Palermo – Si scrive ancora di poesia a Palermo? Molti sono coloro che spesso si pongono questa domanda, constatando come nel mondo della cultura cittadina sempre meno si diffondono poesie e sempre più difficilmente si conoscono poeti. Certo, tante sono le pubblicazioni locali di dilettanti e amanti di versi e rime ma diviene raro incontrare o discutere con veri poeti, esperti giocolieri di parole e suoni, capaci di tessere abili trame con il solo uso del linguaggio. E tra questi inimitabili artisti, spicca per eleganza e delicatezza Piero Longo, poliedrico e noto personaggio della cultura palermitana, già consulente storico-artistico della Fabbriceria del Palazzo Reale che, giorno 23 maggio, a Palermo, ha presentato il suo ultimo libro di poesie presso l’auditorium “Sala dei 99” della Fondazione Palazzo Branciforte.
La raccolta dal titolo “Probabili orditure. Poesie 1977-2012” racchiude e condensa trentacinque anni di altalenanti componimenti in rima baciata e in prosa che soltanto a distanza di molti anni, hanno trovato il giusto riconoscimento artistico grazie alla pubblicazione da parte della casa editrice Plumelia.
Nel leggere i versi si rimane incantati dalla straordinaria fluidità delle parole che ricche di musicalità dipingono multiformi scene della realtà palermitana e delle esperienze fatte dall’autore, il quale non vuole nascondere gelosamente le proprie emozioni ma anzi le regala generosamente a noi lettori per far conoscere storie, curiosità e accadimenti locali, spesso dimenticati dal tempo.
Nella sala gremita di parenti, amici e curiosi erano presenti: Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Palazzo Branciforte, Aldo Gerbino, professore ordinario di Biomedicina Sperimentale e Neuroscienze Cliniche presso l’ateneo palermitano e Gioacchino Lanza Tomasi di Lampedusa, esperto musicologo e storico del teatro.
A prendere per primo la parola come coordinatore è stato Giovanni Puglisi che ha detto: Se esiste qualcosa di veramente difficile nella vita è poetare e scrivere in versi, non solo perché oggi gli stimoli sono sempre di meno, le distrazioni moltissime e il mercato librario non tende più come prima al gusto poetico ma soprattutto perché chi crea poesie mette a nudo la propria anima e oggi non tutti vogliono farlo o son capaci di farlo.- affermando inoltre che –Il pregio dell’amico Piero, che mi onoro di conoscere, è quello di ordire trame poetiche con un verso che, pur essendo davvero leggero, riesce ugualmente a penetrare nelle pieghe e nelle profondità dell’animo umano, esprimendo forte sensibilità ed io che non amo i poeti contemporanei eppure apprezzo tantissimo i suoi componimenti.
A seguire è intervenuto il professore Aldo Gerbino spiegando alcune delle caratteristiche e dei gusti dell’autore: L’esuberanza biologica di Piero coincide perfettamente con l’esuberanza espressiva, la cui ridondanza, nel significato specifico di capacità creativa di testi, viene mitigata e raffreddata con l’armonia della metrica, nella forma chiusa dell’endecasillabo e con il potenziale espressivo dell’autore stesso che è capace di restituire agli occhi di tutti la misura del mondo e di ciò che ci circonda. Piero infatti non si rivolge solo a se stesso nelle sue riflessioni ma è attento a produrre maieuticamente in ogni lettore, pensieri e idee vive e dinamiche.
Nel corso della presentazione, a fare da tramite tra il pubblico e l’autore, è stata la voce ammaliatrice dell’attrice Stefania Blandeburgo che ha recitato e declamato, più volte e con forte enfasi e pathos alcune delle poesie contenute nella raccolta (“Le carte”, “Panormos”, “Il vaso di Casimiro”, “Diamoci del tu”), facendo esplodere tutta la passionalità dell’animo dirompente del professore Piero Longo.
Ultimo intervento di carattere tecnico è stato quello del musicologo Gioacchino Lanza Tomasi di Lampedusa che ha voluto fare diversi raffronti tra musica e linguaggio poetico, analizzando e classificando i temi contenuti all’interno del libro, affermando che: i versi di Piero sono inconfondibilmente di gusto classico con forti rimandi all’epigrammatica antica, a Petrarca e allo stilnovismo toscano perché è chiara la conoscenza della poetica italiana del Duecento e Trecento nella scelta di vocaboli arcaici, ricercati ed estremamente eleganti che sembrano essere stati scritti nel Medioevo. Ma soprattutto sentite sono le poesie che hanno come protagonista la città di Palermo con i suoi dimenticati giardini di aranci e limoni della Conca d’Oro, i firriati, l’albero della vita della Cattedrale, il tempo dei bagni a Mondello, le carrozze e i bombardamenti, tutti temi assai cari al poeta e che sembrano riaffiorare con decisione fra le pagine.
