Palermo – Il 22 giugno si è svolta a Villa Niscemi l’inaugurazione della “tappa palermitana” del Festival del Viaggio, rassegna organizzata dalla Società Italiana dei Viaggiatori e partita lo scorso 5 giugno a Firenze. Una manifestazione che non intende premiare o celebrare soltanto i grandi viaggiatori ma che, al contrario, vuole porre il viaggio al centro della vita, inteso come percorso di introspezione umana, di esplorazione di se stessi e di scoperta di un “altrove”. Scopo del Festival non è quello di privilegiare le spedizioni straordinarie, bensì i turisti normali, cercando di educare al viaggio. Come afferma Marcel Proust, il vero viaggio non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi. È questo lo spirito della rassegna arrivata alla sua settima edizione e che, per la prima volta, ha scelto Palermo per lo svolgimento della seconda tappa.
In ambito nazionale, il programma del Festival del Viaggio (svoltosi a Firenze dal 5 al 9 giugno) ha previsto conferenze, proiezioni, mostre fotografiche, incontri, dedicati al turismo solidale in Swaziland (piccola nazione dell’Africa del Sud), ai villaggi comunitari dei kibbutz in Israele, ai percorsi a piedi lungo la Via Francigena, oltre che agli indiscussi protagonisti del “viaggio” Amerigo Vespucci, Fosco Maraini e Jimi Hendrix. Grande successo hanno riscosso i tre Notturni fiorentini: passeggiate fra le chiese, le case degli scrittori e gli “spedali medievali”.
Il Cuore del Viaggio è il titolo della tappa palermitana, che dal 22 al 29 giugno ha proposto immagini, proiezioni e incontri, grazie alla collaborazione con il Centro Studi Avventure nel Mondo di Palermo. La manifestazione è stata definita un assaggio di che cosa significhi viaggiare, esplorando geografie, raccogliendo immagini di paesaggi, illustrando costumi e culture differenti che possono aprire, anche nella nostra società, nuovi modi di guardare alla variegata umanità che sempre più spesso è destinata ad incrociarsi, anche nelle nostre strade.
Per quanto riguarda la sezione delle Immagini, presso Villa Niscemi è stata proposta la mostra fotografica di Marcella Croce, dal titolo Giappone: un giardino per tutte le stagioni, e di Antonio Raciti, intitolata Deccan: un mondo variopinto, oltre che l’esposizione di oggetti di arte orientale appartenenti alla collezione Croce Matranga. Inoltre, per cinque appuntamenti pomeridiani, Villa Niscemi è stata la cornice per la proiezione di video relativi all’Armenia, all’Iran, all’Indocina, alla Cina, all’Etiopia, all’Eritrea, allo Yemen, al Giappone, a Gerusalemme, alle architetture e ai giardini islamici. In conclusione della manifestazione, il 29 giugno il Circolo Vela Club di Mondello ha ospitato un incontro dal titolo Patagonia, racconto di viaggio e videoproiezione di Marcella Croce.
Durante l’inaugurazione del 22 giugno, è intervenuto il direttore del Festival del Viaggio, Alessandro Agostinelli, che ha presentato l’evento di Palermo. In particolare, ha sottolineato come questa edizione del Festival abbia voluto celebrare gli anniversari di due grandi personaggi: Amerigo Vespucci (a cinquecento anni dalla morte) e Fosco Maraini (del quale ricorre il centenario della nascita). Quest’ultimo – ha sottolineato Agostinelli – attraverso la sua attività di viaggiatore, fotografo, etnologo, antropologo ha attraversato l’Asia e, in particolare, si è occupato del Giappone, portando in Italia oggetti, fotografie e tanto materiale. La sessione palermitana del Festival del Viaggio è, attraverso le fotografie di Marcella Croce e di Antonio Raciti, l’ideale proseguimento di quanto è stato proposto a Firenze dal 5 al 9 giugno. Il nostro intento è quello di fare educazione al viaggio e di educazione alla vita. Il nostro auspicio è quello di continuare la collaborazione con Palermo anche l’anno prossimo, in modo che anche in questa città il Festival del Viaggio possa crescere per offerta, attraverso conferenze, incontri, mostre, come è già avvenuto a Firenze.
