Palermo – Debito pubblico, inflazione, pressione fiscale, bolla speculativa – sono alcuni dei termini, strettamente economici, che oggi, complice una crisi economica globale non tanto transitoria, sono entrati nel linguaggio corrente di tutti i giorni. Parole di un vocabolario della contemporaneità, e che pure si ritrovano sorprendentemente nella Sicilia di Carlo v – lo si scopre nel leggere il libro Le reti del credito nella Sicilia moderna, che lo storico Antonino Giuffrida, docente dell’Università di Palermo, ha presentato mercoledì 16 gennaio alla Libreria Feltrinelli di Palermo. Insieme all’autore lo studioso Salvatore Butera e la giornalista Laura Anello, corrispondente de La Stampa. Molte le personalità intellettuali e accademiche anche tra il pubblico, a cominciare dal Prof. Giacomarra, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo.
La presentazione del libro, pubblicato nei “Quaderni” della rivista Mediterranea – scaricabile al sito www.mediterranearicerchestoriche.it – si è svolta nella forma di un dialogo tra l’autore e il Prof. Butera, con la mediazione di Laura Anello, la quale è partita proprio dal parallelismo tra l’epoca di Carlo v e l’attuale crisi economica, che richiama a sua volta l’analogia, esplicitata dal Prof. Giuffrida nel suo studio, tra la crisi del credito nella seconda metà del Cinquecento e il crollo di Wall Street del 1929. Il Cinquecento segna la fine del Medioevo, afferma il Prof. Giuffrida: il moderno nasce proprio dalla crisi del grande sistema bancario medievale, messo in piedi dai banchieri toscani, che si reggeva sul legame tra realtà commerciale, aziendale e realtà creditizia. Il crollo della prima struttura trascina con sé il sistema creditizio; la necessità di un nuovo sistema creditizio, slegato dalla realtà commerciale, si traduce nell’istituzione nel 1553 della Tavola Pecunaria di Palermo, la prima esperienza di Banco pubblico. Eppure non basta: la mancata erogazione di credito e interessi – “peccato originale” della Tavola – la renderà un mero banco di deposito, che troverà la sua fine nella successiva crisi del Seicento, caratterizzata da focolai di rivolte in tutta Europa a causa dell’intreccio tra debito pubblico, gonfiato dagli alti costi delle guerre, e l’alta pressione fiscale.
Una vicenda lontana nel tempo e che sembrerebbe richiamare il contemporaneo. Eppure il Prof. Butera, interrogato da Laura Anello sulla possibilità di trovarci a quel punto lì, tra pressione fiscale, debito pubblico e rivolta, elimina qualunque tentativo di analogia. Siamo in tempi del tutto differenti, risponde convinto, le nostre rivolte sono finte. Anche noi abbiamo avuto i nostri forconi, ma per il Professore sono mero folklore. A richiamare l’attualità, prosegue lo studioso, è piuttosto la vicenda di Ferrante Gonzaga, viceré di Carlo v in Sicilia, autore di un intreccio speculativo tra politica e finanza (il “partito del tarì aggiuntivo”) avvenuto in modalità non dissimili dalla nostra epoca, a cominciare dalla cerchia di “uomini di fiducia” del quale era solito circondarsi, posizionandoli dove gli faceva più comodo. D’altro canto, ricorda il Prof. Giuffrida, Gonzaga era stato capace anche di una visione innovativa e moderna del credito, aveva colto pienamente la questione del debito pubblico, del quale si doveva occupare esclusivamente lo Stato. Un personaggio ambivalente, dunque, che invita alla cautela e allontana l’analogia storica; se è vero che i periodi di crisi si ripetono ciclicamente, afferma Giuffrida, è anche vero che ogni epoca ha le sue crisi, che sono periodiche e connesse al tipo di sviluppo economico e sociale che caratterizzano le singole epoche.
Da Carlo v fino al Settecento, il libro affronta un percorso lungo e variegato, restituendo uno sfondo storico vivido e animato nel quale la realtà locale delle reti di credito siciliane si intreccia con le grandi dinamiche europee, l’inquisizione spagnola, la Guerra dei Trent’anni e la “guerra di corsa”, cioè la pirateria – un fenomeno, quest’ultimo, più vivo che mai nel mediterraneo moderno e che trova ancora scarsa rappresentazione.
Dallo studio del Prof. Giuffrida emerge così una Sicilia quasi sconosciuta, profondamente diversa dall’immaginario comune, e per questo ancora più densa di fascino. Un grande merito dell’autore, afferma il Prof. Butera: si tratta di un modo non stereotipato di leggere le vicende siciliane, Giuffrida ci conduce per mano nelle vicende, data per data, giorno dopo giorno. Una storia di approfondimenti, prosegue Butera, che si allontana dalla storia dei grandi eventi e delle grandi categorie – l’eterna litania della Sicilia segregata, oggetto di dominazioni straniere – a partire dagli studi dello storico inglese Denis Mack Smith e dell’uso erroneo di una grande opera letteraria, Il Gattopardo, come manuale di storia sociale della Sicilia.
La presentazione è stata, dunque, occasione di riflessione storiografica, alimentata dalle personalità presenti, applicata anche alla realtà culturale e istituzionale siciliana. La giornalista Anello ha ricordato il successo del Museo del Risorgimento “Vittorio Emanuele Orlando”, rifondato nel 2010, e che pure non ha impedito la chiusura recentissima della Società Storia Patria, per la quale in questi stessi giorni è stato lanciato da più parti, compresa la Provincia di Palermo, un appello per un piano di salvataggio.
In occasione della presentazione abbiamo proposto al Prof. Antonino Giuffrida un’intervista, che potete ascoltare in alto. Ascolta l’audiointervista in alto.
Queste le domande rivolte:
- Può sintetizzare in poche frasi il contenuto del suo libro e le coordinate spazio-temporali in cui si iscrive il suo studio?
- Che percorso ha portato a questo libro e quali sono le fonti che ha utilizzato?
- Nella Sicilia di Carlo v come avviene l’intreccio tra le reti di credito locale e il contesto internazionale?
- Sembra strano sentire parlare di debito pubblico nella Sicilia moderna, così come di bolla speculativa e di reti di credito. Quali differenze ci sono con l’epoca attuale?
- Premesso che ogni studio storico sia inevitabilmente influenzato dagli schemi mentali propri dell’epoca di partenza, è possibile operare una rilettura dei sistemi economici del passato alla luce dell’attuale crisi economica globale?
- Le vicende testimoniate nel suo libro parlano di un “partito del tarì aggiuntivo”, di cosa si tratta?
- Veniamo ai personaggi: Ferrante Gonzaga, viceré di Carlo v , speculava sulle finanze pubbliche: un malcostume che si presente ancora oggi. Si può dire allora che la storia si ripeta oppure che poco sia cambiato dall’epoca di Carlo v ?
- Ultima domanda: che lezione possiamo trarre dalla storia e dal passato?