Caltanissetta 22 Febbraio 2015 – “La recrudescenza di reati contro il comparto dell’agricoltura e dell’allevamento in Sicilia sono il frutto di una organizzazione criminale che, contrariamente a quanto fa lo Stato, si è accorta che nelle campagne siciliane si fa economia. Questi reati vanno però combattuti dagli stessi soggetti che combattono la mafia e con strumenti adeguati come le intercettazioni”. A dichiararlo è l’Assessore Regionale all’Agricoltura Nino Caleca, intervenuto a Caltanissetta in occasione della presentazione della neonata associazione “Ala”, l’associazione composta da allevatori che hanno deciso di fare rete contro l’abigeato, le ecomafie ed i reati connessi al comparto agricolo e zootecnico.
L’Associazione Ala Libera Allevatori, opererà in sinergia con le prefetture siciliane ed i sindaci costituendosi parte civile nei processi per furti di bestiame avvalendosi di personale legale e specifiche competenze.
Alla presentazione cui ha preso parte anche il presidente della Commissione Antimafia all’Ars Nello Musumeci, hanno partecipato decine di allevatori ed imprenditori provenienti da tutta l’isola tra cui il noto imprenditore Salvatore Zappalà. Siamo tornati indietro di 100 anni – ha dichiarato il presidente della commissione antimafia all’Ars Nello Musumeci – quando era la mafia a controllare le campagne. Ebbene oggi purtroppo dobbiamo lavorare per fare in modo che la mafia termini di essere più efficiente dello Stato.
Rappresentate le associazioni di categoria, l’assessorato regionale alla Sanità ed il mondo veterinario. A presiedere l’associazione è un giovane allevatore ennese, Stefano Di Maria, anch’egli protagonista suo malgrado di furti di bestiame e danneggiamenti nella sua azienda agricola.
A raccogliere il grido d’allarme degli allevatori siciliani il deputato dell’NCD Alessandro Pagano che a Montecitorio ha presentato una apposita interrogazione al Governo Renzi sulla necessità di un maggiore presidio sul territorio con la richiesta di potenziamento di organico delle forze dell’ordine. Risulta chiaro – ha dichiarato Pagano – che la criminalità organizzata sta andando a colpire laddove ha capito che si produce reddito. Dietro tali reati ci sono azioni ben pianificate che occorre individuare e reprimere con pene certe.
I numeri di tale business sono impietosi. Nel 2014 almeno 100mila animali sono stati rubati per essere destinati alla macellazione clandestina. A questi vanno poi aggiunti i capi (soprattutto cavalli di razza e tori) sottratti agli allevamenti per usarli come riproduttori o per chiedere il riscatto. L’abigeato è una delle voci più rilevanti del fatturato della cosiddetta “agromafia”, l’insieme dei fenomeni malavitosi a danno delle campagne che secondo la Direzione nazionale antimafia produce un giro di affari di 7,5 miliardi di euro, tra furti di bestiame, attrezzature e mezzi agricoli, racket, estorsioni, il cosiddetto “pizzo” anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, truffe nei confronti dell’Unione Europea e caporalato.
Non vogliamo essere lasciati soli in questa battaglia – dichiarano gli allevatori – chi denuncia un furto, dato che nel nostro paese non ci sono pene certe, corre sempre il rischio di trovarsi i malviventi dietro casa la sera. Chiediamo per questo motivo un intervento immediato delle forze dell’ordine, un maggiore controllo del territorio ma auspichiamo che le forze dell’ordine abbiano i mezzi adeguati per poterlo fare, sia in termini di numero che di equipaggiamento.
Gli operatori del comparto zootecnico siciliani aderenti ad Ala, si ritroveranno le prossime settimane a Nicosia in provincia di Enna per incontrare ancora operatori del comparto zootecnico ed i sindaci dell’area centro orientale della Sicilia.