Palermo – Presso la Sala Gialla di Palazzo dei Normanni è stato presentato il 1° Rapporto dell’Osservatorio per lo sviluppo e la trasparenza: fondi europei, investimenti pubblici e coesione sociale. L’Osservatorio costituito dal Centro Pio La Torre e formato da esperti, professori e analisti, esponenti del mondo produttivo, Confindustria, sindacati, di spessore anche nazionale e rappresentanti delle forze sociali è nato con l’obiettivo di monitorare la programmazione, la gestione e la destinazione produttiva dei fondi europei e di rendere trasparente ogni azione economica finalizzata allo sviluppo della Sicilia, contribuendo al contrasto di ogni nefasto connubio con centri di potere occulto, illegale e mafioso.
Alla presentazione del Rapporto sono intervenuti alcuni dei redattori del Rapporto del Centro studi Pio La Torre, tra cui Franco Garufi, Salvatore Sacco, Adam Asmundo, Giovanni Catalano, Pietro Colomba, poi gli assessori regionali Alessandro Baccei, Antonino Caleca, Cleo Li Calzi, Antonio Purpura e Linda Vancheri, l’ANCI Sicilia, rappresentata dal vice-Presidente, Giulio Tantillo, il Segretario Generale Regionale CGIL, Michele Pagliaro, Giorgio Tessitore, della segreteria regionale della CISL Sicilia, i rappresentanti del mondo del lavoro, dell’impresa e dei giovani. Sono stati invitati inoltre i gruppi parlamentari dell’A.R.S., i sindaci, le rappresentanze studentesche, le associazioni antimafia e antiracket.
Ha aperto i lavori il Presidente del Centro studi Pio La Torre Vito Lo Monaco, il quale nell’illustrare la disponibilità per la Sicilia di venti miliardi di euro, compresi i residui spendibili del precedente ciclo di programmazione 2007/2013, cioè due miliardi l’anno per dieci anni, ha posto un quesito, senza risposta, chiedendo se, dopo 7 anni di recessione economica, tali stanziamenti riusciranno a cancellare il declino produttivo e la vasta povertà di cui soffre questa terra, si potrà assicurare un novo processo di crescita. Tuttavia, si ha la speranza – ha affermato Lo Monaco – che, in assenza di inquinamenti corruttivi, clientelari e mafiosi, probabilmente, ci si potrà avvalere di queste risorse, potendo rappresentare un’occasione irripetibile, a condizione che non si ripetano gli errori del passato rappresentati dalla moltiplicazione degli obiettivi di spesa, dagli intralci burocratici e procedurali, utilizzo emergenziale e storno dei fondi europei verso la spesa ordinaria della Regione.
Il primo Rapporto dell’Osservatorio infatti, ha evidenziato come la spesa degli oltre sedici miliardi dei precedenti cicli di programmazione dei fondi europei (2007/2013) non ha dato i risultati sperati. Il PIl e il valore aggiunto sono diminuiti; la povertà, la disoccupazione e i NEET (gli scoraggiati che non studiano e non cercano lavoro, corrispondenti a 500.000 giovani – quindi, il 10% della popolazione siciliana) sono cresciuti. Le defaillances programmatiche, procedurali e di spesa sono state gravi. Il Rapporto le ha individuate, elencandone anche le cause. Tra queste, la dispersione in centinaia misure di spesa, le inefficienze burocratiche e amministrative, la debolezza nei controlli e nella trasparenza. Per superare gli ostacoli, gli obiettivi strategici della programmazione 2014/2020 devono essere concentrati e mirati a una crescita intelligente, sostenibile, inclusiva e accompagnate da un “Piano di rafforzamento amministrativo” (PRA). Per Confindustria Sicilia il PRA deve trovare attuazione entro la primavera 2015 e dare la soluzione a problemi quali, gli standard non adeguati di tempestività e trasparenza della decisione pubblica, l’insufficiente capacità di programmare, il funzionamento non efficiente del sistema di affidamento di lavori e delle procedure di appalto. Lo Monaco ha continuato richiamandosi a quattro settori strategici sui quali il Rapporto intende orientare azioni di innovazione: 1) Turismo, beni culturali e cultura; 2) Sanità e scienza della vita; 3) Agroalimentare ed economia siciliana; 4) Energia e vivibilità della Città. È positivo che, anche la bozza di DPEF finora conosciuta scelga le medesime finalità strategiche a medio termine per invertire il ciclo economico, che possa moltiplicare le potenzialità della Sicilia. Lo Monaco ha posto l’enfasi sul fatto di volere dare un contributo neutro, di terzietà del Centro Pio La Torre, fortemente laica, autonoma dalle pieghe dei partiti, stella polare con cui si identifica la sua attività pluriennale sul territorio.
