“Raccolgo l’appello delle forze sindacali per un ‘patto per le riforme’ all’Ars, che coinvolga rappresentanze sociali, forze politiche e istituzioni. Incontro i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil per decidere le misure più urgenti innanzitutto rispetto ai temi del lavoro e degli enti locali. Un confronto su ciò che davvero serve per il rilancio della Sicilia, un confronto vero su temi concreti“.
Lo ha detto Antonello Cracolici, presidente del gruppo PD all’Ars che, lunedì 3 agosto alle ore 11.00 nei locali del gruppo PD nel Palazzo dei Normanni, a Palermo, ha incontrato i segretari regionali delle OO.SS. Michele Pagliaro (Cgil), Mimmo Milazzo (Cisl) e Claudio Barone (Uil).
Secondo le sue dichiarazioni, l’Onorevole ha posto l’enfasi sulle aspettative che discenderanno da questo simposio. In particolare: “Il sindacato lancia la proposta di fare un patto per le riforme in Sicilia. Il Pd raccoglie l’appello ed è pronto per affrontare assieme alle organizzazioni sindacali e alle forze sociali con le quali vorrà costruire un rapporto costante e permanente un patto che, in qualche modo, faccia uscire la Sicilia da questa sindrome negativa. Ciò che sarà la Sicilia dipende innanzitutto da noi siciliani. Abbiamo il dovere, come classi dirigenti, di assumerci la responsabilità di avviare dei processi di riforma utili a cambiare la Sicilia per affrontare i problemi drammatici della nostra regione, a partire dal tema del lavoro, della ripresa dello sviluppo e di una Pubblica Amministrazione che deve essere semplificata, più snella, “meno nemica” di chi vuole creare lavoro e sviluppo”.
TrinacriaNews.eu ha effettuato le seguenti interviste:
ANTONELLO CRACOLICI:
D. Diverse rappresentanze politiche, istituzionali e sindacali declamano la loro manovra di riforma per la Sicilia, spesso rappresentando un “refrain elettorale”. Però i siciliani si aspettano qualcosa di concreto. Cosa si offre concretamente oggi?
R. Intanto, le riforme non possono essere un titolo, perché spesso, si parla di riforme come titoli, nelle quali ognuno si può sbizzarrire, senza pagare nessun prezzo, in termini di metterci la propria faccia sulla natura delle riforme. Noi vogliamo affrontare alcuni nodi. Uno è quello della Pubblica Amministrazione. Due, sono alcune azioni che rilanciano il mercato del lavoro. Lo stiamo facendo con Garanzia Giovani dove, ad oggi ci sono 23.000 contratti che sono stati stipulati tra giovani sotto i 29 anni e il sistema imprese siciliano, grazie alle politiche di Garanzia Giovani. Lo dobbiamo fare con le misure dei contratti di ricollocazione. Bisogna mettere in moto una serie di misure per sostenere il reddito con la lotta alla povertà; bisogna semplificare la Pubblica Amministrazione, col Testo Unico per le Attività Produttive, ma anche con una procedura di autoriforma dell’Amministrazione Regionale e soprattutto, dobbiamo rimettere al centro il tema del rapporto tra la Sicilia e lo Stato. Non ci può essere uno Stato centralizzato che pensa di governare l’Italia come se fosse una. L’Italia purtroppo, non è una. Lo sviluppo differenziato che ha avuto questo Paese merita politiche differenziate e da vent’anni i Governi di questo Paese hanno pensato che l’Italia fosse una e ciò ha ulteriormente, indebolito la parte più debole, cioè il Mezzogiorno.
D. A proposito della classe dirigente, spesso questa manifesta delle incapacità forti nella gestione della amministrazione pubblica, dal punto di vista della snellezza, in barba all’articolo 97 della Costituzione che sancisce la efficienza della sua azione. Cosa si può fare affinché questo principio trovi applicazione, anche con sanzioni?
R. Dobbiamo abituare la P.A. ad operare per obiettivi e non per procedure. Il vero dramma del nostro Paese è che il sistema sanzionatorio, per quanto rigido, non potrà mai da solo, affrontare il nodo, perché il Paese ha bisogno di operare per obiettivi e non per procedure. Le procedure sono lo strumento attraverso le quali ci si nasconde nei formalismi perché, è più facile non fare nulla, anche in termini di responsabilità, piuttosto che, fare a sentirsi addosso le responsabilità. Noi abbiamo un sistema dei controlli contabili che, obiettivamente, rischia di produrre la paralisi amministrativa. Tutto ciò è inaccettabile. Occorre una grande riforma del Paese, perché ripeto, operare per obiettivi deve essere la ragione principale della P.A. Cioè, fare una strada deve essere la priorità, non vivere l’angoscia delle procedure con le quali bisognare fare una strada, al fine di non fare la strada e di vigilarci nel tunnel delle autorizzazioni che, spesso sono lo strumento attraverso il quale si paralizza il sistema Paese.
