Palermo – Il 9 marzo 2013 allo Spazio Cultura Libreria Macaione si è tenuta la presentazione del romanzo di Benvenuto Caminiti L’ultima luce prima del buio (Officina Trinacria Edizioni), in cui l’amore e l’amicizia sono i protagonisti di una toccante storia a lieto fine, che ha inizio con un tragico incidente d’auto.
In un’opera intensa, avvincente e dai tanti colpi di scena, il noto giornalista e storica firma rosanero riesce a comporre magistralmente un inno alla vita attraverso l’esempio di forza e speranza della giovane protagonista Gianna, che a soli diciotto anni viene condannata all’immobilità su una carrozzina, ed attraverso l’indissolubile legame tra Sasà (il padre della ragazza) ed i suoi amici, primo fra tutti Saverio. Nonostante le tragiche avversità, l’amicizia vera e sincera fortifica i personaggi e costituisce una via d’uscita per superare il dramma.
L’ultima luce prima del buio è un romanzo drammatico, che invita a riflettere, che suscita il sorriso del lettore, che lo cattura e lo coinvolge attraverso l’indubbia capacità narrativa dell’autore, caratterizzata da un ritmo sostenuto e da uno stile piacevole. Benvenuto Caminiti riesce, infatti, ad esprimere al meglio la sua “duttilità” nella scrittura, passando dal linguaggio giornalistico alla poesia della narrazione romanzesca.
La vicenda ha inizio con il gravissimo incidente stradale di due fidanzati, Gianna e Luca, di ritorno da una serata in discoteca. A causa dell’alta velocità raggiunta dall’auto del giovane (che si scopre, in seguito, essere alla guida sotto effetto di stupefacenti), la ragazza diciottenne subisce danni irreversibili, rimanendo paralizzata dal collo in giù per il resto della vita. Da queste tragiche conseguenze prende le mosse il romanzo, che ripercorre la giovinezza del padre Sasà, il suo matrimonio e la nascita dei tre figli, il rapporto con gli “amici di una vita”, fino a giungere al percorso drammatico che lui e gli altri personaggi affrontano per raggiungere, dopo tanti e travagliati anni, un equilibrio ed una pace ormai insperata.
Nonostante il motivo conduttore della storia sia la tragedia di un padre che non si rassegna alle condizioni disperate in cui è ridotta la figlia, i veri protagonisti del romanzo sono l’amore e l’amicizia, che permettono di “compiere il miracolo” e condurre ad un’inaspettata evoluzione. Una delle cose più belle che ti può capitare nella vita è ritrovare un amico che credevi perduto per sempre; è questo infatti l’incipit del romanzo che svela l’intento dell’autore di non soffermarsi al dolore, ma di trovare un epilogo, per quanto possibile, risolutivo.
Benvenuto Caminiti propone al lettore una mirabile, attenta e commovente “descrizione” dell’amicizia pura e profonda nelle sue diverse sfaccettature. Cos’è l’amicizia, se non la possibilità di scambiarsi tutto nel bene e nel male, nei giorni buoni e in quelli cattivi, – afferma nel romanzo – spartirsi il sonno s’è necessario, le lacrime quando arriva il dolore o le risate se è, invece, la gioia a farti visita? Con un effetto sicuro: che il dolore si sopporta meglio e la gioia, di contro, ti rende la vita così bella da fartela sembrare un paradiso. L’amicizia è un segno divino […].
Per l’autore, l’amicizia vera è quella tra anime gemelle, è una simbiosi perfetta che completa due persone e le rende complementari. È questo il forte legame che, ad esempio, accomuna Sasà e Saverio. Finisce tra marito e moglie, finisce pure tra fratelli, ma tra due amici non finisce mai. Magari si separano, non si vedono più, non si sentono più ma, finché sanno di essere (finché sono) amici, tutto il resto diventa un dettaglio. Basta un cenno, un’idea, una parola e si ritrovano insieme, uniti come prima. L’immane tragedia di una figlia […] nessuno, e ancor meno Sasà, sarebbe stato capace di affrontarla senza l’aiuto prezioso di un amico come Saverio, che non lo lascia un minuto da solo, che lo assiste, gli parla in continuazione, gli dà coraggio, suggerimenti, consigli; lo sprona, quasi sempre gli sussurra parole di conforto ma, quando serve, lo sgrida come si fa con un bambino capriccioso; e non si ferma mai, sempre lì, vicino a lui, che è l’anello debole della catena, […] che può cedere da un momento all’altro ma lui non lo permetterà.
Il sentimento di profonda amicizia si estende tuttavia ad un gruppo più numeroso, composto anche da Tony, Fefè e Benito. Ognuno di loro si metterà in gioco, sosterrà gli altri ed avrà un ruolo nello svolgimento della storia, che permetterà di giungere all’ultima luce prima del buio, alla risoluzione della vicenda. Presi a uno a uno sono una cosa, insieme ne diventano un’altra, completamente diversa – afferma ad esempio l’autore al termine del romanzo – perché ognuno, da solo, non riesce a gestire le emozioni forti, che insieme affrontano e superano tranquillamente.