Diverse le proposte avanzate dall’Osservatorio e finalizzate a spingere nella logica della efficacia, dell’efficienza e della rapidità delle strategie da adottare. In particolare: concentrare le risorse e ridurre al minimo le misure; un forte investimento in conoscenza, sistema dell’istruzione e dell’informazione qualificata affinché venga salvaguardato e rafforzato il “capitale sociale” dal processo di depauperamento generato dall’emigrazione e alla disoccupazione strutturale e alla lunga permanenza nella condizione di NEET. Dare forte valenza innovativa alla strategia Aree Interne e all’Agenda Urbana, quali strumenti di programmazione integrata, mettendo al centro il Territorio quale parametro in grado di garantire il principio dello sviluppo locale partecipativo (CLLD) che conduce alla formazione di Interventi Territoriali Integrati (ITI); superare il modello dell’unica Autorità di gestione centralizzata presso la Regione con quello di appositi“Uffici Unici” (in ciascuno degli enti “area vasta”) con funzioni di autorità di gestione (delegate dalla Regione), anche avvalendosi di “tecnici regionali con funzioni attive di sorveglianza e assistenza”, nel rispetto dei distinti ruoli e competenze, ascrivendo alla Regione “a monte” la fase delle scelte strategiche, e agli enti di area vasta “a valle” la fase dei processi di valutazione/selezione e controllo (in base a criteri oggettivi); applicare alla Sicilia il codice europeo di partenariato ed il pieno coinvolgimento del partenariato economico e sociale. Continuando, l’Osservatorio propone l’adozione di modelli di governance realmente inclusivi, aperti cioè, alla più ampia e responsabile partecipazione degli attori territoriali, pubblici e privati, estesa a tutte le fasi del ciclo di vita dell’iniziativa progettuale superare definitivamente lo strumento di bandi per la realizzazione degli investimenti infrastrutturali, sostituendolo con modalità procedurali di tipo negoziale (Accordi di Programma, Intese Istituzionali, ect.) Non ultimo, il Presidente ha voluto proporre a nome dell’Osservatore la Istituzione di un Comitato di monitoraggio sui Fondi europei.