D. Le garanzie che possiamo offrire ai lavoratori, soprattutto a quelli che l’hanno perso, quelli che hanno una famiglia, gli esodati e coloro i quali non hanno nessuna garanzia dal punto di vista del futuro pensionistico?
R. Una cosa deve chiara: la Sicilia che abbiamo conosciuto negli ultimi 50 anni non ci potrà essere più. La Sicilia Pubblica Amministrazione, come dire “dipendente”, la regione che era imprenditrice, quel sistema non potrà più esistere. L’unica ricetta per creare sviluppo è creare impresa: aiutare la formazione di un’economia del lavoro, fondata sull’impresa è l’unica ricetta. Per fare questo dobbiamo creare i meccanismi incentivanti, cioè creare le condizioni perché la nostra Regione sia in grado di attrarre perché conveniente. Quindi, dobbiamo lavorare sul sistema delle convenienze.
D. Attraverso i Liberi Consorzi, ci sarebbe una opportunità di favorire le imprese, posto che abbiamo dei Comuni che hanno subìto tagli dei finanziamenti, con la conseguente pressione fiscale crescente, quindi, il territorio locale è verosimilmente meno attraente per le imprese. Cosa ci dice a proposito?
R. I Comuni hanno avuto tagliati i trasferimenti, ma i Comuni hanno anche una imposizione fiscale autonoma. I Comuni devono imparare che, i soldi che spendono sono soldi che non arrivano da Babbo Natale; sono soldi dei cittadini e quindi, devono rispondere ai cittadini delle tasse che fanno loro pagare. Magari, questo contribuirà a creare un rigore nella spesa, un po’ più accentuata. La P.A. che abbiamo conosciuto negli ultimi cinquanta anni è una P.A. per la quale ogni spesa si aggiungeva a quella che c’era prima. Oggi, per fare spesa bisogna avere il coraggio di cancellare la spesa che c’era prima. Per cui, o la spesa è innovativa o, non può essere una spesa aggiuntiva.
CLAUDIO BARONE
D. Cosa si aspetta dalla risposta dell’On. Cracolici alle istanze dei sindacati?
R. Mi aspetto che finalmente, ci si occupi meno delle dinamiche della politica “politicante” e si cominci a dare risposte concrete ai problemi della gente. Abbiamo 170 milioni bloccati a Roma, che devono servire per la cassa integrazione e gli ammortizzatori in deroga. La gente non prende soldi da sei mesi, e questi fondi occorre che siano resi immediatamente disponibili. Abbiamo due miliardi di investimenti a Gela da sbloccare per fare ripartire l’economia di quell’area e le procedure sono assolutamente immobili. Abbiamo tutto il settore dell’edilizia che è fermo, mentre le strade vanno crollando. Non siamo più in grado di aspettare. O ci sono risposte concrete o, è meglio che se vadano a casa subito.
D. Il fatto che il PD abbia avuto l’esigenza, tra tutte le forze politiche, di convocarvi per proporre le riforme della Sicilia, cosa rappresenta?
R. Apprezziamo il fatto che lui abbia ci abbia chiamati. Siamo disponibili a discutere con tutti. Però, bisogna passare dalle discussioni agli atti concreti. Altrimenti la sola buona volontà non basta.
D. Dei sommovimenti che hanno agitato di recente, i vertici della regione siciliana a cosa condurranno, secondo lei?
R. Speriamo che ci sia una presa di responsabilità e che finalmente, la smettano di cincischiare e decidano di farle le riforme. Altrimenti, se questa legislatura continua a girare a vuoto, è meglio staccare la spina.
D. Quali vogliono essere gli interventi da parte della UIL in favore della classe lavoratrice e come si vogliono orientarli nell’incontro con la politica?
R. Noi dobbiamo sbloccare gli investimenti per chi il lavoro lo potrebbe avere e dall’altra parte, dobbiamo creare una prospettiva per i giovani che oggi vedono soltanto l’emigrazione nel loro futuro. La Sicilia così, rischia di diventare un deserto.
D. Ai target che sono colpiti a vario titolo, dai giovani ai meno giovani che hanno perso il lavoro, deprivati delle garanzie per il loro futuro, voi come rispondete?
R. Noi, in questo momento, riusciamo a rappresentare le istanze dei lavoratori e dei pensionati. I giovani, in questo momento sono un po’ abbandonati a loro stessi. Su questo dobbiamo metterci insieme e cominciare a vedere cosa si può fare. Ma, basta annunci, però!