Palermo – Nelle sale di Palazzo delle Aquile, Greenpeace, ANCI Sicilia e Comune di Palermo hanno organizzato una conferenza stampa per presentare il rapporto “100% rinnovabili: un nuovo futuro per le piccole isole”. Il rapporto realizzato dalla società Exalto Energy & Innovation per conto di Greenpeace, ha analizzato la situazione delle venti isole italiane non connesse alla rete elettrica nazionale. Sono stati illustrati alcuni scenari energetici rinnovabili ed efficienza energetica per trasformare le piccole isole italiane in laboratori ideali di sostenibilità. Questi scenari prevedono una totale “de-carbonizzazione” dell’attuale modello energetico, che ancora si basa, in massima parte sul petrolio, con un costo di oltre 60 milioni di euro l’anno in bolletta a tutti gli italiani.
Durante l’evento sono presentati tre casi studio relativi alle isole di Favignana, Lampedusa e Pantelleria, immaginando una rapida transizione verso le fonti rinnovabili, in netta controtendenza rispetto al modello di sviluppo energetico promosso dal Governo nazionale e dalla Regione Siciliana, improntato sul petrolio, una fonte energetica vecchia, inquinante e costosa. Un’idea di sviluppo superata e dannosa, di cui ANCI Sicilia, Comune di Palermo e Greenpeace – insieme ad altre organizzazioni, associazioni di categoria, comitati e alle stesse isole di Favignana, Lampedusa e Pantelleria – si oppongono fermamente. In particolare, è forte la contrarietà ai numerosi piani di ricerca di idrocarburi che vorrebbero regalare definitivamente il Canale di Sicilia ed altre zone d’Italia alle multinazionali del petrolio, a scapito, tra le altre cose, di attività fondamentali come turismo e pesca sostenibile.
A sostegno di quanto sopra esposto il report di Green Peace evidenzia dati inquietanti da cui emerge un sistema energetico della maggior parte delle isole minori nel mondo basato su un modello tradizionale di combustibili fossili, con una produzione molto costosa e con consumi inefficienti. Ciò malgrado l’ampia disponibilità di risorse rinnovabili, nella maggior parte dei casi.
Dal rapporto emerge un quadro che attualmente, registra un marginale impiego di fonti rinnovabili nelle isole minori italiane. Le ragioni sono diverse. In particolare: la particolare realtà dei produttori, operanti in regime di monopolio nella generazione e nella distribuzione elettrica; una complessità maggiore rispetto al territorio nazionale nella gestione del sistema elettrico; la rigida tutela del paesaggio da parte delle Autorità preposte. Inoltre è sempre mancato, e manca tuttora, un chiaro indirizzo da parte del Governo centrale che spinga queste isole verso le rinnovabili e l’efficienza, attirando così investimenti e creando posti di lavoro.
In effetti, l’attuale quadro normativo di remunerazione della generazione elettrica (rimborso a piè di lista) e la mancanza di obblighi sul versante dell’efficienza e delle rinnovabili hanno determinato l’assenza di interesse ad interventi diretti da parte dei produttori locali e una resistenza all’installazione di impianti da parte di altri soggetti, sia privati che pubblici. La motivazione addotta per giustificare questo atteggiamento di chiusura ha sempre fatto riferimento alle esigenze di sicurezza nella gestione della rete, ma con le tecnologie attuali questo ostacolo si potrebbe agevolmente superare.
Non si trascuri il ruolo determinante delle Soprintendenze per i Beni Culturali e Ambientali, spesso molto restie a fornire le autorizzazioni necessarie per la diffusione di impianti solari, impedendo la realizzazione di impianti eolici, anche di piccola taglia. A fronte di ostacoli apparentemente insormontabili, Greenpeace ha individuato soluzioni efficaci per l’adozione di energie alternative per le quali appare essenziale un’attività di networking, i cui attori, in una visione lungimirante e sostenibile garantiscano soluzioni adeguate di conservazione dell’ambiente.
