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Anno XII - Num. 56 - 03 settembre 2024

Anno II - Num. 07 - 10 luglio 2013 Politica e società

I diritti LGBT sono diritti umani. Laura Boldrini e Josefa Idem inaugurano il Palermo Pride

di Fabrizio Pitarresi
         

josepha-idem-laura-bodriniPalermo – Aria di festa ai Cantieri Culturali della Zisa, ri-animati dal Palermo Pride, il Pride Nazionale più a sud d’Europa che si è tenuto dal 14 al 23 giugno. A inaugurare la manifestazione un convegno dal titolo “I diritti LGBT sono Diritti Umani”, che riprende un’affermazione della senatrice statunitense Hillary Clinton. In un’affollatissima sala, quella del cinema De Seta ai Cantieri, il pomeriggio di venerdì 14 Palermo ha salutato la partecipazione della Presidente della Camera Laura Boldrini e di Josefa Idem, ancora Ministro delle Pari Opportunità, dello Sport e dei Giovani.

Un evento partecipatissimo e straordinario per la città di Palermo e per la comunità LGBTIQ, eppure non così fuori dall’ordinario, come ricorda l’ormai ex Ministro Idem: Non è la prima volta che il governo partecipa a un’iniziativa simile, già nel 2007 Giovanna Melandri e Barbara Pollastrini sono state presenti. Sono molto stupita da tutto questo clamore. Le fa eco il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: Le istituzioni sono qui: assoluta normalità. Una partecipazione che comunque non ha mancato di suscitare polemiche, fermamente messe a tacere dalla Presidente della Camera: Siamo qui oggi a parlare di diritti, e nessuno ha il diritto di ridicolizzare questo nostro incontro: qui non vedo né carnevalate né pagliacciate.

Insieme a Boldrini e Idem molti altri rappresentanti delle istituzioni, del mondo politico e delle associazioni, dai padroni di casa Orlando e Crocetta – quest’ultimo assente rappresentato dall’Assessore regionale al Turismo Michela Stancheris – a Sonia Alfano, della Commissione Europea Libertà Civili e Giustizia, dall’UNAR al Coordinamento Palermo Pride, per finire con i videomessaggi di saluti di Martin Schultz, Presidente del Parlamento Europeo e di David Thorne, Ambasciatore USA uscente. A moderare l’incontro Paolo Patanè, Presidente Onorario del Coordinamento Pride.

DirittiGli interventi che si sono susseguiti nel corso del convegno hanno fatto sì che anche Palermo abbia preso parte a un piccolo pezzetto di storia che offre la possibilità di ricomporre il concetto di democrazia fondata effettivamente sul principio di uguaglianza e parità di diritti, in particolare quelli LGBTIQ.

Titti De Simone, Coordinatrice del Palermo Pride e rappresentante di tutte le Associazioni LGBTIQ nazionali, dà ufficialmente il via ai dieci giorni che faranno respirare aria nuova a Palermo. Un momento storico come questo lo faremo diventare insieme un momento normale, che parla di buona politica, di buone pratiche democratiche fondate su incontro, ascolto, confronto, e condivisione. La stragrande maggioranza delle forze politiche parlamentarie – rileva la De Simone – si sono espresse a favore del Pride e il cambiamento è a un passo da noi: non si può più ignorare o rimandare, per il bene del Paese. Lancia un urlo anche ai vertici governativi, chiedendo leggi che tutelino le famiglie omossessuali, reclamando un Paese che possa dirsi veramente democratico e meno distante dall’attuale situazione europea, che, proprio durante i dieci giorni del Palermo Pride, ha visto ufficializzare il matrimonio LGBTIQ dall’Assemblea Nazionale Francese. Ciò che si chiede a gran voce sono diritti universali che devono essere di tutti, per questo il Pride è considerato la casa di tutti.

Sindaco di PalermoAnche il Sindaco di Palermo parla orgoglioso dell’evento nella sua città, dove il Consiglio Comunale ha approvato il registro delle unioni civili (operative da giorno 11 luglio). Il Comune s’impegnerà, quindi, a non discriminare le coppie di fatto in materia di casa, sanità e servizi sociali, politiche per i giovani, genitori e anziani, sport e tempo libero, formazione, scuola e servizi educativi, diritti e partecipazione, trasporti, dall’iscrizione dei figli all’asilo, all’inserimento nella graduatoria dell’emergenza abitativa. Il Sindaco ricorda anche la candidatura di Palermo Capitale della Cultura 2019 e la presenza del Pride è segnale di un percorso in tal senso. Da oggi Palermo respirerà uguaglianza in una dimensione europea, afferma il Sindaco, lasciando la parola alla tanto attesa Presidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana.

