Si è tenuta questa mattina presso il Teatro Biondo di Palermo la conferenza stampa di presentazione della Black Comedy Chi vive giace testo teatrale inedito di Roberto Alajmo regia Armando Pugliese interpretata da David Coco, Roberta Caronia, Roberto Nobile, Stefania Blandeburgo e Claudio Zappalà. Le scene sono di Andrea Taddei, i costumi di Dora Argento, le musiche originali di Nicola Piovani, le luci di Gaetano La Mela. aiuto regia Valentina Enea, produzione Teatro Biondo Palermo
Autore e interpreti hanno, durante la conferenza stampa, descritto le loro emozioni nell’affrontare questo impegno teatrale e parlato, a seconda dei ruoli, di questa loro esperienza.
Repliche fino al 27 gennaio al Teatro Biondo e successivamente al Mercadante di Napoli (dal 29 gennaio al 3 febbraio) e al Comunale di Siracusa (22 e 23 febbraio).
Ecco come si sono espressi:
Alajmo
Ho provato a scrivere il testo in una lingua diversa, che parte dal siciliano, ma che non è strettamente siciliano, una lingua, comunque, comprensibile a tutte le latitudini. No è né Camilleri, né Martoglio e neanche Scaldati.
Pugliese
Quando Alajmo mi ha mandato il testo, quello che mi colpì fu il linguaggio. Io considero in teatro il linguaggio logico lo strato più superficiale della comunicazione, poi a poco a poco più si va nel profondo e più diventa intenso, ma il linguaggio utilizzato da Alajmo è stato per me una sorta di musica, con allitterazioni e intensità tipici del linguaggio musicale e ho avuto la fortuna di avere degli attori bravi che hanno capito subito il meccanismo, dando all’occorrenza drammaticità o comicità alla situazione in modo che ogni forma fosse rispettata.
Avere oggi un autore italiano che affronti il linguaggio e i suoi significati è per me una scommessa e spero che sia una scommessa vincente, soprattutto per Alajmo e per la Compagnia di cui alcuni erano di mia conoscenza e altri sono stati una gradevolissima scoperta.
Avendo utilizzato dei personaggi non di ceto alto con un linguaggio che parte dall’espressione popolare, ma che in effetti si evolve verso una espressione sublimata, che va verso il surreale si è creato un bel connubio che abbiamo cercato di rispettare anche attraverso le scene di Andrea Taddei, i costumi di Dora Argento e le musiche di Nicola Piovani.
Coco
Mi sono subito divertito nella lettura del testo non appena l’ho letto, perché ha una sorta di musicalità, una musicalità che ti rimane e che facilmente ti porti dietro anche nella vita reale. Trovo molto interessante il rapporto della vita nei confronti della morte, il rapporto di chi è vivo nei confronti di chi è morto. Penso che questo paradosso tra il tema che trattiamo e il modo in cui lo trattiamo piacerà molto.
Caronia
Per quanto riguarda la mia esperienza, la difficoltà che ho incontrato riguarda il fatto che quando affronti la tua lingua vai a ripescare tutto l’immaginario uditivo familiare, invece, questa lingua è una lingua nuova non è la lingua della mia infanzia, ma una lingua che dovrebbe costringerci a trovare una cifra più astratta, per certi versi surreale e anche di Beckettiana memoria.
Blandeburgo
Io la notte sogno spesso e mi ricordo i sogni e credo che questo mi abbia aiutata ad affrontare il personaggio e la cifra di questo spettacolo. Ci sono dei morti e dei vivi, ma come possono dialogare? Perché nei sogni “pare vero”. E vi invitiamo a fare questo strano sogno insieme a noi.
Nobile
Ho scoperto nel recitare delle modalità per me seppellite sia nella lingua che nei movimenti.
Ho apprezzato molto il testo e non è facile trovare nel teatro italiano un testo con spessore sia nel linguaggio che nell’argomento.
Qui c’è un rapporto tra vivi e morti dove non esiste la trascendenza, ma i morti continuano ad essere vivi e i vivi non si sa se sono vivi o morti
Zappalà
Per me è il terzo spettacolo in questo Teatro, prima con Emma Dante, poi con Stefano Ricci, Gianni Forte e adesso con Armando Pugliese e sono felice di sentirmi come a casa qui dopo cinque anni
Sinossi
Un fortuito incidente automobilistico, una disgrazia nella quale una giovane donna perde la vita a causa della guida distratta di un ventenne. Non è colpa di nessuno, se non del caso, ma il marito della donna non se ne fa una ragione: non sa se perdonare o se vendicare, come le tante voci del quartiere popolare in cui vive gli suggeriscono. Dall’altra parte, il padre del ragazzo non sa come comportarsi, se assolvere in pieno il giovane col pretesto della fatalità o spingerlo a porgere le proprie scuse al vedovo.
A questo punto, in un contesto che sin dall’inizio ha i contorni allucinati di un certo realismo metafisico tipicamente siciliano, sono i fantasmi che bisogna interrogare. Ecco allora la moglie, mischina, e la defunta madre del ragazzo che dispensano consigli, ammoniscono, ragionano e determinano le sorti di questo dramma dei vivi e dei morti, nel quale un certo humour nero ha la funzione catartica di governare l’ordine delle cose, invertendo il senso del vecchio adagio: “Chi muore giace, chi vive si dà pace”.