Palermo, 22 aprile. Alle 12,30 presso la Sala Alessi di Palazzo d’Orleans, il presidente Crocetta ha tenuto una conferenza stampa sul tema dell’immigrazione, congiuntamente al presidente del consiglio regionale della Provenza Alpi Costa Azzurra, Michel Vauzelle e Davide Strangis, segretario esecutivo della CIM (CRPM della Commissione Intermediterranea della Conferenza delle regioni periferiche marittime d’Europa). Presenti anche l’assessore alla Cultura, Cleo Li Calzi e la dirigente generale Dipartimento Affari Extraregionali, Maria Cristina Stimolo, Moussa Ndoye segretario dell’ufficio di gabinetto del presidente Crocetta.
Crocetta ha esaltato il nascente piano di solidarietà tra le regioni europee rivierasche del Mediterraneo, strategico per la soluzione dei problemi di immigrazione in Europa.
Pensare di risolvere i problemi dell’immigrazione come li ha affrontati fino adesso l’Europa con Frontex e con Triton significa insistere in un fallimento che causa solo morti e stragi– ha esordito Crocetta.Frontex era una veletta che girava per il Mediterraneo, Triton sono tre. L’assurdo di questa vicenda è che Frontex ha sede in Polonia, come se la Polonia fosse un’isola del Mediterraneo. Volendo sottolineare il distacco che l’euro-burocrazia mantiene rispetto ai problemi del Mediterraneo, il governatore ha contestualmente messo in luce le difficoltà politiche della Libia, quale concausa delle emergenza immigrazione.
Il presidente Crocetta ha altresì rilevato l’azione determinante della criminalità organizzata e delle mafie dei Paesi del nord-Africa nella gestione dei flussi migratori sempre più solida, cogliendo il carattere di “business e tratta di esseri umani” dell’immigrazione.
Crocetta inoltre, nel fotografare l’impegno delle regioni rivierasche in questo quadro, ha evidenziato che il ruolo delle regioni non è quello di stabilire la politica militare del Paese o dell’Europa, né di tenere un numero incontrollato di immigrati irregolari. Dobbiamo cercare di avviare, in Europa, un progetto di immigrazione congiunta, fare delle domanda nei Paesi di origine, nelle ambasciate dei Paesi vicini (anche se in alcuni Stati sono chiuse per la guerra o per l’interruzione delle relazioni diplomatiche) per dare una speranza a questa gente. E’ chiaro che la politica di immigrazione zero è fallita. E’ aumentato il numero degli immigrati irregolari. – ha aggiunto Crocetta – Però, se vediamo qualcuno che alza la mano dall’acqua, abbiamo il dovere di prendere la sua mano. Se rifiutiamo di prendere quella mano che esce dall’acqua e afferrarla, allora abbiamo dimenticato la nostra umanità e persino che siamo degli esseri umani. Non possiamo sicuramente accettare che tutta l’Africa venga in Europa. Quindi, abbiamo il problema di controllare il numero delle persone che arrivano. Non possiamo dimenticare in ogni caso, le nostre tradizioni culturali, le nostre tradizioni umanitarie, la nostra cultura europea e le nostre idee politiche. Noi non possiamo trasformarci. Se rinunciamo alla nostra tradizione culturale, noi rinunciamo ad una parte fondamentale della storia della civiltà mondiale. Renzi diceva molto bene che bisogna aprire la porta al forestiero se bussa alla porta. E’ chiaro che è un problema complesso.
Riconducendosi all’incontro con il Parlamento Europeo di Strasburgo sul tema dell’immigrazione Crocetta ha auspicato, senza una grande convinzione, una svolta. Io temo che questa svolta non ci sarà, anche se mi sembra di capire che c’è una nuova sensibilità. La destra europea non ha mai affrontato questo problema. Ci sono anche i movimenti xenofobi che influenzano la politica della destra europea.
Crocetta, in vista della ricorrenza dell’autonomia della Sicilia, ha annunciato una conferenza programmatica di due giorni (il 19 e il 20 maggio), in cui saranno invitate tutte le regioni rivierasche d’Europa. L’obiettivo, secondo Crocetta, è quello di elaborare una politica congiunta, ma al contempo, celebrare l’autonomia dell’accoglienza. “Dovrà essere l’inizio di una collaborazione molto forte sulle politiche delle regioni mediterranee che si trovano a subire un processo grave di crisi economica, sociale e politica”. L’auspicio del governatore é quello di mettere in campo una politica che aiuti ad affrontare, non solo il problema dell’immigrazione ma anche, problemi di ordine economico, sociale e culturale. Iniziare una nuova collaborazione e “proporci all’Europa come un Comitato di lavoro che ha delle idee da proporre”.
