Palermo, 27 giu – E’ pervenuta in redazione una lettera-denuncia del Presidente della Regione Rosario Crocetta su immobilismo della politica dell’isola. Eccola di seguito riportata:
Sinceramente rimango allibito dal modo complessivo, quasi ordinario, con il quale si vogliono affrontare alcuni temi in Sicilia. In pochi giorni, scoppiano incendi dappertutto, le città della regione sono devastate continuamente da incendi di auto, negozi, laboratori, attentati agli amministratori e tutto viene affrontato così come se fosse una storia di ordinaria amministrazione. Io direi di ordinaria follia, di qualcosa di malato e anomalo che consideriamo ormai la normalità. L’anno scorso non ci sono stati incendi nei boschi. Il servizio era stato predisposto molto bene e in tempo. Allora basta avere gli elicotteri pronti perché non accadano gli incendi? Questi mezzi hanno una sorta di potere ignifugo preventivo? Cosi è la Sicilia dei misteri, degli incendi che qualche volta inesistenti e altre volte dappertutto. Naturalmente ci chiediamo dove erano i forestali, la Protezione civile e su questo stiamo intervenendo. Nessuno si chiede perché scoppiano questi incendi, se siano la normalità. Solo pochi casi sono spontanei, la maggior parte dolosi. Stanotte hanno devastato un’officina a Gela, il frutto del lavoro di una vita di alcuni artigiani. Anche questo è normale. Così come è normale dissentire e polemizzare su tutto, evitare di cercare le soluzioni. La politica anche lì non previene gli incendi, li appicca di continuo.
Abbiamo lanciato il dibattito sulla programmazione europea e, salvo lo sforzo notevole di alcuni, passa in secondaria importanza. Ci sono altre urgenze! Quali? In un continuum disputandi, che non ha equivalenza nelle altre regioni, che magari avranno problemi meno gravi ma i politici sono meno rissosi. Qui la rissa è la chiave di tutto.
Gli stipendi dei regionali che devono avere per esempio due tetti, un dei dirigenti della Regione che possono avere 160 mila euro l’anno e l’altro per i dirigenti dell’Ars, il cui tetto può raggiungere i 240 mila e non può scendere al di sotto, ricevendo tra l’altro ostilità, lotta, boicottaggio di una burocrazia privilegiata che è inferocita rispetto al fatto che “poverina” può arrivare al massimo a 240 mila euro. D’altra parte la Regione è piena sicuramente di dirigenti convinti che la loro retribuzione debba essere più alta di quella del Capo dello Stato. Dobbiamo tenere le assicurazioni private nella sanità, perché appena tenti di proporre una legge per il fondo rischio in sanità, c’è qualcuno che troverà sempre un vizio di forma. Tutto deve rimanere come prima, con un apparato contro gli incendi che non si schiera neanche in Libano, con le forze dell’ordine che devono ogni giorno vigilare sulle città a rischio di devastazione, con un’attività di governo che deve controllare ogni giorno anche le cose più piccole perché anche lì, ce la possono fare. Abbassare il tetto degli stipendi e delle pensioni, è il minimo che possa fare la Regione per dire che ha intrapreso un percorso virtuoso, poiché questa questione ha due aspetti. Da un lato chi afferma che c’è una politica rigorosa che difende il denaro pubblico e dall’altro ci sono dei compensi che privilegiano la meritocrazia perché non possiamo assolutamente accettare che il presidente dell’Irfis, venga pagato per un massimo di 50 mila euro e un dirigente dell’Ars ne debba avere 240 mila.
Sono le follie di un sistema che a volte si mostra duro laddove non deve esserlo e molto morbido laddove invece dovrebbe esprimere rigore e durezza. Naturalmente se questo sistema così non funziona è colpa del solito Crocetta, che si è messo in testa che vuole cambiare queste cose, che non vuole assolutamente che ancora oggi quando si attacca la Sicilia si parli di mafia, corruzione e sprechi.
Naturalmente, non bisogna pensare a “queste cose ma prima allo sviluppo”. Solo che lo sviluppo è questo e senza eliminare le storture del sistema, cercare un investitore che voglia investire il proprio denaro è chiedergli un atto di eroismo. Occorre comprendere che tutte le cose vanno viste come insieme e che una politica di sviluppo è politica di riscatto e normalizzazione del sistema.
Abbiamo bisogno di coesione e tranquillità, abbiamo bisogno di programmazione e unità, del coraggio di dire tanti no ai tanti sì, perché se non cambiamo, continuiamo a perpetrare una commedia di inganni che viene pagata solo dal popolo siciliano.