Palermo – Il 15 novembre 2012 ai Cantieri Culturali alla Zisa è stato presentato il libro di Antonio Gerbino Felice non ha voce. Una storia vera. I bambini tra conflitti genitoriali, falsi abusi e giustizia degli adulti, in cui si racconta di un bambino di 6 anni coinvolto dalla madre in una falsa accusa di abusi da parte del padre, al fine di allontanarlo e sottrargli la patria potestà.
In questo libro-inchiesta, l’autore tenta di individuare le conseguenze dei conflitti tra genitori sui minori, nei casi in cui questi ultimi finiscono “impropriamente” e senza alcuna tutela in tribunale. Nel precedente numero di TrinacriaNews, la direttrice del giornale Vilma Maria Costa si è già occupata del libro di Antonio Gerbino con la recensione consultabile al seguente link.
La pubblicazione, esclusivamente in versione e-book, racconta la storia vera di Felice, un bambino di sei anni che soffre di un ritardo legato al linguaggio e che, a causa della guerra insensata tra i genitori, viene coinvolto in un processo penale che dura ben dieci anni. Felice subisce un’esperienza traumatica dovuta all’iter giudiziario che, sebbene senza la violazione di alcuna legge, non tutela i reali bisogni del minore. Come definisce lo stesso autore, si tratta di una giustizia degli adulti per gli adulti, che non protegge e non tiene conto delle ripercussioni sul bambino sia per quanto riguarda i rapporti con il padre che il suo sviluppo personale e la sua vita di relazione.
Come evidenzia l’autore, gli interessi economici purtroppo guidano spesso avvocati, tecnici, psicologi che si trovano complici nel “massacro” del minore. La soluzione proposta è quella dell’approvazione di una legge che stabilisca il tempo massimo di durata dei processi in cui vengono coinvolti i minori, per i quali dieci anni sono un’infinità in rapporto al loro sviluppo.
La redazione di TrinacriaNews ha intervistato l’autore (proponiamo ai lettori di ascoltare l’audiointervista integrale in alto), il quale ci ha spiegato che la decisione di scrivere questo libro è stata dettata dal suo interesse costante sul tema dei diritti negati, anche se in questo caso non viene violata alcuna legge. Ci ha spiegato che questa vicenda, come altre diecimila similari, non ha ricevuto la giusta attenzione da parte dei mass media perché vi sono casi più clamorosi ed eclatanti, come quello di Padova, che fanno cassa e suscitano maggiormente l’interesse delle televisioni. Inoltre, ha riscontrato la stessa disattenzione da parte dell’editoria, che non ha accettato di pubblicare la sua opera. Per questo motivo, ha deciso di accettare la sfida di pubblicare la sua opera esclusivamente nella versione e-book.
Durante la conferenza di presentazione sono intervenuti diversi esperti che hanno espresso un loro giudizio sul libro di Antonio Gerbino e sulla questione della tutela dei minori nei processi penali.
Don Carmelo Torcivia, autore della postfazione dell’opera, ha aperto l’incontro. Nel libro vi è una partecipazione viscerale da parte dell’autore nei confronti della questione – ha detto – vi è una sorta di rabbia civile nei confronti di quanto descritto. Si tratta di una lettura difficile per i contenuti, che pongono problemi ben noti ai mass media e ai tribunali.
L’avvocato penalista Monica Genovese, che si è occupata anche della difesa dei minori, ha espresso il suo vivo apprezzamento sull’opera di Gerbino. Il libro tratta di un argomento delicato e addirittura scottante – ha precisato – se l’argomento fosse stato trattato dalle persone sbagliate si sarebbe potuti andare incontro a strumentalizzazioni e contro la tutela dei minori. ‘Felice non ha voce’ non costituisce il punto di arrivo, ma un punto di un percorso che ho affrontato personalmente in occasione di questo tipo di procedimenti penali, in cui si ha a che fare con reati di difficile accertamento e in cui spesso è necessaria la decodifica. Dal 1994 le tecniche di accertamento e decodificazione si sono sempre più affermate in senso tecnico e scientifico. L’ascientificità degli esperti citati nel libro ha causato questa situazione. La responsabilità è degli avvocati, dei magistrati e dei mass media, che quando colgono lo scoop riempiono i giornali, fornendo innumerevoli particolari. In caso di assoluzione, invece, dedicano pochi spazi e si lasciano spesso delle ombre. Il libro di Antonio Gerbino tratteggia la violazione del codice deontologico e la violazione delle regole. Ci sono donne – continua – che nel corso dello svolgimento dei processi penali perdono la lucidità. Dal punto di vista tecnico, il professionista dovrebbe scremare la follia e il delirio genitoriale che si viene spesso a verificare. L’avvocato deve placare l’odio e la furia, dirigendoli con strumenti ed azioni che siano in linea con le regole del diritto e con la tutela dei minori. Nel libro viene evidenziato che Felice non ha un avvocato, i parenti dovrebbero tutelarlo ma questo non avviene, anzi succede il contrario.
