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Anno XII - Num. 57 - 09 dicembre 2024

Anno II - Num. 09 - 30 dicembre 2013 Cultura e spettacolo

“Il Convitto Nazionale di Palermo”, libro di Gaetano Basile e Giuseppe Cadili

Incontro con gli autori in occasione della presentazione del libro

(All’interno, videointervista al giornalista Gaetano Basile)

di Vilma Maria Costa

Palermo – Al Convitto Nazionale Giovanni Falcone è stato presentato il libro Il convitto Nazionale. Dai Gesuiti a Giovanni Falcone edito da Dario Flaccovio.

Gli autori: i giornalisti Gaetano Basile e Giuseppe Cadili raccontano nel libro, oltre che della storia del Convitto, anche di loro esperienze personali. Entrambi, infatti, sono stati convittori e si evince dalle loro parole una sorta di rispetto per quel luogo di educazione ma anche di malinconia per tempi sicuramente molto diversi da quelli odierni.

Ha moderato l’incontro con gli autori il giornalista RAI Mario Azzolini. Erano presenti, oltre agli autori, anche il Rettore del Convitto Marco Mantione e l’Assessore regionale all’Istruzione e formazione Nelli Scilabra.

Su invito di Azzolini, Basile ha raccontato qualcosa della sua esperienza al Convitto: Si veniva al Convitto Nazionale per insegnare ai picciriddi ‘anticchia ri (ai bambini un po’ di) buona educazione. C’era un Rettore aggiunto che si occupava della buona creanza soprattutto quando ci si trovava in refettorio. Dopo la fase della buona creanza si scoprì che eravamo piuttosto laici e allora tutti fummo spediti dai Salesiani, “lì almeno non faranno cattive amicizie”, le ultime parole famose…, l’80% dei miei compagni di scuola dai salesiani diventarono deputati democristiani, mafiosi e delinquenti accusati di associazione a delinquere. Di qui ho un ricordo bellissimo: le lezioni del Maestro Cesare Alaimo, sono rimasto innamorato del fioretto.

Convitto Nazionale (libro)Azzolini ha poi chiesto a Cadili come fosse nata l’idea di scrivere un libro sul Convitto. Cadili: L’idea di scrivere un libro sulla storia del Convitto, dove io come anche Gaetano ho studiato e dove adesso lavoro come educatore, è nata per caso. E’ nata per caso incontrando Gaetano a casa mia ed è venuto perché, per caso, in una stanza del Convitto abbiamo trovato dei decori arabi antichi che hanno portato da noi studiosi di tutto il mondo, Vittorio Sgarbi più di una volta, ma dalle Istituzioni il silenzio e in quella occasione, parlando, abbiamo scoperto che entrambi abbiamo frequentato il Convitto. Questo Istituto è monumentale, è un pezzo di storia di Palermo e della sua cultura. Io sono venuto qui nel ’71 con grande orgoglio dei miei genitori perché anch’io, come Azzolini, vengo dalle Madonie. Qui c’erano soltanto ragazzi delle famiglie facoltose e il fatto che io avessi vinto la borsa di studio fu considerato un evento straordinario anche se nel libro racconto la sofferenza di un ragazzo di 11 anni che viveva lontano.

Sempre rivolgendosi a Cadili, Azzolini ha chiesto come fosse nata l’idea del film di Pasquale Scimeca dal suo libro “La mia partita”. Cadili: L’idea è nata in occasione del ventesimo anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio e così, per ricordare la figura di questi due Giudici ma anche di tutti i leali servitori dello Stato, ho pensato di scrivere un racconto che poi è diventato appunto un film. Vuole essere un messaggio di come questi Eroi possono essere un esempio per i ragazzi di oggi. Ha avuto un grande successo ed è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia l’anno scorso. E’ legato ad un progetto di solidarietà voluto dal regista Scimeca: con i fondi, ci hanno detto i Giuseppini del Murialdo, si costruirà un collegio per i ragazzi di strada in Ecuador ove questi missionari lavorano.

L’assessore Scilabra ha parlato dell’importanza della formazione e di come questo settore in Sicilia ricomprenda tanti lavoratori sani e competenti che sicuramente stanno soffrendo per tutti i clientelismi e il malaffare che si è creato attorno ad esso. Scilabra: Nella formazione c’è indubbiamente un mondo di lavoratori sani che ci hanno dato la speranza che si potesse effettuare uno smantellamento. Non dobbiamo nascondercelo, è stato anche un mondo di grandi mangiuglie, di clientelismo. Però la formazione è l’unica cosa che veramente può essere utile ai giovani, soprattutto per quei ragazzi che escono dalle scuole superiori, ed è l’unico strumento con cui veramente possiamo riuscire ad incidere su quei numeri preoccupanti di disoccupazione giovanile che ormai crescono settimanalmente. Con il bilancio e con la finanziaria di quest’anno spero di darvene prova, stiamo cercando di sposare l’asse sulla scuola e anzi mi piacerebbe poi organizzare un incontro perché stiamo lavorando all’Expo 2015 e io a breve chiederò alle scuole di portarmi le proprie eccellenze perché voglio portare all’Expo 2015 di Milano, come Assessorato all’Istruzione e alla formazione, le scuole siciliane per dimostrare che, anche se la politica in questi ultimi secoli non ha investito sulla vostra struttura, però in autonomia siete riusciti a tenere alta la bandiera dell’eccellenza.

L’incontro si è concluso con l’esibizione al piano di un giovane convittore concertista in erba di grande talento.

Ecco le domande che abbiamo rivolto, nel corso della videointervista, al giornalista Basile

  1. Basile, lei è un conoscitore di molte realtà storiche e tradizioni della Sicilia e, soprattutto, della città di Palermo. Perché ha scelto di raccontarci del Convitto Nazionale?
  2. Come è stata l’esperienza di scrivere insieme al giornalista Cadili, come è nata questa idea e perché? Vi siete occupati, nel libro, ognuno di un suo ambito specifico?
  3. Ci può raccontare qualcosa di curioso, di caratteristico di cui parlate nel libro che potrebbe appassionare un eventuale lettore?
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  1. Mario Difrancesco

    Mi complimento con gli autori. Ho avuto il piacere di leggere il libro che mi è piaciuto non solo perchè mi ha riportato al tempo della mia frequenza al Convitto(1962-1970) ma anche per i riferimenti storici ai Gesuiti a Palermo. Interessante ed educativo anche il libro di Cadili da cui è stato tratto il film(La mia partita).

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