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Anno XII - Num. 57 - 09 dicembre 2024

Anno I - Num. 02 - 18 giugno 2012 Cultura e spettacolo

Il complesso monumentale dello Spasimo e la Fondazione The Brass Group. Due gioielli a rischio per i palermitani!

di Cettina Alduino

Fondazione The Brass GroupPalermo – La struggente bellezza della Chiesa di Santa Maria dello Spasimo è stata negata per secoli ai palermitani.

Come spesso accade, l’abbandono ed il degrado finisce con il soffocare la cultura e l’arte di innumerevoli siti storici.

Abbiamo assistito poi, finalmente, al trionfo, al recupero, alla riconsegna di questo gioiello che rischiava di essere perduto per sempre, ma oggi dobbiamo, purtroppo, constatare un “nuovo abbandono”.

Lo Spasimo, sede della prestigiosa Fondazione The Brass Group, la cui Orchestra Jazz Siciliana è una delle eccellenze della regione, oggi soffre per un mancato finanziamento delle seguitissime manifestazioni. E, oltre a non poter fare più da suggestivo scenario all’Orchestra Jazz, ci sono anche difficoltà riguardo alla possibilità di accedere al complesso monumentale da parte di turisti e visitatori.

Complesso dello Spasimo

Ma torniamo almeno a sognare ripercorrendo la storia di questo affascinate, anche se non del tutto fortunato sito.
Dentro la città, ma fuori dal mondo, al centro di una Palermo antica e ancora memore dei bombardamenti dell’ultima guerra, contenitore di tanti vuoti di memoria, la Chiesa dello Spasimo, con l’annesso ex ospedale Principe Umberto ,si trova ai limiti della città storica detta Kalsa, nel mandamento Tribunali.

Le prime notizie storiche risalgono al 1506, quando il giureconsulto palermitano Giacomo Basilicò donò ai padri di Monte Oliveto terreni e rustici per farvi chiesa e convento.

Nel 1516 lo stesso Basilicò commissionò un’opera pittorica a Raffaello Sanzio, raffigurante lo “Spasimo” della Madonna alla vista del figlio sofferente al Calvario, che fu oggetto di travagliate vicende ed ebbe una storia a dir poco affascinante.

Come riferisce il Vasari, la nave su cui viaggiava verso Palermo naufragò e la tela, salva per il buon imballaggio, fu recuperata presso Genova. Soltanto più tardi, grazie all’interessamento del Pontefice, gli Olivetani poterono riaverla a Palermo. Nel 1573 i padri Olivetani, venduti chiesa e convento al Senato, si trasferirono nel convento di S. Spirito, fuori le mura, portando con loro il dipinto di Raffaello. Dopo alcuni anni il Viceré spagnolo che governava a Palermo la fece togliere dal suo posto per regalarla a Filippo V, re di Spagna e da allora il magnifico dipinto è esposto al Museo del Prado di Madrid.

Ma torniamo, seppure con l’amaro in bocca, a parlare del complesso monumentale che non venne mai completato in quanto, nel 1536, l’aggravata minaccia dell’armata turca e la volontà di affermare il predominio della potenza spagnola indussero il viceré di Sicilia Don Ferrante Gonzaga a disporre il potenziamento della difesa militare dell’isola e, soprattutto, di Palermo, modificando l’antico sistema difensivo normanno della città, cosicché nel programma delle nuove mura l’area a ridosso della chiesa e del convento venne scelta per l’edificazione di un baluardo di difesa in grado di assorbire le notevoli azioni dinamiche difensive ed offensive delle nuove armi da fuoco collocate su di esso.

Complesso dello SpasimoLa Chiesa dello Spasimo, a navata centrale di grandi dimensioni ed ampie cappelle laterali, alla fine del cinquecento si presentava come un impianto unico a Palermo. Infatti in Sicilia tra il XIII e XIV secolo il linguaggio gotico non aveva avuto grande diffusione rispetto ad un diverso stile architettonico, detto “chiaramontano”, che risentiva della forte tradizione arabo-normanna.
E’ forte il contrasto tra i vari stili che si mescolano regalando imponenza ed unicità all’insieme. Incisioni di fine ottocento e fotografie dei primi del novecento la documentano con le coperture di abside, coro e transetto, ma appare ancora incerta l’esistenza della copertura della navata che oggi si presenta a cielo aperto e che hanno reso possibile la crescita forte e rigogliosa di alti alberi di sommacco.
La singolarità di questa antica abbazia sta proprio nel superamento di qualsiasi limite spaziale: gli esterni sono parte integrante degli interni ed è possibile tra le altissime mura godere della vista di un magnifico cielo azzurro in un mattino di primavera o di una romantica volta stellata in una calda sera d’agosto.
Le sensazioni che questo luogo è capace di donarci non possono fermarsi alle descrizioni o ai racconti, devono essere vissuti in prima persona e non sarà difficile sentire una forte emozione in questo suggestivo magnifico luogo.

L’utilizzo del complesso degli edifici è variato nei secoli. Alla fine del ‘600 è svanita la funzione religiosa ed è stato destinato ad usi profani, di volta in volta teatro, magazzino, lazzaretto per i malati di peste ed, infine, ospedale, fino al 1985, in carico all’Ospedale Civico che, con la dizione Ospedale Principe Umberto, lo ha utilizzato per le proprie attività di cronicario geriatrico.
Solo nel 1988, dopo l’ennesimo crollo, iniziarono i primi seri lavori di recupero, che hanno riguardato, soprattutto, gli archi e il portico d’ingresso.
Grazie poi all’intervento del Comune di Palermo nel 1995 è stata resa possibile la riapertura dello Spasimo ai cittadini.
L’operazione, consistita nella rimozione di materiali abbandonati, nella bonifica della pavimentazione ricoperta di erbacce, nel restauro e nella riorganizzazione degli edifici e degli spazi circostanti, ha fatto sì che lo Spasimo oggi possa ospitare esposizioni, spettacoli teatrali e manifestazioni culturali di vario genere.

Il valorizzato complesso monumentale di S. Maria dello Spasimo è simbolo di una città che continua a lottare affinché dal degrado fiorisca nuova vita. Speriamo che presto possa nuovamente essere data la possibilità di visitarlo e assistere ad eventi.

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