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Anno XII - Num. 57 - 09 dicembre 2024

Anno I - Num. 04 - 05 dicembre 2012 Amarcord

I “facenni” della Zia Iolanda di Mussumeli

di Pietro Ciccarelli

Zia IolandaSempre più spesso si pubblicano articoli suoi giornali o si scrivono libri che parlano dei mestieri scomparsi. L’arte di arrangiarsi, solitamente primato dei napoletani, ma anche di noi siciliani che non siamo certo da meno, ha creato, soprattutto negli anni della ricostruzione post-bellica, tanti mestieri inediti.

Ora non so, se il lavoro della cara e tanto amata paesana signora Iolanda, affettuosamente chiamata da noi ragazzi, zia Iolanda, fosse frutto del caso o il seguito di un mestiere premeditato e voluto con il tacito aiuto di Mario Lanzalaco, il proprietario della corriera che portava i mussomelesi a Palermo, ancor prima dell’attuale A.T. M. (Azienda Trasporti Mussumeli). Iolanda (probabilmente Bonono o Bonanno di cognome) nei miei ricordi di ragazzo, era una signora intorno alla cinquantina, che ogni mattina, con ancora le strade illuminate dalla luce artificiale, alle 5,00 saliva sulla corriera che portava gli infreddoliti e ancora insonnacchiati mussomelesi a Palermo. La corriera arrivava nel capoluogo all’incirca alle 9,15 e la zia Iolanda nell’arco della mattinata sbrigava i facenni (gli incarichi) e alle 14,00 risaliva nuovamente sulla corriera, che intorno alle 17,30 circa, la riportava in paese.

Cosa erano queste facenni?

In quegli anni di negozi in paese ve ne erano davvero pochini e la maggior parte in via Caracciolo: allora era il centro del commercio mussomelese, – l’equivalente della via Ruggero Settimo di Palermo – e dove, fra l’altro, in una piccola traversa era ubicato anche l’Ufficio postale. Faceva spicco su tutti un negozio di scarpe di lusso, che esiste e resiste  ancora oggi, e la bottega artigianale del signor Vincenzo Monachello dove si faceva la migliore cubaita (torrone) del paese che, non so se poi tanto casualmente, si chiamava, Torrone Iolanda. E’ possibile che si chiamasse così in quanto la signora Iolanda lo portava a Palermo per venderlo?

Ma quale era il compito della signora Iolanda? Per tutti solo Iolanda. Nel tardo pomeriggio, le sarte, i negozianti che avevano bisogno urgente di merce per i clienti, si rivolgevano a questa cortesissima signora che puntualmente l’indomani portava loro dal capoluogo quanto richiesto. Non costituiva una gran fatica per la buona zia Iolanda, la merce si trovava facilmente nei negozi di via Roma o in via Garibaldi, soprattutto le coppole di migliore fattura.

Copertina Grande Concorso Mira LanzaMa Iolanda o zia Iolanda non era solo questo. Era una buona compagna di viaggio e dava conforto a quei pochi e spaventati viaggiatori che per la prima volta si recavano a Palermo, siamo, per quelli che sono i mie primi ricordi, a metà degli anni Cinquanta. Godeva della massima fiducia ed era la persona giusta cui affidare i soldi o i capi di vestiario pulito e svariate altre cose utili al “giovanotto“che alloggiava nelle stanze in famiglia a Palermo perché studente.

Quanto guadagnasse con questo lavoro? Quale fosse la sua percentuale sugli acquisti o se avesse una tariffa fissa, a prescindere dall’entità monetaria della merce da comprare, non l’ho mai saputo. Nè tutto questo era sicuramente al centro dei miei interessi e pensieri di bambino. Per me era la buona signora, zia Iolanda (e non gna Iolanda) a cui venivano affidati i ragazzi che da soli viaggiavano per la prima volta sulla corriera.

Chissà, se oggi esistono ancora in qualche sperduto paese di montagna delle Iolanda? Ricordate l’olandesina di un noto prodotto di detersivi che appariva nell’indimenticabile Carosello. Forse l’assonanza del nome, forse quel lontano odore di pulito e di onestà che ancora esisteva a quei tempi, ma ogni volta che ascoltavo la musichetta della olandesina mi tornava in mente questo stupendo personaggio che ha fatto parte della mia giovinezza.

Esagerato paragonarla a una buona zia? Non mi sembra affatto, se ancora adesso la ricordo con un velo di nostalgia e il sapore del tempo antico e tanta tanta malinconia mi assale.

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