Palermo – Venerdì 21 febbraio alle ore 10,00 si è tenuta presso la Presidenza della Regione, sala Alessi, una cerimonia per la sottoscrizione del Protocollo d’Intesa tra il Ministero della Giustizia e l’Assessorato dell’Agricoltura per attivare un nuovo progetto sperimentale di agricoltura sociale per il reinserimento di alcuni detenuti dei penitenziari di Sciacca, Castelvetrano e Trapani.
Erano presenti diverse autorità del mondo politico e personalità di spicco nella lotta per la legalità, tutti convenuti a testimoniare un evento che non ha precedenti nel nostro paese e che, realizzato in una terra difficile come la Sicilia, farà da esempio trainante per il resto d’Italia.
Il progetto, fortemente voluto dall’assessore regionale all’agricoltura Dario Cartabellotta, è nato da una stretta collaborazione tra l’Assessorato dell’agricoltura, il Ministero della Giustizia, attraverso il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, e l’Ente di Sviluppo Agricolo. Il suo scopo principale è non solo valorizzare il territorio siciliano, ma farlo concedendo anche la possibilità a una parte dei detenuti siciliani di affrontare un percorso di recupero che permetta loro di reinserirsi nella società come dei soggetti nuovi. Il programma fornirà, dunque, l’opportunità di occupare i più meritevoli tra i detenuti dei suddetti penitenziari siciliani presso l’azienda agricola sperimentale “ Campo Carboj”. L’ azienda, di circa 16 ettari, è dislocata nelle vicinanze degli stessi penitenziari e, di proprietà dell’E.S.A.(Ente Sviluppo Agricoltura), è stata concessa dalla Regione Siciliana per dieci anni in comodato d’uso gratuito al Dipartimento del’amministrazione penitenziaria per la realizzazione del progetto.
Alla cerimonia di sottoscrizione del Protocollo d’ Intesa sono intervenuti, tra gli altri, l’Assessore Dario Cartabelotta, il Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Tamburino, il Sottosegretario di Stato alla Giustizia Giuseppe Beretta, il Provveditore regionale per l’Amministrazione penitenziaria Maurizio Veneziano, il Responsabile nazionale dell’area Sicurezza dell’ANCI Antonio Ragonesi, il Procuratore Leonardo Agueci, il Commissario straordinario dell’E.S.A. Francesco Concetto Calanna, il Dirigente Generale del Dipartimento regionale dell’Agricoltura Rosaria Barresi e il neo Commissario per la Provincia di Trapani Antonio Ingroia.
Pippo Cipriani, ex sindaco di Corleone e stretto collaboratore dell’Assessore Cartabellotta, ha presentato il progetto, mostrando grande trasporto e competenza, e ha fatto poi da moderatore degli interventi delle personalità presenti.
Il primo ad aprire il dibattito è stato Dario Cartabellotta, che ha spiegato le finalità principali del programma partendo dal contesto della nostra regione: Questo programma scaturisce da due aspetti fondamentali della nostra regione: la “Banca della Terra” e l’agricoltura sociale. Il progetto della “Banca della Terra” con qualche reminiscenza storica ci riporta alla riforma agraria dei fratelli Tiberio e Caio Gracco. Con esso si è voluto fare un’operazione di riassegnazione delle terre del demanio pubblico che per migliaia di ettari risultano abbandonate. I progetti sociali sono invece quelli che sono stati codificati dalla norma sull’agricoltura sociale e che partono da un concetto fondamentale: la campagna con funzione terapeutica e riabilitativa . Quindi l’assegnazione delle terre da gestire e coltivare in un programma di agricoltura sociale può aiutare i detenuti e gli ex detenuti nella riabilitazione. Ma esistono anche altri progetti di tal guisa che riguardano il problema della povertà, come l’esperienza grazie alla quale il Vescovo di Monreale ha concesso delle terre alla “Missione Speranza e Carità” di Biagio Conte, dalle quali gli ospiti della missione traggono prodotti utili per il loro sostentamento.
