Il presidente Rosario Crocetta ha fatto pervenire in redazione il suo messaggio di chiarimento circa gli ultimi accadimenti che lo riguardano, messaggio che ha pubblicato anche sulla sua pagina ufficiale di Facebook.
Palermo, 22 lug. “Sembra quasi surreale che coloro che per giorni hanno ipotizzato una strage non sentano il bisogno di chiedere pubblicamente scusa al popolo siciliano e pur di continuare la loro campagna denigratoria, continuano a rappresentare una storia tutta fantasiosa, quasi presa da un testo di Alfred Jarry. Come ad esempio quel testo titolato proprio “gesti ed opinioni del dottore Faustroll, patafisico”, del 1911. Il mio medico lo frequentavo in quanto medico e non sono il solo cittadino palermitano che si sia rivolto alle cure del medesimo. Cure che per quel che mi riguarda sono state persino efficaci. D’altra parte essendo diabetico, andavo nel suo studio almeno ogni 15 giorni. Andiamo ai fatti. La circostanza che Tutino abbia detto quella frase su Lucia Borsellino è smentita da tutte le procure siciliane. Che quella frase io l’abbia mai sentita non è stato neppure esplicitato da l’Espresso. E così dopo lo shock stragista, si passa ai sottili argomenti della denigrazione umana e politica. La foto di Tutino in prima pagina che mostra i suoi muscoli – chissà forse sono amanti? – per un gay l’accusa ci sta; solo che Tutino è eterosessuale, persino machista, un presidente prigioniero politico di un medico che rappresenta il potere della sanità in Sicilia. Quali affari legano me e Tutino? Quali aziende abbiamo in comune? Quali affari ha Tutino? Quali affari ho io? Si indaghi. E quel patto scellerato, da quali interessi può essere nato, se non ci sono? Non possiedo cliniche, non possiedo aziende di nessun tipo, non c’è niente per cui mi si possa accusare. Il gossip da tre soldi però, tutto provinciale, tutto riconducibile alla mediocrità dei soggetti che lo praticano -“omnia immunda, immundis” – le cose immonde agli immondi. Andiamo ai manager della sanità. Chiunque può sognare persino di condizionare le mie scelte, ma rimangono sogni, castelli in aria. Il manager di Agrigento Ficarra aveva molte ragioni di risentimento nei confronti di Sampieri, se è vero com’è vero che ha avuto contro di lui ben due cause che aveva già vinto difronte al tribunale di Gela. La commissione di valutazione dei manager era composta da tre personalità indiscutibili, un magistrato, un professore della Normale di Pisa, un rappresentante dell’Agenas. Con tale commissione io non ho mai interloquito. La selezione che viene effettuata riguarda 38 aspiranti manager. La legge ci consentiva, ed era persino opinione diffusa in Parlamento, di scegliere al di là della valutazione della commissione, all’interno della lista di diverse centinaia di ammessi dove qualche amico escluso, onestamente c’era. Non solo mio ma di tanti politici. Con Lucia decidiamo di attenerci rigorosamente ai risultati della commissione e persino di restringere i criteri di selezione, escludendo dall’attribuzione dell’incarico tutti coloro che avevano ricoperto incarichi manageriali precedenti, per dare un segno di discontinuità, salvo un paio di eccezioni derivate dalla supervalutazione della segreteria tecnica dell’Assessorato. Di escludere ancora tutti coloro che venivano dalla sanità privata, coloro che non avevano titoli sanitari, coloro che avevano fatto performance negative nelle aziende e coloro che avessero fatto uso sistematico, nell’affidamento di beni e servizi di affidamenti diretti, di trattative negoziate, di proroghe e trattative private. Alla fine i manager nominabili erano rimasti in 22., se si considerano coloro che, nel frattempo, per effetto dell’abbassamento dei compensi, da noi deciso, hanno scelto di lavorare altrove. E’ immaginabile che in una lista di 22, per 18 posti, ci potesse essere, seriamente, qualcuno che potesse influire sulle scelte. Può essere accaduto che qualcuno si sia rivolto inutilmente e persino stupidamente a tanti, magari non intercettati, e anche al mio medico ritenendo che questi potesse condizionarmi; il Crocetta presidente, che non ascolta le sirene di alcuno, è improvvisamente nel gioco surreale degli inganni, dopo essere stato accusato di agire per due anni e mezzo in totale autonomia, diventa prigioniero del cerchio magico di potere del suo medico. Nessuno può pensare che io abbia tradito Lucia Borsellino, per non avere riferito i desiderata di tanti, segno chiaro invece che non intendevo affatto tradirla poiché delle tante sollecitazioni pervenute, e sicuramente non dal mio medico, non ne abbiamo tenuto conto né io né lei. Le ho considerate parole al vento che hanno persino determinato scontri violentissimi causati da soggetti che non sono