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Anno XII - Num. 57 - 09 dicembre 2024

Anno III - Num. 15 - 24 gennaio 2015 Politica e società

In esclusiva su TrinacriaNews.eu capo gruppo FI ARS, avv. Marco Falcone, uno dei tre grandi elettori nuovo Presidente Repubblica

di Maria Pia Iovino

marco falcone intervista URL IMMAGINE SOCIALPalermo – A ridosso delle dimissioni del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, avvenute il 14 gennaio 2015, per ragioni legate all’età (90 anni il prossimo 29 giugno), rispetto alla scadenza naturale del secondo mandato prevista il 22 aprile 2020, come preannunciato dallo stesso Presidente emerito, già a partire dal discorso di insediamento del 2013, si è aperto un nuovo scenario in Italia, per alcuni versi molto energico e non privo di sorprese, in cui il vecchio ed il nuovo affiorano allo stesso orizzonte, per inseguire un comune obiettivo: la Presidenza della Repubblica Italiana. Pertanto, dopo diverse consultazioni e in un clima a tratti torbido, il prossimo 29 gennaio iniziano le prossime elezioni del nuovo Capo dello Stato. Il Parlamento in seduta comune, composto di 630 deputati nazionali, 321 senatori, di cui 315 eletti e 6 nominati a vita e 58 delegati regionali, saranno chiamati ad esprimersi in tal senso.

L’elezione si svolgerà secondo le modalità sancite dalla Costituzione Italiana che, all’art. 83 stabilisce lo scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea (672 voti), e dopo il terzo scrutinio con maggioranza assoluta (505 voti).

Nella rosa dei nomi, figurano attualmente tre candidati siciliani rappresentati dal Presidente del Senato, Pietro Grasso, il giudice costituzionale, Sergio Mattarella e la senatrice e Presidente della 1° Commissione permanente (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio), Anna Finocchiaro.

Tra i delegati regionali che l’Ars ha eletto a votare il nuovo Capo dello Stato figurano il Presidente della Regine Siciliana, Rosario Crocetta, il Presidente dell’ARS, Giovanni Ardizzone e il Consigliere Regionale – Capo gruppo di Forza Italia, Avv. Marco Falcone.

TrinacriaNews.eu ha intervistato l’avv. Marco Falcone che ha risposto nel modo seguente:

D. Abbiamo 3 candidati siciliani nella corsa alla Presidenza della Repubblica. Lei che ne pensa?

R. Sono tre personalità di spicco dello scenario politico siciliano. Andando nello specifico, credo che ciascuno abbia alcuni limiti, ma anche alcuni meriti. Nel caso di Mattarella, trattasi di una persona del mondo cattolico, moderato; in linea di principio, afferente alla nostra area, secondo il nostro sentire politico ideale. Personalmente avrei qualche difficoltà, in quanto io contesto a Mattarella di essere stato il relatore di una sentenza con la quale è stato definitivamente eliminato l’ultimo brandello di autonomia Statutaria della Sicilia, nel momento in cui ha eliminato il vaglio preventivo di legittimità da parte del Commissario dello Stato nei confronti dell’attività legislativa del Parlamento siciliano. Ma questa è una considerazione strettamente personale. Per quanto riguarda l’On. Finocchiaro, altra personalità di spicco, ancorché mi pare un po’, “marcatamente di sinistra”, rispetto a quello che FI chiederà al Segretario nazionale del PD. Noi chiederemo una persona che sia “Garante”, che sia Primus, nel senso di “arbitro”della Costituzione nella dialettica politica che è in corso nel Paese tra le varie parti politiche. Nel caso di Pietro Grasso, altra personalità importante. Viene dalle istituzioni magistratuali ed in questo momento, reggente della nostra Nazione.

Chi tra i 3 sceglierebbe?

R. Fra i 3, se dovessi esprimere una preferenza, Pietro Grasso. Ma dobbiamo ancora vedere quali altri candidati ci saranno.