E’ poi intervenuto Giovanni Tamburino che ha spiegato l’importanza del programma sperimentale per i detenuti e la società stessa: Oggi stiamo per attuare una vera e propria sperimentazione, parlo di sperimentazione perché, forse per la prima volta in Italia, ci accingiamo a svolgere un’attività che è stata definita agricoltura sociale .Agricoltura sociale significa appunto valorizzazione del territorio, di un territorio sfruttato non a sufficienza,una valorizzazione ottenuta attraverso il reinserimento di soggetti che si trovano in situazioni difficili e hanno un’occasione di miglioramento. Ora in questa sede io voglio ribadire il ruolo forte che l’iniziativa e l’attività lavorativa rappresenta quale strumento d’attuazione del mandato costituzionale e delle norme di ordinamento penitenziario. L’inserimento attraverso il lavoro è infatti ciò che incide più di ogni altro elemento sul fenomeno della devianza e può arrivare a ricollocare nella comunità dei cittadini nuovi e diversi da quelli che hanno commesso il reato, pronti a contribuire alla crescita economica e sociale del paese. Ma la peculiarità di questa iniziativa risulta anche sotto un altro profilo, poiché l’agricoltura ripropone la riscoperta di valori antichi, quali il rispetto per l’ambiente, la produzione di ricchezza primaria e la cultura della salute attraverso la genuinità dei cibi.
L’argomento è stato ulteriormente approfondito da Giuseppe Berretta che ha illustrato più nel dettaglio la situazione di emergenza carceraria attuale: Noi ci troviamo ad operare all’indomani della conversione di un decreto legge, finalizzato a tentare di risolvere o quantomeno affrontare l’emergenza carceraria. Un’emergenza gravissima rispetto alla quale c’è stato un richiamo da parte della Corte Europea dei diritti dell’uomo e del Presidente della Repubblica. Il governo si è attivato, considerando e ascoltando chi nel mondo del carcere ha operato, e come primo e fondamentale strumento ha individuato la liberazione anticipata speciale, consigliata già da tempo dal Presidente Tamburino. Però, affrontare l’emergenza carceraria non può significare soltanto ridurre il numero dei detenuti, è necessario accompagnare la riduzione progressiva del numero dei detenuti con una serie di misure che rieduchino il detenuto e gli permettano il reinserimento sociale e lavorativo. Questa è una prima opportunità e tanti altri progetti sono già stati messi in campo da parte dell’amministrazione penitenziaria per raggiungere questo obiettivo.
Anche Maurizio Veneziano è intervenuto con dati concreti sulle condizioni dei carceri siciliani e ha ribadito l’importanza delle misure riabilitative: Se immaginate che quotidianamente un detenuto costa 116 euro, se questo dato lo applichiamo ai sessantaduemila detenuti presenti in Sicilia, abbiamo un costo giornaliero di 720000 euro, che calcolato per un intero anno arriva a 280 milioni di euro. Allora è un costo che non va sottovalutato, che ci spinge a lavorare per evitare la recidiva. Le statistiche ci dicono infatti che i soggetti, che hanno scontato parte della pena in misure alternative alla detenzione, hanno un passo di recidiva abbondantemente minore. Ecco perché crediamo tanto in questo progetto, perché la rieducazione si concretizzi attraverso l’attività lavorativa. Antonio Ragonesi ha poi parlato di una crescente collaborazione con gli Enti locali per diffondere questo genere di iniziative in tutto il territorio italiano.
Il dibattito è proseguito con l’intervento di Leonardo Agueci, che ha definito il progetto un’iniziativa di lotta contro la Mafia, affermando: Noi constatiamo che i personaggi emergenti nelle organizzazioni mafiose provengono abitualmente da precedenti esperienze carcerarie, magari per reati di non particolare gravità. Le stesse esperienze carcerarie comportano la frequentazione di una sorta di “scuola di mafia” all’interno del carcere. Dunque avviene che persone, che potrebbero avere un destino diverso e che potrebbero considerare tale esperienza come una parentesi della loro esistenza, si trovino piuttosto ad essere condotti verso un futuro molto più radicato nella cultura mafiosa. Ora è chiaro che questo circuito va interrotto e l’iniziativa di cui oggi stiamo discutendo è estremamente importante, perché può fornire a tante persone, che si trovano a vivere l’esperienza carceraria, un’alternativa effettiva rispetto al destino di inserimento nell’ambito del circuito mafioso.
