Amare Palermo significa anche sapere scorgere gli angoli più romantici e suggestivi che questa città storica dalle mille facce è capace di offrirci. Vi invito ad una passeggiata che va oltre l’aspetto artistico e monumentale e riesce a rievocare i sentimenti e le passioni che furono.
Certo è che traffico, rumori e bancarelle si conciliano poco con la capacità di tornare indietro nel tempo, soprattutto, se abitualmente frequentiamo quei luoghi presi dalla consueta fretta e dai mille problemi veri o immaginari.
Uno dei luoghi più battuti e meno apprezzati dai palermitani è certamente la zona antistante Porta Felice, allo sbocco del Corso Vittorio Emanuele sul Foro Italico, antica strada Colonna e poi Foro Borbonico. Romantico è già il nome di questa porta intitolata a donna Felice Orsini, moglie del vicerè Colonna, che la fondò nel 1582 per coronare con un ingresso monumentale la strada del Cassaro, o Corso Vittorio Emanuele è la strada più antica di Palermo, da lui fatta prolungare dalla chiesa di Portosalvo alla Marina. I lavori, come per tradizione a Palermo, furono sospesi e ripresi nel corso di circa cinquant’anni. Vi lavorò Mariano Smiriglio, architetto del Senato palermitano, fino all’anno della sua morte, nel 1636; furono portati a compimento l’anno dopo da Pietro Novelli e poi da Vincenzo Tedeschi.
Ma torniamo all’aspetto più affascinante: cerchiamo di immaginare quale teatro di passeggiate, incontri ed evasioni è stato quel meraviglioso lungomare che si apre allo sguardo della persona che esce dalla Porta, lungomare che nei secoli ha reso incantevole Palermo.
Profumi di limone, gelsomino e citronella al chiaro di luna. Dolci onde che si infrangono su antiche cale. Appassionati incontri clandestini di mezza estate nelle carrozzelle delle nobil-donne
appartate da occhi indiscreti per ricevere aitanti focosi cavalieri. Così racconta Luigi Natoli nei suoi tanti romanzi storici ed in particolare in Calvello, il bastardo, emblema di storie d’amore e d’amicizia tra briganti e nobili in pieno ‘600 a Palermo.
Esercitiamo tutta la nostra fantasia e dipingiamo nei nostri occhi quel giardino meraviglioso che doveva essere la nostra città dal cuore grande quanto la “marina”.
Molto interessante è anche l’aspetto metaforico di Porta Felice che vuole simboleggiare le Colonne d’Ercole con le quali si introdusse nella città lo schema strutturale, destinato a rimanere isolato episodio fino alla seconda metà del settecento.
Ricca di movimenti ed elementi architettonici: all’esterno la festosa enfasi barocca con colonne, nicchie (un tempo con canefore) e fontane, vigorosamente architravate e sormontate dal fastoso secondo ordine esaltato all’apice dalle due grandi aquile marmoree a volo spiegato.
Nel prospetto interno troviamo un linguaggio manieristico, di severa e solenne compostezza architettonica, ricco di luci, finestre timpanate, lesene, architravi e cornici di equilibrato gusto classico.
Rallentiamo la velocità della nostra automobile prima di raggiungere la Cala e soffermiamo lo sguardo, con le dovute precauzioni, magari facendo una breve sosta sul giardino di palme antistante, per ammirare l’esuberanza di questo edificio e riuscire a cogliere le sue scenografiche intenzioni.