D. Cosa chiedete prima di andare a votare?

R. Noi chiediamo innanzitutto, una personalità vicina al mondo moderato, al mondo cattolico, liberale, vicina al nostro sentire politico. Chiediamo che la rosa dei nomi sia più ampia. Vogliamo che sia un politico, nel senso di persona responsabile, con l’alto senso delle Istituzioni e soprattutto, che abbia conoscenza interna nei rapporti dialettici della vita politica ma, che abbia un peso ed un’autorevolezza di caratura internazionale.

D. Che percezione ha di ciò che si sta realizzando con il Patto del Nazareno?

R. Il Patto del Nazareno non è nient’altro che un patto che nasce quando il presidente Berlusconi, a fronte di una situazione impantanata, di caos, ha voluto siglare con Renzi un patto nel quale, ferme restando le posizioni di ciascuno, si è voluto scrivere insieme le regole. Le regole di un’architettura istituzionale nel nostro Paese. Poi, ciascuno che prosegua per la propria strada, nel senso che, rimane nelle proprie posizioni. Chiaramente, sul Presidente della Repubblica, è previsto in Costituzione, che egli deve essere un “Arbitro”. Il Capo dello Stato, in Italia, non corrisponde a quello degli U.S.A. o della Francia. Il Capo dello Stato, in Italia ha alcune funzioni che la Costituzione stessa gli assegna, alcune prerogative. Poi di fatto, è il Garante della Costituzione, e dell’attività politica che si svolge in un paese democratico. Quindi, in questo senso, se il segretario nazionale del PD, che è il partito di maggioranza in questo Paese, si incontra con il Presidente Silvio Berlusconi, che in Parlamento, in queste ultime elezioni è stato il leader (diciamo così) della coalizione che perde le elezioni per appena 130.000 voti, in campo nazionale, non vedo nulla di strano se i due possono incontrarsi e condividere una persona che possa rappresentare entrambi.

D. Il fatto che tra i candidati ci sia ad ora, soltanto una donna, rispecchia una resistenza culturale di una Presidenza al femminile secondo lei?

R. Le dico la mia posizione. Tutti questi nomi rischiano di essere messi di lato, rispetto ad un’ulteriore rosa di nomi. Se poi in questa nuova rosa dovesse emergere una figura femminile di spessore, noi non siamo aprioristicamente contrari. Però, vogliamo capire chi. Per quanto ci riguarda, non dimentichiamo che FI ha avuto quattro ministri donne. Attualmente, ha diversi coordinatori regionali donne, dalla Calabria alla Lombardia. Personalmente, la mia maestra, professionale è stata una donna, l’avv. Stella Rao, ottima penalista di Catania, a cui mi sono ispirato nella mia attività professionale.

D. Secondo lei, dell’eredità che Giorgio Napolitano lascia al futuro Presidente, cosa va valorizzato e quali limiti da lei riscontrati?

R. Napolitano ha avuto la capacità di avere una ottima interlocuzione, in campo internazionale. Ha avuto anche la capacità di assumersi un ruolo sicuramente grave ed oneroso, oltre che delicato, in un momento di particolare caos del nostro Paese, di passaggio nel sistema politico e socio-economico in cui l’Italia si trova oggi. Il limite di Napolitano è forse che, ad un certo punto, il suo ruolo doveva essere di definitiva pacificazione. Doveva essere un uomo che avrebbe dovuto osare un po’ di più, ed essere un po’ più coraggioso nel portare a compimento quel rapporto dialettico, di confronto ma, non di scontro tra le parti politiche. Forse in questo senso, alla fine è stato un po’ carente.

D. Quindi, a suo avviso, quali caratteristiche deve possedere il nuovo Presidente e quali elementi innovativi devono contraddistinguerlo, rispetto alle condizioni politiche dell’Italia?

R. Il nuovo Presidente, a mio avviso, deve innanzitutto consentire che le parti possano giocare “con le stesse regole in campo”. Egli deve consentire che i poteri dello Stato possano essere equilibrati, in un rapporto di pesi e contrappesi, senza ingerenze dell’uno nei confronti dell’altro. Infine, egli deve consentire una libertà di informazione, deve essere quel “Primus”, garante della Costituzione.

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