E’ poi intervenuto Francesco Concetto Calanna che ha illustrato le caratteristiche peculiari dell’azienda agricola sperimentale “Campo Carboj”: In quest’azienda di eccellenza noi facciamo innovazione e sperimentazione, dove stiamo realizzando una grande “banca del germoplasma, dove la più grande ricchezza è la biodiversità, che noi oggi mettiamo al servizio anche di una funzione sociale, che è il recupero del detenuto.
Ha continuato a parlare di “Campo Carboj” Rosaria Barresi: “Campo Carboj” è nato nel lontano 1971 per la formazione degli agricoltori che dovevano imparare a utilizzare meglio le acque al fine di produrre di più e di aumentare le loro ricchezze. Ora, con questo nuovo progetto, le attività che verranno svolte dai detenuti sono legate al lavoro manuale, alla cura di questi terreni, dove abbiamo la presenza di uliveti, peschi, albicocchi e peri, dunque con la presenza di una forte biodiversità. Ha inoltre annunciato un’ulteriore collaborazione dell’Assessorato di Trapani con il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per il reinserimento di alcuni detenuti accolti all’interno dei loro uffici per poter scontare il residuo della pena.
In conclusione Antonio Ingroia ha ribadito l’importanza del progetto per la riabilitazione del detenuto: La legalità deve avere non soltanto il volto della repressione, dell’azione penale, ma anche il volto umano della giustizia. Attraverso la riabilitazione del detenuto, lo Stato deve avere un volto di promozione della persona. A tal proposito mi fa particolarmente piacere che vengano coinvolti nel progetto due istituti penitenziari del territorio di Trapani, dove sto andando a insediarmi come nuovo Commissario.
Al termine degli interventi, si è proseguito con la sottoscrizione del Protocollo d’Intesa, con grande gioia e soddisfazione da parte di tutti i presenti e soprattutto di chi ha tanto lavorato perché questo progetto così importante si potesse realizzare.
In occasione della cerimonia, la redazione di TrinacriaNews ha rivolto alcune domande al Dirigente Generale del Dipartimento regionale dell’Agricoltura Rosaria Barresi, all’Assessore regionale all’agricoltura Dario Cartabellotta e al Sottosegretario di Stato alla Giustizia Giuseppe Berretta, questi i contenuti delle interviste:
Rosaria Barresi
Come è nata l’idea di questo programma sperimentale di agricoltura sociale?
Quest’idea è nata da un momento in cui ci si è incontrati e abbiamo parlato, ad essere sinceri è stato il Alfonso Sabella che ha richiesto un intervento che potesse aiutare questo settore. Come ho già detto, noi all’interno dell’ispettorato di Trapani svolgiamo già questa funzione, perché il Tribunale di Trapani ci ha mandato alcuni detenuti. Le dirò che all’inizio, essendo la prima volta, non sapevamo cosa fare e come comportarci, eravamo un poco confusi. Poi abbiamo visto invece che, trovando loro delle occupazioni e inserendoli in un contesto lavorativo, abbiamo avuto anche dei benefici dalla loro presenza. Per cui a partire da questa esperienza e dalla richiesta manifestata dal dottor Sabella, si è iniziato a ragionare su quali erano le aziende che avevamo e di comune accordo con l’E.S.A. abbiamo deciso di scommettere sull’azienda agricola “Campo Carboj”. E’ un primo progetto in cui riponiamo molte speranze di fare un buon lavoro tutti insieme.
Serviranno dei fondi iniziali per far partire il progetto? Sono già state stabilite le tempistiche di attuazione?
In questo momento non abbiamo parlato di fondi, in questo momento dobbiamo parlare di cosa fare all’interno di questo progetto e come inserire i detenuti. Non penso che ci saranno fondi aggiuntivi, poiché l’E.S.A. già dispone dei propri fondi ed è molto il lavoro materiale che questi soggetti dovranno svolgere all’interno di un progetto generale. Comunque l’amministrazione individuerà le giuste risorse se ce ne sarà bisogno, ma a volte si fanno cose senza denaro, solo con il lavoro e la buona volontà e si hanno anche risultati migliori.
Dario Cartabellotta
Questo nuovo progetto fa parte delle misure attuate per rilanciare e riqualificare l’agricoltura siciliana. In che modo potrà favorire l’agricoltura e le aziende agricole siciliane?