Inaspettatamente, l’amicizia fra Sasà e Saverio subisce una brusca frenata dopo il processo che si svolge per accertare le responsabilità di Luca nella vicenda. Non vedendo riconosciuto il “giusto risarcimento” per la disgrazia toccata alla figlia, Sasà si sente vittima di una profonda ingiustizia. L’odio, la rabbia e la vendetta gli fanno perdere qualsiasi contatto con la realtà, distruggendo il suo mondo affettivo, tagliando fuori la famiglia, i parenti e gli amici più cari, così da dedicarsi in maniera totale a Gianna. Nonostante tutto, un sentimento forte e tenace resta sospeso, come una nuvola che ondeggia lassù in alto, nel cielo e sembra vigilare, sempre pronta a calare giù […] quando ce ne fosse stato veramente bisogno. La sete di vendetta si trasforma in voglia di vivere, grazie all’amicizia dei personaggi e all’amore nei confronti della vita di Gianna, che non si arrende al suo triste destino e, al contrario, trova le forze per andare avanti. C’è un’atmosfera serena in quella stanza-laboratorio che ormai rappresenta tutto il mondo di Gianna: il suo PC, il suo televisore, le apparecchiature elettroniche con le quali scrive sul video del computer, telefona e risponde alle chiamate via cellulare; insomma, la sua nuova vita, che ormai dura da quasi dieci anni e alla quale lei si è attaccata con tutte le sue forze, come l’unica possibile. Senza aver mai la sensazione che si tratti di quello ‘straccio di vita’ che le aveva preannunciato il primario della rianimazione del Civico. Anzi, amandola ogni giorno di più e trovando la forza di continuare a sperare, ma non per inerzia o, peggio, come fosse un’abitudine, ma inseguendo sempre, senza mai stancarsi, le tracce di un futuro, anche se lontano o perfino lontanissimo.
Durante la presentazione, Benvenuto Caminiti si è soffermato sulla genesi del romanzo e sul valore inestimabile della vera amicizia per lui, non nascondendo l’emozione e la commozione. Il libro ha origine da un fatto realmente accaduto, che ha riguardato un amico del cuore con cui condividevo tutto. Sono stato vicino a lui per 7 giorni e 7 notti all’Ospedale Civico. Mi sono improvvisato e ho parlato per telefono con un neurochirurgo francese, riesumando le mie conoscenze di lingua francese del liceo. Ho fatto di tutto per aiutarlo, ma ho perso lo stesso questo amico. Si è trattato di un grande dolore. Voleva disfarsi della sua vita, perché la sua esistenza non era più la stessa con la figlia in quello stato. Per me è stato uno strappo profondo, ho tentato per anni di colmare il vuoto che mi aveva lasciato, fino a quando ho avuto l’idea del libro, pensando che l’unica scappatoia fosse quella di ispirarmi a questa vicenda e scrivere una storia. Tutto il resto, tra cui anche l’epilogo, è una mia rielaborazione. Il romanzo è scaturito in maniera spontanea, non si tratta di qualcosa di costruito. Ho sentito nascere tutti i personaggi dentro di me con naturalezza e semplicità. Sono sgorgati dal mio cuore, in maniera autentica. Ho dovuto accorciare il libro di diciotto pagine, ma l’ho fatto con sofferenza. Si tratta di una storia lunga ed intensa, alla quale non ho potuto togliere nulla; ogni elemento mi è sembrato essenziale.
In occasione dell’intervista che ha concesso alla redazione di TrinacriaNews, Benvenuto Caminiti ci ha parlato del forte legame che il romanzo mantiene con il contesto in cui si svolgono le vicende della storia. La cultura siciliana, ed in particolare quella palermitana, sono presenti in maniera significativa, attraverso i dialoghi in dialetto di alcuni personaggi ed il riferimento a luoghi reali della città di Palermo. Come afferma lo stesso autore ai nostri microfoni, in effetti i miei libri sono pieni del verace dialetto palermitano, soprattutto perché le mie storie sono tutte ambientate a Palermo ed i protagonisti sono personaggi del popolo, fra i quali io stesso sono cresciuto. Sono nato durante la guerra in Via Mariano Stabile; in seguito la mia famiglia venne sfollata, abitammo in una casa vicino via Montalbo, una via in un quartiere notoriamente molto popolare, nel quale la lingua parlata è ovviamente il dialetto. Di conseguenza, essendo i personaggi del romanzo popolari, è normale che si esprimano nel linguaggio favorito e più agevole per loro. Se voglio raggiungere il cuore oltre che l’intelletto del lettore devo farlo nella maniera più espressiva possibile. Certe frasi dialettali non sono traducibili, altrimenti perderebbero il loro colore e sapore.
I lettori di TrinacriaNews possono ascoltare l’audiointervista che abbiamo realizzato in occasione della presentazione del libro. Le domande che abbiamo rivolto all’autore sono state le seguenti:
- Di solito i libri che lei ha pubblicato sono di altro tenore, ad esempio, il Palermo calcio è stato il protagonista delle sue storie o ha comunque fatto da sfondo. Qual è stata l’ispirazione per questo romanzo?
- L’amicizia ritrovata e l’amore sono i veri protagonisti del romanzo. Che valore assumono per l’evoluzione della storia?
- Perché ha cercato di mantenere forte la palermitanità all’interno del romanzo, inserendo parti di dialogo in siciliano e citando anche luoghi e strade ben precise?