Palermo – La redazione di TrinacriaNews ha incontrato Mario Genco alla Libreria Feltrinelli per la presentazione del suo ultimo libro I Pirandello del mare ovvero l’enigma del nonno cambiato (XL edizioni, della collana dell’Istituto Gramsci siciliano). Il suo non è un libro su Luigi Pirandello, bensì un libro con Pirandello, in cui si ripercorrono le radici familiari del grande scrittore e drammaturgo siciliano. Attraverso una minuziosa indagine di archivio, l’autore ricostruisce nei particolari la storia dei Pirandello naviganti, armatori e commercianti del mare che dal ‘700 fino agli anni ’50 del Novecento rappresentarono una vera e propria dinastia. Tale famiglia visse per ben cinque generazioni a Palermo e si imparentò con altre dinastie di marinai: i Rallo, i Vella, gli Onorato, i Fileti, i Lo Vico, i Cricchio. Insieme ai Whitaker, ai Florio e ai Bordonaro costituirono il fulcro di una fiorente economia. Nel libro emerge un sorprendente dinamismo economico e sociale, in un periodo in cui invece si pensava regnasse l’immobilismo. I Pirandello del mare è stato definito, infatti, un libro di storia sociale, in cui viene narrata una fase della storia di Palermo, e della Sicilia in generale, legata profondamente al mare, ma soprattutto l’epopea della marineria siciliana, all’interno della quale la famiglia dei Pirandello era quasi rivale dei Florio per potenza.
Nel dettaglio, Mario Genco ripercorre la storia dei Pirandello da Andrea, partito da Genova ed arrivato nel capoluogo siciliano nel 1772, fino a Pietro negli anni ‘50 del Novecento.
All’interno di questa genealogia si colloca Luigi Pirandello, che strinse rapporti molto stretti con i parenti palermitani e con i quali visse dagli ultimi anni del liceo fino al primo anno di Università. Nel libro si parla del suo fidanzamento con la cugina Lina ed il fallimento del matrimonio che causò non pochi rancori tra le famiglie. A questo punto emerge un aspetto oscuro. Sebbene Pirandello conoscesse molto bene i suoi parenti palermitani, sembrò volere rinnegare queste sue discendenze, fingendo di averne perduto memoria.
Lo stesso Mario Genco scrive nel suo libro: Quel che non sappiamo, e forse mai sapremo per certo, è perché lo scrittore Luigi Pirandello ce l’avesse tanto con la navigazione, le navi e i loro capitani. […] conosceva bene sia le une sia gli altri. E non li amava. Il mare, lo amava. Ma come molti siciliani, e soprattutto molti scrittori siciliani Verga compreso […], ne aveva sospetto. […] Il mare dei porti gli cancella l’incanto e gli volge l’umore, come quel ‘tanfo denso, acre di sale e di muffa, delle alghe morte, appacciamate, misto all’odor della pece e del catrame’.
L’autore fa notare come nonostante Pirandello volesse perdere i contatti con i suoi consanguinei, avesse comunque tratto da loro ispirazione per vicende e personaggi di alcune sue novelle ed una commedia, facendo emergere un’immagine della gente di mare tutt’altro che positiva, manifestando al contrario una sorta di astiosità e di rancore. Nelle novelle L’onda e Fra due ombre, ad esempio, Pirandello fa riferimento al suo fidanzamento con la cugina Lina; nella novella La ricca, vi è lo zio capofamiglia, un banchiere che fallisce a causa del tracollo della compagnia di navigazione Trinacria, così come accadde allo zio Felice (che ne era realmente un azionista). Infine nella commedia L’uomo la bestia e la virtù, si fa riferimento al comandante di uno dei vapori della compagnia Navigazione Generale Italiana, in cui generazioni di Pirandello erano stati capitani ed ufficiali.
Nel libro si scopre, inoltre, come lo scrittore abbia “riscritto” la propria biografia, “rinnegando” il nome del nonno reale ed attribuendosi come nonno un altro personaggio. Egli, infatti, fornì al suo biografo, Federico Vittore Nardelli, un nome errato: Andrea piuttosto che Luigi. Le reali motivazioni di una tale sostituzione non sono chiare, trattandosi, così come suggerisce l’autore, di un vero e proprio “enigma pirandelliano”.
La redazione di TrinacriaNews ha intervistato Mario Genco, il quale ci ha parlato della genesi di questo libro. È un’idea nata per caso – ha detto – mentre consultavo degli archivi per altre ricerche mi sono imbattuto spesso nei Pirandello capitani di mare, in epoche molto distanti fra di loro. Da qui è nata la mia curiosità. Mi sono chiesto come mai Pirandello avesse scritto così poco di mare, tranne che ne “L’uomo la bestia e la virtù”. In questa commedia l’autore tratta dati reali, da cui emerge una specie di idiosincrasia per la gente di mare. Da qui, ho cominciato a cercare in molti archivi ed ho ricostruito uno spaccato della società palermitana dell‘800 imperniata sulla navigazione.
A disposizione dei lettori di TrinacriaNews la videointervista che abbiamo realizzato in occasione della presentazione del libro. Le domande che abbiamo rivolto all’autore sono state le seguenti:
- Come è nata l’idea di questo libro?
- Ci sono delle incongruenze tra la vita dell’autore e quello che invece riferì ai biografi. Pirandello ebbe, infatti, rapporti stretti con i parenti armatori durante il suo soggiorno a Palermo tra il liceo e l’Università. Perché secondo lei, lo scrittore li rimosse dalla memoria pubblica, mentre al contrario li conosceva bene?
Nel sottotitolo si parla dell’enigma del nonno cambiato. Perché secondo lei Luigi Pirandello fornì al biografo il nome sbagliato per suo nonno, fornendo quello del bisnonno?