Accolta da un fragoroso applauso, quella della Presidente Boldrini vuole essere una voce forte e chiara che possa attraversare tutta l’Italia e scuotere le stanze di quei palazzi che lei stessa vive ogni giorno: Il Pride LGBTIQ Nazionale si svolge quest’anno in una città e un’isola da millenni crocevia di popoli e di culture. La contaminazione culturale è necessaria per il confronto e l’arricchimento. Oggi, infatti, questa “contaminazione” è sempre più difficile ma necessaria. Lo dice il report dell’Agenzia Europea dei Diritti Fondamentali (uno studio fatto tramite sondaggi su tutto il territorio europeo, ndr) che presenta un quadro molto triste: il 47 % delle persone LGBTIQ che vivono nell’UE ha subìto discriminazioni o abusi nei 12 mesi precedenti al sondaggio e una su quattro è stata aggredita fisicamente. Solo una persona su cinque ha sporto denuncia. La situazione al di fuori degli Stati Membri – afferma la Presidente – è ancor più agghiacciante, lì l’omosessualità è reato e possono essere detenuti o uccisi, solo per amare una persona dello stesso sesso. Laura Boldrini non risparmia nemmeno i Paesi dell’Est Europeo, che portano avanti leggi chiaramente omofobe contro la “propaganda omosessuale” – chiaro riferimento alla Russia di Putin, ma anche all’Ungheria, in seguito al golpe bianco del Presidente Orbán. Per finire con il caso del docente Paolo Mannina, espulso dall’Eritrea: una conclusione infausta, eppure migliore rispetto al rischio di scontare dai tre ai dieci anni di carcere solo perché omosessuale.

Parole chiare, nette e dure, quelle pronunciate dalla Boldrini. A parlare è la Presidente della Camera, ma soprattutto, è la portavoce dell’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees – Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati). Lei stessa ricorda che chiunque fugga dai paesi dove vigono le leggi di persecuzione in base all’orientamento sessuale non può aver riconosciuto lo status di rifugiato in Europa, ritenendo che qualora non rivelino la loro sessualità possono continuare a vivere nel loro paese – E allora da qui oggi parte un messaggio chiaro e forte: non vi è tutela e garanzia dei diritti senza inclusione, senza la scelta di strappare tutte le donne e tutti gli uomini a quella solitudine, che è figlia diretta delle discriminazioni e delle negazioni dei diritti fondamentali. Un messaggio che fa eco alla risposta data al giovane Davide, che con la sua lettera su La Repubblica ha denunciato la claustrofobica solitudine del vivere in uno Stato senza diritti. L’Europa non chiede solo pratiche di rigore, di austerity, ma anche di ampliare lo spettro dei diritti riconosciuti: ma forse non c’è la stessa fretta su questo punto. Alla politica allora il compito di fare da apripista.

Non c’è spazio per le polemiche, nemmeno quelle di un Family Day organizzato proprio a ridosso della parata finale del Palermo Pride. Il Pride è una cornice che include tutte le comunità, – afferma ancora la Presidente Boldrini – sostenere i diritti degli omosessuali non può e non deve essere in alcun modo contrapposto al sostegno verso la famiglia. Tanto più in un momento come questo dove la crisi economica colpisce soprattutto la famiglia; ma tutto questo non impedisce di ribadire la necessità di vedere rispettati anche i diritti della comunità LGBITQ. Come a dire: riconoscere i diritti di chi non ne ha, non significa toglierli a chi li ha già.

A rappresentare il governo, l’ex ministro alle Pari Opportunità Josefa Idem: Oggi è una giornata di riflessione per la città di Palermo e per il Paese intero, sono convinta che tutti i Pride sono una grande opportunità per dare voce alla comunità LGBTIQ in termini di uguaglianza e diritti. La connessione tra diritti e civiltà è un tema che sta a cuore alla Idem: il livello di inclusione e il riconoscimento dei diritti e delle libertà delle persone è il vero termometro delle democrazie che si definiscono avanzate. I diritti umani sono universali e indivisibili – ricorda la ministra, citando i documenti europei – e si applicano in tutte le persone indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere e questo è in linea con la nostra Costituzione. Non si può tollerare un Paese che permette discriminazioni e trattamenti diseguali – sta bene ripeterlo. Proprio per questo la Idem ha firmato un documento consegnato alla Commissione Europea per un approccio politico-globale affinché l’UE assuma un ruolo guida in tal senso. In Italia, paradossalmente, l’opinione pubblica è pronta ai diritti LGBITQ, mentre il mondo politico è in ritardo. Occorre una cooperazione tra istituzioni e società civile, che a Palermo è stata ben rappresentata dalla presenza di alte cariche comunali e regionali. Una normativa specifica richiesta a gran voce da anni ormai è quella dell’estensione della legge Mancino anche per i reati omofobici, già sottoscritta da numerosi deputati di diversi schieramenti politici, con la speranza che venga approvata al più presto con l’appoggio più ampio possibile delle forze politiche presenti in Parlamento, dando un segnale forte di maturità a tutto il Paese, afferma la ministra. La Idem ha pensato inoltre a delle azioni mirate alla scuola, con percorsi di sensibilizzazione che la rendano vero luogo di accoglienza e di valorizzazione delle differenze.

In un mondo ormai globalizzato è importante puntare anche a una globalizzazione delle opportunità, abbattendo il recinto delle discriminazioni non lasciando solo nessuno. Chi è solo perde il senso della comunità, della cittadinanza, dei doveri e dei diritti, si autocensura non potendo costruire più nulla, dando vita a una comunità che non riesce più ad andare avanti. Ogni singolo atto di discriminazione non è solo un’offesa a una persona, ma è anche il segno di una sconfitta sia delle istituzioni che della società tutta. L’omofobo, il maschilista e il razzista sono figli della stessa sottocultura alimentata dal pregiudizio. Il 2013 può forse essere l’anno giusto per annientare le discriminazioni e rifondare una società della condivisione. I tempi sono maturi – lo dice la Boldrini, lo dice la società civile – e viene davvero voglia di unirsi all’ottimismo che si è respirato al Palermo Pride ed esclamare a gran voce le parole di commiato di Josefa Idem: dài, che ce la facciamo!

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