolare quella preselettiva, valutano, tra le altre cose, le competenze linguistiche e la comprensione testuale, che il concorrente deve dimostrare di possedere, a monte, poiché fondamentali per il profilo che si ambisce a ricoprire.
Tale proposta di legge, seppur nata per tutelare il diritto alla continuità didattica, in realtà, ne viola i principi cardine, poiché genererebbe, a partire dal prossimo anno scolastico, un esponenziale aumento del turn-over dei docenti di sostegno, incidendo negativamente sulla vita scolastica di studenti e famiglie, che vedrebbero l’insegnante che li ha seguiti per almeno 2 anni, sostituito da un altro collega a metà del percorso scolastico.
Preme rilevare, inoltre, che tali interventi sono lesivi del diritto alla continuità didattica da garantire agli studenti con disabilità e alle loro famiglie e della dignità professionale del docente specializzato sul sostegno.
Al fine di contrastare lo stravolgimento delle graduatorie provinciali che questa norma produrrebbe e di preservare la qualità dell’insegnamento, il gruppo UDSS (Unione docenti specializzati sul sostegno) ha proposto al Parlamento le seguenti richieste:
conferire ai docenti specializzati sul sostegno 12 punti aggiuntivi, sulla relativa classe di concorso, per ogni anno di servizio svolto a decorrere dalla data di conseguimento del titolo. In tal modo sarebbe possibile distinguere il servizio specifico qualificato, da quello non qualificato;
Prevedere che il numero dei posti che attualmente le Università decidono di destinare ai corsi di specializzazione sul sostegno, vengano regolati dal Ministero in modo da rispettare il reale fabbisogno territoriale;
non consentire a chi è in possesso di tre anni di servizio sul sostegno, senza abilitazione, di accedere alla specializzazione non superando alcuna prova selettiva e comunque, di riservare una quota non superiore al 10% ai docenti abilitati che potranno partecipare al suddetto corso;
attribuire 12 punti per ciascuna prova sostenuta in ingresso al “TFA” sostegno.
Specificare che la procedura per partecipare alla call veloce rispetti l’attuale ordine delle GPS di I fascia, dando la priorità prima ai docenti inseriti in I fascia e successivamente a coloro che si trovano negli elenchi aggiuntivi;
creare due canali per le assunzioni sul sostegno: da GPS l fascia (ex art. 59 DL 73/21) e concorso pubblico;
dare la priorità a partecipare alla procedura di immissione in ruolo esclusivamente ai docenti in possesso di una specializzazione conseguita all’estero, riconosciuta valida al 100% dall’ordinamento italiano, in seguito all’iter di valutazione.
Stabilire gli stessi parametri sul vincolo triennale nella scuola di titolarità, per le precedenti e le future immissioni in ruolo;
Patrizia Culmone
Fabio D’Apollo
Enza Turco
Geralda Ferrara
Antonio Galluzzo