Palermo – Un giorno per commemorare la scomparsa del grande comico palermitano Ciccio Ingrassia, nel 12mo anniversario della sua morte.
Per ricordare l’uomo e l’artista, insieme al suo tenace compagno di mestiere Franco Franchi, nella loro esilarante arte comica, la proiezione di un film-documentario di Ciprì e Maresco, dal titolo, “Come inguaiammo il cinema italiano”, 2° evento organizzato il 28 aprile scorso, da due esperti studiosi del duo comico: Giuseppe Li Causi e Lino Zinna (sosia ufficiale di Domenico Modugno), nell’ambito della rassegna cinematografica “Franco e Ciccio…una risata tra 4 mura”.
L’iniziativa, destinata ai detenuti del carcere “Pagliarelli” di Palermo, nasce da un progetto di solidarietà e sostegno alla comunità carceraria, con finalità educative e culturali, legate alla terra siciliana.
Alla manifestazione sono intervenuti il Direttore dell’Istituto penitenziario Francesca Vazzana, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il direttore del Centro Sperimentale siciliano di Cinematografia, Ivan Scinardo e il regista, uno degli autori della pellicola, Daniele Ciprì, che la presentò fuori concorso con Franco Maresco, alla 61ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nel 2004.
Il Pagliarelli rappresenta una realtà significativa della città di Palermo. La nostra comunità è come un mosaico fatto con diverse e variegate tessere colorate, e ogni pezzo ha una sua importanza nel comporre il mosaico – ha detto il primo cittadino durante il dibattito – ponendo l’attenzione su come non esistano cittadini di serie A o serie B, a Palermo, riferendosi ai detenuti. Gli stessi hanno poi omaggiato Leoluca Orlando di un caratteristico vaso in ceramica, fatto nel laboratorio che si trova all’interno dell’istituto carcerario.
Bisogna avere rispetto per la dignità di chi non ha più la libertà, e che sta scontando una pena – ha aggiunto Il Sindaco – riferendosi all’importanza di una manifestazione, che oltre alla valenza pedagogica e sociale, serve a temperare e alleggerire la sofferenza dei reclusi.
Solo due grandi artisti di strada, come Franco e Ciccio – ha detto Ciprì – possono in modo semplice ed autentico, raccontare la povertà e la miseria della Sicilia di quegli anni.
TrinacriaNews.eu ha effettuato l’intervista a GIUSEPPE LI CAUSI, promotore dell’evento “Una Risata tra 4 Mura”, qui di seguito riportata:
Da cosa nasce l’iniziativa e perché nasce?
Dopo l’ inaugurazione nel 2012 della piazzetta dedicata al duo palermitano, antistante al Teatro Biondo, scelta non a caso, ma come posto simbolo dove Franco Franchi all’inizio della sua carriera si esibiva, nella classica “posteggia” come gli artisti di strada, prima che lui e Ciccio venissero notati dal grande Mimmo, e le diverse mostre allestite nei Cantieri culturali della Zisa, ho pensato di realizzare un progetto per coinvolgere le persone che vivono in situazioni di disagio, solitudine ed emarginazione, in ambienti quali le carceri, gli ospedali o le case di cura per anziani. Nel mese di Novembre 2014, quindi, ho scritto alla Direzione del “Pagliarelli”, che ringrazio per aver permesso l’attuazione di questo programma, fatto di 12 incontri settimanali, che prevedono la proiezione di un film seguito da un dibattito, moderato da personalità della cultura e autorità istituzionali. Ancora una volta ogni 2 settimane è prevista la partecipazione di un personaggio della musica, al fine di rendere più stimolante l’evento.Tutto ciò nasce dall’idea di umiltà che caratterizza i protagonisti di cui stiamo parlando: Franco e Ciccio appunto, che nella vita come nel loro mestiere di guitti della commedia italiana, hanno sempre rappresentato la fame, il bisogno e il malessere delle persone più deboli. Dopo tutto, una fragorosa risata, fa dimenticare quel luogo triste e cupo come può essere un carcere, una casa di cura o un ospedale.
D. Cosa caratterizza il talento comico della coppia, in base alla sua esperienza di storico della materia?
Umiltà, semplicità, ma soprattutto sicilianità, che li ha resi inimitabili. Tutti i film di Franco e Ciccio, sono stati costruiti sulla base di storie vere; si osserva infatti che i contenuti sono sempre tratti dalla quotidianità, dal mondo reale in cui viviamo, in maniera grottesca e canzonatoria (per fare un esempio: quando si calano nei panni di due vigili, nel traffico cittadino, intenti nel lavoro, spesso odiato, di multare gli automobilisti, lo fanno in modo spassoso e irriverente).Molto apprezzati fra il pubblico, le parodie di celebri film d’autore come il “Gattopardo di Visconti”, che diventa nella rivisitazione comica “I due figli del Leopardo”; oppure “00-2 agenti segretissimi” che ripercorre la saga di James Bond. E’ sempre presente, nella loro produzione, un cenno, un’allusione, una battuta su Palermo o la Sicilia comunque. Anche nelle rivisitazioni di “Spaghetti western”, dove i due comici nelle aride steppe dell’Arizona si ritrovano, c’è un richiamo ai vicoli e alla strade panormite. Perfino quando trattano temi importanti come la politica o la mafia, lo fanno in modo mai provocatorio o pungente, ma umoristico. Artisti per bambini, clown della risata, per la mancanza assoluta di linguaggio volgare, sì dialettale o popolare.
Odiati dalla critica e amati dal pubblico, in base alla sua esperienza di storico dei due artisti, cosa ne pensa in merito?
R. Dopo la morte è iniziato certamente un percorso di rivalutazione critica del loro umorismo creativo, per la capacità di sviluppare un rapporto diretto con il pubblico, sulla base di una “vis” comica fatta di mimica, improvvisazione, ammiccamenti e gigioneria.
Lo stesso Coppola, regista de “Il padrino”, aveva mostrato l’intenzione di scritturarli, ma Franco, per la paura dell’aereo, declinò l’idea.
La ragione per cui sono stati disprezzati dai critici del tempo, è dovuta alla copiosissima produzione di film (circa venti addirittura nel’64), stante la scarsità di mezzi economici impiegati nei loro set.
D. Perché così appassionato dell’opera cinematografica di franco e Ciccio?
R. Come riferito dal Direttore del carcere “Pagliarelli” Francesca Vazzana, il nostro impegno qui oggi è senza scopo di lucro, quasi una “missione” quindi, fatta di volontariato e solidarietà. Ritengo utile far conoscere la storia e le tradizioni del nostro territorio, oltre lo spirito volontaristico e solidale. Proprio per questo, pertanto l’unica richiesta che facciamo alle istituzioni che ci danno questa grande opportunità, è il rimborso di eventuali spese di allestimento per la preparazione degli eventi. Ho avuto l’immenso piacere di conoscere personalmente Franco e Ciccio, già a 16 anni, e quindi di capire come siano stati due grandi esempi di umiltà e generosità. Loro erano così con tutti.