Palermo – Si è svolta il 23 novembre presso la sede della Fondazione Sant’Elia l’anteprima riservata alla stampa della mostra Frontiera di immagini dell’artista internazionale Francesco Clemente.
L’esposizione, curata dal critico d’arte Achille Bonito Oliva, è ospitata fino al 2 marzo 2014 presso le splendide sale del Palazzo Sant’Elia e raccoglie circa sessanta opere che propongono le scelte iconografiche, le problematiche linguistiche, i temi con i quali l’artista partenopeo si è confrontato dalla metà degli anni ’80 sino ad oggi.
Frontiera di immagini è stata proposta all’interno di Transavanguardia italiana, il progetto espositivo ideato da Achille Bonito Oliva ed iniziato nel 2011 a Palazzo Reale a Milano sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Il progetto ha previsto le esposizioni, in cinque diverse città, di cinque protagonisti della Transavanguardia: Sandro Chia, Enzo Cucchi, Nicola De Maria, Mimmo Paladino e lo stesso Francesco Clemente, le cui opere sono esposte per la prima volta in Sicilia anche grazie alla Provincia di Palermo e a Civita. Sulla mostra Frontiera di immagini di Francesco Clemente è stato realizzato anche un catalogo, edito da Giampaolo Prearo, concepito dallo stesso artista e corredato dai saggi critici di Achille Bonito Oliva e Francesco Gallo Mazzeo.
Francesco Clemente, insignito nel 2012 del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana, è a pieno titolo uno dei maggiori rappresentanti della cultura e del talento italiani nel mondo grazie anche alla retrospettiva organizzata dal Salomon R. Guggenheim Museum di New York e Bilbao tra il 1999 e il 2000. L’artista incentra il suo lavoro sulla citazione di elementi iconografici di paesi lontani “fusi” con immagini e simboli della tradizione mediterranea, della cultura classica e di quella contemporanea dei mass media. Oriente ed Occidente, Nord e Sud del mondo, civiltà antiche e pensiero moderno si mescolano e si confondono nelle opere dell’artista. Clemente è stato infatti definito un “nomade”, proprio per le influenze dei suoi numerosi viaggi nelle sue opere e nel suo modo di lavorare. In particolare, l’artista ha soggiornato in India ed ha viaggiato in Europa, in Egitto, in Sud America, in Giamaica, nei Caraibi.
Maggiori informazioni sulla mostra e sull’artista all’indirizzo www.francescoclementepalermo.it
Sono pronto a farmi adottare da Palermo per la luce, per l’inclusività, per le sue suggestioni. Questo è quello che ha affermato Francesco Clemente durante l’anteprima della sua personale. Non conoscevo Palermo. Qui ho trovato molti dei temi del mio lavoro, il confronto tra Oriente ed Occidente, ad esempio, o l’incontro tra diverse culture. In realtà questa esposizione è come una retrospettiva, è come vedere cinque o sei momenti delle mie mostre precedenti. È molto eloquente quello che faccio – ha continuato – si può notare il mio modo di lavorare in costellazioni. Nella mia personale ci sono intere costellazioni in ognuna delle sale, in questo modo è possibile comprendere il sistema interno di referenti che adopero.
Il noto critico d’arte e curatore della mostra Achille Bonito Oliva ha espresso il suo apprezzamento per l’opera di Clemente ed ha tracciato le caratteristiche peculiari della mostra personale a Palazzo Sant’Elia. Si tratta di una mostra in cui vi è uno svolgimento linguistico evidente; direi un intreccio fra astrazione, figurazione, decorazione, tematiche complesse, Eros e Thanatos, che lui ha ben rappresentato negli spazi del palazzo, integrandosi con l’architettura. Clemente una volta ha affermato che “l’arte serve per non incontrare il nemico”. La sua conflittualità è veramente tutta risolta sul piano dell’immagine e crea una convivenza degli opposti. Questa mostra trova in questa città una sorta di teatro espositivo assolutamente adeguato. In questi spazi architettonici si può cogliere veramente l’equilibrio interiore che Francesco Clemente ha raggiunto, anche nel rapporto tra Oriente ed Occidente, nel suo nomadismo culturale, nel suo oggettismo stilistico. L’artista riesce a fondare un ponte iconografico tra culture diverse e la Sicilia è il luogo migliore che poteva avere a disposizione per esporre. Nell’evoluzione del percorso creativo di Francesco Clemente – ha continuato – non c’è mai un’evoluzione lineare. Anche per questa esposizione è possibile notare come il percorso non sia cronologico. Come è possibile notare, l’artista sceglie le figure disarticolate ed il figurabile, piuttosto che la figurazione. Disarticolare non significa solo far morire, ma anche rifondare.
In occasione dell’anteprima, la redazione di TrinacriaNews ha incontrato Francesco Clemente e Achille Bonito Oliva. Questi i contenuti delle due interviste:
Achille Bonito Oliva
“Frontiera di immagini” costituisce la penultima tappa di un progetto espositivo e le opere di Francesco Clemente vengono esposte per la prima volta in Sicilia. Perché la scelta di Palermo?
Palermo e la Sicilia sono luoghi non solo geografici ma culturali e storici, che producono memoria. La mia teoria, la Transavanguardia, opera sulla citazione, sulla soggettività, sulla memoria stratificata, complessa, articolata, contaminata. Perciò “trans-”, è un’arte di attraversamento e del nomadismo. Direi che la scelta di esporre le opere di Francesco Clemente, artista napoletano, qui a Palermo è perfetta.
A questo proposito, qual è il suo commento per Palazzo Sant’Elia, sede della mostra fino al 2 marzo 2014?
La mostra è integrata con l’architettura con una morbidezza e un assecondamento che arricchisce l’opera dell’artista e vivifica l’architettura, riducendone la distanza. Qui ci sono tutte le scuole linguistiche che partono dalla figurazione ed arrivano all’astrazione, alla decorazione, a un’idea di spazio che ha dietro il vuoto indiano, ma anche Schiele. È un’arte probabile, come dico io, del figurabile. La sua è un’arte in movimento e nomadica.
Lei parlava di una mostra che non segue un ordine cronologico. Quali le scelte espositive?
La mostra segue un ordine per assecondamento. Clemente lavora sempre sull’idea della “costellazione”, che significa diramazione, viaggio, deriva, recupero, una sorta di tempo circolare, l’eterno ritorno. Si tratta di una forma strutturale che mi è cara, in quanto ho scritto un saggio sulla “costellazione transavanguardia”.
Francesco Clemente
Qual è il significato del titolo della mostra Frontiera di immagini?
È un titolo che ha a che fare con la mia vocazione nomade e anche con il mio desiderio di unificare con il mio lavoro, piuttosto che dividere.
Qual è il suo commento per la sede della mostra di Palazzo Sant’Elia?
Così come è stato fatto notare da Achille Bonito Oliva durante la presentazione, trovo molto curiosa l’assonanza tra certi miei colori e quelli delle ceramiche e dei soffitti del palazzo.
Quale parallelismo esiste tra la sua ricerca artistica e la storia e l’identità della Sicilia e di Palermo?
Basta guardare il soffitto della Cappella Palatina e scoprire che dietro l’astrazione ci sono migliaia di figure orientaleggianti, da lì è facile entrare nel mio lavoro.
A questo proposito, la Sicilia può essere considerata una frontiera di immagini?
Credo che “frontiera” significhi qualcosa più che separazione, indica unione e collegamento. A me piace pensare a tutto come un ponte e non come un castello.