Palermo – Si è svolto presso l’Hotel delle Palme, il Forum promosso dal Partito Democratico, “Giustizia certa e veloce – Lotta alle mafie – Sviluppo, legalità, giustizia”.
Il forum che ha incentrato il focus sulla lotta alla mafia e lo sviluppo di legalità e giustizia, ha visto la presenza di autorevoli personalità tra esponenti delle Istituzioni nazionali, regionali ed esponenti del PD e del mondo dell’associazionismo impegnati attivamente al contrasto del fenomeno mafioso e restituzione della giustizia certa.
L’evento è stato articolato in due sessioni, come due sono state le tematiche trattate durante i lavori: “Lotta alla criminalità organizzata. Il punto a 20 anni dalle Stragi” nella sessione mattutina e “La riforma della Giustizia: voce ai protagonisti” nella sessione pomeridiana.
Nella prima hanno preso parte tra gli altri, il presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Rosy Bindi, il procuratore capo della Repubblica di Palermo Leonardo Agueci, il docente di legislazione antimafia presso l’università di Palermo Marco Andrea Manno, il sostituto procuratore della Repubblica Vania Contraffatto, a cui Crocetta ha assegnato la delega all’Energia, il coordinatore di Libera Sicilia Umberto di Maggio, il vicepresidente della Commissione Antimafia ARS Fabrizio Ferrandelli, il presidente del Centro Pio La Torre, Vito Lo Monaco. Ha moderato l’evento il segretario del PD di Palermo Carmelo Miceli.
I lavori sono proseguiti nel pomeriggio, in cui dopo i saluti del segretario regionale PD, Fausto Raciti, si è tenuta la seconda sessione, con la tavola Rotonda, coordinata dall’avvocato ex presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura Italiana ed esponente PD, Filippo Marciante. Tra i partecipanti il capogruppo PD della commissione Senato Beppe Lumia.
Assenti al Forum il PG Roberto Scarpinato, per motivi di udienza, il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, in trasferta USA, ilPNA Franco Roberti, il Vice-Presidente Nazionale di Confindustria, Ivan Lo Bello.
Carmelo Miceli, iniziando i lavori ha informato la platea che sono sati eseguiti nella notte degli arresti di alcuni soggetti della famiglia mafiosa di Brancaccio, e spiegato il perché del Forum:l’evento nasce da un gesto di sensibilità mostrato dal Partito Democratico, perché a fronte di chi ha accusato recentemente il PD di trattare il fenomeno delle mafie, Cosa nostra, come uno dei tanti problemi ed a fronte di chi spesso, per proselitismo bieco in Sicilia, sostiene che la mafia non esiste, oppure dice che la mafia aveva una sua dignità, aveva le sue regole ed è stata corrotta dalla Finanza, c’è invece, un partito che ritiene che il problema delle mafie e di tutto ciò che vi ruota intorno sia un problema fondamentale, non solo della Sicilia, ma anche dell’Italia e dell’Europa e che vada affrontato in maniera sincera, schietta, coinvolgendo tutti gli operatori, le associazioni, i politici, i magistrati che vivono sulla loro la lotta alla criminalità organizzata, provando ad ottenere degli spunti che migliorino e possano portare avanti ciò che il PD ed il Governo nazionale intendono fare per la lotta alla criminalità organizzata.
Vania Contraffatto, intervenendo ha asserito che: Oggi, la domanda di beni e servizi offerti dalle mafie “a prezzi concorrenziali” (droga, prostituzione, sfruttamento lavorativo, armi, beni contraffatti, smaltimento illegale rifiuti tossici, capitali da investire, fatture false per evadere le tasse, etc.) ha assunto dimensioni macroeconomiche, grazie anche alla globalizzazione dell’economia mondiale. Il mercato illegale è dominato dalla stessa dura selezione propria del mercato legale. Nel mercato illegale le mafie transazionali, paragonate ai grandi oligopoli dell’economia legale, stanno fagocitando ed incorporando la criminalità comune, espulsa con la forza militare dai settori “per loro più redditizi.
