Palermo – Ottobre 2014, presso la sede del Centro Studi Pio La Torre di Palermo si è tenuto il forum: “L’agricoltura tra sviluppo e legalità: dal PSR alla lotta contro le agro mafie”. A partecipare al dibattito l’Assessore all’Agricoltura della Regione Sicilia, Ezechia Reale, i presidenti regionali Cia, Rosa Giovanna Castagna, Coldiretti Alessandro Chiarelli, Confagricoltura Ettore Pottino; il Segretario Regionale della Flai-Cgil, Salvatore Tripi; il Professore di estimo rurale dell’Università di Palermo, Antonio Bacarella. A moderare il dibattito Vito Lo Monaco, presidente del Centro La Torre.
Tema dell’incontro la crisi della filiera agroalimentare in Sicilia e in Italia, sconvolta da anni da un processo di ristrutturazione, accelerato dalla globalizzazione dell’economia, dov’è possibile misurare l’efficacia delle politiche comunitarie e nazionali perseguite .
Il Centro Pio la Torre, mettendo a confronto le rappresentanze politiche e sociali ha voluto fornire una traccia e porsi da facilitatore per la comprensione della realtà dalla quale oggi la Politica sembra essere distante.
Tra gli aspetti critici dell’agricoltura che il Centro ha voluto fare emergere la presenza delle mafie con i vecchi e nuovi sistemi di prelievo parassitario, la riesumazione degli abigeati (furti di bestiame da allevamento), il furto di macchinari e di prodotti agricoli, il caporalato, il lavoro nero, il traffico di rifiuti tossici, il packaging. Tale controllo si è praticato e consolidato con la compiacenza delle istituzioni, di politici e di imprese non solo locali.
La nuova programmazione 2014/2020 potrebbe permettere alla Sicilia, se ben orientata, di promuovere un cambiamento culturale sia degli imprenditori agricoli che, della stessa pubblica amministrazione. Ciò, secondo il Centro Pio La Torre, attraverso poche linee di intervento, il finanziamento di azioni di ricaduta economica globale e la realizzazione di un network tra imprese, lavoro e istituzioni locali. Così, si renderebbe efficace il contrasto alle agro mafie e lo slancio delle politiche economiche.
Tra i relatori intervenuti, Ezechia Reale ha dato uno spaccato degli obiettivi che la Regione Siciliana intende perseguire: Puntiamo molto su questo Piano per rilanciare l’economia agricola siciliana, snellendo l’iter amministrativo e burocratico e innestando contributi e spinte decisive per il rilancio di uno dei settori primari dell’Isola e delle zone rurali. In un territorio in cui sono stati spesi circa 16 miliardi di euro negli ultimi trent’anni la colpa del mancato sviluppo non può essere soltanto della politica, ma anche delle imprese che non hanno saputo allinearsi alla modernità. Per questo nel Psr sono state inserite premialità alla qualità dei prodotti e alle filiere.
Rosa Giovanna Castagna ha dichiarato che: non si presta all’agricoltura quell’attenzione che merita, quale motore di sviluppo dell’economia di questa regione, oltre agli altri settori che la coinvolgono direttamente, quali il territorio, l’enogastronomia e le eccellenze e le qualità di cui la Sicilia sa esprimere su certi settori.
TrinacriaNews.eu ha partecipato al Forum, eseguendo le seguenti interviste:
EZECHIA REALE
D. La trilogia composta dalle agromafie, l’azione degli operatori della legalità che vuole contrastare le prime con la tracciabilità ed una produzione agricola che scema. Una via d’uscita?
R. Io non ho una visione così negativa. L’agricoltura siciliana, è una realtà molto viva e attiva, nella quale vi è un processo di trasformazione verso il futuro e verso la modernità, che sta comportando per alcune realtà dove questa innovazione non riesce a penetrare, quasi esclusivamente, per motivi culturali, sta comportando delle difficoltà di cui la politica deve farsi carico e non può semplicemente, limitarsi a dire che quella strada è sbagliata. Deve provare a indirizzare verso la strada giusta. Il problema delle agro mafie è molto sentito perché la quantità di prodotti contraffatti è straordinariamente alta. Sono 60 miliardi di prodotto italiano (solo agroalimentare) che viene contraffatto, di cui 14 miliardi solo della Sicilia. Quindi, oltre il 2,6 volte di quello che noi esportiamo legalmente è esportato illegalmente. Ciò significa per la nostra economia un grande danno. L’azione che sta facendo l’Assessorato, in particolare la Regione Siciliana è molto indirizzata alla tracciabilità. Se noi riusciamo a garantire la tracciabilità del nostro prodotto, noi riusciamo a difenderlo sui mercati e farlo apprezzare. In questo campo, ho fatto registrare un marchio ad Alicante (città spagnola in cui si registrano i marchi validi per l’UE), dando la possibilità ai nostri prodotti di fregiarsi di questo marchio, purché osservino un disciplinare che prevede che tutte le fasi siano svolte in Sicilia. Ciò potrà garantire che, ovunque ci si trovi nel mondo, con quel marchio nel prodotto si è sicuri di avere la qualità siciliana. Credo che, nella prospettiva di medio termine, possa essere utile come una delle carte vincenti per la nostra economia.
