Palermo, 25 giu- Per politiche di genere la regione siciliana è ancora fanalino di coda. Non riescono a decollare neanche funzioni importanti come quelle attribuite alla Consigliera regionale di parità per il contrasto alle discriminazioni nei posti di lavoro. Lo scrivono in una nota Cgil, Cisl e Uil. Nei giorni scorsi si sono registrate le dimissioni della Consigliera in carica da pochi mesi e già bersaglio delle critiche dei sindacati che le attribuivano inattività. ”Un vuoto prolungato- sostengono Gabriella Messina ed Elvira Morana (Cgil), Rosanna Laplaca (Cisl) e Vilma Costa (Uil) – non è tollerabile. D’altro canto – aggiungono-riteniamo altrettanto intollerabile il silenzio dell’assessorato regionale al lavoro di fronte alle nostre reiterate richieste di incontro. Noi chiediamo una inversione di rotta e l’avvio immediato del confronto”. I sindacati contestano alla Regione il mancato aggiornamento delle modalità di selezione per l’individuazione della consigliera, “che vanno allineate –sostengono– a quelle nazionali, prevedendo risorse e permessi per consentire un effettivo esercizio del ruolo”.
Le esponenti sindacali affermano che “quando si tratta di tutela delle donne dalla Regione non si registra nessun passo avanti. Violenza, molestie, mobbing, mancate progressioni, gender gap e gender pay gap sono fenomeni su cui l’azione di contrasto deve essere adeguata, e la figura della consigliera è importante anche per l’attivazione di procedure legali e di interventi. Si è in enorme ritardo anche per quanto riguarda azioni come la lettura dei rapporti biennali, la
certificazione di genere e altro, previsti dal Pnrr.