Umberto Di Maggio ha evidenziato che nelle periferie dell’impero del potere, (Guadagna – Palermo), i cittadini chiedono la fornitura di servizi legali, (erogazione di acqua) dato il dominio dell’illegalità e dell’usura. I figli dei mafiosi imparano l’antimafia a scuola (in cui vince lo Stato), e tornando a casa sono costretti a vedere i genitori chiedere lavoro alla mafia. Purtroppo, nonostante il grandissimo impegno di cittadini, associazioni, magistratura, il welfare mafioso (capacità di offrire denaro, lavoro e servizi ai bisognosi) continua ad essere efficace e forte, non solo a Palermo. Di Maggio ha sollecitato prima della legalità, interventi per la giustizia sociale, e che la Politica si muova, non si commuova per offrire speranza autentica a chi non ce l’ha più, anche con leggi contro il conflitto d’interesse, l’auto-riciclaggio e la corruzione, il lato B della mafia.
TrinacriaNews.eu ha effettuato interviste a presidente Commissione Parlamentare Antimafia Rosy Bindi, procuratore capo Repubblica di Palermo Leonardo Agueci e a vicepresidente Commissione Antimafia ARS Fabrizio Ferrandelli. Di seguito le interviste.
ROSY BINDI
D. Spesso la gestione dei beni/aziende confiscati alla mafia viene affidata ad amministratori che poi, per la loro incapacità ne determinano un flop. Cosa si potrebbe fare affinché questa ricchezza sia generatrice di altra ricchezza “legale” e così, veicolare i giovani nel mondo del lavoro?
R. Noi proponiamo, come Commissione Nazionale, una riforma della legislazione in materia di beni confiscati, con una particolare attenzione alle aziende che sono forse, il punto più delicato. Proponiamo che accanto all’amministratore giudiziario nominato dalle Sezioni delle misure di prevenzione della magistratura ci sia anche un affiancamento da parte dell’Agenzia per i beni confiscati in una persona che è conoscitore del settore: che si tratti di un supermercato, di un’azienda di trasporti, di abbigliamento, un ospedale, è necessario che questi beni vengano, da subito, gestiti con una mentalità imprenditoriale. E’ fondamentale anche una legislazione che aiuti le aziende, con delle risorse ad uscire dal sistema di fatto mafioso, in cui queste aziende operano, dal personale ai fornitori, alla clientela. Per interrompere tutto ciò occorrono degli investimenti, non sono riforme a costo zero. Prima che questi beni diventino produttivi per tutta la comunità è necessario che vi sia una vera e propria “legislazione di vantaggio” e credo che, si debba istituire un Fondo per i beni confiscati alla mafia nel quale possano, in qualche modo, confluire parti del Fondo giustizia, ma anche eventuali proventi dalla vendita di alcuni di questi beni, che, per quanto consideriamo “residuale” non la escludiamo; che vi possano partecipare degli operatori economici e soprattutto il sistema delle banche, magari finanziati e accompagnati i beni confiscati alle mafie e adesso si dovrebbe aiutare e finanziare le stesse, ora che sono dello Stato, così come anche eventuali proventi da parte della Cassa Depositi e prestiti.
D. Dal punto di vista fiscale, assistendo ad un sistema sempre più pervasivo, si potrebbe intervenire?
Quando noi parliamo di una sorta di “Legislazione di Vantaggio” lo facciamo apposta, proprio per aiutare l’emersione dalla fase illegale a quella legale. E poi per rimetterla nel mercato, dare una sorta di diritto di prelazione a quell’imprenditore/i che si sono fatti in qualche modo, tutori di questa realtà nella fase iniziale. Noi abbiamo ben presente questo problema. La Commissione ha fatto molte proposte. Sappiamo che il Governo è sensibile e tutto questo richiede una profonda riorganizzazione dell’Agenzia.