ETTORE POTTINO
D. Lei quali prospettive intravede rispetto ad una un destino in avanzata, sulla zootecnia?
R. Ci sono due livelli di Politica Agraria che l’UE ha messo in piedi: 1. con le misure accoppiate (premi) attraverso, la concertazione, l’Italia ha indicato la zootecnia, il settore da aiutare. 2. le misure contemplate nel nuovo PSR.
D. La auspicata capacità di costituirsi in distretti da parte dei produttori agricoli siciliani, promuovere azioni di marketing dell’agricoltura non cozzano con le limitate risorse economiche degli agricoltori?
R. E’ un problema atavico del sud d’Italia. Infatti, le regioni del Nord, creando massa critica, si sono affermati in maniera vincente. Per fare massa critica è necessario l’associazionismo. Noi, come Confagricoltura siamo intervenuti, sia a livello nazionale, che legislativamente, istituendo i contratti di rete, come forma di aggregazione leggera, in cui più soggetti, di settori diversi possono unirsi per raggiungere un obiettivo di scopo, limitato nel tempo e alle produzioni, senza sacrificare le individualità che vanno tutelate. Nel PSR, come nota positiva, tra i beneficiari sono stati introdotti i contratti di rete, in recepimento della norma nazionale.
D. Per diffondere la cultura dell’associazionismo, cosa propone?
R. Per raccogliere bisogna seminare. Io confrontandomi con la burocrazia e la politica ho sempre detto che, dobbiamo fare sistema, per lo sviluppo economico e sociale della nostra isola. Non può essere solo la Confagricoltura, o la Coldiretti o solo l’Assessore o il Presidente Crocetta, dobbiamo unirci, quale strumento in sintonia con tutti.
ALESSANDRO CHIARELLI
D. Come vede la prospettiva siciliana della Green Economy, purificata dalle agro mafie?
R. Finalmente, grazie al fatto che la nostra organizzazione ha puntato la propria azione sindacale veramente, sulla liceità di filiera, ha fatto emergere delle situazioni mondiali su cui l’agro mafia si alimenta. Volerla arginare, semplificando tutto non è impossibile. Bisogna accettare alcune regole: la tracciabilità e la rintracciabilità. Ciò è un principio trasversale, valido dalla circolazione delle persone, ai prodotti hi-tech, al cibo. Quindi, è importante mobilitarsi, con una grande azione, in modo tale che non si possa produrre nulla che non sia riconducibile alle origini e rintracciato, e pertanto non si possa prestare alla sofisticazione. Inoltre, correggere alcuni tiri, praticati, con apposite lobbies, dalla C.E. Circa la Green Economy, vogliamo portare avanti i giovani e dobbiamo promuovere integralmente il territorio, senza trascurare alcune aree, (quelle interne). Non condivido le scelte dell’assessore, che prende la parola di ogni intervento e ne fa uno spot. Ha capito poco. Dobbiamo portare avanti tutti i territori alla stessa maniera, specie le aree interne.
VITO LO MONACO
D. Come vede improntato il PSR della nuova programmazione, alla luce delle criticità emerse?
R. Le criticità sono dettate dal fatto che questo documento non riporta una riflessione critica su quanto accaduto con la precedente programmazione. Inoltre, se tutte le somme spese in questi anni nel settore agricolo hanno prodotto un risultato negativo (10 mld di intervento dei fondi europei dall’86 ad oggi, con perdita di valore aggiunto, produzione invendibile, perdita di occupati, aziende), bisogna rimuovere le cause che, nelle programmazioni precedenti hanno impedito di produrre ricchezza. Quindi, promuovere la Programmazione con la concertazione dal basso, con il coinvolgimento non solo degli operatori, ma di tutto il territorio, Comuni, Amministrazioni, Energia, Scuole, Formazione, Università, ricerca e innovazione. Le buone intenzioni vanno realizzate concretamente.
Proponiamo che il Governo, non solo accresca gli elementi della concertazione per la programmazione dal basso, ma mobiliti tutta la sua volontà politica (tutti i partiti, di maggioranza ed opposizione) per affrontare i problemi reali e drammatica dell’agricoltura.
D. Dove e come si insinua il canale mafioso, lungo tutta la filiera alimentare?
R. In tutti gli scambi, fino alla contraffazione e i settori più innovativi (eolico). Il problema è che le leggi ci sono per colpire. Bisogna applicarle, adottare strategie applicative che impediscano per esempio, che il trasporto sia controllato e condizionato dal racket. Ciò avviene con la partecipazione delle Pubbliche Amministrazioni, non solo del potere repressivo delle Forze di Polizia e dell’A.G. e della società civile.
D. Le discariche (ecomafie) collocate a ridosso delle varie colture, non garantiscono la buona qualità del prodotto agricolo (Made in Sicily) per l’internazionalizzazione. Cosa fare per impedire il loro insediamento?
R. Bisogna riformare il sistema di raccolta dei rifiuti. Anche in questo caso, le leggi ci sono. La Regione dovrebbe intervenire a monte.