Un anno ricco di attività, quello della Fondazione “Salvare Palermo”, che il 12 Febbraio alle ore 17.30, presso la Sala ONU del Teatro Massimo, ha voluto raccontare un percorso lungo un anno per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico di Palermo con la tradizionale “Festa degli Auguri 2016”.
Dopo i ringraziamenti al sovrintendente Francesco Giambrone per la cortese accoglienza nella prestigiosa location dell’evento, il presidente della Fondazione “Salvare Palermo”, Rosanna Piraino, ha introdotto i lavori dell’incontro.
Sono state rappresentate le varie attività culturali e sociali tenute dall’associazione, che opera per la conoscenza della storia e della bellezza del patrimonio panormita, e per il coinvolgimento dei cittadini sui temi dello sviluppo, della cura e del miglioramento dei beni paesaggistici e culturali della nostra terra.
Diverse le slides che rappresentano le attività della Fondazione nel corso dell’anno passato: opere di restauro (la Pupa del Capo, mosaico liberty); pubblicazioni di rilievo come la “Guida ai giardini pubblici di Palermo” a cura della stesso presidente di “Salvare Palermo” Rosanna Piraino, e Arturo Flaibani e “La via degli archivi” (un interessante itinerario archivistico e architettonico su una delle arterie più importanti del centro storico di Palermo, il Cassaro; la rivista “PER”, il cui intento editoriale è quello di approfondire in maniera critica e attenta le problematiche e le vicende più attuali sull’arte e la cultura di Palermo e dintorni (in cantiere un ampliamento a livello regionale della rassegna). Poi un calendario pieno di visite guidate, per conoscere meglio la città attraverso passeggiate e itinerari culturali, un’agenda ricca di conferenze e meeting a tema e inoltre il Premio delle associazioni, che viene assegnato a personalità che si sono distinte per l’amore e l’interesse per la città (ultimo dei quali Domenico Ortolano, presidente dell’associazione Castello di Maredolce); varie iniziative pubbliche e attività sociali.
E’ poi intervenuta la vice presidente Renata Prescia, che ha sottolineato come l’affezione e l’attenzione verso il patrimonio deve essere condivisa e partecipata da tutti e non solo dagli specialisti, affinché possa salvarsi la nostra eredità storica e artistica.
Ospite d’onore all’incontro, Giuliano Volpe, professore di Archeologia presso l’Università degli studi di Foggia e presidente del Consiglio superiore per i Beni Culturali e paesaggistici del MiBACT, autore del libro dal titolo “Patrimonio al futuro”, edito da Electa, il quale ha svolto un’autorevole riflessione sul temi della salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale
“In questo momento c’è un dibattito vivace sui beni culturali nel nostro Paese, ma io ho conosciuto per molti decenni un sostanziale disinteresse per il mondo della cultura. La domanda che mi sono posto riguarda il motivo di questo disinteresse, che ha portato, negli anni, a tagli indiscriminati, al blocco delle assunzioni, ad un ridimensionamento forte, e quindi al venir meno del significato stesso di patrimonio culturale nel nostro Paese. Ciò non può essere giustificato da un’ignoranza diffusa, da poca sensibilità. Evidentemente c’è qualcosa che non va nel rapporto tra cittadini e patrimonio culturale. Quello che è importante adesso è innovare. Quindi ragioniamo su ciò che dobbiamo intendere come innovazione nel campo dei beni culturali”.
Ha poi sottolineato come bisogna innovare nella tutela del patrimonio, nel restauro del beni che fanno parte del patrimonio artistico e culturale: una tradizione che abbiamo curato per lungo tempo, ma che in questo momento deve essere accresciuta di significato, ravvivata.