In una sequenza di interventi, i vari esperti e rappresentanti delle Istituzioni hanno dato il loro contributo per esprimere l’impegno a consentire il successo sul territorio dei Fondi UE, nelle varie aree di interesse della Sicilia. Per Franco Garufi, oggi i Fondi UE rappresentano l’unica quota di risorse disponibili che aiuterebbero la Sicilia ad uscire dalla sua profonda crisi. Ciò partendo dall’idea che la Sicilia ha di se stessa, ma che la politica non ha, assorbita dalla quotidianità, senza chiare strategie di crescita. Suggerendo l’orientamento strategico alla guida di alcune azioni, Garufi ha proposto l’utilizzo del residuo di 2 mld della precedente programmazione che eviti al 31 dicembre 2015 il disimpegno, sollecitando in questo, una straordinaria efficienza della P.A.. Per la nuova Programmazione, Garufi ha invocato una rottura con il passato, mediante iniezioni di innovazione con i Fondi UE, quale la “Smart Innovation tecnology” , strategia comunitaria che, utilizzando le rispettive leve (start-up delle imprese e ricerca dell’università) genererebbe nuove risorse in favore delle industrie. Inoltre, richiamandosi, alla proposta di Renato D’Amico, Garufi ha tirato in ballo l’opportunità di una rete di Governance tra Amministrazione Centrale e quelle periferiche (Regioni/Comuni) che adottino processi decisionali di carattere inclusivo tra i vari attori in gioco, in grado di perseguire una visione strategica e di disporre di capacità relazionale e di dialogo con innumerevoli e talvolta inconciliabili istanze maturate nel territorio. Adam Asmundo, trattando degli strumenti di contrasto alla povertà ha evidenziato che più a sud si va, più crescono i poveri (in Sicilia il 53,2% delle famiglie in condizione di deprivazione, contro una media nazionale del 24,9% – sempre in Sicilia, il 12,6% delle famiglie siciliane vive in condizione di povertà assoluta). Altro dato emerso è costituito dalla correlazione tra povertà al disagio minorile, ritardo scolastico, criminalità, delinquenza, degrado sociale. Uno dei interventi proponibili si configurerebbe nella integrazione monetaria con la fornitura di servizi (sanitario per es.), assimilabili al reddito di inclusione sociale, con un impegno finanziario annuale di 900 milioni di euro. Ciò procedendo con uno screening sulla tipologia e composizione dei nuclei familiari interessati al provvedimento ed aspirando alla trasformazione degli strumenti da riparativo-assistenziale prevalentemente in denaro, a percorsi di integrazione sociale e attivazione economica. Il Prof. Salvatore Sacco, che ha trattato della Sicilia e del Mediterraneo, nella prospettiva di sviluppo riferita ai cicli di programmazione 2007/2020, ha fatto evidenziare un dato incontrovertibile, costituito dall’immobilismo economico di questa area in cui, l’azione dell’UE non sembra avere influito in modo rilevante. Infatti, a fronte di un’intensificazione delle relazioni economiche tra le due rive del Mediterraneo, l’Europa non é riuscita ad influire sui divari esistenti con un Sud fortemente ipo-sviluppato. Le spinte migratorie e l’ingerenza in tali traffici delle mafie e della criminalità organizzata (con annesso traffico di droga e di armi) esercitano un’influenza rilevante sul sistema economico dell’area. Tuttavia, a fronte di alcune variabili rappresentate da: cambiamenti di carattere anche politico subentrato, piccoli ampliamenti delle zone territoriali, indebolimento di capacità operativa di alcuni Paesi (default greco), crisi accentuata in alcune regioni meridionali italiane, eccessiva presenza di enti locali siciliani con conseguente dispersione operativa, etc., i contenuti della nuova programmazione, con i suoi schemi progettuali appare inadeguata, oltre che routinaria, rivelando di fatto che l’Europa, con i suoi 5 programmi (PO-MEDITERRANEO, ENIMED, ADRIATIC-IONIAN, ENI ITALIA-TUNISIA) di CIRCA 600 milioni di euro attivabili, non ha creduto – secondo il Prof. Sacco – nel Mediterraneo.
Michele Pagliaro, che ha evidenziato la grande importanza e la speranza discendente da un impiego efficace d Fondi UE, senza lesinare criticità al sistema rappresentate dalla parcellizzazione degli interventi per lo sviluppo, la vendita del patto di stabilità alla Puglia, la volontà di praticare Riforme in Sicilia escludendo i corpi intermedi, l’esistenza di un disegno legge con cui si Istituiscono i Liberi Consorzi senza che ancora attribuire competenze ai Territori. Criticità per le quali Magliaro ha sollecitato un’inversione di marcia che favorisca e garantisca autenticamente lo sviluppo in Sicilia.
L’incontro é stato trasmesso in diretta streaming sul sito del Centro Studi Pio La Torre www.piolatorre.it e sul portale legalità dell’Ansa www.ansa.it/legalita.