Abbiamo chiesto al direttore le motivazioni della scelta di Palermo come seconda tappa della manifestazione, poiché le sei precedenti edizioni hanno coinvolto esclusivamente le città di Pisa, Firenze, Arezzo e Venezia. La scelta di Palermo – ci ha risposto – è dettata innanzitutto dalla collaborazione con il Centro Studi ‘Avventure nel Mondo’ di Mondello, coordinato da Marcella Croce. Il Festival del Viaggio è nato nel 2006 a Pisa e nel corso degli anni si è spostato: nel 2009 abbiamo organizzato delle tappe a Venezia, ad Arezzo, a Firenze; mai nel sud. Per questa settima edizione, abbiamo pensato di andare oltre e di arrivare in Sicilia: una terra di viaggi, di persone che sono emigrate verso altri luoghi, una terra che ha ospitato tantissime immigrazioni, non ultime quelle che provengono dall’Africa. Tutta l’Italia è un paese precipite al Mediterraneo; per questo motivo a noi interessano non solo i grandi viaggiatori e le avventure dei turisti, ma anche la realtà di casa nostra.
Continuando ci ha spiegato come lo scopo del Festival è quello di riuscire a raccontare i viaggiatori, le avventure, ma anche il turismo spicciolo dei low cost, cercando di farlo attraverso un occhio antropologico ed etnologico. Quando si va all’estero, è importante capire che non si viaggia per cercare quello che abbiamo lasciato a casa, ma che ci sono tante diversità; il mondo è ancora grande, nonostante Internet e i social network. In questo modo, il turista al proprio ritorno riuscirà a comprendere meglio il mondo che cambia sotto casa, gli immigrati e i viaggiatori di necessità che arrivano dal sud del pianeta. Inoltre, Alessandro Agostinelli ha precisato come le due mostre relative al Giappone e al Deccan hanno lo scopo di educare al viaggio, permettendo, quando si viaggia, di capire quali sono le diversità, analizzando il modo di vivere, le tradizioni, le usanze, al fine di allargare la mente e l’area della coscienza.
In particolare, l’esposizione di Marcella Croce (responsabile del Centro Studi Avventure nel Mondo), dal titolo Giappone: un giardino per tutte le stagioni, si propone di svelare l’anima nascosta di un paese così lontano dalla civiltà occidentale. Attraverso numerosi scatti, Marcella Croce ha voluto rappresentare i giardini, elemento fondamentale per la cultura orientale.
Durante la nostra intervista, ci ha raccontato la sua esperienza in Giappone. Ci sono tante cose che potremmo imparare – ha detto – l’estrema onestà nei rapporti e il rispetto per gli altri. È difficile che i siciliani possano intuire ciò, ci sono troppi stereotipi. Quando sono andata a lavorare in Iran e in Giappone, il mio scopo è stato quello di scoprire la loro cultura. Grazie a questa esperienza, soprattutto grazie ai miei studenti di italiano e alle persone che ho conosciuto, sono riuscita a comprendere tante cose. Questa mostra ha cercato di cogliere un aspetto particolare della cultura giapponese, quello dei giardini, che con la loro atmosfera e i loro “silenzi” rivestono un importante valore.
Su questo tema, Marcella Croce ha pubblicato anche un libro dal titolo L’anima nascosta del Giappone (2009), in cui racconta la sua esperienza e spiega che lo spirito del Giappone, più che spiegato o studiato, va semplicemente ‘sentito’, assorbito. Ricopiando il sutra nell’atmosfera rarefatta del tempio, l’unico rumore che avvertivo era il battere implacabile della pioggia che innaffiava naturalmente i celebrati muschi, e ad ogni tratto del pennello affondavo lentamente sempre più nel terreno inesprimibile del sacro. La pioggia continuava incessante; invece che rovinare la nostra passeggiata nel giardino, l’aveva resa ancora più suggestiva. Scendendo una dozzina di scalini, mi sono ritrovata nel buio totale di un ambiente sotterraneo, che intendeva richiamare il ventre materno, che è anche il ventre della terra, e in pochi minuti ciascun visitatore, che lo volesse o no, diventava pellegrino e avvertiva totalmente cambiata la propria dimensione.