D. Come si può concepire una riforma della giustizia, molto importante, che viene posta in essere dal Governo (organo esecutivo), che sembra poco garante dell’indipendenza della Magistratura? Ciò a fronte di una suddivisione dei poteri, sancita nella Costituzione che prevede il potere legiferante al Parlamento (in seduta comune), ed al Governo l’iniziativa legislativa solo per le urgenze?
R. Anche noi preferiremmo che si procedesse per disegni di legge e non per decretazione d’urgenza. Soprattutto, le riforme strutturali non si possono fare con decreto. D’altra parte però, ci sono delle urgenze ed è giusto che il Governo si caratterizzi per dare un’impronta. Io sono molto sensibile al fatto che le riforme debbano rispettare i canoni fondamentali della nostra Costituzione, nella quale naturalmente, l’autonomia e l’indipendenza della magistratura è un cardine fondamentale. Dopo di che, i magistrati sanno perfettamente che anche loro devono fare la loro parte per partecipare a questo processo di riforma di cui il nostro Paese ha sicuramente bisogno.
LEONARDO AGUECI
D. Cosa non si è fatto nei confronti della Procura di Palermo perché ci fosse una efficace lotta alla mafia, anche tra gli altri poteri che potevano affiancarla? E chi poteva farlo?
R. Dare una risposta su due piedi non è facile. Basti pensare che, in questo momento ci mancano 15 magistrati nell’organico della Procura e questi servirebbero, eccome. Adesso, io che faccio il Procuratore, mi devo occupare per esempio, di trovare la benzina per le macchine e questa è una cosa pazzesca: macchine che servono per la sicurezza dei magistrati! Per non parlare della riparazione della macchina a cui si rompe la ruota. Quindi, parliamo delle questioni più banali della sopravvivenza quotidiana. Se invece, andiamo un po’ più a fondo su quello che si poteva di più per sostenere la lotta alla mafia da parte degli organismi giudiziari, non solo per la Procura di Palermo, era una maggiore coerenza nella normativa. Non ci si rende conto per esempio che, alcune norme in materia di prescrizione o di “reati satellite come il falso in bilancio” i danni che ci hanno creato. Noi abbiamo la necessità, tutti i giorni di confrontarci con “il concorso esterno in associazione mafiosa”, che è una figura prevista dal Codice. Ma è una figura elaborata per primo da Giovanni Falcone. Però è una figura che è frutto di una interpretazione delle norme. Non c’è un articolo che prevede il concorso esterno in associazione mafiosa. Gli studiosi possono dire che non ce ne sarebbe bisogno. Però è una figura praticata che non trova un chiaro, corrispondente parametro normativo, tant’ è che la Giurisprudenza su questo è stata sempre molto oscillante da vent’anni a questa parte. Se il legislatore avesse voluto in modo serio, occuparsi di dare una configurazione normativa a questo reato ci avrebbe sicuramente aiutato. Qualcuno già l’ha fatto, però in generale, in modo che tendeva a depotenziare una figura di reato che è molto importante.
FABRIZIO FERRANDELLI
D.Alla Commissione Regionale Antimafia dell’ARS si è dovuta sottoporre una questione “oscura” di affari loschi all’interno dell’Ospedale Ingrassia. Da chi è partita la segnalazione ed a cosa si è addivenuti?
