San Vito Lo Capo (TP) – 06/04/2013 12h00, prende il via l’avventura di un giro d’Italia, anche in volo in parapendio del giovane Francesco Tognola di origini siciliane.
Se per paradiso si intende un luogo dalle bellezze naturali uniche e dove si riescono a vivere sensazioni di intenso benessere…io l’ho trovato, mi trovo in paradiso .
Il sole è alto, riempio il mio respiro dell’odore del mare e assaporo il suo sale intorno. Il bianco dell’immensa distesa di sabbia finissima trasmette pace e serenità e poi l’orizzonte davanti a me…quel mare infinito che non ha confini.
Penso subito che è il luogo ideale dove, anche solo per pochi istanti, si può trovare tempo, tempo per sognare, pensare, riflettere e, perché no, decidere di partire oppure ancora di volare!
Già, volare, e non solo con la mente! Ed è proprio ciò che farà, Francesco Tognola, 26 anni, nato e cresciuto a Varese, ma di origini siciliane e svizzere che ha deciso di attraversare l’Italia a piedi, in autostop e volando con il parapendio, dormirà in tenda e vivrà questa sua avventura a stretto contatto con la natura.
E’interessante conoscere di più di questa sua passione che sta per trasformarsi in una grande esperienza, così ho voluto incontrarlo, sperando di comprendere da cosa, quando e perché scopre di voler sfidare, attraverso la sua più grande passione, la vita. Forse per capire se riuscirà. Oppure per comprendere cosa veramente sta cercando. O per sapere se è in grado di rinunciare al benessere e alle comodità quotidiane alle quali siamo tutti piacevolmente abituati.
Ci sediamo in un tavolino di un bar sul lungomare di San Vito Lo Capo, di fronte a noi il mare. Francesco ha i colori del sole, del cielo e del mare: occhi azzurri, capelli biondi e ondulati così che ricordano il movimento leggero del vento, carnagione chiara e tra me e me penso che possiede già nell’aspetto un po’ di quella natura con la quale vorrà vivere in simbiosi nei giorni a venire!
Gli chiedo subito perché ha scelto di intraprendere questo viaggio e perché a piedi e con il parapendio. Lui risponde che quando ero ancora un bambino e gli chiedevano cosa avrebbe fatto da grande, diceva sempre “il pilota di aerei”, infatti durante il suo tempo libero andava in aeroporto a Milano per vedere decollare e atterrare gli aerei e intanto immaginava e sognava. Ed è proprio da quel sogno piccino che, dopo aver ricevuto risposte diverse dalla vita (ha provato a frequentare la scuola di aeronautica, ma non andava d’accordo con i numeri e ha mollato, si è dedicato alla musica diventando un musicista, ma neanche quello era il suo spazio e si sentiva sempre come se gli mancasse qualcosa) decide un giorno di scoprire e tornare alle sue origini, trasferendosi prima a Trapani e poi a San Vito Lo Capo (luogo dove è nata sua madre) alla ricerca di un posto che potesse essere vivibile per lui e per trovare e capire finalmente “COSA FARE DA GRANDE”. Bene, qui a San Vito ha trovato il luogo ideale per sentirsi bene. Il problema nuovo dopo da affrontare e risolvere era inventarsi un lavoro.
Mi dice una frase che mi colpisce tanto e che desidero riportare: “Per costruire qualcosa bisogna prima trovare una base di felicità, la felicità non si conquista costruendo qualcosa”.
Bene, lui aveva trovato la base, la felicità, adesso doveva comprendere tutto il resto. Allora comincia ad interrogarsi e la prima domanda che si pone è cosa può dargli lo stimolo giusto per fargli aver voglia ogni mattina di svegliarsi presto con il desiderio di voler fare e uscire? Ecco che qui adesso si ricongiunge a quel suo sogno piccino mai perso…vorrebbe ancora fare il pilota! Però al tempo stesso si domanda come può a ventisei anni “reinventarsi ancora” e soprattutto come potrebbe mai riuscire a fare il pilota e non gravare economicamente su nessuno? Per esempio si chiede come potrebbe mai volare senza avere bisogno e senza pagare benzina? Decide che avrebbe bisogno di ali, non troppo pesanti, da potere indossare…ed ecco che scopre il parapendio, che pesa solo 4 kg e ½ , e con il quale per decollare bastano 2 metri di rincorsa e poi per atterrare 4 metri circa. Ecco risolto il suo problema, ha trovato il modo di volare più economico ed emozionante al tempo stesso.
Gli chiedo, perché hai scelto in questo momento della sua vita di intraprendere un viaggio senza comodità? E lui mi risponde utilizzando la frase di Chistopher Mc Candless: “ Non so se ho voglia di vivere con molto più di questo”.
Intanto, ciò che sa di certo, è che vuole scoprire cosa significa vivere in stretto contatto con la natura, vuole imparare a conoscerla questa natura che spesso non abbiamo il tempo neanche più di contemplarla…anche perché se intende davvero diventare un bravo pilota deve comprendere bene e interpretare i fenomeni naturali, i suoni, gli odori, le temperature, la voce del vento e al mattino, appena sveglio, piuttosto che leggere un quotidiano deve saper leggere questi suoni e questi odori e queste voci che sapranno informarlo come affrontare il nuovo giorno.
A questo punto gli domando dove vuole arrivare, qual è la sua meta?
“Più lontano possibile, ma più vicino al luogo che veramente mi appartiene, di cui ancora non so”.
Ma io ho ancora un’ultima domanda da porgli e la lancio al vento che la porta a lui:
Qual è la tua più grande paura?
Francesco abbassa gli occhi, sorride e dice:
Se potessi chiedere ad un centometrista qual è il momento della gara in cui prova più ansia, sono certo che risponderebbe la partenza!
Eh già, come in tutti gli inizi più importanti della vita, in cui c’è sempre un nuovo battito del cuore forte e inaspettato, anche in questa nuova avventura per Francesco il battito più forte arriva quando con il suo zaino sulle spalle camminerà prima e volerà poi alla ricerca di sé!
Buon vento e buona strada Francesco…