stati accontentati. Questi sono i fatti. La lista dei manager pervenuta in giunta è stata selezionata dalla segreteria tecnica, non nominata da me, dell’Assessorato, e su quella base senza eccezione alcuna si è scelto. Non c’è stata nessuna influenza neppure indiretta su Lucia Borsellino, nè su di me. Questi sono i fatti. D’altra parte non ho mai avuto alcun rapporto né pubblico né privato con nessuno di quei manager nominati e, il 90% di loro mi era sconosciuto, proprio perché non conosco nessuno nel mondo della sanità siciliana. Nessuno mi può rimproverare né rapporti né complicità o condivisioni di interessi. Ho persino difficoltà nel curarmi poiché non conosco neppure i medici a Palermo. Migliore l’ho conosciuto sulla base di una richiesta sua personale poiché voleva rappresentarmi alcune proposte di miglioramento e razionalizzazione della sanità siciliana. Lo mandammo come commissario all’Asp di Messina, dove tutti lo rimpiangono per la grande capacità che aveva dimostrato, capacità indiscussa e con un giudizio positivo da parte sia di tutto il mondo sanitario della Sicilia che dell’assessorato salute. Non si butti, dunque, nella fornace un’indiscussa personalità, sulla base del fatto che essendo palermitano e appartenente al mondo sanitario della città, potesse avere rapporti di amicizia con Tutino. D’altra parte i rapporti di amicizia con Matteo Tutino a Palermo li hanno in tanti, e ce li hanno avuti in tanti a Palermo. Anche Toto’ Cuffaro si rivolse a lui per dimagrire. Solo che nessuno teorizzò che Tutino potesse influenzare le scelte di quel presidente, non essendo Toto’ gay. Nel mio caso, c’è l’irragionevole dubbio. Ci sarebbe da morire di risate se non fosse una vicenda tragica e persino golpista. A Totò Cuffaro infatti rimproverarono ben altri rapporti, compreso quello della famosa clinica di Bagheria riconducibile alla mafia siciliana, che suggeriva le tariffe della sanità. Coloro che si indignano oggi, allora non si indignarono fino a chiedere la mozione di sfiducia, anche in presenza di una condanna penale. Oggi la Magistratura continua a smentire tutto e ad affermare che la politica non può utilizzare inesistenti fatti giudiziari per regolare i propri conti. Non ho commesso reati, non sono influenzabile da alcuno, ho denunciato miliardi di malaffare, ho destituito dirigenti inquisiti per corruzione, ne ho persino denunciati diversi, ho abbassato gli stipendi dei dirigenti riportandoli al minimo in Italia e poi il resto verrà spiegato in Assemblea. Ho avuto il coraggio di licenziare 90 ex Pip accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso appartenenti alle principali cosche di Palermo. Ho sempre denunciato il malaffare, da assessore comunale, da sindaco, da parlamentare europeo impegnandomi nella costituzione della commissione di indagine delle mafie in Europa, nella quale sono stato primo vicepresidente, ho contribuito a fare arrestare decine di mafiosi ed attaccare il loro patrimonio. Non possiedo null’altro di quello che proviene dal mio reddito ufficiale. Non ho attività lavorative secondarie, non ho mai fatto parte di alcun Cda, se non nel direttivo dell’associazione Antiracket di Gela. Ho tagliato spese di rappresentanza e costi di consulenze. Si vuole ridere sui miei privatissimi rapporti che non determinano alcuna scelta pubblica? Mi si vuole continuare a denigrare? Lo si continui a fare pure, solo che oggi per effetto di questa campagna infame io ho ricevuto una lettera anonima dove c’è scritto “PERCHE NON SI UCCIDE LEI?”. Chi mi risarcirà di tutto questo, chi risarcirà la Regione e il popolo siciliano dell’ennesima ignominia fabbricata da menti perfide interessate solo al malaffare. Prendano pure le distanze tutti. Nel dubbio ci si creda e nel dubbio ognuno pensi a salvare le proprie carriere per dire di essere estraneo al “cerchio magico” di Crocetta e nel frattempo non comprovare di essere nel cerchio magico dei potentati veri, quelli che rubano i soldi dei siciliani. Si continui così, uccidendo secondo per secondo un uomo colpevole di voler tagliare il malaffare. Lo si faccia fino in fondo per ragioni anche “nobili” legate alla ragione di Stato. Si vada avanti. Si costruiscano pure altri falsi dossier e li si pubblichi pure. Prima o poi i responsabili veri di questa montagna di menzogne saranno scoperti e la vergognosa ignominia di cui oggi io sono vittima si ritorcerà contro i carnefici, contro coloro che hanno armato quelle mani e contro coloro che per vigliaccheria, per compiacenza, per bieco interesse politico, la pistola dalle mani degli assassini, non l’hanno voluta togliere. Si vergognino difronte alla loro coscienza, ai loro familiari, difronte alla storia, difronte al popolo italiano e siciliano”.