La Lista di Bergoglio è un libro-inchiesta tratta le vicende di centinaia di perseguitati dalle forze armate argentine (1976-1983) che, l’allora padre Jorge Mario Bergoglio, salvò dalle spietate gesta del dittatore Jorge Rafael Videla, responsabile di crimini contro l’umanità durante gli anni della così detta “guerra sucia”.
Nello Scavo, nato a Catania nel 1972, cronista di «Avvenire», si è occupato dei principali casi italiani di cronaca nera, reportage dall’estero, inchieste sulla criminalità organizzata e terrorismo internazionale. In questo libro libro racconta della verità sul passato “da agente segreto” di papa Francesco che, celata nel buio di errate convinzioni è, finalmente, venuta alla luce. Per anni, infatti, si è pensato che padre Bergoglio, nonché attuale pontefice, fosse complice della dittatura argentina. Il libro di Nello Scavo apre le porte alla verità, dimostrando l’infondatezza di quelle accuse e raccontando, attraverso diverse testimonianze, un uomo, un padre gesuita, che con umiltà e umanità , mise in salvo la vita di tante persone perseguitate dal regime videlista.
Quello di Videla era un vero e proprio progetto che, attraverso la violenza, sopprimeva ogni forma di protesta e opposizione. Padre Bergoglio, un po’ come Schindler durante la seconda guerra mondiale, salvò centinaia di persone dalle torture e dallo sterminio, organizzando fughe e inventando originali espedienti per depistare la polizia e la censura.
La lista di Bergoglio (edizioni EMI), prefazione di Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la pace) è l’ultimo lavoro del cronista siciliano, Nello Scavo, che ci ha concesso un’intervista.
Prima di tutto, Nello, La ringrazio per averci dato l’opportunità di intervistarLa, dando così la possibilità ai lettori di TrinacriaNews, di conoscere Lei e la Sua opera.
– Sono io a ringraziare voi per avermi contattato e i vostri lettori per la pazienza che avranno con il sottoscritto.
Il Suo libro è un’inchiesta che tratta le vicende avvenute durante la “guerra sporca” argentina e di coloro che furono salvati da padre Jorge Mario Bergoglio poiché perseguitati dalle forze armate. Un evento drammatico culminato nel colpo di stato del marzo 1976. Cosa l’ha spinta a intraprendere uno studio di questo genere e come è nata la collaborazione con i protagonisti che Lei ha intervistato?
– La notte stessa dell’elezione di papa Francesco, dopo aver chiuso il mio primo articolo su di lui, mi misi a cercare tra vecchie scartoffie, libri, motori di ricerca. Circolavano sinistre voci su una sua passata connivenza con i capi della mattanza argentina: 30mila desaparecidos, oltre i 15mila giustiziati sommariamente, decine di neonati sottratti ai genitori (i quali venivano eliminati dopo il parto) e almeno duemilioni di esiliati. Non potevo stare a guardare e non nascondo di avere dubitato della scelta fatta dai cardinali elettori. Al mattino successivo mi fu chiaro che le accuse contro Bergoglio poggiavano sulla sabbia, ma andavano comunque approfondite. così ottenni dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, di indagare il tema con il rischio, beninteso, che potesse saltar fuori qualcosa di compromettente per il nuovo papa. Al contrario, la nostra inchiesta ha rivelato un Bergoglio inedito e nel corso di queste ricerche sono affiorate le prime voci dei “salvati” durante la dittatura. Non restava che andare in Sudamerica e rovistare nel passato. Così è nata “La Lista di Bergoglio”.
Quella che viene definita “guerra sporca” mirava a reprimere violentemente qualunque forma di opposizione e protesta in Argentina violando fondamentali diritti umani. Crede che la conoscenza del passato ci aiuti a comprendere il presente?
– Non sono uno storico, né un filosofo, tantomeno un teologo (e me ne guardo bene). Da cronista, però, sono certo che prescindere dal passato è un po’ come mettersi a sedere su una poltrona a tre gambe: prima o poi ci si farà del male. In Argentina le ferite sono ancora aperte. Il mio lavoro non chiude un capitolo, semmai offre nuovi spunti ai ricercatori di professione e l’occasione per quanti, fuori e dentro l’Argentina, non hanno ancora chiesto scusa per aver taciuto o essersi voltati dall’altra parte.
Il saggio contiene racconti e documenti inediti dei perseguitati protetti da Bergoglio. Quali sono le qualità che emergono e che ci fanno “vivere” la personalità intima del gesuita che diventerà Papa Francesco?
– Questo lo lascio decidere ai lettori. Ognuno potrà ricavarsi l’idea che vuole. Ho raccontato fatti e raccolto storie. Dentro ad essi c’è molto del Bergoglio che stiamo imparando a conoscere oggi. La mia non è stata un’operazione apologetica, e meno che mai letteraria, semplicemente si è trattato di giornalismo investigativo, con tutte le difficoltà e gli ostacoli che esso comporta. A cominciare dal fatto che da Bergoglio né dal suo entourage, né dai suoi amici, ho ricevuto la minima collaborazione.
Un’ultima domanda, la Sua è un’inchiesta condotta sul campo, in Argentina, cosa Le è rimasto di questa esperienza?
–Mi è rimasta la voglia di non lasciare aperto questo capitolo. Peraltro appena i giornali esteri e i network internazionali hanno rilanciato i contenuti del libro, proprio dall’Argentina e da altri paesi mi sono arrivate segnalazioni di altre persone che dicono di essere state protette dal futuro pontefice o che sono testimoni oculari di operazioni clandestine condotte da Bergoglio in barba alla giunta militare. E, per tornare alla domanda, porto con me lo sguardo malinconico di chi ancora aspetta che gli si restituisca il corpo di un congiunto e il coraggio di quanti, come Bergoglio, scelsero di passare attraverso la porta stretta delle operazioni clandestine costruire allo scopo di mettere in salvo vite umane. Anche a costo di rimetterci la pelle o la reputazione. Una verità sorprendente che è necessario non resti più nel cassetto dei ricordi personali, ma merita di essere consegnata alla memoria collettiva.
Ringraziamo Nello Scavo per la gentile collaborazione
Tante le vicende che Scavo racconta nel suo libro-inchiesta. La storia dell’attivista civile, Alicia Oliveira, clandestina poiché ricercata dai militari, che Bergoglio andava a prendere in macchina per farle incontrare i figli all’interno di locali gesuiti; di Gonzalo Mosca, sindacalista che padre Jorge Bergoglio, aiutò a fuggire, accompagnandolo fino al portellone dell’aereo per assicurarsi che giungesse in Brasile sano e salvo.
Il cronista del celebre quotidiano Avvenire fa luce anche sul tragico episodio Jalics-Yorio, i due gesuiti rapiti e torturati dai militari e, a tal proposito, l’appendice del libro riporta in esclusiva mondiale l’interrogatorio cui Bergoglio venne sottoposto a Buenos Aires nel 2010 in qualità di testimone al processo Esma. Scavo ricostruisce l’incontro tra Bergoglio e l’ammiraglio Massera a seguito del quale i due religiosi vennero liberati.
Quello di Nello Scavo, però, non è un racconto che resterà “tra le righe” ma è destinato a diventare film. Infatti, le sue storie saranno dirottate su un copione cinematografico. E’ Claudia Mori, responsabile della casa di produzione “Ciao Ragazzi”, ad annunciarlo insieme alla regista Liliana Cavani.