Palermo – La Rainbow Warrior, la nave di Greenpeace impegnata nel tour italiano Non è un Paese per fossili, è attraccata nel porto nel capoluogo siciliano per dire no alle trivellazioni nel canale di Sicilia. A bordo dell’imbarcazione si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del rapporto Offshore Ibleo, in cui Greenpeace denuncia le omissioni del decreto di Valutazione di Impatto Ambientale n. 149/14, che dichiara la compatibilità del progetto Eni di trivellazione al largo delle coste della Sicilia meridionale, non citando i gravi rischi che questo potrebbe comportare.
Nel dettaglio, le zone interessate direttamente dal progetto sono quella tra Gela e Licata, per le quali sono stati autorizzati già otto pozzi petroliferi e sono stati concessi tre permessi di ricerca tra Sciacca e Agrigento a pochi centinaia di metri dalla costa. Presso Portopalo di Capo Passero, inoltre, esiste una valutazione di impatto ambientale già avanzata.
I rischi che una tale operazione porterebbe sono però numerosi: frane, incidenti nei gasdotti, incendi della piattaforma. Come riporta Greenpeace di questi non vi è traccia nella Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), che si limita a rimandare la questione a successivi approfondimenti. Il decreto ignora, inoltre, il parere negativo espresso nel maggio 2013 dalla Regione Siciliana che, così come riportato nel rapporto Offshore Ibleo, consultabile al link www.greenpeace.org/italy/it/ufficiostampa/rapporti/Offshore-IBLEO , riteneva che l’installazione di numerose piattaforme porterebbe benefici praticamente nulli per la collettività e per il comparto della pesca e del terziario turistico avanzato, mentre altissimi potrebbero risultare i potenziali costi relativi alla sostenibilità ambientale ed economica.
Contro il progetto di Eni si è mossa dunque Greenpeace che intende presentare ricorso al TAR, auspicando soprattutto il sostegno delle amministrazioni locali, dei comuni direttamente interessati, delle associazioni di categoria, nonché dell’ANCI Sicilia.
La conferenza stampa indetta a bordo della Rainbow Warrior, la prima nave concepita, progettata e realizzata da Greenpeace da utilizzare per le proprie campagne ambientaliste, ha avuto proprio lo scopo di denunciare e richiamare l’opinione pubblica su questa temibile prospettiva, cercando l’appoggio concreto dei soggetti minacciati.
Alla conferenza sono intervenuti, oltre che il direttore delle campagne di Greenpeace Italia Alessandro Giannì, anche il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il ricercatore dell’Istituto per l’Ambiente marino e costiero del CNR di Mazara del Vallo Fabio Fiorentino, il responsabile regionale di AGCI Agrital Giovanni Basciano e il responsabile ambiente del Touring Club italiano Marco Lion.
Fabio Fiorentino, ricercatore dell’Istituto per l’Ambiente marino e costiero del CNR di Mazara del Vallo, ha sottolineato l’impatto catastrofico che un tale progetto potrebbe causare sulla varietà di specie ittiche, nonché sulla produttività di questa zona del Mediterraneo. A seguire è intervenuto Giovanni Basciano, il quale ha posto l’accento sulle conseguenze che il trivellamento petrolifero potrebbe portare invece per l’attività di pesca, proponendo un modello di sviluppo diverso da quello attuale, che preveda la sostenibilità e la tutela del territorio. Il progetto Offshore Ibleo avrebbe conseguenze anche per quanto riguarda il settore del turismo. È quanto ha affermato il Marco Lion, che ha messo in evidenza come un disastro nel Canale di Sicilia si riverberebbe a livello nazionale, a fronte di un valore economico delle trivellazioni lungamente inferiore alle attività economiche messe a rischio.
Il momento centrale della conferenza stampa è stato rappresentato dall’intervento di Alessandro Giannì, il quale con veemenza ha chiesto il sostegno delle amministrazioni locali, nonché delle associazioni di categoria. Il progetto Offshore Ibleo – ha detto – non è stato ancora autorizzato, ma ha avuto una valutazione di impatto ambientale positiva, in cui i rischi formalmente non esistono. L’altro aspetto grave è che fino a maggio 2013 la Regione Siciliana era contraria alle trivellazioni, avendo espresso un parere negativo. Ad Eni è stato prescritto allora di ideare e realizzare su scala non locale un progetto di comunicazione, sensibilizzazione e divulgazione riguardante i valori legati al paesaggio e al patrimonio naturale. Due anni di questo progetto di “greenwashing” sono serviti a coprire le preoccupazioni espresse dalla Regione. Per questo Greenpeace ha già avviato le cause per impugnare al TAR il decreto n. 149/2014. Chiediamo però aiuto alle associazioni e ai comuni interessati, perché sono soprattutto i siciliani a doversi ribellare. Purtroppo il nostro avvocato sconsiglia di intervenire ad amministrazioni non prospicienti le aree interessate; l’ANCI però può chiedere ai comuni interessati di intervenire.
A seguire è intervenuto Leoluca Orlando, il quale ha manifestato il proprio appoggio all’iniziativa di Greenpeace e, in quanto Presidente dell’Anci Sicilia, ha annunciato la sua volontà di farsi portavoce presso i Comuni direttamente interessati dal progetto, nonché di valutare la possibilità di ricorrere in rappresentanza dei Comuni interessati in futuro dalle trivellazioni. Come ANCI – ha affermato – chiederemo formalmente al Ministro dell’Ambiente la sospensione delle autorizzazioni e un incontro tecnico con i rappresentanti delle autonomie locali in Sicilia per dare una risposta alle obiezioni già opportunamente formulate dalla Regione Sicilia, cercando di difendere il parere negativo che è stato disatteso.