Questo rientra nella valorizzazione dello spazio rurale di tutta l’aria interna della Sicilia, della Campania e di altre regioni del meridione, che mette la terra al centro delle attività. Noi abbiamo fatto la legge sulla “Banca della Terra”, in modo tale che le terre pubbliche non vengano più lasciate abbandonate, ma date ai giovani, alle cooperative o utilizzate per progetti come questo o come quello che abbiamo fatto con la “Missione Speranza e Carità” di Biagio Conte. In questo modo si ha la possibilità di sviluppare quest’attività, perché l’inclusione sociale oggi è diventata un tema in cui sviluppare anche queste attività. Inoltre poiché l’uomo oggi tende a cercare quel benessere psicofisico che in una serie di luoghi gli manca, abbiamo anche previsto la norma sull’Agricoltura Sociale, centrata sulla funzione terapeutica che campagna riveste.
Giuseppe Berretta
La firma di questo Protocollo d’Intesa per supportare la riqualificazione dei detenuti è un gran risultato per il sistema della giustizia italiana. Lei cosa ne pensa?
Io credo che sia davvero importante, dopo tanti mesi che ci siamo occupati fondamentalmente dell’emergenza carceraria. Ora è giusto cominciare ad occuparsi anche di come assicurare una rieducazione e quindi un reinserimento dal punto di vista lavorativo di chi, avendo commesso degli errori e avendo pagato un prezzo dal punto di vista della pena carceraria, però deve essere messo nelle condizioni di un pieno reinserimento nella società.
Un progetto del genere quindi che possibilità offre ai detenuti di un futuro reinserimento sociale e lavorativo alla fine della pena?
Noi, in tal senso, pur nella condizione di difficoltà e ristrettezze dal punto di vista delle risorse, abbiamo fatto una scelta molto chiara: abbiamo prorogato gli incentivi, finanziato di nuovo le borse-lavoro per i detenuti e questa di oggi è un’ulteriore iniziativa di estrema importanza. Noi, sul tema del lavoro, come strumento per l’effettivo reinserimento e supporto fondamentale per l’affermazione della dignità della persona, abbiamo fatto scelte molto chiare. Abbiamo realizzato un progetto in cui ci sono tante attività lavorative all’interno delle strutture carcerarie, tantissime possibilità soprattutto per i minorenni e per lo svolgimento di attività anche all’esterno in condizioni di semilibertà. Dunque vogliamo proseguire su questa strada, perché siamo fermamente convinti che questo sia il vero strumento per realizzare l’obiettivo di una pena che sia una pena giusta e strumentale alla rieducazione e al reinserimento.
Alcuni tra i giornalisti presenti hanno poi colto l’occasione per porre delle domande al dott. Ingroia riguardo al suo nuovo incarico, di cui riportiamo di seguito i contenuti:
Come pensa di affrontare questo nuovo incarico di cui tanto si parla?
Dovunque il dott. Ingroia metta piede c’è una specie di panico ed è una cosa che mi sorprende, così come mi ha colpito la notizia che in fretta e furia il Comune di Trapani ha nominato la Commissione d’indagine sul trapanese. Temevano forse che Ingroia cominciasse ad aprire lui l’indagine occupando questo spazio? Io voglio rassicurare che non vado a fare il pubblico ministero ma vado a fare semplicemente il commissario straordinario. Certamente, se si dovesse trovare qualche cosa non in ordine, poi sarà mio dovere recarmi negli uffici della Procura di Trapani.
A chi la accusa di essere un collezionista di poltrone cosa risponde?
Io lo faccio con spirito di responsabilità istituzionale. Basta andare sul sito della Provincia regionale di Trapani per vedere che dal punto di vista retributivo non si tratta di cifre altisonanti. Sicuramente sono più gli oneri che gli onori, ma sono abituato ad affrontare responsabilità.
E a chi ha sollevato dubbi di legittimità sulla sua nomina?
Anche in questo caso sono stati sollevati per una questione economica. Ma io ci perdo per il fatto che non percepisco la pensione. Io sono un magistrato in quiescenza, in attesa di godere di questo trattamento e grazie alla riforma Fornero non potrò averlo prima dei 65/67 anni. Ma ripeto perché tanta preoccupazione che Ingroia vada in quell’ufficio?