A Palermo il Gen.le Mario Morihapresentato il suo nuovo libro Oltre il terrorismo. Soluzioni alla minaccia del secolo (G-Risk), ha moderato Nino Amadore, giornalista del Sole 24 ore.
Dopo il successo editoriale di “Servizi e Segreti – Introduzione allo studio dell’intelligence” (G-Risk 2015) il generale Mori, ex capo del SISDE e fondatore del ROS dei Carabinieri è tornato con un saggio illuminante sul terrorismo odierno, focalizzato in particolare sulla matrice islamista del fenomeno. Ripercorrendone la genesi, dai “pensatori del Jihad” d’inizio Novecento fino al Califfo Abu Bakr Al Baghdadi e agli altri principali protagonisti (con un’ampia sezione di schede biografiche e l’ausilio dei dati statistici), Mario Mori ha analizzato i meccanismi all’origine della minaccia in Europa e Medio Oriente, rileggendo l’evoluzione storica dei principali gruppi armati e proponendo al lettore soluzioni pratiche su come affrontare, contenere e superare d’ora in avanti questi sempre più pericolosi elementi eversivi. Una guida utile sia per i neofiti della materia sia per gli esponenti delle istituzioni, ai quali vengono offerti suggerimenti e indicazioni per combattere più efficacemente il terrorismo del nuovo secolo.
“Nel mondo d’oggi le espressioni di violenza classificabili come terrorismo sono diversificate, ma in questa fase storica un’attenzione particolare da parte delle pubbliche opinioni mondiali è palesemente rivolta al terrorismo di origine islamica. Se tutti sembrano convenire sul fatto che il confronto con il terrorismo jihadista è una guerra, sia pure di tipo asimmetrico, allora è indispensabile comportarsi come si fa quando in tempo di guerra: cercare l’iniziativa e, una volta raggiunta, mantenerla. Questa è la lezione che ci fornisce la storia: i problemi vitali non si risolvono con le mezze misure, ma con decisioni nette e spesso dolorose che, quanto più anticipate e radicali sono, meglio e con minori ritorni negativi possono essere definite”. (Estratto da Oltre il terrorismo).
Diversi i punti di domanda sottoposti al Generale Mori, rispetto ai quali Nino Amadore ha voluto investigare sulle tecniche di approccio da adottare nella lotta al terrorismo islamico, se differenti o, ugualmente praticabili rispetto a quelle adottate nel contrasto al terrorismo interno degli anni ’80-’90. Mori non ha esitato ad affermare come – “La tecnica è sempre valida. Quando si arresta un ladro, lo si accompagna in carcere. Il criminale che viene arrestato non fa danno all’Organizzazione. Quando invece, si individua il terrorista che fa parte integrante dell’Organizzazione, non si deve arrestarlo subito ma, occorre seguirlo, conoscere le dimensioni, le attività, la struttura dell’organizzazione. Occorrono mesi di indagine. E poi, lasciare qualche persona fuori, se no, occorre iniziare tutto da capo”.
A proposito dell’attentatore tunisino della strage di Berlino, Anis Amri, Mori ha rilevato – “un errore della politica nella gestione dell’intelligence”,- facendo scorgere le falle nell’organizzazione e nelle procedure dei servizi d’intelligence francesi, con la politica di Hollande rispetto a quella di Sarkozy.
Mori, ha aggiunto,a proposito: – “La nostra Polizia è efficiente ed efficace, da Palermo a Milano. Ci vuole preparazione, sapere tenere il tempo, avere pelo sullo stomaco”! – “Reggiamo per l’eccellenza della Polizia, che ha sperimentato più degli altri Paesi, il terrorismo interno, la criminalità organizzata, che nella fase preventiva ha dato ottimi risultati. Si aggiungano le norme che sull’immigrazione non sono state modificate: Si accolgono gli immigrati purché rispettino le nostre leggi, altrimenti vanno espulsi.
Il Generale Mori ha evidenziato che in altri Paesi (Francia) che hanno praticato politiche di colonizzazione in Africa, viene concesso il diritto di cittadinanza ai richiedenti provenienti da quei Paesi colonizzati.