TrinacriaNews.eu ha effettuato le seguenti interviste:
ALESSANDRO BACCEI assessore regionale Economia
D. Lei nel suo intervento, ha elencato i fattori critici dello sviluppo in Sicilia, tuttavia, non si è evidenziata la pressione fiscale sfrenata che aggredisce ogni iniziativa imprenditoriale o la richiesta di partecipazione privata al regime di co-finanziamento dei fondi UE. Che ci può dire?
R. Noi (assessorato all’economia) riusciamo a lavorare solo nell’ambito delle linee che abbiamo. Io non sono il Presidente, posso rispondere solo per le mie competenze.
D. E dei 30 anni di mutuo contratto della Regione siciliana che incomberà sulle spalle dei siciliani, come conciliarli con lo sviluppo?
R. I problemi del mutuo derivano dai danni fatti dai governi precedenti che hanno assunto gente a dismisura, prima alla Regione, poi alle società partecipate; non ha costruito un fondo pensioni, anzi si è mangiato quello che c’era. Tuttavia, se ci troviamo dinanzi ad una situazione insostenibile è inevitabile che per il momento si facciano dei mutui; a parte che questo corrisponde alle Direttive comunitarie e lo hanno fatto tutte le regioni d’Italia in eguale misura, noi siamo l’ultima regione italiana che ha chiuso il mutuo, altrimenti l’Italia non avrebbe potuto rendicontare. Quindi, per non avere mutui per il futuro bisogna fare le riforme, rendere meno pesante la spesa pubblica e cercare di trovare un accordo con il Governo di Roma sull’attuazione dello Statuto.
D. La misura per la finanziaria 2015?
R. Saranno le riforme che stiamo cominciando a condividere, con una bozza che peraltro non è completa e investe il pubblico impiego, la forestale. Ci sarà la ristrutturazione delle partecipate, la ristrutturazione degli enti, interventi sul patrimonio, la centrale degli acquisti che sono scritti nel DPEF, contenuti nella bozza di riforma che verrà via via completata. Si cercherà di anticipare la spesa comunitaria e ottenere prima possibile i soldi per evitare la tensione.
D. Come si combatterà la povertà, sarà una lotta “seria”?
R. Stiamo pensando a delle misure per i ceti meno abbienti, interventi compatibili con i fondi disponibili e di utilizzarli.
ANTONINO CALECA assessore regionale agricoltura
D. Cosa intende realizzare per i giovani nell’agricoltura?
R. Quello che intendo fare se ci riesco istituire la “Banca della terra”, posto che c’è qualche difficoltà. In pratica, voglio prendere le terre che sono state censite dall’Assessorato Regionale (che sono tantissime, metterle a bando e concederle gratuitamente ai giovani che mi realizzano dei progetti, che mi permettano di vendere il prodotto, dando loro la terra “gratis”. Questa iniziativa è stata realizzata in Toscana. Tra gli altri tentativi, sto cercando di portare in Sicilia la coltivazione di canapa.
D. I contratti di rete di cui lei vuole promuoverne la loro ampia diffusione, da parte di chi si ravvisano resistenze all’adozione degli stessi? Forse le vecchie generazioni?
R. Si, ovvio. I contratti di rete possono costituirsi perché previsti dal PSR (Programma di Sviluppo Rurale) che, a differenza delle cooperative e dei consorzi, permettono ai soggetti di mettersi insieme per singoli obiettivi, senza confonderli con il proprio patrimonio. Per esempio, alcune cantine del vino vogliono aggredire il mercato cinese. Queste si mettono insieme con questo obiettivo per 2/3 anni. Dopo di ciò, ognuno per i fatti propri. Ecco la differenza con le cooperative, essendo un modello molto più snello. I contratti di rete possono essere di tipo orizzontale oppure verticale.
D. I giovani che reazione hanno rispetto a questi contratti?
R. I giovani non oppongono resistenze all’adesione ai contratti di rete. Lo possono fare perché rientrano nel tipo di contratto liquido, della società liquida descritta da Bauman: ci mettiamo insieme per alcuni scopi, poi ognuno per i propri. I giovani conoscono questo modello e lo possono fare, a differenza delle generazioni anziane, per le quali mettersi insieme è sempre visto con grande diffidenza.
