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Anno XII - Num. 57 - 09 dicembre 2024

Anno I - Num. 04 - 05 dicembre 2012 Politica e società

Femminicidi e violenza sulle donne. Ecco come combattere il modello maschilista

di Vilma Maria Costa

violenza sulla donnaIl modello maschilista perdura ancora oggi, soprattutto, ma non esclusivamente in ambienti degradati. E questo modello spesso conduce a condotte deviate di violenza gratuita nei confronti della donna che viene ancora vista da questi soggetti come essere inferiore completamente assoggettabile anche con l’uso della violenza sia verbale che fisica. L’essere superiore maschio è legittimato, poiché superiore, a maltrattare l’essere inferiore femmina. Questa la filosofia di un maschio ancora legato a vecchi schemi culturali che lentamente si stanno modificando. E non si possono accettare facili interpretazioni in termini di “follia”, “passione”, o “istinti” degli aggressori.

Innumerevoli sono ormai i casi di violenza sulle donne e di femminicidi.

Lo scorso novembre il Comitato Se non ora quando a Vallo di Diano organizzò il confronto pubblico su “L’evoluzione storica del maltrattamento femminile”, nel corso del quale si coniò il termine “femminicidio”. I presenti rimasero turbati da una parola che non conoscevano, abituati ad usare “omicidio” per denotare anche l’uccisione di una donna, e non colsero immediatamente la portata di questo neologismo la cui accezione immediatamente a un comportamento criminale di maschi nei confronti di donne

Sono già 100 casi dall’inizio dell’anno ad oggi che riguardano donne che in Italia sono state uccise per mano degli uomini a loro più vicini. E’ una strage di donne, mogli, mamme, fidanzate, compagne,“amiche del cuore”, uccise con i moventi più svariati che certamente non possono e non devono essere di giustificazione di atti così inconcepibili e di violenza così efferata. In Italia muore uccisa una donna ogni due giorni.

Molto spesso si tratta di atti premeditati, spesso preceduti da atti persecutori. L’assassino, infatti, aspetta che la vittima sia sola o in una situazione di debolezza per coglierla di sorpresa e così assicurarsi la riuscita del piano criminale/so.

Davvero indimenticabili gli ultimi due atti che sono stati compiuti in Sicilia, a Trapani Maria, una donna di 39 anni, madre di tre figli, uccisa al nono mese di gravidanza, colpita con una vanga e poi bruciata forse ancora viva, il marito indagato respinge le accuse e ha indicato come responsabile la sua amante e a Palermo quello di Carmela, una ragazza liceale che la sorella ha conosciuto su Facebook e che premeditatamente l’ha aspettata sotto il portone di casa per ucciderla, ma la sorellina ha fatto da scudo alle coltellate e ci ha rimesso la vita salvando dalla morte fisica la sorella, ma non certo probabilmente da quella psicologica per la perdita della sorella che ha dato la vita per lei. In questo caso due vittime colpite dallo stesso assassino dalla faccia d’angelo e assolutamente insospettabile, un giovane mostro già con la mentalità del maschio sopraffattore che della donna può fare ciò che vuole.

Ancora più inquietante è che spesso i femminicidi avvengono tra le mura domestiche. E che, inoltre, la violenza sulle donne è effettuata da uomini di ogni strato e condizione sociale

Le donne non denunciano perché hanno paura sia del loro carnefice sia di danneggiare i figli e si fanno assalire da stupidi sensi di colpa e, infatti, molte donne denunciano dopo aver subito molti anni di violenza quando i figli sono ormai grandi e nell’età di capire quello che sta avvenendo. Ma questa attesa del tempo “giusto” per denunciare può risultare molto rischiosa perché la spirale di violenze diventa sempre più frequente fino a raggiungere, molto spesso, il suo climax con l’assassinio.

Uno strumento davvero importante per contrastare la violenza sulle donne è la Legge sullo stolking, da poco approvata, che punisce chi perseguita e conduce un percorso di ossessione e persecuzione. La legge prevede che quando gli atti persecutori diventano reiterati ed ossessivi si può chiedere al questore un intervento entro le 24 ore in modo da bloccare l’escalation intimidatoria e persecutoria prima che trasmodi in violenza.

Ci sono donne che non hanno il coraggio di denunziare, ma altre che non riconoscono la violenza come tale, ma come il “modo di essere del compagno”, come se fosse normale subire insulti e percosse. Si tende ad una eufemizzazione della situazione, a guardare alla violenza come qualcosa di superabile che può restare tra le mura di casa e lì risolta ed è anche questo un ostacolo che deve essere superato. La donna deve trovare il coraggio di denunciare e sentirsi accolta e protetta nel momento in cui si rivolge agli organi competenti.

Il 78% dei bambini assiste alle violenza in famiglia un tipo di violenza chiamata “violenza assistita”che crea negli adolescenti e preadolescenti delle terribili conseguenze di carattere psicologico e questo potrebbe essere anche un motivo in più per spingere le donne alla denuncia, la maggior parte delle quali, invece, preferisce tacere e sopportare pensando che in questo modo potranno proteggere il contesto familiare.

Ci sono 74 centri di accoglienza in Italia che accolgono le donne vittime di violenza con la famiglia con operatori specializzati che si occupano sia dell’istruzione dei bambini che dell’inclusione delle donne appena entrate nella comunità della casa di accoglienza con le altre donne che vivono lì già da tempo.

La donna deve conquistare dignità nella quotidianità, lo spazio della donna è uguale a quello dell’uomo, non c’è differenza, alla base della violenza non c’è la patologia, la pazzia, sarebbe troppo riduttivo, è proprio una mancanza di rispetto dell’essere donna da parte del maschio e la donna questo rispetto se lo deve conquistare giorno per giorno facendo quasi anche violenza su stessa ed essendo meno generosa e altruista così come la sua indole la fa essere. Solo così il modello maschilista potrà lentamente scomparire e i femminicidi, che attualmente sono in crescita, potranno ridursi sino alla auspicata completa sparizione.

Purtroppo il dibattito nazionale si solleva ogniqualvolta muoia una donna per mano del suo partner e si abbassa quando la cronaca non offra nuove notizie di questo genere di assassinii, è doveroso da parte dei media dedicare, anche in momenti in cui i riflettori stanno per spegnersi spazi per tenere alta l’attenzione di tutta la società

Vorrei concludere l’articolo in maniera del tutto soggettiva pur avendo cercato di mantenere, come donna, uno sguardo oggettivo per tutta la sua stesura.

Esistono diceva Sciascia cinque categorie di uomini: uomini, ominicchi, mezzi uomini, cornuti e quaquaraquà. Ritengo che tutti quei soggetti che si comportano da criminali con le donne non si possano neanche considerare dei quaquaraquà, per i quali sarebbe un complimento, ma che questi individui facciano parte di una sesta categoria i maschio-decerebrati e ritengo, inoltre, che fortunatamente siano una percentuale molto bassa rispetto agli uomini veri che, invece, capiscono l’importanza di avere accanto una Donna.

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  1. stefania

    Salve, volevo chiedere:
    Secondo voi esperti “violenza”e solo quella “fisica”?
    Perchè a me capita che mio marito nn usi tale violenza ma una violenza mentale…
    Cosa posso fare? Io sto vivendo una bruttissima esperienza e I miei figli con me.
    Ho due signorine ed un principino affetto da sindrome di down? Che posso fare?
    Datemi un aiuto
    Grazie Stefania

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