Per Mori è essenziale “tenere sotto controllo la situazione nel nostro Paese onde evitare di ritrovarci, tra dieci, quindici anni, come la Francia”.
INTERVISTA DI TRINACRIANEWS.EU AL GEN.LE MARIO MORI
D. Secondo notizie diffuse dalla Stampa Nazionale, una circolare Ministeriale indica di accogliere 2, 5 migranti ogni mille abitanti. Non si potrebbe profilare il rischio che i migranti, ospiti dei Comuni acquisiscano una conoscenza capillare del territorio ed essere messi nelle condizioni di mettere a segno degni attentati, come quelli minacciati sul web da esponenti dell’ISIS “li sgozzeremo nelle loro case”?
R. Questo è anche un rischio. Ma il rischio maggiore è quello di concentrare tutti i migranti in un territorio e diventare un enclave, potenzialmente pericoloso, anche a fini di terrorismo organizzato e quindi, sono rischi che si devono correre. Sta alle Forze di Polizia di effettuare controlli capillari sulle varie realtà territoriali.
D. Ma nel nostro Paese è prevista la possibilità da parte delle Prefetture di comunicare al Ministero la condizione del territorio, le sue criticità, per contrastare questi potenziali rischi, e non essere “esecutrici” delle disposizioni che arrivano dall’alto, dal Ministero appunto?
R. Penso che le Prefetture abbiano l’obbligo di farlo. Comunque, dal punto di vista operativo, questa è la loro funzione: segnalare al Governo situazioni che possono in qualche modo, evolvere negativamente.
D. Con il nuovo Governo Manniti sono stati riabilitati i CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione). Lei riconosce una certa efficacia all’operato di questi centri, a fronte del proliferare di migranti?
R. Nell’impostazione che ha dato ultimamente il Governo, cioè, quella di aumentare il numero in ogni regione e ridurne le dimensioni, teoricamente, questo consentirebbe un efficace controllo del territorio, perché 80, 90, 100 migranti si possono controllare. Bisogna vedere se ci sono gli strumenti sufficienti per controllare tutti questi agglomerati.
D. C’è al tempo stesso, un proliferare di moschee. A proposito del messaggio che viene ivi predicato dagli Imam, ci sono degli infiltrati, tra le Forze dell’Ordine e simili che possano “filtrare” questi messaggi? Perché, verosimilmente, potremmo avere dei messaggeri radicali, che diffondono messaggi pericolosi, considerata la crescita esponenziale delle presenze islamiche in Italia, Sicilia, a Palermo e la raccolta delle offerte per costruire nuove moschee?
R. Penso che si sia sicuramente così, considerato che alcuni Imam sono stati allontanati dal territorio nazionale proprio perché predicavano teorie eversive e terroriste. Quindi, cosa bisogna fare? Quello che da tempo si sostiene e che penso, a breve verrà realizzato, cioè l’Imam deve predicare in lingua italiana.
Cosa consiglia alla popolazione locale, alle Istituzioni?
R. Più che alla popolazione locale, io consiglierei ai Comuni, alle Province, alle Regioni di avere un rapporto molto puntuale, stretto con le organizzazioni musulmane riconosciute, che possano fare veramente, da intermediazione tra i loro seguaci, dal punto di vista religioso, e la società italiana. E’ L’unico sistema in questo Paese. Mi rendo conto che non è facile, che costa tanto. Ma se vogliamo accogliere questa gente, dobbiamo comportarci così.
Breve scheda biografica
Mario Mori ha passato una vita intera al servizio delle istituzioni. Ufficiale nel controspionaggio del SID italiano durante i difficili anni Settanta, è cresciuto nei nuclei speciali antiterrorismo del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. È il fondatore del ROS dei Carabinieri, nonché promotore di innovative tecniche investigative. Generale dei Carabinieri, è stato direttore del SISDE e Prefetto della Repubblica italiana. Oggi è Direttore scientifico del quotidiano di geopolitica “Lookout News” e autore del saggio “Servizi e Segreti” (G-Risk, 2015).