Palermo – Presso la Questura di Palermo si è tenuta una conferenza stampa relativa al re insediamento del Questore Guido Longo, 61 anni. Il Questore, infatti, insediatosi per la prima volta a Palermo nel 1988, in cui era allora Capo Arnaldo La Barbera, ha lasciato l’isola dopo le stragi. Assente da 24 anni, Longo, tra l’emozione (dei ricordi belli e brutti vissuti in sede) si è presentato alla stampa con la stessa forza, volontà e determinazione per essere al servizio della cittadinanza palermitana.
Facendo un riferimento al periodo storico (anni ’90) in cui è stato questore a Palermo, Longo ha riferito di un contesto pessimo, per via delle vicende legate alle stragi. Contesto in cui non c’era perfetta sintonia tra cittadinanza e Ordini dello Stato. Riscontrando in città un clima profondamente diverso rispetto al passato, Longo ha affermato: Sono qui. Spero di essere vicino alla cittadinanza, che merita questa vicinanza da parte delle Forze di Polizia, della Questura, assieme alle altre Istituzioni perché se non c’è sinergia fra noi è finita. La sinergia è fondamentale con la Magistratura, con le autonomie locali, le altre forze di Polizia. Dobbiamo fare fronte comune”. Bisogna proseguire in questa battaglia. Spero che la cittadinanza senta la vicinanza della Polizia, perché da qui parte la base per la lotta alla mafia. Ho ottimi colleghi alla questura di Palermo, posto che il nostro Dipartimento è molto preso in considerazione dal Ministero dell’Interno. Il questore Longo rientra a Palermo, a ridosso della suo servizio nel Reggino e nel Casertano, in cui ha riscontrato altre realtà problematiche. Anche in quel contesto Longo ha rilevato i risultati apprezzabili raggiunti attraverso il fronte comune con altre Istituzioni, auspicando lo stesso risultato per Palermo.
Alla domanda sollevata sulla crescita esponenziale di coloro che denunciano “i signori del Pizzo”, Longo ha risposto, sollecitando, i commercianti e le vittime di estorsione di denunciare sempre, posto che chi paga il pizzo, lo continuerà a pagare sempre, trattandosi di una forma di schiavitù, una mancanza di libertà imprenditoriale e personale, non una garanzia. Un tempo era impensabile. Ma il clima è cambiato – ha affermato Longo – crescendo la fiducia, come la collaborazione dei cittadini nei confronti dello Stato e si vede. Lo Stato, nelle sue varie componenti – ha continuato Longo – è vicino ai cittadini. Quindi, se lo Stato è vicino ai cittadini, questi si sentiranno più incentivati a collaborare. La vicinanza dello Stato dà coraggio. Questo è importante, determinante, come ha detto anche il Procuratore Lo Voi. Longo ha evidenziato la similitudine del fenomeno percepita in altre città come Napoli, Caserta, Reggio Calabria.
Avuto riguardo alla criminalità e alla illegalità diffusa, Longo ha ribadito che: è il brodo in cui si favorisce la mafia, in cui la mafia comincia a prendere piede. Per illegalità diffusa intendesi tutto: corruzione, non rispetto delle regole, in senso assoluto. La mafia, come la ‘ndrangheta, la camorra vogliono questo: il non rispetto delle regole. Se le regole vengono rispettate si toglie acqua a questo “mostro” che include mafia, ‘ndrangheta, camorra. A proposito delle minacce del terrorismo islamico, Longo ha voluto ribadire il continuo monitoraggio di qualsiasi obiettivo possa costituire un rischio. Non stiamo con le mani in mano. Abbiamo attività preventiva e repressiva di tutto rispetto. Monitoriamo, sia dal punto di vista delle indagini investigative in senso stretto che dal punto di vista informativo.
TrinacriaNews.eu ha intervistato il Questore Longo ecco di seguito l’intervista:
D. A proposito delle minacce del terrorismo islamico, e dei continui sbarchi in cui si possono nascondere potenziali esponenti Is tra i migranti, quali consigli, direttive si possono dare alla cittadinanza per segnalare soggetti sospetti?
R. Quello di segnalarli subito alle Forze di Polizia. Laddove, si possa pensare ad una possibile minaccia islamica.
D. A proposito del potenziamento del sistema di sicurezza dei Magistrati e del Dott. Nino Di Matteo, più volte minacciato di morte, come si vuole intervenire?
R. Faremo tutto il possibile per assicurare la loro protezione. Siamo qua. Cercheremo di riuscire al meglio, perché la tutela dei magistrati, come del Palazzo di Giustizia mi sta particolarmente a cuore perché io ho vissuto le stragi, ho lavorato assieme alle persone che hanno perso la vita; le conoscevo bene. Quindi, praticamente, farò di tutto perché quelle cose non possano più succedere.
D. Nelle scuole si promuove e si insegna la legalità, tuttavia, i giovani di certe realtà periferiche al tornando a casa da scuola si scontrano con una realtà di illegalità. Come contrastare questa distonia?
R. Bisogna martellare, martellare. Bisogna insistere perché vale la pena e alla fine, hai dei risultati evidenti. Lo abbiamo visto sia in Campania che in Calabria.
D. Ci sono priorità tra le criticità che lei riscontra a Palermo?
R. Le criticità sono quelle normali in cui versa tutto il Paese: mancanza di lavoro, situazioni di insoddisfazione sociale.
D. La disoccupazione è verosimile che apra le maglie alla illegalità diffusa? Come intervenire?
R. Certamente. La disoccupazione è anch’essa causa di incentivazione verso altri profili e altre situazioni. Occorre sinergia, perché lo Stato è fatto nella sua interezza di Organi di Stato centrali, ma anche organi di Stato periferici. Tutti insieme dobbiamo cooperare.