All’incontro hanno preso parte: Leoluca Orlando, Presidente di ANCI Sicilia e sindaco di Palermo; Lorenzo Ceraulo, Assessore ai Lavori Pubblici e all’Urbanistica Comune di Favignana; Gianni Silvestrini, Presidente di Exalto Energy & Innovation; Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia; Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia, Giampiero Trizzino, Presidente Commissione Legislativa Ambiente e Territorio dell’Ars Sicilia, Paolo Gherra del Politecnico di Torino per il Comune di Pantelleria.
Secondo gli scenari elaborati dal modello e illustrati dal rapporto di Greenpeace si può identificare un percorso di massima per le piccole isole 100 per cento rinnovabili in circa 20-25 anni, con interventi differenziati in tre fasce temporali. La prima, che traguarda la fine del decennio, prevede interventi sul lato dell’efficienza energetica e la realizzazione di impianti fotovoltaici. La seconda, tra il 2021 e il 2025, continua con la prosecuzione delle misure volte alla riduzione dei consumi, mentre sul lato dell’offerta ipotizza l’abbinamento del solare con l’eolico. La vera novità sarebbe l’impiego, su larga scala, dell’accumulo, sia negli interventi decentrati che in quelli al servizio della rete, consentendo alle rinnovabili di soddisfare il 50 per cento della domanda. Infine, la terza fase, la più delicata, spinta fino al 100 per cento di generazione rinnovabile, tra il 2035 e il 2040, con l’impiego di nuovi sistemi di accumulo e di eolico offshore galleggiante. Ovviamente, questo percorso di massima differirà in funzione delle singole isole, le cui caratteristiche morfologiche e di domanda energetica determinano variazioni notevoli, sia rispetto alle tecnologie impiegate, che ai costi della transizione energetica.
Tra gli intervenuti Giannì, esponendo l’alternativa di vita senza petrolio ha cercato di dare una risposta: “Come facciamo a vivere senza carbon fossili”? Così, in continuità con la linea dura mossa contro le trivellazioni nel canale di Sicilia, contro le quali, anche il Governatore Crocetta – secondo Giannì – si era originariamente impegnato, ma che poi ha disatteso, Greenpeace ha continuato la sua battaglia elaborando un modello attraverso cui “decarbonizzare” le isole minori dello Stretto di Sicilia”. Giannì esortando a cambiare rotta, considerati gli scenari allarmanti per il prossimo futuro, ha ringraziato ANCI SICILIA e il Sindaco Orlando di Palermo, anche loro orientati univocamente nella direzione della nuova rotta.
Iacoboni ha ricordato che l’iniziativa di Greenpeace fa parte della campagna “Solarnia, solar paradise”, lanciata in diversi Paesi europei (tra cui Spagna, Grecia e Croazia) per promuovere un futuro diverso, che coinvolge le isole del Mediterraneo, accomunate non solo dalla crisi, dall’austerity o dai problemi occupazionali, ma anche perché aventi “ricette“ comuni per uscire dalla crisi: le fonti rinnovabili, fotovoltaiche, eoliche. Solarnia, quindi un’isola 100% rinnovabile, non un’utopia, bensì una realtà, già sperimentata in alcune realtà isolane. Determinante secondo Iacoboni il disegno di legge governativo che deciderà se le isole minori “devono andare a gas e petrolio”, diminuendo un po’ i costi, o se cambieranno rotta, proiettandosi verso il 100% rinnovabile. “Non è solo una questione energetica, ma anche economica. Poiché nel caso in cui l’Italia non interviene in tal senso, provocherà un ulteriore arretramento nel turismo ecosostenibile. Per questo il report vuol essere uno strumento utile per i Comuni che si oppongono alle trivellazioni, ma che devono avanzare verso le rinnovabili. Impensabile che i territori di Pantelleria, Favignana e Lampedusa siano al 100% sotto vincolo paesaggistico”. Il sindaco Orlando, ha evidenziato il carattere europeo ed istituzionale, non isolato, della Campagna promossa da Greenpeace, al punto da avere coinvolto gli altri Paesi europei del Mediterraneo e tutti i Comuni della Sicilia, non solo a livello politico ma, anche a livello giudiziario, attraverso ricorsi che singoli Comuni più direttamente interessati, hanno dovuto proporre, affiancati dall’ANCI SICILIA. Orlando non ha trascurato di ricordare l”‘iniziativa tutta locale” della mobilità sostenibile con un progetto di Car sharing, attiva da settembre prossimo, registrando già 2.000 abbonati.