Infine a concludere la presentazione del libro, è stato lo stesso Piero Longo che ha detto: sono felice di aver trascorso con voi alcune piacevoli ore pomeridiane, in una giornata commemorativa come questa, dove la città impazza frenetica nel ricordo, non sempre sincero, del giudice Giovanni Falcone e dei caduti nella lotta alla mafia, eroi tristemente dimenticati l’indomani mattina ai quali, anch’io, ho dedicato alcune poesie tessute proprio all’interno delle “Probabili Orditure”.
In occasione dell’evento la redazione di TrinacriaNews.eu ha incontrato il poeta Piero Longo, il professore Aldo Gerbino e il musicologo Gioacchino Lanza Tomasi di Lampedusa.
Piero Longo
Come mai questa raccolta di poesie trova pubblicazione dopo 35 anni?
Sono uno spaccato importante della mia vita palermitana che ha inizio con le prime poesie scritte nel 1977 ma che finora non erano state pubblicate perché non trovavano ancora un assetto organico entro cui collocarsi o non rientravano in nessuno contesto preciso. Questi versi si sono sommati per decenni nel mio studiolo come tanti altri e per molto tempo qui sono rimasti dimenticati e silenziosi, fin quando li ho riesumati collocandoni all’interno di una raccolta il cui tema centrale fosse l’immaginario panormita.
Perché oggi si scrive sempre meno di poesia?
Questo è un discorso drammatico. Io me la prendo con i miei colleghi giornalisti e con chi organizza la cultura perché non sono stati e non sono capaci di pianificare in maniera efficiente tutti i molteplici e numerosi campi del sapere umanistico, tra cui quello poetico, spronando la società a produrre di più culturalmente. Scrivere in versi è importante per la specificità del linguaggio, perché il parlare quotidiano, che è pura banalità, serve soltanto a comunicare, la poesia dal canto suo fa lo stesso ma va detto che questo tipo di comunicazione è altra, poichè stimola emozioni e colora i pensieri. Poesia vuol dire vivere e se tu da poeta vivi intensamente, trabocchi così tanto di emozioni che senti il bisogno di comunicarlo agli altri scrivendo in un modo speciale chiamato poesia.
Aldo Gerbino
Nel leggere la raccolta poetica, cosa le è piaciuto maggiormente?
Come prima impressione, direi che ho apprezzato il fatto che a Palermo, ma in generale nella società odierna, si scriva ancora di poesie e lo si faccia con impegno e amore da professionisti come nel caso di Piero Longo. In secondo luogo ho apprezzato il coraggio dell’autore nel comporre versi in forma chiusa, poiché ciò comporta il rischio di annoiare il lettore o distrarre la sua attenzione e quindi bisogna che chi si accosta a queste poesie abbia una buona ginnica neuronale e sappia amare quel linguaggio dal gusto antico ormai quasi del tutto scomparso.
Ha apprezzato particolarmente alcune poesie?
In verità tutte le poesie hanno suscitato in me forti emozioni ma quelle che ho letto con più interesse sono quelle dedicate alla città di Palermo, a cui sono fortemente votato e dalle quali trapela un desiderio vivo dell’autore di veder risorgere un giorno a nuova vita questo centro ricco di cultura, dimenticando i neri trascorsi.
Gioacchino Lanza Tomasi di Lampedusa
Quali sono le caratteristiche della raccolta poetica di Piero Longo?
Posso dire intanto che per me è stato un libro inatteso perché sinceramente con conoscevo bene la vena poetica dell’amico Piero, ma sapevo del suo animo da storico e critico d’arte. Lui effettivamente ha una bella tecnica poetica che deriva da Cavalcanti, Bembo, Pascoli e qualcosa c’è anche dell’Ermetismo perchè in effetti leggendo le rime si comprende come il poeta conosca bene i modi usati dalla linguistica strutturale per colpire l’immaginario del lettore, suscitando forti emozioni e in questo caso la tecnica poetica dell’enjabement, quindi la spezzatura del verso. Tematicamente le poesie attraggono molto il pubblico palermitano perchè si parla, con struggente amarezza, di bellezze che un tempo esistevano nella nostra città come la Conca d’Oro, dove oggi non c’è più un’arancia o l’Albero della vita della Cattedrale che nessuno più ricorda. Infine c’è il lato leggero della raccolta o epigrammatico dove si avverte una grande conoscenza letteraria di influsso stilnovista oltre alle poesie allegre e disimpegnate sul piano etico e sociale che sembrano muoversi a passo di musica. Concluderei dicendo che Piero è un bel conservatore sia nelle parole, nei temi e nelle immagini che nei ricordi e ciò fanno di lui un unicum oggi