Palermo – Una strage, quella di Capaci, il 23 maggio. Un’altra il 19 luglio, in Via D’Amelio, del 1992.
500 chili di tritolo per ammazzare Giovanni Falcone e il suo corteo blindato sull’autostrada A29 nei pressi dello svincolo di Capaci.
Circa 90 chili per far saltare Paolo Bosellino e la sua scorta, in via D’Amelio.
Due magistrati, due servitori dello stato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due eroi involontari. E non solo, muoiono anche Francesca Morvillo, la moglie di Giovanni e gli agenti di scorta, Rocco Schifani, Vito Dicillo, Antonio Montinaro. Poi, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
“Palermo chiama Italia”, è l’iniziativa per la giornata di commemorazione in onore dei due magistrati uccisi dalla mafia, che quest’anno ha previsto la partecipazione di circa 40 mila studenti, provenienti da tutta Italia,circa una centinaio dagli Stati uniti e dall’Europa.
Ma non solo, sei piazze coinvolte, Milano, Gattatico, Firenze, Napoli, Rosarno e Corleone, dove contemporaneamente si sono svolte incontri, dibattiti, forum con i racconti e le commoventi testimonianze dei familiari delle vittime e rappresentanti di associazioni impegnate nella lotta alla mafia. Si ricordano altri esempi di legalità, uccisi dalla mafia e dalle mafie (n’ndrangheta, camorra): il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pio La Torre, Peppino Impastato, Gennaro Musella, e altri. Tanti, troppi.
Tutte le città collegate in diretta su RAI1 con l’aula bunker dell’Ucciardone, in cui ha avuto luogo l’inaugurazione dell’evento, luogo simbolo dell’antimafia,dove si è svolto il Maxiprocesso voluto dai due giudici.
Ventitrè anni dopo, un’ondata colorata di bambini e ragazzi affollano Palermo, per ricordare quella tragiche giornate in cui la mafia sembrò cantare vittoria contro lo Stato e le istituzioni. Da quelle dolorose stragi che hanno segnato la storia di un paese, nasce la “Fondazione Falcone”. Attraverso programmi educativi e officine di legalità,con la collaborazione del Miur e del Ministero della Giustizia si formano migliaia di studenti, nell’idea che il futuro della legalità e dei diritti debba essere affidato alle giovani generazioni.
Questo percorso didattico e divulgativo dei ragazzi, trova poi sbocco nel confronto corale, nel momento celebrativo dell’anniversario del 23 Maggio.
Gli uomini passano, ma le idee rimangono”. E ’il testamento morale che ha lasciato mio fratello – afferma Maria Falcone – durante l’intervento, sul palco dell’Aula bunker.
Giovanni sapeva che avrebbe pagato per il suo lavoro penetrante e incalzante a danno della criminalità organizzata. Lo stesso pentito Buscetta, riferì che la sua collaborazione, ciò che avrebbe detto quindi, avrebbe comportato delle conseguenze per Falcone. Ma Giovanni rispose che altri magistrati, dopo di lui avrebbero continuato il suo cammino.
I giovani mi hanno dato la voglia e l’entusiasmo per continuare a credere che – come sosteneva mio fratello – la mafia è un fenomeno umano e che come tutti i fenomeni umani ha il suo inizio e può avere una fine.
In quell’aula ci sono le Istituzioni e lo Stato.
C’è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente del Senato Pietro Grasso, i ministri Stefania Giannini e Andrea Orlando, il presidente della Commissione nazionale antimafia Rosy Bindi, il presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta, e il Sindaco Leoluca Orlando. Presenti, inoltre, le più alte cariche militari e giudiziarie dello Stato.
Ma ci sono soprattutto loro. Ragazzi e bambini, studenti di ogni ordine e grado, con le loro insegnanti. I veri protagonisti della manifestazione.
Ed è dalla scuola che bisogna ripartire, rafforzando l’etica e le coscienze, con un approfondimento dei valori della legalità, il rispetto delle leggi e della Costituzione.
Il ministro Giannini, proprio per questo afferma, che l’obiettivo primario della scuola deve essere quello di fare in modo, che un domani ,da quegli stessi banchi venga fuori un nuovo Giovanni Falcone o Paolo Borsellino.
Il tema della lotta alle mafie e la questione meridionale sono ancora oggi tremendamente scottanti e attuali e che rappresentano e debbano essere affrontati come questioni nazionali – ha precisato il Sindaco di Palermo Orlando – l’elezione del presidente Mattarella rappresenta più che mai, la lotta alla liberazione dalla mafia del popolo palermitano e siciliano e può essere considerata parte della storia nazionale e patrimonio di tutti.
La Bindy ha poi sostenuto come la presenza oggi del presidente Mattarella ha un grande significato. Palermo non è il paese della mafia, della criminalità, ma anzi della risposta civile e responsabile ad essa. Il sacrificio di Falcone e Borsellino deve servire per una continuità e perseveranza nell’impegno contro le mafie”.
Nel suo pregevole intervento il Capo dello Stato ha sottolineato l’importanza della manifestazione. Ha precisato come i giovani rappresentino il futuro e la speranza del nostro paese. E le tante associazioni che fanno quotidianamente lotta alla mafia sono organi vitali e indispensabili per la nostra società civile. Le immagini di Capaci e Via D’Amelio rimarranno sempre impresse nei nostri occhi, i nomi , i volti e gli esempi di chi ha onestamente servito lo Stato. Noi non dobbiamo dimenticare i nostri doveri, affinché vengano salvaguardati i nostri diritti presenti e futuri. Vanno aperte tutte le porte ai giovani. Di Falcone e Borsellino restano certamente le loro tensioni morali e le loro idee, che continueranno a camminare sulle nostre gambe. Buon cammino a tutti quindi.
Ha infine dichiarato a margine: Non vedo né scontri né tensioni tra Governo e Corte
Costituzionale. E’ comunque buona regola mantenere fra organi costituzionali relazioni vicendevolmente rispettose, affinché ciascuno di essi possa svolgere serenamente la propria funzione.