Trizzino ha rilevato invece, la battaglia condotta da Green Peace viene rappresentata già, dallo stesso onorevole, in sede parlamentare da 3 anni. Battaglia che ha preso forma in una serie di documenti, prodotti in Commissione, alcuni dei quali approvati dalla stessa, oltre che dall’Aula. Trizzino ha voluto sgomberando il campo da due preconcetti sulle rinnovabili e sulla produzione da fonte fossile dell’energia elettrica ha evidenziato il fatto che non si sia mai raggiunto la Grid parity, cioè l’equivalente tra la spesa da produzione da fonte fossile e la spesa da produzione da fonte non fossile. Secondo Trizzino – “il pretesto secondo cui l’energia elettrica prodotta da fonti fossili costa meno, è una falsità. Un altro preconcetto che impedisce l’accesso delle fonti rinnovabili è la forza lavoro”. “Molto spesso, la politica utilizza questo elemento per detrarre valore allo sviluppo delle fonti rinnovabili. Nella fattispecie, il Protocollo firmato da ENI e dal Presidente Crocetta e tutte le sigle sindacali per il quale, per salvaguardare i posti di lavoro dobbiamo trivellare il Canale di Sicilia e implementare le fonti fossili affinché l’impianto di Gela possa continuare a garantire l’esercizio”. Trizzino ha confutato questa tesi in quanto, “dati scientifici e non io, dimostrano che lo sviluppo delle fonti rinnovabili unitamente allo sviluppo di altri settori dell’economia (turismo per le isole minori) chiaramente dimostra che la forza lavoro può essere orientata da un settore ad un altro, senza perdita in termini economici”. Secondo Trizzino “il discorso è essenzialmente politico. Il fatto che ci vi sia un blocco della classe dirigente verso questo obiettivo, è palese. Il primo elemento è l’aggiornamento del Piano Energetico Ambientale Regionale (PEARS). Questo strumento di programmazione ha la valenza di programmare la strategia energetica dell’intera regione. Se si mantiene la linea del presidente Crocetta non cambierà nulla per i prossimi trent’anni – ha continuato Trizzino – . Nel momento in cui si autorizzano nuove trivellazioni è chiaro che quegli impianti manterranno quel piano di raffinazione e non ci sarà lo spazio per impiantare le forni rinnovabili. Infatti la vecchia piattaforma italiana di raffinazione dell’ENI (VEGA A) programmata negli anni ’80 sarà affiancata da una nuova piattaforma (VEGA B). Per tale piattaforma è stato presentato ricorso.
Silvestrini ha evidenziato il momento particolarmente favorevole per le piccole isole italiane che, a partire dall’anno 2016, vedranno una spinta per la loro trasformazione verso le energie rinnovabili. “Lo scenario cambierà – ha continuato Silvestrini – sia grazie ad un nuovo asset normativo, più favorevole, che attraverso la riduzione del prezzo delle tecnologie (il LED per esempio) rendendo possibile il risultato di migliorare la produzione di energie nelle isole, dal punto di vista ambientale, con minori immissioni di rumore ma, potendo anche ridurre il costo delle bollette degli italiani. Così, l’Italia si allinea ad una trasformazione in atto a livello globale, “grazie anche all’impegno di organizzazioni internazionali (IRENA) col lo scopo di diffondere le rinnovabili nel mondo, con un programma specifico per le piccole isole”.