R. E’ partita da me. Mi sono incuriosito particolarmente l’escalation di episodi che si erano verificati all’interno della struttura ospedaliera. Sono stato molto attento alla Stampa, ad una serie di segnalazioni. Mi ha colpito particolarmente un filmato nel quale ho visto la presenza del Prefetto di Palermo Cannizzo accanto al Manager Candela, durante un’iniziativa sanitaria sull’allattamento dolce al seno. Chi fa politica non può sottovalutare i segnali. Incuriosiva il fatto che ci fosse il Prefetto e non l’Assessore alla Salute, seduto accanto a Candela. Durante quel filmato, lo stesso Prefetto diceva che l’ospedale Ingrassia era oggetto di attenzione e che sarebbe stato riunito un Comitato per l’Ordine e la Sicurezza. Siccome i Comitati per l’Ordine e la Sicurezza non si riuniscono ogni giorno e non si riuniscono senza un motivo, ho recepito il messaggio e quindi, ho allertato immediatamente la Commissione Regionale Antimafia, chiedendo un’audizione del Manager della Sanità. Credo di avere ricostruito un po’ quello che è accaduto. Non credo che ci sia una causalità in una serie di episodi che sono accaduti. Credo che ci sia un giro di affari intorno alla Sanità in generale, che potrebbe giustificare l’attenzione di criminali intorno alla stessa struttura. Nella fattispecie, vedo che le attenzioni (criminali) sono arrivate non appena il progetto di 17 milioni di Euro che ristrutturerà la Struttura e darà un ospedale di nuova generazione ai cittadini palermitani ha ottenuto il placet dalla Soprintendenza e poi del Genio Civile di Palermo. Ma, d’altra parte, questo Piano forse disturba le tante aziende che hanno avuto appalti di manutenzione, spesso fuori soglia, per urgenza, perché lì, ogni cosa si rompe. E’ una struttura che ha 114 anni di anzianità. Però, lì si rompe casualmente tutto e vengono fatti dei lavori. Gli episodi sono gravi: dal lancio nel vuoto di un ascensore; ci sono delle persone che hanno 25 giorni di prognosi riservata; poteva finire peggio se non si fosse attivato un impianto frenante.
D. In questo caso si parla di mafia, di criminalità organizzata o spicciola?
R. Io credo che c’è una regia di criminalità organizzata, perché la criminalità spicciola può fare un episodio soltanto. Una serie di episodi credo che siano, più che un indizio, una prova: perché si è registrato in sequenza il lancio dell’ascensore nel vuoto, la manomissione dell’impianto elettrico.
D. Vede un possibile coinvolgimento di personale sanitario compiacente?
R. Io di certo devo dire delle cose inquietanti: 1. c’era un impianto di telecamere che è costato diverse migliaia di euro. In tutta la struttura avrebbe potuto riprendere l’attività all’interno dell’Ingrassia. L’impianto non ha funzionato per anni. E’ stato attivato solo per richiesta del direttore generale. Serviva solo un click per attivare le telecamere. Chi non ha vigilato? Qualcuno all’interno della struttura? 2. Il tema del furto di 3 televisori bullonati, a circa 3 metri di altezza. Come non si può vedere uno che smonta un televisore bullonato a 3 metri di altezza, fra pazienti, primario, medici, personale ausiliario? 3. Il furto delle tavole della Via Crucis della cappella dell’Ospedale: chiaro segnale intimidatorio, perché di valore è stato preso dalla cappella. Nemmeno il tabernacolo é stato sottratto dalla cappella che aveva un alto valore commerciale. Ma, sono state soltanto tolte le tavole della via Crucis: “chiaro messaggio che iniziava la via crucis del Direttore generale, a mio avviso. 4. Il tema delle macchinette dispensatrici di bibite e di snack. Non erano mai state autorizzate. C’è un direttore sanitario, c’è un direttore amministrativo nel presidio. Come possono entrare delle apparecchiature di questa entità, tra l’altro visibili, senza essere autorizzate ed essere attaccate persino abusivamente, all’allaccio elettrico per anni, senza che nessuno se ne sia reso conto? Su di questo ci sono delle responsabilità, delle luci e delle ombre che vanno sicuramente diradate. A proposito delle macchinette, finalmente la gestione è stata aggiudicata ad una ditta di Ragusa che darà all’azienda 480 mila euro l’anno. Quelle erano invece, macchinette abusive attaccate alla luce elettrica che non davano nulla all’ospedale. Prendevano qui il giro di affari che c’era intorno a queste macchinette. Un imprenditore per potere retrocedere 480 mila euro l’anno forse ne prende 4 milioni e mezzo l’anno. Chi gestisce questo? Spesso, la cronaca ci dice che dietro la gestione di video poker, di snack e di macchinette c’è la criminalità organizzata.