Innovare nella comunicazione, nella libera circolazione delle idee e delle informazioni, nel coinvolgimento e nella partecipazione attiva dei cittadini.“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Prendiamo spunto da questo principio fondamentale della nostra Costituzione, l’art. 9 appunto, scritto in un Paese devastato dalla guerra – ha precisato Volpe – con un’idea forte e innovativa su come cambiare lo stato delle cose nel nostro Paese in tema di patrimonio culturale. Occorre riflettere su queste parole. Innanzitutto bisogna abbandonare una visione iperstatalista in questo settore, come competenza esclusiva dello Stato. La Repubblica deve essere il soggetto interessato alla cura e alla tutela del patrimonio culturale, cioè la comunità di tutti i cittadini in tutte le sue articolazioni, che comprendono i Comuni, le Province, le Regioni, e poi lo Stato, che è solo una componente della Repubblica. Promuovere lo sviluppo della cultura vuol dire, consentire a tutti i cittadini di crescere dal punto di vista culturale e quindi conoscere il patrimonio storico e artistico; significa valorizzazione, cioè dare valore e conoscere i beni culturali, perché non si può fruire e tutelare qualcosa se non si conosce. Tutelare il paesaggio è un concetto importantissimo nella nostra Costituzione, insieme al patrimonio storico e artistico. Il paesaggio, che è l’elemento d’identità di una comunità, è un museo vivente, un palinsesto, frutto di un cambiamento continuo nel rapporto tra natura e società. E’ il nostro paesaggio, la Sicilia, è un palinsesto straordinario, dove ci sono culture che si sono succedute e hanno trasformato il paesaggio in base alla loro visione culturale. Ovviamente il paesaggio anche urbano o rurale, e non solo il bel paesaggio, ma anche le nostre brutte periferie, ovunque l’uomo lasci traccia del proprio lavoro, delle proprie attività. Ma ciò che è successo, è che abbiamo perso la consapevolezza di questo. Cioè la percezione del paesaggio. Racconto sempre ai miei studenti una storiella di Foster Wallace per spiegare questo concetto. Ci sono due giovani pesci che incontrano un pesce anziano, il quale domanda loro “Come è l’acqua?” I due pesci continuano a pinneggiare, mentre uno dei due dice all’altro: “Ma cosa è l’acqua?”. E’ importante sottolineare come, ad un certo punto abbiamo perso, noi pesci, il significato vitale di ciò che rappresenta il paesaggio, che è il liquido amniotico dove viviamo, tutto quello che è intorno a noi; e lo diamo così per scontato, che non capiamo che senza questo contesto non potremmo vivere.
Il prof. Volpe ha precisato come uno dei punti cruciali di un progetto di innovazione nel settore dei beni culturali, deve essere il coinvolgimento e la sensibilizzazione dei cittadini verso il patrimonio culturale.
Il museo deve rappresentare una realtà vitale, che sappia custodire il passato per raccontarlo agli uomini di oggi, non una polverosa raccolta del passato solo per eletti e sapienti.
TRINACRIANEWS.EU HA POSTO ALCUNE DOMANDE AL PROF. GIULIANO VOLPE:
Professore a cosa dobbiamo la sua presenza in questo splendida location del Teatro Massimo?
Innanzitutto la necessità di mantenere un collegamento stretto tra la Sicilia e il resto d’Italia nella politica di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale.
Credo che sia importante che questa regione, torni ad essere un punto di riferimento per l’intero Paese. Ricordiamo che l’art. 9 della Costituzione, parla di Repubblica e di Nazione, e quindi la Sicilia, pur essendo in regime di autonomia, non deve essere considerata come qualcosa di estraneo, di separato rispetto al Paese.
La sua autonomia deve servire proprio in questo, cioè ad essere lungimirante nel settore dei beni culturali.
La Sicilia quindi può rappresentare una forza trainante in questo campo?
Nel resto d’Italia si utilizza, purtroppo, la Sicilia strumentalmente, contro queste riforme, sostenendo che qui non hanno funzionato e quindi non è bene farle nelle altre parti d’Italia.
Penso che ci siano diversi problemi nella tutela del patrimonio culturale qui, che vanno risolti, ma ci sono anche dei punti di forza e traguardi importanti.
Le fondazioni possono avere una forte incidenza nella rinascita e salvaguardia del nostro patrimonio artistico?
La vera rivoluzione da fare nel nostro Paese è sviluppare la partecipazione attiva dei cittadini. Non bastano le norme, le autorizzazioni o i vincoli; serve una riappropriazione da parte dei legittimi proprietari, cioè i cittadini. In particolare la Fondazione “Salvare Palermo” è un riferimento importante, e certamente un modello da seguire.
Qualche spunto sul suo libro “Patrimonio al futuro”?
Ci sono tanti spunti nel libro e invito a leggerlo, perché indico gli elementi fondamentali che stanno caratterizzando le riforme che riguardano il patrimonio culturale. Dalla visione unica della sovrintendenza, alla visione olistica e organica del patrimonio culturale, all’innovazione nella comunicazione, al rapporto tra Università e sovrintendenza.
Che rapporto c’è tra patrimonio culturale e risorse economiche? Si può fare di più?
Si deve fare di più. E’ sbagliato continuare a pensare alla contrapposizione tra pubblico e privato, soprattutto se ciò è posto in maniera errata.
In questa contrapposizione, deve essere salvaguardato comunque l’interesse pubblico, ma ci deve essere anche molto spazio per l’interesse privato, nelle sue varie forme, come le fondazioni, le associazioni o i professionisti, proprio perché il patrimonio deve avere rilievo come elemento vitale per lo sviluppo delle nostre regioni.