A questo proposito, la psicologa giuridica Angela Ruvolo è intervenuta sul caso e sul suo epilogo. L’approccio dei tecnici è stato scandaloso – ha detto – si trattava di un caso semplice ed invece è diventato un processo interminabile. In queste storie l’amore non c’entra, poiché il bambino non è persona amata, bensì oggetto. La legge del 1996 ha restituito dignità al ruolo di vittima del minore e al diritto di essere considerato una persona bisognosa di aiuto e di tutela. I professionisti che hanno lavorato sul caso, tranne la prima consulente del Pubblico Ministero, non hanno minimamente rispettato, con competenza e correttezza, i compiti del loro mandato. Il testo di Antonio Gerbino tratta numerosi temi stimolanti. Ad esempio, quello delicato della ferita narcisistica che si determina nei genitori che si confrontano con la disabilità del figlio. Tale situazione genera frustrazione e dolore, che può consolidare il rapporto di coppia oppure allontanare i genitori, in quanto ciascuno ritiene di essere il migliore interprete dei bisogni del bambino, squalificando e attaccando ogni iniziativa dell’altro. Viene trattato anche il tema del conflitto della coppia e dell’incapacità dei coniugi di gestirlo senza travolgere i figli, che si trasformano in posta in gioco. Vi è il tema del mancato svincolo dell’adulto dalla propria famiglia di origine e l’incapacità di fondare la propria famiglia.
Anche l’avvocato e scrittrice Simonetta Agnello Hornby ha espresso il suo parere nei confronti del libro che ha definito emotivo, mantenendo però sempre chiari i limiti tra quello che è legale, la sua opinione e le possibili ripercussioni di tutto quello che viene descritto. Quando si parla dell’incompetenza dei tecnici – continua – si dimentica il bambino. Sono convinta che il mondo sarebbe migliore se gli avvocati i giudici, gli esperti e gli assistenti sociali non ci fossero più e se ci fosse una buona educazione della popolazione alla paternità attraverso una scuola a tempo pieno e l’assistenza ai genitori. Noi che facciamo questo mestiere siamo impotenti nel cambiare la situazione, questo può farlo lo Stato con dei sussidi e con l’educazione alla paternità e alla maternità, al matrimonio e alla convivenza. Ritengo che quello che è successo possa essere alleviato dall’avvocato e dal giudice attraverso la spiegazione dell’esigenza di ogni bambino, in modo che ogni genitore possa capire. Fa paura questo professionalismo.
Alla conferenza di presentazione è intervenuto anche l’Assessore alla Cultura del Comune di Palermo Francesco Giambrone, che ha definito lo stile di Gerbino giornalistico nel senso della sobrietà. Inoltre, ha proseguito il suo intervento esprimendo la sua soddisfazione per lo svolgimento dell’evento presso i locali recuperati ai Cantieri Culturali alla Zisa dello Spazio Perriera. Si tratta di una delle grandi scommesse di questa Amministrazione. Questa area vivrà tanti eventi, attività, progetti e idee. Sono particolarmente contento per la scelta di questo luogo.
In occasione della presentazione del libro, la redazione di TrinacriaNews ha intervistato Antonio Gerbino, l’Assessore Francesco Giambrone e Simonetta Agnello Hornby. I lettori possono ascoltare le audiointerviste che abbiamo realizzato. Le domande che abbiamo rivolto sono le seguenti:
Antonio Gerbino
– Cosa l’ha spinta a trattare questo caso realmente accaduto?
– Perché secondo lei questo caso non ha ricevuto la giusta risonanza da parte dei media?
– Perché per la pubblicazione ha scelto la versione e-book?
Francesco Giambrone
– Che importanza riveste per la rinascita di Palermo il recupero della sala oggi intitolata a Michele Perriera?
Simonetta Agnello Hornby
– Come nel caso presentato nel libro di Gerbino, cosa sarebbe opportuno fare per tutelare i minori?