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Anno XII - Num. 56 - 03 settembre 2024

Anno II - Num. 08 - 21 ottobre 2013 Politica e società

IV edizione convegno internazionale “Tra bioetica e biopolitica: l’evidenza silenziosa interroga l’umano”

(All’interno dell’articolo intervista al vescovo di Noto Mons. Antonio Staglianò)

di Adele Di Trapani
         

Convegno_bioetica_Noto_LAYOUTNoto (SR) – La cittadina di Noto, rinomata per le sue bellezze barocche, ormai da quattro anni fa da cornice, presso l’aula magna del seminario vescovile, al Convegno Internazionale di Bioetica, organizzato dal vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò, che ne ha fatto un appuntamento a cui non poter fare a meno di partecipare. Il fine è quello di condurre le grandi questioni bioetiche, all’ interno del dibattito sociale, come un discorso sull’uomo e sulla sua condizione che si interroga sulla vita.

Il tema degli incontri di quest’anno, promossi dal vescovo Staglianò e dal prof. Stefano Modica, responsabile scientifico del convegno e direttore dell’ufficio cultura, è stato: Le questioni inerenti la vita in relazione alla Legge “Tra bioetica e biopolitica: l’evidenza silenziosa interroga l’umano“.

Il Convegno è stato strutturato in quattro sessioni: I) Pensare la scienza – pensare lo sviluppo; II) Valori e dignità umana; III) Bioetica tra economia e normativa; IV) Il linguaggio della bioetica. Ognuna delle sessioni ha visto la partecipazione di relatori eminenti nel campo medico , giuridico, teologico e bioetico.

Convegno_bioetica_Noto_ARTICOLO_2Ha aperto i lavori Mons. Staglianò, al quale abbiamo rivolto qualche domanda per gli amici di TrinacriaNews.

Da dove nasce l’idea di organizzare un convegno di bioetica, il quarto precisamente qui a Noto, dove le bellezze del barocco rievocano la bellezza della vita?

Abbiamo voluto organizzare questi convegni ad alto profilo scientifico perché i problemi della bioetica sono oramai a portata di tutti. Attraverso i giornali, i mass media si viene a contatto con casi specifici come l’eutanasia, l’aborto, test genetici, fecondazione assistita e tutti dovrebbero avere il diritto di intervenire su questi problemi talvolta anche drammatici, attraverso un giudizio sapiente, frutto di un intelligenza che conosce e possa formulare valutazioni e decidere per se e per gli altri…nella relazione medico paziente per esempio talvolta i familiari, sono chiamati a decidere cose importanti per il parente che in quel momento non ha consapevolezza e coscienza. Allora li come decidiamo per noi e per gli altri, specie quando l’intervento del medico diventa massivo. Attraverso questi convegni l’intento è di organizzare nelle nostre parrocchie dei percorsi popolari di bioetica per rendere tutti consapevoli di decisioni sapienti, di fronte a problemi così delicati.

Come trovare un accordo tra bioetica e biopolitica in un momento in cui lo Stato sembra alludere ad una politica di morte, eutanasia, aborto…invece che di vita?

Oggi la tendenza culturale da parte della biopolitica è quella di introdurre anche certa normativa, attraverso il principio dell’autodeterminazione , che vada a stabilire i diritti del poter morire e non del poter vivere. Questo è un problema critico. Ecco perché è necessario che biopolitica e bioetica dialoghino. La rivoluzione del XX secolo è stata la presa in carico da parte del potere della vita umana. Convegno_bioetica_Noto_ARTICOLO_1Allora legiferare sulla vita che nasce e muore dovrebbe poter essere fatto corrispondendo ad una visione antropologica dell’uomo piena e sapiente. Là dove la vita viene ridotta a condizione materiale e biologica della sua esistenza, il rischio della manipolazione e strumentalizzazione, sebbene in modo democratico, c’è sempre. Quindi il rischio è che noi veniamo come invitati a morire, e dietro c’è un ideologia particolare che è quella dell’ essere umano che si trova in determinate condizioni di malattia o vecchiaia e non sa che farsene. L’essere umano, per essere umano, ha sempre ragione di fini e mai di mezzo. per cui la biopolitica deve creare le condizioni per preservare e custodire la vita e non per orientare la vita alla morte. Questo dischiude problemi difficili, complessi su cui ciascuno dovrebbe intervenire con un giudizio della propria coscienza che sa . Ecco l’importanza di questi convegni nei quali la scienza, la ricerca ci dicano come stanno le cose.

Al convegno era presente tra gli altri il prof. Salvino Leone, bioeticista, presidente dell’istituto di Bioetica di Palermo, che ci ha parlato di Norme Bioetiche e Consenso Sociale.

Uno dei più comuni (e sbagliati) approcci alla bioetica consiste nel vedervi la disciplina che fissa limiti e “paletti” e identifica ciò che è lecito o illecito nell’ambito delle tematiche da essa affrontate. Si tratta di un riduzionismo, cioè di una visione riduttiva, di tipo moralistico che non ha nulla a che vedere con l’autentica morale. Questo aspetto normativo (dimensione del lecito e dell’illecito) pur avendo una sua precisa collocazione nell’ambito bioetico non ne costituisce la principale espressione. Questacontinua Leoneriguarda l’ambito oggettivo del bene e del male e quindi, nelle sue ricadute applicative, del giusto e dell’ingiusto. La dimensione normativa – afferma il prof. Leone – per essere ben compresa deve essere valutata nella sua corretta collocazione all’interno del paradigma dell’agire morale. In esso possiamo identificare tre ambiti, un po’ come tre contenitori concentrici, ognuno dei quali contiene l’altro: i valori, la norma e la coscienza. Tutti e tre devono essere presenti nella valutazione morale di un atto. Se ci si riferisce solo ai valori si cade nell’intransigenza, se alla norma nel moralismo, se alla coscienza nel soggettivismo.

Il prof. Leone ha ribadito che una norma morale non è mai frutto di consenso sociale perché ci sarà sempre qualcuno che non è d’accordo. Il rapporto tra norma e consenso è difficile, soprattutto in assenza di una coscienza ben formata ecco perchéaffermaci si affida sempre più spesso alla legge.

il prof. Bruno Dalla Piccola, genetista, direttore scientifico dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma, che ha portato l’attenzione sull’importanza della ricerca genetica e genomica non solo come rivoluzione biologica ma soprattutto sociale.

Ancora si è parlato di dignità e libertà e di come conciliare il progresso scientifico con la custodia della vita umana con il prof. Stephan Martin Kampowski, docente di antropologia filosofica presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II.

Altro tema molto interessante è stato la delicata questione degli embrioni in surplus, la crioconservazione e le eventuali contraddizioni etico/giuridiche che ne emergono. Ne ha parlato la prof.ssa Cristina Rolando, bioticista presso la facoltà di bioetica Regina Apostolorum di Roma.

Il convegno ha dato spazio, fra l’altro, alle problematiche riguardanti le cellule staminali con riferimento al cosiddetto metodo “Stamina”, occupandosi del caso del giovane modicano Mauro Terranova, affetto da sindrome atassica spino cerebellare e che attende di essere curato con le staminali nell’ospedale di Brescia.

La Chiesa chiede allo Stato la possibilità di riconoscere le cure ai soggetti che risultano affetti da questa malattia.

Il convegno di bioetica di Noto lancia messaggi forti a tutta la comunità ecclesiastica e in particolare alla classe politica in un momento in cui questa sembra orientarsi verso la cultura della morte piuttosto che verso la bellezza della vita!

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