Nella sua pubblicazione, l’autrice esprime l’essenza fondamentale del giardino giapponese, che è l’espressione delle tre parole sabi (severo), shibui (modesto), e wabi (melanconico). La traduzione italiana dei tre aggettivi non riesce a mantenere la loro connotazione fortemente positiva; per la cultura nipponica, infatti, è necessario coltivare una mente calma in un ambiente sereno e riposante (jaku).
La parola niwa (giardino) era usata originariamente per indicare un luogo purificato e in cui avviene il principio del cambiamento, poiché il giardino si modifica adeguandosi alle stagioni. La bellezza effimera delle foglie autunnali si avvicenda con quelle magnifiche (ma altrettanto effimere) fioriture primaverili. Grazie a una sapiente disposizione strategica delle specie, il giardino ha qualcosa da offrire in ogni parte dell’anno. In nessuna altra parte della terra il ciclo delle stagioni è vissuto con tale trasporto. Sono proprio queste le sensazioni e le atmosfere che la mostra fotografica ha voluto riproporre; nella nostra fotogallery è possibile osservare una selezione di alcuni scatti.
La mostra di Antonio Raciti è stata dedicata, invece, all’India e, in particolare, al Deccan e al suo mondo variopinto. In occasione della nostra intervista, ci ha parlato delle immagini proposte, che vogliono esprimere la sua voglia di comunicare, di esprimere le proprie emozioni e sensazioni, cercando di replicarle e condividerle. Il Deccan – ci dice – è stato la tappa del mio primo viaggio in India, nella “vera” India, quella che resiste all’invasione delle altre culture, perché l’India del Nord è diversa, meno genuina. Si è trattato di un viaggio autentico, molto forte. Come diceva Fosco Maraini “i ricordi di questo viaggio sono stati talmente forti, talmente intensi che era un peccato che andassero dimenticati”. Per questo li ho voluti “fissare” in questi scatti.
A questo riguardo, l’incipit della pubblicazione Deccan: i territori meridionali del grande altopiano indiano (2010) esprime l’idea di Antonio Raciti relativa al viaggio e riporta le seguenti parole. In un viaggio, qualunque esso sia, si riceve in dono il “viaggio” che già risiede dentro noi. L’India in questo genere di doni è molto generosa. […]E’ un’attrazione magnetica, magica. Se la mente desidera andare in India, il mio cuore è già là.
L’inaugurazione ha visto, oltre alla presentazione delle mostre fotografiche di Marcella Croce e di Antonio Raciti, anche l’esposizione di oggetti di arte orientale appartenenti alla collezione Croce Matranga, come ad esempio dei piatti di smalto iraniani, una pittura buddista, delle statuette cinesi, delle maschere indonesiane e un quadro iraniano dipinto su pelle.
Il Festival del Viaggio si è concluso con una terza tappa che si è svolta a Firenze dal 13 al 15 settembre, dal titolo Notturni d’Africa, in cui sono state proposte alcune conferenze relative al continente africano, oltre che la replica, a grande richiesta, dei Notturni fiorentini.
Inoltre, il Centro Studi Avventure nel mondo continua a proporre durante i mesi di settembre e ottobre una ricca rassegna di videoproiezioni, di presentazioni di libri di viaggio, di caffè letterari, di seminari, di mostre e di conversazioni in lingue straniere (link al programma). Il 5 ottobre, invece, la mostra fotografica di Marcella Croce Giappone: un giardino per tutte le stagioni verrà presentata alla Libreria del mare (via Cala, 4 Palermo) e sarà visitabile fino al 19 ottobre.