Ceraulo ha ricordato che il Comune di Favignana e le isole Egadi stanno lavorando per “chiudere il circuito dei rifiuti solidi urbani, cercando di non conferire più i rifiuti fuori dall’isola, utilizzando tutto ciò che viene prodotto, sia come compost che, come energia. La volontà c’è – ha aggiunto l’assessore, ma occorre l’aiuto sia del Governo nazionale che di quello regionale, poiché in tutti i campi, dei trasporti, dell’energia, dell’idrico non ci assiste assolutamente. Anzi – ha continuato Ceraulo – I problemi più grossi si presentano alla vigilia della stagione turistica, come quello idrico e l’isola deve risolverlo con le navi. A proposito delle energie rinnovabili, Favignana e le Egadi stanno incontrando diversi ostacoli essendo SIC (Siti di Interesse Comunitario), soggetti quindi, ai vincoli paesaggistici. Non si può utilizzare per esempio l’energia eolica perché non si può installare una pala eolica. Altrettanto difficile il fotovoltaico. Evidenziando i limiti derivanti dal Programma Comunitario Life, Ceraulo ha auspicato maggiori investimenti e maggiori opportunità, estesi alle isole minori per una de-carbonizzazione totale, occupando maggiori estensioni territoriali meno pregiate. Ceraulo, accogliendo l’input de Greenpeace, ha evidenziato gli ostacoli posti dalla Soprintendenza. Però se vogliamo raggiungere l’obiettivo della de-carbonizzazione al 100%, dobbiamo vincere queste resistenze. Quindi, lavorare insieme col MISE e la Regione per promuovere lo sviluppo economico e ambientale, sostenendo al contempo il turismo, nei tempi convenevoli.
Gherra ha, invece, voluto evidenziare l’impegno risalente dell’amministrazione del Comune di Pantelleria, nel diventare non solo 100% sostenibile nei prossimi anni, in coerenza con il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) presentato dallo stesso Comune nei mesi scorsi, ma anche il primo laboratorio sperimentale mediterraneo per tutte le nuove tecnologie di produzione d’energia da fonti rinnovabili. La sua diffusione su Pantelleria, come sulla gran parte delle isole minori italiane, è legata al superamento di una serie di ostacoli sopra illustrati. In particolare, la totalità della superficie dell’isola ricadente in aree, a vario titolo, tutelate (vincoli paesaggistici); la concessione di previe autorizzazioni per l’installazione di impianti (ostacoli Soprintendenze); l’entità dei costi per la produzione delle energie rinnovabili. In quest’ultimo caso si invoca la “GridParity” – ovvero che il costo della produzione di energia da fonti rinnovabili raggiunga, quello ottenuto dalla di produzione da fonti tradizionali. Ma, ha aggiunto Gherra – al fine di preservare il paesaggio di Pantelleria e superare i vincoli legati al territorio, si sta cercando di delocalizzare la produzione di energia elettrica in mare, utilizzando il suo potenziale energetico. In tal senso, il Comune di Pantelleria ha realizzato un sistema per la produzione di energia elettrica dai moti ondosi (sistema realizzato attraverso un progetto di ricerca finanziato dalla Regione Sicilia e dalla Regione Piemonte – per un’iniziativa promossa da Wave For Energy, spin off del Politecnico di Torino). La sua installazione sarà prevista a Pantelleria la prima settimana di agosto 2015). Il progetto, primo in Italia nel suo genere, oltre ad essere a basso impatto ambientale, ha vantaggi notevoli legati alla fonte primaria da cui trae energia: la sua prevedibilità, la sua costanza e la sua densità energetica.Gherra continuando ha rilevato che – “attraverso un bando europeo Horizon2020 chiamato Singular, il Comune di Pantelleria, unitamente al Politecnico di Torino e a gran parte delle isole minori del Mediterraneo, sta mettendo a punto un sistema per gestire le “Micro Grid” (le isole non connesse alla rete nella terra ferma), con un sistema “Smart Grid” per gestire tutti gli ingressi delle varie energie rinnovabili (fotovoltaico, eolico, marino) in modo tale da ottenere una gestione intelligente con una parte in accumulo e una parte con la messa in rete diretta, a seconda di quanto viene richiesto dal sistema nei vari momenti del giorno. La vision del Comune di Pantelleria è di ampio respiro, volendosi trasformare in un laboratorio di sperimentazione di nuovi prototipi tecnologici in un’area geografica ricca di fonti primarie al fine di raggiungere gli standard economici richiesti. Solo primi passi – ha concluso Gherra – che unitamente all’implementazione di impianti di Agro Energy basati sulla biomasse dell’agricoltura (vitigni), porteranno Pantelleria al suo obiettivo 100% green”.
Di seguito, i grafici che riassumono i mix energetici 100 per cento rinnovabili delle tre isole.