D. Il fatto che, a fronte di calamità naturali quali una grandine, un allagamento che danneggiano il raccolto di un’annata l’agricoltore siciliano spesso, non si avvale della opportunità di assicurarsi come invece, fanno gli agricoltori di altre regioni italiane. Come lo spiega?
R. E’ un fatto di mentalità. Ancora in Sicilia c’è un minimo di fatalismo. Ma, con l’assicurazione il produttore avrebbe ripagato tutto. (esempio: se il danno del raccolto è 1000, in realtà a carico del produttore la perdita costa solo 200). E’ semplice il funzionamento come l’assicurazione auto.
D. Le agro-mafie?
R Queste aree devono diventare di competenza della Direzione nazionale Antimafia
CLEO LI CALZI assessore regionale Turismo
D. Il turismo potrebbe rappresentare il motore dello sviluppo per la Sicilia. Tuttavia, diverse criticità drenano il suo decollo. Cosa si sta facendo per combattere questa deriva?
R. Noi abbiamo presentato un Piano Strategico del Turismo, che è il nuovo compendio di regole che guiderà lo sviluppo socio-economico della Sicilia attraverso la leva turismo. Le criticità sono già espresse nel nuovo metodo che abbiamo portato avanti, che èquello di una sinergia reale e fattiva tra più rami dell’Amministrazione che collaborano e competono affinché il turismo si sviluppi. Il Turismo non è chiuso all’interno dell’Assessorato al turismo ma, ha bisogno dei beni culturali, dell’agricoltura, delle attività produttive, dell’ambiente e dei trasporti, tutti in un’unica regia. Quindi, abbiamo approvato un Piano strategico del Turismo “insieme” a questi assessori; lo abbiamo già presentato al partenariato socio-economico. Parliamo di “metodo e di compendio”. Dentro ci mettiamo le progettualità che hanno bisogno di una concentrazione, di una selettività, di scegliere gli attrattori della Sicilia che possono permetterle di svilupparsi sui mercati internazionali e quindi, andare a costruire destinazioni turistiche come DMO (Destination Management Organization), alias “Organizzazione di gestione della destinazione turistica”, non chiuso in forme di Governance superate, che guardano più alla competenza territoriale e non al progetto di sviluppo turistico.
D. A volte l’eccessiva burocratizzazione per la stesura dei bandi di implementazione di progetti determina un ritardo nei presumibili risultati attesi con un effetto domino sul territorio. Interventi correttivi in tal senso?
R. Questo vale in generale per tutti i tipi di progetto quindi, anche per il turismo. Ci sarà un motivo per cui hanno chiamato un’Autorità nella progettazione comunitaria a fare l’Assessore al Turismo. Forse la ratio è questa. Io, prima di fare l’Assessore al Turismo ero coordinatore di valutazione di investimenti pubblici in Sicilia e, da 30 anni sono un’esperta di progettazione europea. Quindi, mi sento di dire che lo sviluppo del turismo è la messa a sistema di una progettazione unica che punti sulla leva portante di sviluppo competitivo, come quello del turismo e della cultura e, a fianco di questa dell’agro-alimentare e su queste eccellenze vado a costruire pianificazione. Accennando al Piano Strategico per il Turismo, parliamo di pianificare e progettare, non del singolo progetto.
D. L’idea di una mappatura del territorio che possa verificare i punti di forza e di debolezza?
R. E’ stata già fatta con questa nuova giunta. Abbiamo messo tutti i fattori prevalenti del territorio (dai beni culturali ai sistemi di ricettività, ai sistemi di trasporto, ai sistemi manifatturieri e commerciali che contribuiscono ad arricchire una destinazione turistica, a una pianificazione unica degli spettacoli), rendendoci conto in questo momento di qual’è la totale carenza di lettura organica del territorio su cui sino ad adesso si sono fondate le politiche di sviluppo.
D. Da ora in poi quindi, la strada dovrebbe essere in discesa?
R. Da ora in poi c’è la strada. Che sia in discesa è un po’ presto per dirlo.