La risposta accorata di Giannì è arrivata subito dopo. Convocare riunioni con il Ministero non basta – ha ribadito – bisogna intervenire dal punto di vista legale. Non sarà facile, perché è una lotta contro i giganti. In questo momento siamo ad un bivio e bisogna scegliere. La Sicilia ha tante alternative. Abbiamo degli esempi che ci dicono che abbiamo fatto delle scelte sbagliate. Per questo motivo vi invito a riflettere; sono stanco di riunioni. Il ricorso va fatto entro fine luglio; altrimenti capiremo che ai siciliani non interessa e che sono state fatte altre scelte. Noi di Greenpeace non possiamo e non vogliamo farcela da soli. I comuni più interessati al momento sono Butera, Gela e Licata. Più in là ci sono Palma di Montechiaro, Ragusa, Agrigento, Vittoria e tanti altri comuni costieri. Chiediamo all’ANCI di fare pressione.
Durante la conferenza hanno dichiarato il proprio appoggio a Greenpeace anche il Sindaco di Scicli, il quale ha subito dichiarato la volontà di aderire al ricorso, nonché i rappresentanti delle amministrazioni locali di Marsala e Menfi.
Durante la conferenza stampa, la redazione di TrinacriaNews.eu ha incontrato Alessandro Giannì e Leoluca Orlando. Ecco i contenuti delle interviste:
Alessandro Giannì
Perché la Rainbow Warrior ha scelto di fare tappa a Palermo?
Perché Palermo è la capitale della Regione Siciliana; una regione sotto attacco delle pressioni delle industria petrolifera che vuole trivellare il Canale di Sicilia. Molto pericoloso è il fatto che sia stato raggiunto un accordo con Malta per trivellare la zona che arriva fino a Siracusa. Si tratta di una delle due zone di importanza fondamentale per la diversità biologica e per la pesca del canale di Sicilia. Noi di Greenpeace temiamo che questa possa essere una minaccia molto concreta per la prospettiva futura di sviluppo nella nostra relazione con il mare e con le sue risorse. Temiamo che questo costituisca il bivio tra la sostenibilità nella pesca, nel turismo, nella valorizzazione del patrimonio culturale e quello che è successo al contrario in territori come Gela o Taranto, che hanno avuto un passato importante di storia e di cultura, ma che oggi purtroppo hanno fatto delle scelte differenti. Riteniamo esista la possibilità di sviluppare direzioni alternative. Si tratta di un problema comune, in quanto il Mediterraneo può essere considerato una sorta di “pozzanghera” con un “tempo di scambio” dell’ordine di un secolo circa. Quello che vi facciamo ha una ricaduta per tutti. È giusto che l’Italia si assuma la responsabilità e cerchi di dare l’esempio. Abbiamo le capacità per potere reagire a questo tipo di deriva; i rischi li conosciamo tutti e per le soluzioni abbiamo delle buone idee in mente.
Ieri mattina si sono svolte delle simulazioni di disastro petrolifero a Mondello. Quali pericoli corrono le spiagge siciliane?
Se dovessi rispondere leggendo le carte dovrei dire che formalmente i rischi non ci sono. Nelle osservazioni che qualche tempo fa abbiamo presentato per il progetto “Pozzo vela 1” non abbiamo trovato quello che ognuno si aspetterebbe. Il proponente Eni ha redatto uno studio di impatto aziendale, sul quale è stata svolta la valutazione. Quando abbiamo denunciato la mancanza dei rischi, Eni ci ha risposto che si tratta di disastri che non si verificano mai. Dopo una settimana è affondata, al confine tra Congo e Angola, la piattaforma Perro Negro 6, ma di ciò non si è parlato in Italia. Adesso per questo studio vi è una prescrizione allucinante, poiché la compatibilità è stata data chiedendo ad Eni di prospettare uno scenario di intervento. Riteniamo che sono state le nostre osservazioni precedenti a far sì che adesso ci sia questa ignobile prescrizione, perché finora mai nessuno ha tenuto in considerazione questo rischio.
Greenpeace, in occasione del tour della Rainbow Warrior “Non è un Paese per fossili”, ha lanciato una petizione online all’indirizzo www.greenpeace.org/italy/non-fossilizziamoci Come sta andando e cosa riguarda nel dettaglio?
La nostra petizione ha raggiunto più di 40 mila firme. Non riguarda solamente le trivellazioni; ma intende chiedere ai cittadini di firmare una Dichiarazione di Indipendenza dalle fonti fossili, in favore di energie rinnovabili ed efficienza. Siamo in un momento di crisi energetica generalizzata. Non abbiamo bisogno di trovare altro gas, perché al momento ce n’è anche troppo. Per questo motivo, bisogna guidare le politiche nella direzione delle energie rinnovabili grazie alle quali possiamo usare il gas esclusivamente come combustibile intermedio.
Leoluca Orlando
In che modo l’apporto dei sindaci può portare avanti la protesta e la denuncia di Greenpeace?
L’apporto dei sindaci può portare avanti la protesta e la denuncia di Greenpeace attraverso la cultura. I sindaci e le amministrazioni comunali hanno il compito importante del cambiamento di una comunità. Possono aiutare la perversione culturale che diventa clientelismo, oppure possono incrementare una cultura dei diritti di tutti e di ciascuno, fra i quali vi è il diritto umano fondamentale all’ambiente.
Quale messaggio vuole lanciare in tal senso il Comune di Palermo?
La città più grande della Sicilia, il capoluogo è qui presente per testimoniare l’importanza e la necessità di un cambiamento culturale, perché in questo modo la politica non avrà più alibi e dovrà capire ed agire.