Infine, Crocetta confida nell’incontro tra tutti i rappresentanti delle regioni europee, a ridosso della settimana di Strasburgo di maggio prossimo, per chiedere al Parlamento Europeo una risoluzione che possa anche cercare di far cambiare la politica della Commissione europea.
Il presidente della regione della Provenza Michel Vauzelle, dopo i convenevoli,non ha lesinato parole di biasimo per la condizione di solitudine riservata dall’UE alle regioni del Sud Europa rispetto al problema dell’immigrazione: è la vergogna che noi proviamo rispetto al fatto che l’Italia e la Sicilia vengano abbandonate dall’Europa. Sono venuto ad esprimere il senso di ammirazione della Francia per questa Italia generosa ed efficiente, con la Polizia, con i suoi Guarda Coste della Marina Italiana, ma sola”. “La generosità del popolo siciliano, a tante vittime della miseria in Africa, gli ideali di fraternità e di libertà. Noi possiamo solo esprimere un dovere cittadino di appellarsi all’Europa. E’ molto importante che le regioni mediterranee d’Europa siano insieme in questo momento. E’ una vergogna che Frontex sia in Polonia, è una vergogna che Mare Nostrum, fu solo italiana. Vauzelle ha evidenziato anche l’espansione del fascismo nella sua regione, annunciando che il suo successore sarà un esponente del Front National (della destra francese). Perciò Vauzelle ha esaltato la nascita dell’accordo tra le regioni Sicilia, Provenza e Andalusia – Catalogna, e l’importanza dell’incontro con il Presidente del Parlamento Europeo, Schulz.
Vauzelle ha esposto tre aree su cui chiedere l’attenzione del Parlamento Europeo: 1. garantire il dovere assoluto dell’accoglienza, 2. assicurare la sicurezza senza bombardare le coste della Libia, 3. fare una politica di cooperazione tra Europa e l’Africa Sub Sahariana. Ciò perché – ha rilevato Vauselle – la miseria arriva dalla Siria, dalla Somalia e per l’impossibilità dei Paesi come l’Egitto, la Tunisia, il Marocco di svolgere funzioni di Polizia per conto dell’Europa. Ancor meno la Libia che è uno Stato che non esiste, con due Parlamenti, due capitali e tanti gruppi terroristici islamici che intaccano l’identità reale dell’Islam.
TrinacriaNews.eu ha intervistato presidente regione Sicilia Rosario Crocetta, presidente del consiglio regionale Provenza Alpi Costa Azzurra, Michel Vauzelle
ROSARIO CROCETTA
D. Secondo le dichiarazioni del Procuratore Lo Voi, ci sono dei flussi rischiosi all’interno dei quali si possono insinuare esponenti ISIS. Lei cosa dice in merito?
R. Il Procuratore Lo Voi ieri diceva che, fino ad oggi non hanno accertato cose di questo tipo. Invece hanno accertato che la maggior parte di questa gente è costituita da persone bisognose che non solo da collocare in seno all’immigrazione terroristica.
D. A proposito dei 12 cristiani uccisi nelle acque del canale di Sicilia?
R. Significa che dobbiamo trattare il problema dell’immigrazione come un problema più globale. La questione va oltre Frontex o Triton. Il problema è di tutta la politica europea rispetto all’Africa e al mondo arabo.
MICHEL VAUZELLE
D. Avremo un reale vento di cambiamento della attuale posizione del nord Europa rispetto alle sollecitazioni che arrivano dal sud dell’Europa, o sarà ancora delusione secondo lei?
R. Pesa la vergogna dell’Europa che, un lato esalta, con le parole, i valori umani di solidarietà, di democrazia e di fraternità; dall’altro si assiste di fatto, alla solitudine dell’Italia, della Sicilia, e della sua popolazione. Sarà essenziale il vertice con i capi di Stato e di Governo al Parlamento di Strasburgo che tratterà su questa emergenza. Noi regioni per quanto possiamo povere tuttavia, esaltiamo i valori della democrazia e possiamo far cambiare la posizione dell’Europa, nonostante l’avanzare dei movimenti di estrema destra.